DORMITORIO dei Benedettini

Territorio
ex DORMITORIO DEI BENEDETTINI




Interno del Chiostro dei Benedettini



Fa parte dell’intero Complesso Monumentale “Guglielmo II”, la cui storia prende avvio e si sviluppa con l’arrivo dei Benedettini a Monreale sotto la guida del sovrano normanno. Presidio fortificato a difesa degli interessi del re, il Complesso diviene centro di cultura religiosa, economica e politica. Attorno al Duomo, un contesto di edifici: il corpo dei refettori,  il dormitorio, la foresteria, l’infermeria, il noviziato, i depositi, le stalle, gli opifici, le officine e altri locali utili per la conduzione di quella che doveva essere una vera e propria azienda di grandi dimensioni ed impatto economico. Sulla configurazione e l’uso originario del Dormitorio dei Benedettini, non esistono dati certi. In “Historia della Chiesa di Monreale” scritta nel 1594 da G. Luigi Lello, segretario dell’Arcivescovo Ludovico Torres o, lo stesso Arcivescovo sotto quello pseudonimo, ad un certo punto così scriveva:< …verso mezzogiorno è un gran dormitorio, di che non è altro in piedi, che le mura…>.
In realtà questo monumento architettonico, è stato per moltissimi anni un rudere con muri esterni decorati da bifore; una specie di “scatola muraria vuota e scoperchiata”. A quell’epoca i Benedettini dormivano negli spazi sopra il refettorio (l’attuale aula consiliare), corrispondenti oggi ad alcuni corridoi all’interno dell’ex Monastero e suddivisi, prima del restauro, da pareti che formavano tante stanze, successivamente aule scolastiche del “Convitto Guglielmo”. Se allora i monaci alloggiavano in questi spazi specificati, alcuni ipotizzano di poter considerare  originariamente il Dormitorio come luogo di ricovero per i passanti privi di dimora oppure come luogo per poveri infermi.
I lavori di restauro, realizzati grazie al finanziamento FIO concesso dallo Stato nel 1989, si sono conclusi ad aprile del 1997 e la scelta della nuova architettura, era rivolta a ricostruire il “significato semiologico” dei monumenti.











Prima descrizione grafica dell'impianto abbaziale.
Planimetria del 1576 ritrovata nell'ambito delle ricerche archivistiche.







Di pianta rettangolare molto allungata come quella della Cattedrale, con un volume di circa 80 m, una larghezza di circa 20 m ed una altezza perimetrale di circa 17 metri.
Sono stati utilizzati i materiali tradizionali, i mattoni in laterizio e il legno, ritenuti più idonei per la ricostruzione di strutture fragili.
Per meglio definire lo spazio interno, è stato studiato un sistema di “grigliato strutturale” con una scala.
La scelta della dimensione del sette della griglia, rappresenta il numero nella tradizione cristiana dell’Antico e del Nuovo Testamento e valenze simboliche per la cultura occidentale. Gli effetti di chiaro-scuro richiamano la maniera islamica.








 Lato villa Belvedere








  Lato antivilla belvedere



 Porta d'accesso all'ex Monastero





 
La grande parete di vetro è stata voluta per chiudere lo spazio interno ma soprattutto per indicare il “non concluso architettonicamente, del non definitivo, per comunicare visivamente che lo spazio del dormitorio, continuava.

r.m.








Giù. l'accesso interno al Chiostro