ENZO ROSSI, PUPARO

Arte


Omaggio al Monrealese

ENZO ROSSI 

Artista Puparo





In quartiere Ciambra, nelle vicinanze della piazza Vittorio Emanuele II, sulla strada dove maestose si elevano le famosi absidi del Duomo, si trova il laboratorio dell'Artista puparo Enzo Rossi.  



Un cancelletto oggi quasi sempre chiuso ma con uno spazio ancora ben custodito dai figli (Silvana scomparsa prematuramente), Benedetto, Giovanna, Rosalia, Marisa, Cinzia, Francesco che molto gelosamente conservano   il ricordo del padre.   

ENZO ROSSI NELLA SUA BOTTEGA


ENZO ROSSI


...Un puparu, misseri Rokku U Ianku dittu Lo Bianco, na sira, dintra u so tiatrinu na strata di Cipressi di Palermu (ora nun ci l'avi chu pikkidi nun podi suppurtari u affittu du lukali), mi ricitau a puisia ka apprressu riportu, dicennu ka u aututri era un certu misseri Tata Ninu:

U sapiti u tiatru
di pupi ki Kosa eni?
N'Palermu ci n'eni n'autru 
n'kasa du re!

Sunu novanta paladini 
Ka u celu ni mannau 
pi purtari a nui miskini
pani, amuri e libirtadi.

Ki prudizzi, ki valura, 
kuantu xauru di unistadi 
na sta terra ogni duluri
ni livaru kisti kka. 
Iornu e notti travagghannu 
fanu xuma di sudura, 
pi skansari ogni malannu
tardu aghorna e prestu skura!

Kosa siti a paraguni 
di sti granni e beddi aroi
pupi vechi ka a gnuni 
mi chianciti? D'ora n'avanti,

nenti chu kurazzi e spati
elmi e dardi luccikanti, 
ku sti testi nkurunati 
simu richi tutti kuanti!

Nun finivi di parrari
ka, tirata da lazza, 
vitti Ancelika spuntari 
ka spata e ka kurazza

"vo sapiri a me stizza?"
dissi russa e komu pazza,
"nun eni tuttu ka agarbizza
tra nuatri e kista razza

iu tu diku, o omu dignu, 
e nun tornu a dirilu chu
i me pupi sunu di lignu
kisti kka di pezza su!"

e facennumi vidiri e illustrannumi funnali, kartilluna di paladini e tuttu kuantu ukkurrenti a Opira di pupi, mi fa kanuxiri un munnu ka mai prima iu avia kanuxutu: ritruvai a me Sicilia, e di tannu i me manu e a mementi travaghanu pu skopu di fari n'modu ka idda fussi vista na so justa luci, prima, di tutti ddi siciliani ka si lassanu moriri no sonnu e, dopu, di kiddi taliani ka si pirmettinu di judikari: a Sicilia nun eni e nun avi a essiri na terra kansiata...


dal libro di Attilio Guccione "SKURDANZI SICILIANI" -Thule Palermo 1996


Espressione dello spirito epico-eroico cavalleresco, l'opera dei pupi siciliani nasce dalla tradizione del cantastorie.
Il cuntista si "affida" all'arte della parola con le regole delle marionette e si afferma tra la metà del sec. XIX e la prima metà del XX secolo.
Quando, agli inizi del secolo XIX, le forme di vita popolare suscitano diversi interessi come espressione dei sentimenti, soprattutto sociali, l'Opera dei pupi diventa una cosa più seria che un semplice "passatempo".
Il popolo, nei racconti, riconosce i suoi eroi e spesso, durante lo spettacolo, ne viene coinvolto emotivamente. 
Intanto i marionettisti girovaghi si organizzano perfezionando le tecniche espressive e coinvolgono gli artigiani alla elaborazione e realizzazione del pupo.
Dal rudimentale pupo di legno e stoffa si comincia a rivestirlo con armature di metallo;  il filo che muove i gesti viene sostituito da un'asta di ferro in modo da poter compiere azioni più precise.

Opera dei pupi, metafora di vita!
"Gran Teatro del Mondo" in cui, come sosteneva Luigi Pirandello, siamo tutti pupi (marionette, burattini, maschere, ombre).
Teatro della lotta interiore che ogni uomo affronta per difendere i propri ideali senza lasciarsi sopraffare dagli innumerevoli compromessi che la realtà sociale spesso propone.
In modo semplice e magico, la messa in scena delle passioni umane, del pathos esistenziale,  capace di far riflettere e divertire insieme.
E il Puparo, diventa  maestro artigiano, autore e attore, scenografo, costumista, tecnico, musicista, impresario, macchinista, protagonista di uno spettacolo che affascina e che coinvolge.



PRIME RAPPRESENTAZIONI TEATRALI DI ENZO ROSSI 

A Monreale, Enzo Rossi ha imparato il mestiere di puparo non per tradizione familiare ma per passione.
Ancora ragazzo, ha frequentato i teatrini dell'Opera dei pupi e le botteghe artigiane dei pupara di Palermo. 
Ha assistito alle rappresentazioni delle gesta eroiche di Carlo Magno e dei suoi paladini, nel teatro di Don Ignazio Munna nel Cortile Manin di Monreale.
Ha ascoltato incantato i racconti dei cantastorie e cuntisti  che, nell'immediato dopoguerra, si esibivano nei vecchi borghi di Palermo.
E' stato sempre vivo in lui il ricordo di Peppino Celano, il più famoso puparo-cuntista del capoluogo siciliano che, con spada alla mano si esibiva "o Chianu i l'arbiru" vicino al rione Capo.
La passione intanto si faceva più intensa e negli anni '60, si specializzava nella costruzione dei pupi presso i laboratori di Ciccio Scalisi, in vicolo San Salvatore e di Peppino Celano, in vicolo Pilicelli.
Ha Collaborato, come manovratore di quinta, con i due maestri nel loro teatrino, in vicolo Scippateste. 
In questi anni, ha approfondito la conoscenza dei poemi epico-cavallereschi che poi metterà in scena, recitando egli stesso, nel teatro dell'ex Convitto "Guglielmo II" a Monreale.
Ha partecipato a numerose rassegne teatrali dell'Opera dei pupi.
Il suo mestiere è stato oggetto d'interesse di appassionati e anche di giornalisti che hanno realizzato interviste e visite alla sua bottega.
Ha costruito pupi per il teatro e per gli amatori; ha collaborato con altri opranti alla realizzazione di spettacoli per le scuole e per gruppi di turisti.
il figlio, Benedetto Rossi


TEATRO GUGLIELMO
 BATTAGLIA TRA CRISTIANI E SARACENI
 IL PALADINO ORLANDO
 PUPI IN SCENA

PUPI REALIZZATI DA ENZO ROSSI
 PALADINO 
 PARTICOLARI





 RINALDO
 I PALADINI RINALDO E ORLANDO









ONOFRIO SANICOLA DURANTE UNA RAPPRESENTAZIONE DELL'OPERA DEI PUPI




TESTIMONIANZA DEL MAESTRO ONOFRIO SANICOLA


15 Ottobre 2004
Scompare Enzo Rossi, ultimo puparo di Monreale


Noi a Monreale lo chiamavamo in due modi: la quinta palma della piazza o il duca Namo di Baviera (Saggio Paladino Duca di Baviera alla corte di Carlo Magno).
La quinta palma perchè la piazza di Monreale ha quattro altissime palme e lui era altissimo, paragonabile ad una palma centenaria;
il duca Namo per la sua signorilità ed il suo stile.
Enzo Rossi questa mattina alle 4,00 si è spento dopo breve e velocissima malattia che non ha dato a nessuno iol tempo di rendercene conto. Persona simbolo di un'epoca lontana, animatore delle serate quando i palermitani salivano la sera a Monreale.
Egli era un riferimento: allegro, disponibile, cordiale, dalla battuta salace ma sempre con stile; allievo di Celano (Peppini Celano Cantastorie attivo a Palermo fino al 1973)ma soprattutto di Scalisi(Maestro Puparo, padre di Ciccio Scalisi amico di Enzo Rossi) tenne il teatro dei pupi nel vecchio teatro dell'ex Convitto Guglielmo..
Costruttore di pupi dalle linee asciutte ed essenziali, riferimento per tutti i monrealesi  che andavano al nord o in vacanza.
Egli costruiva i pupi che finivano in tutto il mondo quale regalo e segno di una ospitalità ricambiata.
Negli ultimi anni personaggio simbolo della piazza con la sua bottega di artigianato dove si ritrovavano i monrealesi per il commento ai fatti più recenti e salienti del giorno, quasi un circolo all'aperto, un punto d'incontro.
Puparo di stile monrealese con la caratteristica battaglia danzante dove i pupi si alternano a destra e a sinistra studiandosi per poi giungere a scontri forti e possenti.
Puparo di una generazione al tramonto in un'epoca dove il teatro dei pupi non contava più eredi.
Collaboratore dei Fratelli Munna (Teatranti  di Monreale figli d'arte, avevano un teatro al cortile Manin di Monreale, per lunghi anni hanno portato in giro per il mondo spettacoli dell'opera dei pupi) e di tanti altri ma alla fine uno dei pochissimi che ha capito e accettato che il teatro dei pupi doveva scegliere altri percorsi tenendo conto del pubblico di oggi.
Non si è mai arroccato nella tradizione offendendo e mortificando le nuove generazioni ma stimolandole in ogni caso a provare per amore dei pupi.
Da anni ormai bandiera e maestro nel teatrino Guglielmo dove sempre ed instancabilmente suggeriva, correggeva ma anche accettava innovazioni.
Infine e non da ultimo, marito, padre e nonno affettuosissimo.
Enzo Rossi se n'è andato con lo stesso stile con il quale ha vissuto.
   
MAESTA'

Ecco alla tua presenza Enzo Rossi.

Non ho mai sentito gridare Enzo Rossi, anche quando qualcuno gliene dava motivo, per anni iniziavamo la giornata in piazza nella sua bottega, facevamo il punto della situazione e il programma del giorno, egli trovava chi lo sostituiva alla bottega per venire ad aiutarmi a fare spettacolo, "ma dove li hai trovati tutti questi ragazzi...non sono di Monreale, sicuro che ti pagano?"
Si sbalordiva quando noi facevamo anche due spettacoli al giorno per i ragazzi che venivano da tutta la Sicilia al nostro teatrino sopportando un prezzo elevatissimo per  viaggio, teatro ed altre spese varie. 
Egli aveva tempo per tutti e per tutto.
Conosceva tutti e ti metteva in guardia dai palermitani e da chi faceva teatro a parole; - "ma lo sanno gli altri che noi abbiamo fatto oltre 500 repliche di Mazzarol e Roncisvalle? sanno che io ero presente a Genova quando Celano diventò cantastorie da puparo? e tu, sai quante spade aveva Celano? sua sorella, almeno due, poi, in giro, ce ne sono almeno una decina!
Io so queste cose perchè eravamo soci.
Quando lo conobbi si stava disinnamorando dei pupi, "quelli ( ) hanno rovinato il teatro dei pupi ..."!
Gli ultimissimi giorni preoccupatissimo perchè c'era un via vai di pupari a Monreale!
"-Nonò" (nome affettoso con il quale Enzo Rossi chiamava l'amico Onofrio Sanicola), è venuto a Monreale il Tizio e il Caio, sono andati al Comune; bisogna chiudere quel conto...il Preside vuole la sala". Io lo tranquillizzavo, volevo fargli capire che senza di lui il nostro teatro a Monreale...che il mio pensiero era la sua salute e le beghe di chi i pupi non li ha mai amati, non mi interessavano.
Era ancora giovane solo 72 anni, poteva rimanere ancora un pò con noi.
Signore, accogli Enzo Rossi, te lo inviano la sposa, i figli, i generi, le nuore, i nipoti, gli amici a cui ha lasciato allegria, gioiosità e solarità.
Così abbiamo tutti pregato in Chiesa.







ARTICOLO TRATTO DAL GIORNALE DI SICILIA DEL 19 OTTOBRE 2004 di Roberto Puglisi e Lorenzo Salamone
   
"Accanto al Palcoscenico dei paladini di Franza, c'è un'antica foto impolverata e vale più di cento parole. Mostra Enzo Rossi che tiene tra le dita e pialla qualcosa in viaggio tra il silenzio di un pezzo di legno e la vita riflessa di una marionetta. Forse in quelle mani immortalate al lavoro c'era la necessità di approdare a un volto, oltre lo scolgio delle forme inanimate. Forse il Signor Rossi, sgrossando delicatamente come per accarezzare la scorza, cercava il sorriso del suo Pinocchio.
...artigiano che, tra gli ultimi ha tenuto alta la bandiera di una prefessione gloriosa, coperta da una muffa che non merita. 
Per mettere su l'opera dei pupi occorrono passione, bravura e dedizione. Ne sa qualcosa Onofrio Sanicola che con Rossi ha lavorato per anni e adesso ripercorre il sentiero commosso e aspro della memoria.
Partiamo da un dato che riscontro spesso durante i miei viaggi -dice- i lombardi conoscono l'opera dei pupi meglio dei siciliani. Io vado avanti con le scuole, altrimenti chiuderei i battenti.
Il luogo delle meraviglie è il teatro Guglielmino, nel collegio del Sacro Cuore a Monreale. E' l'antro magico, il palcoscenico degli eroi che ha visto le esibizioni della premiata ditta Sanicola-Rossi. 
Il Signor Onofrio pare proprio uscito da un canovaccio di pupi. Il ruolo gli impone due baffi ispidi alla Mangiafuoco, ma lo sguardo è suadente e dolce, come quello dell'omino di burro.
La vita di chi presta la voce ai sogni e alle gesta dei guerrieri appesi a un filo è soprattutto grama.
Vengono solo scolaresche e turisti che non capiscono un tubo- spiega il tenero Mangiafuoco.
Una volta mi sono messo a piangere dietro le quinte, straziato per la morte di Orlando e i tedeschi in platea ridevano.
Già Orlando, col suo strabismo di maniera. E poi Angelica che sembra una donna facile eppure - dicono i pupari - è una mischina che si concede solo per desiderio e ardore del sangue. Unache metteva l'amore sopra ogni cosa, come Bocca di Rosa. 
Angelica, Orlando, Ruggero, Astolfo: tutti figli dell'uomo che quasi parlava al pezzo di legno nella foto. E come dimenticare i mori che sopportano usualmente, per contratto, la parte dei cattivi. Necessari eppure tanto odiati. Ma io -dice Sanicola- ammiro i turchi perchè sono valorosi, anche se finiscono male. E quando Orlando muore lancio un messaggio di pace. Gli faccio dire sulla Durlindana: "Piuttosto che la spada avrei dovuto usare la croce e l'amore">.
Enzo Rossi lavorava nell'ombrosa tana del Guglielmino, dove si possono ammirare prodigiose illustrazioni che farebbero la felicità di ogni cantastorie. Le ha realizzate una ragazza di casale Monferrato, innamorata dei cunti dei ragazzotti di Carlo Magno.
Enzo - raccontano gli amici - ha fatto mille mestieri, anche il cameriere, per mantenersi. Vendeva souvenir accanto al Duomo. Tutto per il riscatto della sua voce inimitabile che planava, roca, sulla scena e raccontava l'atroce fine di Gano di Magonza, il traditore, con un accento di umana pietà. Un brivido di solidarietà perfino per il "fituso", il figliol prodigo, che di solito schiatta tra i battimani del pubblico. 
Storie di uomini e pezzi di legno. Storie di facce dipinte sulle pareti del Guglielmino. Sono i volti dei vecchi pupari, messi in fila in un cielo di cartapesta. Anche Enzo Rossi finirà qui, nel paradiso dei paladini, i figli che ha curato con amore, insieme agli altri in carne ed ossa. Le racconto un aneddoto-dice Sanicola- un giorno facevanmo la rappresentazione. Io reggevo orlando, Enzo teneva un turco. Gli dissi: "Vieni avanti, ardimentoso". E lui fermo. Dopo, quasi venimmo alla mani. Enzo urlava: "Ma con tutti i pupi che abbiamo, mi spieghi cu schifia è chissu ca si chiama Ardimentoso?"...




<...Il vecchio puparo ha calato la tela. Non vedremo più le sue mani agitarsi dietro il destino dei paladini di Franza e dei mori sfigati. Non sentiremo più la sua voce, capace di vibrare per le gioie e le miserie della scena. La luce va via. Gli eroi cavalcano altrove. Forse è la fine. Forse è solo un cambio di scena.... >
   


R.M.