Beni Culturali: articolo di N. Sabella



Natale Sabella

BENI CULTURALI

UN UNIVERSO DALLE INFINITE POTENZIALITA' CHE NECESSITA DI UNA POLITICA DI SVILUPPO RAZIONALE E CONCRETA


Tratto da "COMUNICAZIONE", il Giornale dei Comuni Siciliani - Anno 6 n.40 del 14 settembre 2005



In un periodo difficile come quello attuale, con la crisi economica in continua ascesa, se si pensasse solo per un momento all'Italia, come ad uno Stato che possiede meno dei due terzi dei beni mondiali di tipo storico-culturale e in considerazione di ciò, si applicasse un modello ed una politica di sviluppo, valorizzando le proprie materie prime, i "Beni Culturali", come risorsa da conservare e valorizzare, certamente in un prossimo futuro, i livelli occupazionali e l'incremento di una parte del mercato del lavoro, diverrebbero tali da sviluppare progettualità ed occupazione.
Affrontare queste scelte, ponendosi degli obiettivi, aprirebbe ancor di più le porte alla ricerca, all'impiego di soluzioni innovative, alla catalogazione informatica, al monitoraggio, all'applicazione di nuove tecnologie avanzate ad opera di studiosi, esperti e specialisti, di operatori culturali ed infine dei fruitori, visitatori: i cittadini, gli studenti, i turisti.
Significherebbe, proiettarsi in una prospettiva economica di sviluppo del sistema Italia, dalle realtà regionali e locali, di un Paese avanzato che compete con altre realtà culturali interregionali e nazionali nel contesto europeo e mondiale. 
L'abbondanza, la disponibilità di un patrimonio immenso ed universale dei beni conosciuti ed ancora da scoprire, si pensi all'archeologia, a tutto ciò che rimane non conosciuto, ai reperti sotto terra, sommersi, al di sotto del mare, ai siti, alle opere d'arte lasciate negli scantinati dei musei, ai beni librari, ai documenti esistenti negli archivi, nelle cineteche, nelle biblioteche, nei teatri, ed ancora al restauro infinito dei beni culturali  costituirebbero, per un prossimo futuro, delle immense risorse strategiche paradossalmente equivalenti all'oro nero: il petrolio.
L'abbondanza e la disponibilità di beni purtroppo rimane sino ad oggi, al di fuori di forti interventi e di una seria programmazione economica, di investimento dei settori dell'economia, della finanza e della cultura governativa degli ultimi anni, così come è risultato dalle precedenti finanziarie e come probabilmente avverrà con la prossima legge finanziaria 2006.
I Beni Culturali, sono e restano, una grande risorsa, una qualità strategica, un patrimonio da scoprire e tutelare, richiedono strategie di crescita, investimenti, programmazione, sana gestione imprenditoriale; economia, mercato e non mercantilismo, sviluppo sostenibile e non distruzione o accaparramento del patrimonio, affermazione della tutela come principio e come realtà oggettiva, incentivazione delle attività, dei servizi e del turismo di qualità. Pertanto si pongono degli interrogativi e perchè no, si può tentare di dare alcune risposte:
"perchè il nostro Paese, che seppur dispone di importanti Istituzioni statali e regionali, provinciali e comunali, pubbliche e private, centri di eccellenza nel solco della tradizione italiana ed europea, per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico" non riesce a svolgere un ruolo centrale assegnando una dignità politica ed un giusto ruolo ai Beni Culturali?
Quali sono e quali saranno per il prossimo futuro le attese di sviluppo, i comportamenti, i ragionamenti e le scelte politiche in merito?
Come faremo ad essere competitivi senza adeguati incentivi e finanziamenti in un sistema culturale ed economico moderno e globalizzato?
E per le aree depresse del Mezzogiorno e del Sud d'Italia, cosa faremo per l'inserimento professionale e lavorativo dei nostri giovani?
Bisogna ripensare il sistema Italia nelle sue diversità e specificità, capire le trasformazioni e le complessità, guardare al passato, alle esperienze positive avendo una strategia per l'avvenire.
E' urgente rendere la pubblica amministrazione realmente più leggera e snella la burocrazia, più fruibile ai cittadini e agli utenti, eliminare le sovrastrutture, favorire la cooperazione, valorizzare le conoscenze e nello specifico, il nostro modello di tutela. 
La promozione di un nuovo orizzonte progettuale con atti di programmazione intersettoriale, svilupperebbe economia e lavoro attraverso il rilancio della gestione del patrimonio culturale, dei nostri tesori, riconoscendo che i Beni Culturali, sono l'insieme di tutto il nostro patrimonio genetico, "la nostra Cultura". 
Lo sforzo da compiere consiste nel coniugare cultura umanistica e scientifica, per comprendere la storia ultramillenaria della nostra terra, dell'intero territorio nazionale, delle realtà locali, dalle grandi città ai piccoli centri, avviando una serie politica di investimenti, istruzione, ricerca, promozione e continuando l'informatizzazione dei beni patrimoniali, con iniziative di comunicazione di rete attraverso Internet.
Tuttavia lo sforzo resterebbe vano, se non fosse sostenuto dalle politiche territoriali ed ambientali, necessarie allo sviluppo delle infrastrutture territoriali di collegamento.
La peculiarità e la straordinaria ricchezza del nostro universo di beni culturali può essere la risposta alla disoccupazione, alla necessità di certezze, alla creazione di sblocchi occupazionali, duraturi ma flessibili, in una moderna visione che affonda le radici nei luoghi di appartenenza.
Spero, che le nuove generazioni, i giovani possano essere i protagonisti culturali seri di una auspicabile e necessaria rivoluzione culturale.

Natale Sabella, Architetto






Monreale - Ex monastero dei Benedettini, antivilla comunale
(foto di R. M.)