BRIVIDO D'ORIENTE di Pino Giacopelli





BRIVIDO D'ORIENTE
di Pino Giacopelli

Brivido d'Oriente veste 
di pupille saracene, di simboli e
sonorità bizantine l'enclave ventosa 
sorta accanto all'Abazia normanna
                                  tutta d'oro.
Quel sogno del giovane re fu seducente 
viatico musivo, dondolìo di turiboli 
silenzio claustrale, fonte moresca. 
L'ombra s'insinua dove la leggenda 
diventa pietra e parola, 
la Cattedrale, del gran califfo Santo.
Bisbigli d'incenso, cortei salmodianti 
di chierici e prelati infilzano istanze 
di verità, glorie di liturgie secolari. 
Un sogno fermo anche il mio, come 
l'iconòstasi  che preme sul cuore 
della spenta Conca dove, complici 
le voci degli oranti misericordia e pietà 
al Patruzzu amurusu.
Fontane conventi monasteri e tante 
chiese barocche e il fortilizio sul monte 
caputo, dormono il sonno delle pietre. 
E quando l'amore irrompe in alleluia 
mi ritrovo nel Giardino del Convento, 
in pace. L'anima corre libera e beata. 
Quest'oggi., nella città a balcone, severi 
fulgori di raggi occidui stillano 
dal "Tritone" emergente dalle sotterranee 
stalattiti della piazza Grande. 
La spiritualità si rianima nel concerto 
delle campane della Collegiata, 
di San Vito, di Santa Teresa e giù giù 
dalla chiesetta del borgo d'Aquino 
e nella passione d'artisti di Madonne 
e processioni e di poeti che cantano 
sia beneditta l'ura chi l'amai! 
Distesa sui fianchi del colle del re, 
la regale mongolfiera di pace, 
ha preso ad allungarsi sul pianoro, 
si fa caotica periferia; s'acquieta 
all'orizzonte oltre Giacalone donde 
m'accorsi quanto il cielo fosse profondo.