PRESENTAZIONE LIBRO DI C. BOTTA E M. INGRASSIA

"IL SOGNO NEGATO DELLA LIBERTA'"


Presentazione del Saggio Storico 
di 
Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro
Prefazione di Michelangelo Ingrassia



Sabato 21 Novembre ore 18,30 
ex Monastero dei Benedettini

Viene ricostruita la scena politica sociale ed economica dell’Italia post-unitaria, partendo dall’Unità d’Italia e analizzando  la partecipazione siciliana alla costruzione dell’unificazione.
Dal 1891 al 1984 il movimento, formato da contadini, operai, minatori e artigiani siciliani insorsero contro il governo sino al duro  intervento militare sotto il governo Crispi.
Il movimento di massa dei Fasci siciliani dei lavoratori rappresenta una rivoluzione riformista di ispirazione democratica e socialista, un tentativo di riscatto delle classi povere contro lo Stato che appoggiava i ricchi.
L’Unità d’Italia non aveva portato i benefici sperati ed il malcontento covava fra i ceti più umili che chiedevano riforme fiscali e redistribuzione delle terre.
Alla fine dell’800 la mafia accumula capitale, controlla la forza lavoro, domina il territorio; il movimento si pone quindi come lotta organizzata contro la mafia. Il loro intento, che  è quello di riformare i rapporti di lavoro, è  poco gradito dalle istituzioni e dalla mafia. La grande crisi capitalistica degli ultimi anni dell’ XIX sec.  colpisce soprattutto i ceti popolari  anche perché i contratti agrari venivano distribuiti senza alcuna proporzione tra rendita, capitale e lavoro.



Nella sala espositiva, dell’ex Monastero dei Benedettini, delle opere artistiche donate dall’artista romana E. N. Posabella, è stato presentato il saggio storico “Il sogno negato della libertà” di C. B. , docente di filosofia e storia e Francesca Lo Nigro, dirigente scolastico.
In queste pagine viene ricostruita la scena politica, sociale ed economica dell’Italia post-unitaria, partendo dall’Unità d’Italia e analizzando la partecipazione siciliana alla costruzione dell’unificazione.
Dal 1891 al 1984, il movimento, formato da contadini, operai, muratori e artigiani siciliani, insorsero contro il governo sino al duro intervento militare di Fr.sco Crispi.
Il Movimento di massa dei Fasci Siciliani dei lavoratori rappresenta una rivoluzione riformista di ispirazione democratica e socialista, un tentativo di riscatto delle classi povere contro lo Stato che appoggiava i ricchi.
L’Unità d’Italia non aveva portato i benefici sperati ed il malcontento covava fra i ceti più umili che chiedevano riforme fiscali e redistribuzione delle terre. Alla fine dell’’800 la mafia accumula capitale, contro la forza lavoro, domina il territorio; il movimento si pone quindi come lotta organizzata contro la mafia.
La grande crisi capitalistica degli ultimi anni del XIX sec., colpisce soprattutto i ceti popolari anche perché i contratti agrari venivano distribuiti senza alcuna proporzione tra rendita, capitale e lavoro.
Dopo il benvenuto ai presenti da parte del Sindaco di Monreale, la Professoressa Valentina Giambruno docente di Lettere nelle scuole Superiori promotrice dell'iniziativa culturale.
La Professoressa, elogia gli autori del libro, ammira la coerenza del testo ed il rispetto verso gli ultimi. 
"I docenti coraggiosamente – dice –fanno sforzi ad educare con insegnamenti espliciti ragazzi spesso “difficili” e “soli”. Insegnare storia è sicuramente gratificante e questo loro ultimo “quaderno”ci restituisce una pagina spesso offuscata e inglobata in un periodo vasto che è quello del Post-Italia. Un movimento importante che restituisce dignità e libertà ai lavoratori”.
Quello dei fasci siciliani rappresenta la prima lotta organizzata contro la mafia per la sinergia esistente tra mafia e  istituzione. “Rivivere dunque quei momenti storici, restituisce onore a quel passato”.
Nell’intervento del Prof. M. Ingrassia, che nel testo cura la Prefazione, si sottolinea come l’insegnamento della storia oggi sia diventato un’ascesa ed una discussione fra addetti ai lavori.

“Qui invece – dice il Professore – si tende a restituire il valore e l’essenza della memoria: divulga le sofferenze e la lotta di un popolo, nel tentativo di riformare una coscienza tra il passato ed il presente. Il ricordo dei lavoratori delle terre, delle piccole fabbriche, il bisogno negato di questi, si lega ancora oggi, con la nostra coscienza. Una storia che si rivolge ai giovani. I sognatori di fine ‘800 erano coloro che sognavano il bene per i braccianti. Oggi la nostra società replica quegli anni, nonostante la tecnologia ed il “finto” benessere. Oggi questa società è uguale a quella: sfruttatori/sfruttati. Una società che sognava e che perciò, lottava. Insomma, una riflessione critica ed una commozione umana”.

 Il Sindaco Avv. Piero Capizzi

 La Professoressa Valentina Giambruno

 Il Prof. Michelangelo Ingrassia



 Professoressa Francesca Lo Nigro




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