PIERO VILLANTI




Opere 
Installazioni 
di 
P I E R O   VILLANTI


ex Monastero dei Benedettini  - Monreale





IL LETTO DEL COCHARD, OVVERO TRASH-ART
Un numero non è solo un numero ma sostanza di tutte le cose

Questa ricerca è nata per caso, ha seguito e segue un percorso che non era predeterminato né finalizzato, a volte ci sono state delle pause di riflessione anche lunghe.
Ad ogni opera ne seguiva un’altra in maniera sequenziale, paradossale, banale, assurda.
Tutto si dipanava all’insegna del divertissement, forse anche dell’ironia.
In alcuni casi il risultato è stato sorprendente per me stesso.
Tutto ebbe inizio al principio del 2001, per lo meno dal punto di vista grafico.
Mi trovavo a Zurigo per uno dei miei abituali soggiorni.
La radio sintonizzata su France Culture trasmetteva musica classica, fra un brano e l’altro un giornalista comincia a disquisire sui numeri, sul fatto che la nostra vita comincia con una data, un’ora, e che poi sarà sempre costellata da numeri. Per noi umani i numeri hanno un’ importanza molto rilevante, forse superiore alle parole…
In cucina c’era un calendario con un gran due colorato. Eravamo in febbraio., bene, senza un perché apparente ebbe inizio un percorso che perseguo, avente per oggetto il numero “2”.
La casualità che è stata all’origine è diventata sempre più consapevolezza. Diversi autori con i quali venivo a contatto nelle mie letture hanno dato un senso alto a questo mio “lavoro”, in alcuni casi sono stati da stimolo.
Quella che sembrava una casualità, sottendeva una ragione che giaceva paziente sotto la cenere, ancora non ne ho piena coscienza. Se è voluta venire fuori ci sarà pure un motivo.
“non so se si è reso conto che il mondo è binario, la natura corre su strutture binarie, o almeno la nostra civiltà occidentale, che poi è quella che ha fatto tutte le catalogazioni, pensi al Settecento, ai naturalisti, che so, Linneo, ma come dargli torto, in realtà questa misera pallina che ruota nello spazio e su cui navighiamo obbedisce a uno schema del tutto elementare che è quello binario” (Antonio Tabucchi: La testa perduta di Damasceno Monteiro, Milano… , p. 147)
Nel frattempo la storia viene segnata da un avvenimento catastrofico: due aerei distruggono due torri.
Demetra accoglie tutto nel suo seno protettivo, salvo a restituircelo nei modi a tempo debito.
Qualche volta a caso. Il più delle volte dietro lunghe e faticose ricerche.
L’uomo tenta di sostituirsi esponendo i reperti ritenuti importanti in luoghi accessibili per capire e studiare le proprie origini. Il rimanente, i resti tornano alla “Grande Madre”.
Ecco: sullo scarto, i resti, vorrei richiamare l’attenzione. Il materiale che ho utilizzato in ampissima parte è cartone da imballo riciclato.
E con questo supporto ho dato vita alla mai ricerca dove si sono aggiunti: catrame, cenere, sabbia e altri materiali eterogenei.
Nelle bidonville e sotto i ponti, il cartone da imballo contenitore di oggetti che vengono trasportati da un continente ad un altro, diventa casa, letto e tanto altro.

Piero Villanti 





















DUALITA’
Concetto Prestifilippo, 2015



Palacio Real de Madrid, 1656. La pieza principal è lo studio di Diego Rodriguez de Silva y Velazquez. L ‘infanta Margarita in posa. Alla sua destra, Dona Maria Angustina de Sarmiedo.  Alla sua sinistra, Dona Isabel de Velasco. Un cane accucciato. I nani di corte. Uno specchio.
Velazquez, ghermisce la tavolozza con la mano sinistra. Punta lo suardo verso lo spettatore. La visione della tela disposta sul cavalletto è paradossalmente negata.
La Meninas, il quadro di Velazquez custodito al Padro , è il paradigma della Dualità dell’arte. La tela è una finzione degna di Borges, non un mero espediente pittorico. L’assunto del pittore spagnolo è che il racconto è illusione, finzione.
Tela e testo, pittura e letteratura, dualità accomunate da una radice comune: tegere, coprire. Ricoprire una superficie bianca di segni, gravures. La pagina di un libro, un’incisione, una tela, per raccontare una storia, delineare contorni. In un vago secolo di modernità, è questa la dorsale portante della mostra di Piero Villanti.
L’esposizione è ospitata nei locali di una Monreale spagnoleggiante e regale. Un continuo rimando duale, riflesso cangiante, rinvio biunivoco. Un groviglio di biforcazioni, intrecci, diramazioni, derivazioni, deviazioni, diversioni, svolte.
Le opere di Villanti sono libri manipolati che dismettono la loro funzione di racconto di segni. Volumi che si trasformano in tele, in una rinnovata narrazione pittorica. Libri che sembrano cristallizzati in tonalità cromatiche degne di Folon. Una fascinazione inusitata, sembra conferire al libro la lievità di un battito d’ali, il fruscio di una tavolozza che scansiona dai pastelli agli elettrici fluorescenti. In mostra una serie di sedie misteriche, Sedute che dimettono la loro funzione meccanica e assumono la connotazione di minuscole scenografie teatrali. I legni e le sedute impagliate, si ricoprono di tratti, grumi di colore, oggetti incastonati. Inserti che restituiscono la vita silente di questi oggetti. Ancora una volta un rimando duale alle storie e agli scenari che hanno ingravidato questi oggetti.  La dualità, il rimando al due, è quello che caratterizza l’intercalare ipnotico di una serie di cartoni. Il cartone è uno strato ondulato delimitato da due superfici piane. Villanti ha dato forma a un’incessante ricerca artistica. Nelle meccaniche indicazioni tecniche, il confine tra carta e cartone è segnato da un valore di 222 grammi su metro quadro. Un continuo affiorare del due, valore fondante della mostra.
Due è un numero primo. Il paradosso è che si tratta del numero primo eccentrico per eccellenza. Perché tutti i numeri primi sono dispari, tranne il due che è pari. Una connotazione alchemica del due che è la divisione dell’Unità. Le civiltà misteriche, hanno conferito  un ruolo simbolico al due, adombrando un alone di magismo. Incarnava la separazione tra il materiale e lo spirituale. Separa gli opposti: femminile e maschile, giorno e notte, terra e cielo. Nell’alfabeto ebraico il due è Beth, il Contenitore, l’Universo che contiene tutte lwe risorse, le energie, le possibilità, le ricchezze. Beth contiene la Luce, tutto ciò che esiste. Allo stesso tempo contiene le Tenebre, tutto ciò che non è ancora realtà. Conferisce Luce alle tenebre e offusca ogni  Luce. Beth è la porta del sogno, del desiderio. Negli archetipi più antichi il Due rimanda al fanciullo, all’energia innocente, agli entusiasmi, alla meraviglia. Il numero Due è il dualismo è Yin-Yang. La narrazione conduce alla corte del re Yao. La dea HI-ho, è la madre dei dieci soli, esseri di fuoco animati dai corvi a tre zampe. L’arciere divino Yi, abbatte con le sue frecce nove dei dieci corvi solari. Il decimo sole, percorre a bordo del suo carro un percorso duale: da levante a ponente, da oriente a occidente. La dea delle dodici lune Heng-ngo riuscì a sottrargli l’elisir dell’immortalità e si rifugiò sulla luna e si tramutò in un rospo. Corvo e rospo sono i simboli della dualità sole e luna. Si contrappongono come le essenze complementari del fuoco e dell’acqua. Il mito cosmogonico alberga nella Dualità. Uno è l’opposto dell’altro. Due è la scansione tra macrocosmo e microcosmo.
Università di Gottingen, 1922. Alte Aula, Werner Karl Heisemberg espone il suo principio di indeterminazione. Le leggi naturali non conducono alla determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo. L’accedere è rimesso al gioco del caso. Uno scandalo. La Scienza giunge al cospetto di un bivio duale. Lo spazio e il tempo, le particelle e le onde elettromagnetiche, conducono all’impossibilità di procedere ad una determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo. L’accadere è rimesso al gioco del caso. Uno scandalo. La Scienza giunge al cospetto di un bivio duale. Lo spazio e il tempo, le particelle e le onde elettromagnetiche, conducono all’impossibilità di procedere ad una determinazione certa. Ancora una volta una dualità. La forma più alta di indagine scientifica approda alla dualità particella-onda.
Aristotele, cartesio, Leibniz all’intuizione di Heisenberg sembrano, misteriosamente, cociliare indagine scientifica e speculazione teologica. Un continuo rimando duale, gioco di specchi, quello proposto da Piero Villanti. Le opere in mostra articolano un raffinato racconto. Aleggia tra le volte delle sale spagnoleggianti e regali di Monreale il magismo della pieza principal di Madrid. Diego Rodriguez de Silva y Velazquez, sembra sfidare lo sguardo dello spettatore, negandogli la visione della tela che sta dipingendo. Un’indeterminazione misterica che muove dalle sapienze più alte. Impossibile procedere al disvelamento dell’immagine, dei contorni, delle forme. Il dualismo proposto da Violanti è l’approdo al bivio archetipo. Scienza e religione, meccanica quantica e fascinazioni paniche accomunate da un unico assunto.. L’Unità primigenia dalla quale muove questa indagine duale è dunque una pura vibrazione di Luce. Particelle e onde elettromagnetiche, tele e testi, rappresentazioni pittoriche e narrazioni letterarie, incarnano l’Unità. Le opere in mostra costituiscono un dualismo affascinante che riconcilia gli spettatori. I libri duali di Piero Villanti, le sue sedie scenografiche, la serie dei cartoni del due, regalano allo spettatore un meraviglioso assunto.
L’Unità della dualità di Piero Villanti è il Sogno.

La più indispensabile delle cose inutili.






























































L’ARTE E’ LIMITE E VIVE AL LIMITE:
fra due mondi, le cose e i segni, l’essere e le forme

L’arte è limite e vive al limite: fra due mondi, le cose e i segni, l’essere e le forme. E’ metalinguaggio, linguaggio che ad un tempo si sa e si nega come linguaggio, catarsi che non riesce mai ad essere tale. Perciò il problema dell’artista è anche il problema di vita e di verità oltre che di forma e di stile; e non a torto si parla – non più solo da parte dei filosofi  ma dagli stessi artisti , dopo Auschwitz, sente e soffre più che mai questo tormento che oppone in tutti l’umanità a se stessa in un rifiuto quasi di tutto ciò che ci ha fatto uomini  o che fin oggi abbiamo chiamato orgogliosamente civiltà e cultura, Piero Villanti appartiene a questa generazione e a questa svolta storica in cui la storia si ritorce contro se stessa in una strana voluttà  e volontà di autonegazione e superamento. Sul piano dell’arte ciò significa e comporta, da un lato, un moto inarrestabile verso le cose in se stesse, si rifiuta ogni mediazione, non più la rappresentazione, ma il colore, la materia, o non più il colore ma l’oggetto, l’evento, nella sua datità. E Villanti ama tanto le cose nella loro innocente esistenza che spesso mette da parte colori e tessere musive, per cogliere fissare fotograficamente i volti di uomini segnati da sofferenze quasi eterne inenarrabili o le mitiche apparenze delle umili abitazioni dei vicoli ove l’umanità originaria vive come abbarbicata ancora agli anfratti e alle rocce di una natura infinitamente triste ma incontaminata. Dall’altro i segni nella loro simbolica astrale essenza, segni che si snodano e intrecciano in ricami di forme come in un linguaggio geroglifico in cui il segno è talora cosa ma più spesso si smaterializza e diviene quasi indice, come la parola più originaria che indica e nel suo indicare va oltre ogni limite e ogni apparenza.
Eppure tu senti che in quel gioco di linee o di semplici colori c’è il cuore umano che palpita, un cuore che tende e si apre alle rivelazioni della bellezza ma ferito delle sue ferite e delle ferite che rendono così doloroso il volto degli uomini e delle cose.
Monreale, 1978

Antonino Noto  

































































"U GRANU"

JEAN-PHILIPPE FOLLET, 2007

.....Mentre Piero Villanti mi tracciava la storia strato su strato, il monticello circolare cresceva e prendeva senso, diventando come uno specchio in cui vedevo riflessi tutti i miti e i riti associati al grano (quello delle offerte e dell'eucaristia, quello della semina e della battitura). Diventava metafora: vi leggevo, come in un arpento di terra, il duro lavoro degli uomini: in quanti sono stati ad aver inondato del loro sudore, anno per anno, i solchi dell'isola? ...
Mi chiedevo pure se, avvicinandoci l'orecchio, non vi si sentisse l'eco sorda di qualche modulazione arcaica - il canto dimenticato della pisatura "A battiri, a battiri, Ciunnili, ciunnili sti gregni! Acchianacci ddocu ca poi curriemu. Talè, talè comu si sfannu. E quantu è beddu stu frumientu! 
E poi intorno al monticello ci sarebbe stata una striscia scura, di quelle che dalla notte dei tempi rendono cupa la campagna siciliana d'estate. Una striscia carbonizzata ...che ci avrebbe accostati al fresco ondulare delle spighe d'oro per invitarci al silenzio. Al sospeso. Al raccoglimento. Perchè è lì che lo sguardo si inverte. E' lì in questa doppia esperienza, nell'accostamento così crudelmente sottolineato dall'oro e dal nero, dal molle e dal piatto, dal grano e dalla cenere, dal vivo e dal defunto che risiede, in fondo, la vera lezione. 
Ciò che Piero Villanti rivela attraverso questa installazione tessuta con tanti segni e con tanti immagini, non è altro che la trama segreta che unisce Cerere - la generosa dea del raccolto - al tenebroso Plutone che aveva a suo tempo rapito la sua figlia Proserpina per portarla agli inferi (cioè qui, all'ombelico stesso della Sicilia, in una delle zone più stravolgenti dell'isola, a metà strada tra ilò mar Ionio e il mar d'Africa. Non so chi vincerà alla fine, Cerere o Plutone, ma questi chicchi di grano ci rinviano inesorabilmente a questa doppia constatazione: 1) la morte nasce dalla vita 2) la vita, a volte, (ri)nasce dalla morte.






BIOGRAFIA

PIERO VILLANTI
Vive e lavora tra Monreale e Zurigo. Ha studiato presso l’Istituto d’Arte di Palermo e l’Accademia di Belle Arti della stessa città.


1962 Associazione Siciliana della Stampa, Prima mostra di pittura, Teatro Massimo 15-22 Maggio  Monreale I^ Mostra d’Arte, Centro studentesco Monrealese, Primo Premio
1963 Monreale II^ Mostra d’Arte, Centro Studentesco Monrealese
1965 Monreale IV Mostra d’Arte Centro Studentesco Monrealese Palermo Galleria Il Cenacolo via E. Amari, Mostra d’arte figurativa
1966 Palermo Circolo della stampa piazza Verdi Luglio-Agosto
Monreale Galleria “La Carrubella” Pittori e scultori monrealesi di ogni tempo
1969 Palermo Galleria Flaccovio (272^mostra) personale
1974 Monreale Camera del lavoro, personale
1978 Enna, Sala esposizioni del Comune di Enna, personale
1979 Partinico, Biblioteca comunale, personale
1980 Monreale, Camera del lavoro, personale
1983 Monreale Libreria “Il Gattopardo”, personale
1983 Milano, Fiera di Milano del Turismo
1992 Monreale “Insieme” Museo delle ceramiche
2004 Richen Basilea (CH) “out door”, Galleria Mazzara
2005 Palermo Villa Tasca- Camastra, “Natura in festa”
2007 Piazza Armerina, Museo diocesano
2009 San Martino delle Scale (PA)
Petralia Sottana, Chiesa San Francesco
Polizzi Generosa, Biblioteca Comunale
2009/10 Caen, Bibliotheque de Caen , “Parva Naturalia”
2011 Monreale Biblioteca Comunale
Palermo Biblioteca comunale in Casa Professa
2014  Monreale  Complesso monumentale San Gaetano
Monreale, EX libris Galleria Civica







  


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