La dura memoria della Shoah di C. Botta e F. Lo Nigro

In Biblioteca...
presentazione libro:


LA DURA MEMORIA DELLA 
SHOAH

a cura di Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro



Carmelo Botta  è docente di Filosofia e Storia nei licei. Ha realizzato importanti progetti didattico-educativi nell'ambito della tutela dei diritti umani e della lotta per la legalità. Ha orientato prevalentemente il suo studio e le sue ricerche nel settore della didattica della storia. E' consigliere dell'associazione "Scuola e Cultrura Antimafia". I suoi lavori sono stati pubblicati su riviste e periodici. Collabora per le attività di studio, documentazione e ricerca con il Centro per la Ricerca, lo studio e la documentazione delle Società di Mutuo Soccorso, istituito dal Coordinameto Regionale delle Società Operaie di Mutuo Soccorso.   

Francesca Lo Nigro vive e lavora a Palermo. E' dirigente scolastico. Ha sempre lavorato in scuole collocate in aree a rischio, impegnandosi in percorsi formativi e didattici relativi ai diritti umani, al recupero del disagio adolescenziale, alla legalità. E' consigliere dell'associazione "Scuola e Cultura Antimafia". Ha pubblicato articoli e saggi d'inchiesta su riviste e periodici. 


Contributi di
ROSA CUCCIA E MICHELANGELO INGRASSIA




A dispetto del tempo che ci allontana sempre più da quella prima metà degli anni '40, la memoria della Shoah diviene e resta "dura", come suggerisce il titolo di questo libro. Resta dura da affrontare, perchè la scelleratezza dei fatti rimarrà sempre incomprensibile e inaccettabile; ma al contempo dura diviene, nella sua solidità, grazie all'impegno degli storici, studiosi e insegnanti che continuano ad approfondire il momento storico e politico del nazifascismo e a respingere il negazionismo, interrogando le coscienze.
La dura memoria della Shoah offre un nuovo approccio all'analisi dello sterminio del popolo ebraico e delle minoranze "indesiderate", proponendo strumenti di informazione e di riflessione per uomini e donne di tutte le età. 
Nella prima parte, Ingrassia presenta una costruzione storica dettagliata, dall'origine del pregiudizio nei confronti degli ebrei fino allo sterminio. 
Nella seconda, i curatori Botta e Lo Nigro presentano le voci dei sopravvissuti ai lager, che hanno incontrato personalmente; testimonianze preziose, in grado di creare un contatto ravvicinato, soprattutto con i più giovani. 
Nella terza parte, Cuccia propone numerosi e innovativi percorsi di didattica, inerenti allo studio della Shoah, fin dalla scuola primaria, supportando la teoria con la lettura di molti libri e film, per tutte le età.
   
Questo lavoro nasce dalla necessità di avviare un nuovo approccio all'analisi della questione dello sterminio nazifascista dl popolo ebraico e delle minoranze "indesiderate2; uun approccio di più ampio respiro, che fornisca gli strumenti per una riflessione sul fenomeno dentro e fuori la scuola, attraverso approfondimenti, testimonianze di sopravvissuti ai lager, racconti dei familiari che hanno subito indirettamente la barbarie nazifascista, considerazioni sull'opportunità di affrontare il fenomeno nella scuola primaria. Nonostante costituisca la pagina più catastrofica della storia del ventesimo secolo, parte essenziale della nostra identità e del nostro immaginario, la Shoah corre il serio pericolo di trasformarsi in un fatto ormai lontano e superato, che non ci riguarda più. Tutto questo, naturalmente, ha insidiose ricadute nella reale e critica comprensione del fenomeno storico. Considerare la Shoah come un evento del passato, mentre rapidamente volge al termine il viaggio dei testimoni diretti, nasconde il rischio di una implicita noramlizzazione dello sterminio nazifascista del popolo ebraico e delle minoranze perseguitate. La banalizzazione della tragedia, la sua narrazione retorica e semplificata è la sfida con cui dovranno confrontarsi i docenti, gli studiosi, le nuove generazioni. I contributi presenti in questo libro tentano di trovare un equilibrio non impossibile fra le ragioni della rigorosa e documentata ricerca storica e la necessità di un contatto ravvicinato con il vissuto di un adolescente di oggi.
La ricopstruzione e la conoscenza storica del contesto, gli spunti di riflessione sulla didattica - che possono tornare utili a chi si trovi ad operare in ambito scolastico e giovanile - l'incontro con la testimonianza diretta tramite l'ausilio delle interviste ai sopravvissuti, la riscoperta della storia locale che riporta in vivo la narrazione delle deportazioni possono servire a far comprendere alle giovani generazioni che studiano queste lontane e terribili vicende che quella storia di vittime e di carnefici parla per loro, parla di loro, parla grazie a loro, mente nuove vittime e nuovi carnefici agitano e sconvolgono il tempo presente.


 Il Sindaco Avv. Pietro Capizzi 




























LICEO D'ARTE M. D'ALEO


INAUGURAZIONE 
DELLA NUOVA INSEGNA MUSIVA 
DEL LICEO ARTISTICO "MARIO D'ALEO"
DI MONREALE







Ricordiamo che, nell'anno scolastico 1959-60 il Professore Benedetto Messina fonda a Monreale la scuola comunale per la ceramica e per il mosaico con sede presso la sua stessa abitazione portando avanti dei corsi serali sovvenzionati dal Consorzio Provinciale per l’Istruzione Tecnica. 
Negli anni '60 viene istituita una sezione staccata dell’Istituto Statale d’Arte di Palermo, ma solo per il mosaico, dal 1962 al 1968 con promessa di riconoscere in seguito anche la sez. Ceramica.
Nel 1964 la scuola si trasferisce, dalla casa del prof. Messina nei prestigiosi locali dell'ex monastero dei Benedettini in piazza Guglielmo. 
Dal 1974 ad oggi l'Istituto d'Arte ha sede in via Biagio Giordano,14.
Successivamente, nei primi anni ottanta, l’Istituto viene trasferito nei locali attuali, costruiti appositamente, grazie a dei finanziamenti, anche se lontani dal centro.
L’Istituto d’Arte il 13 giugno 1985 viene intitolato al Capitano Mario D’Aleo, barbaramente assassinato assieme ai suoi collaboratori, il 13 Giugno 1983.


Nel 1994, l’Istituto Statale d’Arte per il mosaico “M. D’Aleo”insieme al Comune di Monreale ed il contributo della Regione Siciliana, nell’11° Anniversario della scomparsa del Capitano M. D’Aleo e dei suoi collaboratori, “come esempio nobile di collaborazione con le istituzioni civili”, inaugurano la realizzazione del progetto “UN GRAFFITO ALLA MEMORIA”- Ovvero educare alla legalità, esprimendosi col fare artistico, a cura di Giovanni Gambino. 
Una memoria storica, dedicata al Cap. Mario D'Aleo rivolta ai giovani, affinchè non si perda. 
Il graffito è una frase scritta in cinquantadue caratteri presi tra gli alfabeti di nove civiltà mediterranee che vogliono essere decodificati: 

"fino a quando i fiori germoglieranno odori nuovi respireremo" 


L'opera così realizzata viene sistemata davanti la facciata della caserma dei carabinieri, vicino l'ingresso e bene in vista. 
(vedi post pubblicato in data 08.03.2011) 
Nel corso degli anni  l'Istituto ha mantenuto viva la tradizione promuovendo una serie di iniziative culturali legate allo studio del mosaico in funzione del restauro e della ricerca di nuove forme espressive, campi di applicazione e destinazione.

Oggi, 22 gennaio 2018, alla presenza di autorità civili, militari e religiose, la Scuola d'arte rinnova la sua insegna posta all'esterno dell'istituto.












































"Il sogno di Guglielmo" di Gildo Matera


THE FREAK EDITORI 

presentano  
il libro di Gildo MATERA 
"Il Sogno di Guglielmo"



CASA CULTURA Santa CATERINA




Al confine tra ricostruzione storica ed invenzione letteraria si muove questa rappresentazione teatrale di Gildo Matera, nella quale l'evento dell'edificazione del Duomo di Monreale rivive insieme al suo promotore, Guglielmo II, il Re illuminato che mosse mondi interi e diversi per la realizzazione del proprio progetto. Voci ed urla di contadini ed operai, marinai e maestranze, riecheggiano una Sicilia lontana e contraddittoria che prende forma sulla scena: dalla campagna al mare in tempesta, tutti si ritrovano nella Babele della costruzione, il composito scenario del cantiere fatto di arabi, africani, veneziani bizantini, siciliani, mille anime che sembra impossibile fondere insieme. E' il senso del divino, pare voglia dire Matera, che fonde la pietra alla pietra e la pietra alla terra, che tiene così elementi diversi, a volte opposti, che muove gli intenti a convergere verso un unico scopo, i viaggi ad un medesimo luogo, le menti ad un unico sogno.


GILDO MATERA (1930-1999) MONREALESE DI ADOZIONE, HA LAVORATO PER LA rai E PER IL CINEMA, è STATO ASSISTENTE DI sTORIA DEL tEATRO PRESSO L'iSTITUO sUOERIORE DI GIORNALISMO ED HA FATTO PARTE DEL GRUPPONUOVOTEATRO. E' AUTORE DI DIVERSI TESTI TEATRALI e  VINTO NUMEROSI PREMI DI POESIA. 


Quando vidi per la prima volta il Duomo di Monreale - ero ancora un ragazzo - rimasi incantato da tanta bellezza, come si incantano tutti coloro che varcano la soglia del Tempio per la prima volta e non soltanto. Da allora, senza sottrarmi allo sguardo benevole del Cristo, ho cercato di scorgere qualcosa di nuovo, di nascosto, di lasciato nell'ombra: il tracciato di un segno, la morbidezza d'una veste intessuta di pietre e divenuta una trina, uno sguardo di pietre colorate che penetra l'anima e la seduce. Ma quello che ha sollecitato in me la curiosità è il periodo storico in cui il Tempio venne edificato. Un periodo in cui Palermo passava dal dominio degli arabi a quello dei normanni - dei soldati di ventura al soldo di potenti, ma soprattutto della Chiesa di Roma, con la quale strinsero un patto di fedeltà - che andavano incontro al nemico al grido di: "Dex aie, Dio, aiuta!"
Degli avventurieri, dunque, capaci di dar di spada, ma sensibili alla civiltà superiore - quella musulmana - trovata nell'isola che, scrive Jean Hurè, "essi vollero assimilare nel campo intellettuale ed artistico", tanto da rivaleggiare con lo splendore del mondo bizantino facendo edificare opere di rara bellezza come il Duomo di Monreale. Molte volte ho tentato di scrivere una rappresentazione storica e spettacolare di quell'avvenimento, così tanto importante. Soltanto in questo 1998 dopo mesi e mesi di ricerche, sulla scorta di fonti attendibili, desunti dagli archivi storici della Storia Patria, della biblioteca dei padri cappuccini e da quella della Regione Sicilia, dalle miscellanee, dai testi di un cronista di quel tempo, ho potuto, inserendovi quel tanto di fantasia credibile che l'insieme delle fonti mi ha suggerita, ricostruire quei giorni, così tanto lontani, i personaggi, immaginare il loro mondo. Cosi disse Guglielmo quando vide nella sua interezza, la realizzazione del suo sogno. Aveva seguito le varie fasi della costruzione sin dai progetti, aveva dato suggerimenti, aveva senz'altro discusso lungamente con l'architetto il cui nome si è perso nella polvere del tempo, aveva immaginato come sarebbe venuto il tempio, ma il vederlo dovette senz'altro dargli una sensazione di stupore tale da trapassargli l'anima. E' come parlavano lui e gli altri allora? Qui ho abusato. C'era la necessità di rendere un testo drammatico comprensibile. Le fonti in mio possesso parlano latino, seppur molte volte tradotte in italiano moderno. Ma la scuola poetica siciliana di Federico II, Ciullo D'Alcamo, dante, Petrarca, Boccaccio, dovevano ancora arrivare. La lingua italiana ancora non era nata, anche se già si affacciavano delle vistose trasformazioni. Ed il popolo come si esprimeva? Come si esprimeva quel coacervo di etnie diverse stabilitesi nell'isola attraverso le varie conquiste? Quale dialetto parlavano i Greci, i Latini, gli Arabi che vivevano nei diversi quartieri di Palermo e nell'isola con le loro pregiate mercanzie, con le loro pratiche d'usura? Ho preso la scorciatoia. I miei personaggi parlano, gli uni in italiano a volte un pò arcaico, gli altri un siciliano "stretto", un pò simile al dialetto di taluni centri del'interno dell'isola, dove la contaminazione, come per la lingua italiana, non è avvenuta. Non so se vi sono riuscito per il linguaggio e le altre cose, se ho lasciato sfuggirmi fatti e avvenimenti che meritavano di diventare corpo e anima della mia rappresentazione. Diciamo che ho fatto, con i limiti propri degli umani, qualcosa che fosse meno indegna possibile - direbbe un poeta - di cotanta magnificenza.

Gildo Matera



Il sindaco Avv. Pietro Capizzi 

L'Assessore alla Cultura Dott. Giuseppe Cangemi




Valerio Tripoli, Pietro Maria Sabella gli editori; Prof. Andrea Le Moli di storia e filosofia dell'Un. di PA, Prof. Giuseppe Spinnato, Noemi De Pasquale , dottore di ricerca linguistica 


.........Chiddu è mari grossu, ca si un 'nt'arruspigghi e un t'aggiusti a vista, ci 'u va cunti e pisci ca chidda è terra. La Sicilia è senza negghi. Lu celu è splinnenti e la marina è sempri chiara. E' terra biniritta. Quannu lu mari sfua la sò rabbia, la costa addiventa bianca di scuma ca pari latti. E ci viri vulari l'ancili.
..........