PEPPINO IMPASTATO

Presentazione libro in biblioteca

"ERA DI PASSAGGIO
CRONACHE, CURIOSITA', ARTICOLI SU Peppino Impastato"

di Salvo Vitale



Salvo Vitale ha condiviso con Peppino la militanza politica, le scelte e i momenti di lotta, all’interno di un personale rapporto di amicizia che lo ha impegnato costantemente a conservarne la memoria, a tutelarla e a farne comprendere la sua attualità. In questo senso, Era di passaggio. Cronache, curiosità, articoli su Peppino Impastato rappresenta il contributo più completo dell’autore, che ha raccolto e pubblicato materiali di origine differente, dalla stampa, sia cartacea che digitale, a stralci di discorsi pubblici, associati tra loro a formare un profilo complesso, non solo di Impastato ma anche della società dei nostri giorni. Un percorso che segue più binari, da un lato guardando agli anni ’70, alla sua ostinata convinzione nel proporre modelli culturali ed educativi diversi rispetto alle pratiche mafiose, e di individuare nuove  linee guida per “fare informazione”, in una terra dove era forte lo scontro con la cultura del silenzio, sia nel pubblico che nel privato,  L’autore si sofferma su empi più recenti, informando il lettore delle tante occasioni in cui la figura di Peppino è stata mistificata, ignorata, quando non offesa, negli ambiti più vari, dalla toponomastica, alla scuola pubblica, al mondo della pubblicità.

FLASH SU PEPPINO

Appena trent’anni. Un uomo capace di suscitare forti sentimenti d’amore e di odio in chi gli stava vicino. Dirigente politico di una struttura inesistente, ma che aveva saputo creare un’area dl dissenso, togliendo dalle case di alcuni mafiosi i loro figli e riuscendo a dar loro una coscienza politica: un uomo con le sue debolezze, la sua solitudine, il suo apparente vuoto di affetti, il suo bisogno di compagnia, la sua sessualità inesplicata, il suo sorriso sornione, a sua epidermica ribellione a qualsiasi forma di prepotenza e di conformismo:
“ Di molti non si parla più, di lui ancora. Ha lasciato un segno profondo in tutti quelli che l’hanno conosciuto, nella gente integrata, che lo riteneva un folle, negli amici che ne condividevano le scelte: una dimensione umana, quasi sempre occultata da quella politica: dietro l’immagine del militante rivoluzionario, del provocatore, del dissacratore di norme e persone intoccabili, c’era un uomo profondamente tormentato. Lo studio del pensiero esistenzialista, la lettura dei tanto amati “poeti maledetti” francesi, la riflessione sui testi di Marcuse e sulla produzione dell’uomo in rapporto a se stesso e agli altri in una società dove le strutture dell’accumulazione e della prevaricazione avevano distrutto il senso dell’esistenza libera e lo avevano relegato in “una dimensione” di negazioni. Riusciva ad immergersi in profonde tristezze e imprevedibili risposte di reazione. Ma c’era anche la voglia costante di provocare per scuoter le imbecillità e sfottere le chiusure di squallidi schemi mentali.
………
Coacervo di contraddizioni, voglia di vita, voglia di morte, fiuto del senso di qualsiasi fatto, capacità di esagerazione mitica dei personaggi, voglia di parlare, voglia di star solo. Su questa contraddizione si gioca anche l’ultimo scorcio della vita di Peppino: da un lato le istanze impetuose sul “riprendiamoci la vita” dl movimento del ’77, e poi la voglia “storica” di continuare a intervenire nel sociale, fuori dall’oppressione mafiosa e dagli schemi del “personalismo”, spacciato per scelta politica.






















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