EVENTI


dal Film "LA VITA E' BELLA"  
 diretto e interpretato da Roberto Benigni


Biblioteca Comunale "Santa Caterina"

 










<OGGI PIRANDELLO>

In scena 
gli atti unici
Cece' 
L uomo dal fiore in bocca

con la regia di MARIO PUPELLA

Biblioteca Comunale Santa CATERINA
10 dicembre 2019








******




CECE' 
Una leggerezza e un brio, insoliti in Pirandello, illuminano una situazione di ambiguità e di immortalità.

L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA 
....Egli analizza lucidamente le sue ultime sensazioni, evocando brandelli di vita comune, particolari di una quotidianità che per lui s'allontana irrimediabilmente e per questo rende preziosi i ricordi anche di fatti di poco conto. Nella solennità della sua solitudine sembra aver raggiunto inattese consapevolezze sulla vita che gli sfugge e sulla morte, senza rimpianti e senza pentimenti, quasi godendo amaramente della sua irripetibile esperienza segnata dall'eco della fine, che gli consente di dedicarsi con interesse a osservare l'anonima vita degli altri, per coglierne il senso.

"L'ERESIA CATARA" 
di 
Luigi Pirandello





Rappresentazione teatrale a cura di Marco Pupella 
presso la Biblioteca Comunale "Santa Caterina"






Bernardino Lamis, professore ordinario di storia delle religioni, socchiudendo gli occhi addogliati e, come soleva nelle piú gravi occasioni, prendendosi il capo inteschiato tra le gracili mani tremolanti che pareva avessero in punta, invece delle unghie, cinque rosee conchigliette lucenti, annunziò ai due soli alunni che seguivano con pertinace fedeltà il suo corso: – Diremo, o signori, nella ventura lezione, dell’eresia catara. ......














COMUNE DI MONREALE
CASA CULTURA “Santa Caterina”


Giovedì 27 Giugno alle ore 17,30, nei locali di “Casa Cultura” via Pietro Novelli n. 5,  
la Prof.ssa Amelia Crisantino presenterà il libro 
BASCO BLU “ di Salvatore Cangelosi  
in ricordo di Ubaldo Mirabelli


SALVATORE CANGELOSI nasce a Monreale nel 1956. Dal 1970 svolge la professione di libraio. Ha pubblicato "Inchiesta in Sicilia" (Prova d'autore 2006) - "La difficile indagine sentimentale" (Prova d'autore 2008) - "La città e i libri. Avventure di un libraio" (2016) e "Collezione Privata. Scrittori persone e libri" (2017)




Ubaldo Mirabelli, (Palermo 1921-2008), è stato un eminente studioso di storia dell'Arte, un musicologo, un giornalista e un saggista, in altre parole, un uomo dal multiforme ingegno, capace di "spaziare  con sicurezza e con un linguaggio anche parlato molto letterario  e retoricamente  iperteso" in tutti gli ambiti del sapere. Un uomo che merita di essere ricordato  e che viene restituito  alla memoria attraverso questo  prezioso cameo di Salvatore Cangelosi che, in punta di piedi, lo racconta dal punto di vista privilegiato di un giovane libraio che seppe conquistare la sua fiducia.








...Se vado a ritroso, il ricordo più remoto che ho di Ubaldo Mirabelli risale all'autunno del 1979 allorquando stavo muovendo i primi passi di allievo commesso nella libreria Ciuni di via Sciuti. Un pomeriggio di novemmbre con un sole fuori stagione. Lorenzo Macaluso preposto della libreria, il quale mi istruiva sui tanti personaggi e letterati che gravitavano in quella via e nel segreto viale delle Magnolie, me lo indicò. Mirabelli era un tipo massiccio e solenne come un cardinale, direi autorrevole già nella postura, e con passo lento e misurato si avvicinava alla vetrina della libreria; aveva il compito ampio, carnoso, con le guance rosseggianti un pò cascanti, le labbra tumide. le sopracciglia accentuate imprimevano un senso di ferreo dominio a tutto il viso. Lo sguardo fisso marcava una certa distanza tra sè e l'ambiente, dagli uomini e dalle cose circostanti. La mano destyra, rosea e gommosa, era impegnata a tener a mezz'aria+il suo sigaro preferito, Garibaldi, come avrei poi appreso dalla sua viva voce. 
Mirabelli col casco blu di Prussia ben calzato, come quello che usava mio padre nelle giornate fredde, era infagottato dentro un trnch color malva un poco fantozziano e rigido e teso osservava le ultime novità esposte in vetrina: <Vedi quel signore>, mi sussurrò guardingo il preposto, <è il professore Ubaldo Mirabelli, il sovrintendente del teatro Massimo, ma è tante altre cose: storico dell'arte, musicologo, giornalista...ricordatelo bene, intesi?> si affrettò di informarmi. E in quella notizia mi parve di riscontrare un cordiale avvenimento, cioè a dire: stai attento a come lo approcci, se mai ti capiterà di approcciarlo. 
Approcciarlo? Non ci pensavo lontanamente!......





Dopo il testo di avventura e fantasia fatto per ragazzi dal titolo
"GEREMIA FIORE E IL LIBRO DI OBERON"  (2006) 




"SOTTO LE STELLE DI ROMA "
di 
Massimo Benenato 

PRESENTAZIONE LIBRO
del figlio dell'attore Franco Franchi
presso 
CASA CULTURA S. Caterina 




 
....Sono Massimo Benenato nato a Palermo da Francesco Benenato in arte Franco Franchi.
Da lui ho ereditato l'amore per ogni forma d'arte e l'ironia necessaria per affrontare questa enigmatica vita...










Eugenio ed Elvira, due fratelli, lui musicista e lei promettente attrice, si stanno recando ad una serata mondana in compagnia del loro amico Marcello, vulcanico dentista vicino di pianerottolo, amante del gossip e della vita gaudente. Durante il tragitto verso la villa, dove si tiene la festa. il destino vuole che soccorrano Paola Dini , la più grande attrice del mondo, rimasta in panne con la propria auto . Per ringraziarli dell'aiuto, la diva l'invita al tavolo con i propri ospiti , tra cui Ajna, una donna indiana dotata di capacità al limite della credibilità. innescando una serie di intrecci amorosi, situazioni impreviste e colpi di scena dai risvolti insospettabili. Tutto si svolge in pochi turbolenti giorni che cambieranno la vita esteriore e interiore di ogni personaggio per sempre. Come sfondo, Roma e alcuni dei suoi luoghi più belli. Il romanzo è un invito alla riflessione sui rapporti umani e amorosi, sulla bellezza della diversità e sul significato più ampio della vita. Ogni personaggio rispecchia questi temi, rappresentando la realtà di oggi.   





Libri in Biblioteca...
 Franco Franchi, in un rione popolare, agli inizi della carriera

dal libro "Sicilia felicissima" pag.119 edizioni Il Punto-
Palermo 1978  copia n. 1050






CERIMONIA
d'intitolazione 
della biblioteca dei libri del fondo moderno
presso
CASA CULTURA Santa CATERINA

in ricordo
del filosofo monrealese

Prof. Antonino Noto
scomparso il 16 febbraio del 1991


7 marzo 2019





 

Presenti alla Cerimonia, l'Amministrazione Comunale del Sindaco Pietro Capizzi,  i figli del filosofo: il Prof. Franco e la Prof.ssa Giulia Noto.
Presenti anche il Prof. Carmelo Botta, la Prof.ssa Francesca Lo Nigro, ex alunni di Antonino Noto che hanno tratteggiato un profilo dell'epistologo, logico, linguistico, insegnante di Liceo e dell'Università di Lettere,  di filosofia morale e filosofia della scienza; presente inoltre  l'artista Anna Russo che ha donato un ritratto ad olio del padre alla famiglia, i fratelli Riccardo e Federico Botta che hanno eseguito al violino il brano musicale The lament di Frank Bridge.












Libri e Riviste del Prof. Antonino Noto per la Biblioteca Comunale 




L'AMORE E LA LEGGE (saggio sul moralismo)
L'ARTE COME MORTE DELL'ARTE
RIFLESSIONI DI UN ATEO
LA RAGIONE CONTRO SE STESSA
LE LOGICHE NON CLASSICHE
LINGUAGGI E METALINGUAGGI
DA NIHILO (note sul problema della "morte di Dio")
QUID EST VERITAS?
SOLITUDINE ANGOSCIA MITO  
 
DIALOGO luglio-dic 1973 n.58-60
DIALOGO 27-28 
I CRISTIANI OLTRE I PARTITI?
QUADERNI ELEUSINI 3
QUADERNI ELEUSINI 8
I GIOVANI E LA PARTECIPAZIONE POLITICA Ass. IL QUARTIERE  

















CONVERSAZIONE SU Tiresia
VIAGGIO TRA MITO E LETTERATURA 
di 
Andrea Camilleri

 “Ho trascorso questa mia vita ad inventarmi storie e personaggi. L’invenzione più` felice è stata quella di un commissario conosciuto ormai nel mondo intero. Da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di togliermi di nuovo la vista, questa volta a novant’anni, ho sentito l’urgenza di riuscire a capire cosa sia l’eternità` e solo venendo qui posso intuirla, solo su queste pietre eterne.” 
Andrea Camilleri

Andrea Camilleri, in chiave ironica, poetica e dissacrante, racconta la storia del mitico indovino cieco Tiresia, le cui vicende, attraverso i secoli, si intrecciano a quello dello stesso scrittore.
Camilleri dialoga con Omero, Sofocle, Seneca, Dante, T.S. Eliot, Apollinaire, Virginia Wolf, Borges, Pound, Pavese, Primo Levi, Woody Allen, Pasolini e con i Genesis di The Cinema Show.



TACCUINI DI VIAGGIO: 
MONREALE - 
DISEGNI E RACCONTI

a cura di Anna Cottone

Da alcuni anni ormai a livello internazionale si muove una comunità di viaggiatori che promuove la conoscenza dei luoghi attraverso lo strumento del disegno e del "Cahier de voyage", pratica comune a molti artisti e scrittori del passato che attraverso schizzi, disegni e racconti, indagavano culture, città e territori permettendone la conoscenza. 
Quest'anno si intende concludere la ricerca iniziata l'anno scorso (con il disegno delle fontane  dello srtorico stradone di Monreale che si è conclusa in piazza), organizzando 5 incontri nella cittadina per raccontare non solo i monumenti più giustamente noti, ma anche i giardini, le feste, il cibo, l'artigianto, onde restituirne una viasione ricca e completa. Gli incontri sono aperti a chiunque voglia misurarsi con il tema del taccuino di viaggio per raccontare la propria città, anche sviluppando solamente uno dei temi elencati.
Gli incontri saranno cadenzati  in tappe mensili da sabato 20 ottobre 2018 al 16 marzo 2019.

Oggi, presso la Biblioteca Comunale "Casa Cultura -Santa Caterina" la presentazione del programma dell'iniziativa da parte della Prof.ssa Cottone.






















ARETHA FRANKLIN





Emoziona la recente scomparsa di ARETHA FRANKLIN, la <Regina del Soul>.
Nella camera ardente, allestita al Museo di storia afro-americana di Detroit, viene adagiata su una bara dorata con abito e scarpe rosse.
Aretha Franklin (marzo 1942-agosto2018)
è stata una cantante principalmente emotiva, che lega il suo canto, la sua innata musicalità e improvvisazione alla musica e all'esperienza nel jazz e generalmente nella musica nera, diventando così una delle fondatrici, se non probabilmente la principale, della musica soul.
La musica SOUL (musica dell’ANIMA dall’inglese) è una musica popolare afro-americana nata verso la fine degli anni ’50 negli Stati Uniti che affonda le sue radici nel Gospel (sacro)e Rhyhm and blues (profano).


(Libri in Biblioteca)


                  LA MUSICA NERA DAL VECCHIO AL NUOVO MONDO
di Pippo Catanzaro

< Il concetto di schiavitù cioè del possesso ed uso di persone/cose da parte di soggetti dominanti, ha connotato la storia dell’umanità.
…le tematiche legate al concetto ed alla pratica della schiavitù hanno, inoltre, permesso la nascita e l’evoluzione di concezioni religiose che hanno, nel corso dei secoli, condizionato la vita di vaste zone del pianeta.
…Il fenomeno ben presente, … è stato la violenta deportazione delle popolazioni negre dai territori africani.
…L’alibi religioso della <cristianizzazione> di terre lontane popolate da “selvaggi”, permise a spagnoli e portoghesi di inviare, oltre gli eserciti, anche un nutrito stuolo di religiosi e monaci che, alcuni per vocazione altri per punizione, si dedicarono alla evangelizzazione di quei territori anche attraverso l’attività musicale. E se da un lato congrua fu la produzione di carattere sacro, d’altro canto la produzione di carattere profano e popolare- villancicos, calindas, negrillas- non fu certamente inferiore né per numero né per diffusione.
…Molti strumenti che diverranno peculiari della cultura afroamericana, come il banjo e la marimba, saranno il frutto della ibridazione della nuova cultura che andava via via formandosi; specialmente fra gli schiavi negri iniziò a diffondersi l’uso di possedere e portare con sé uno strumento, retaggio della cultura animista africana……per lunghissimo tempo…nel contesto coloniale  …travagliato, i gruppi bandistico-militari, di antica matrice europea, acquistarono rilevanza divenendo …componente non secondaria della storia e della cultura musicale degli Stati Uniti; la costante presenza dei musicisti neri all’interno delle bande militari favorirà infatti, il successivo sviluppo umano e professionale di intere generazioni di jazzisti…..
In un clima di grandi modificazioni sociali, politiche e culturali,,,,negli stati Uniti la cultura musicale ottocentesca si trovò ad accogliere un gran numero di musicisti, spesso dilettanti, di provenienza mitteleuropea…i quali, seguendo un imponente flusso migratorio, si trasferivano nel Nuovo Mondo, sia per motivi economici che politici, divenendo insegnanti e diffondendo la cultura musicale e bandistica europea.
…Nel 1863, sotto la presidenza Lincoln, veniva proclamata l’abolizione (formale) della schiavitù ed alla fine della guerra civile americana, nel decennio che va dal 1865 al 1875, malgrado il razzismo latente, i negri ebbero accesso al voto eleggendo i loro rappresentanti e tentando di assumere un ruolo di maggiore consapevolezza e dignità sociale.
Questo processo evolutivo venne interrotto…. Il movimento schiavista si riorganizzò …e tornò a fa sentire il peso della discriminazione razziale; negli ultimi anni dell’’800…la società negra subì una progressiva disgregazione ed alle numerose comunità nere andarono sostituendosi individui in gran parte emarginati che vivevano di stenti e di espedienti…
La questione… della piena emancipazione ed integrazione sociale dei neri-americani.
…Il movimento delle chiese negre diventò il principale strumento contro la cultura schiavista ed emblematica organizzazione di coordinamento delle attività interne ed esterne alle comunità nere dando, quindi, uno slancio molto importante sia alla pratica che alla didattica musicale negra. Nel contesto di queste attività si afferma la cultura degli spirituals: formazioni prevalentemente vocali di negri cantavano brani popolari armonizzati in maniera colta, riscuotendo il gradimento del pubblico bianco ed attuando una pacifica rivoluzione malgrado gli equivoci e le inevitabili contraddizioni. Ma poiché il negro è sempre vissuto in stretta relazione con la realtà circostante, con i suoi affetti e la sua musica, si passò da una concezione corale, che aveva nei canti di lavoro e negli spirituals un forte veicolo di identità collettiva, ad una pratica individuale e spesso isolata: nasceva il blues.
In un contesto ambientale lontano dai grandi centri urbani, il negro, per evidenti esigenze di mutuo e reciproco sostegno, cerca momenti di aggregazione culturale ed umana che avranno come centro di coagulo forme di luogo-ritrovo in cui la musica popolare nera troverà stimoli, sangue e forza per affermare il suo diritto di cittadinanza. Lop strazio per le inumane condizioni di vita che connota il contesto inizaile del linguaggio blues, si estrinseca attraverso riferimenti tipici della cultura africana…
Attraverso una musicalità esasperata….il blues… diverrà nel tempo, laico tramite per narrare la lucida disperazione, velata di antica e quotidiana ironia, dei neri americani…..
Nonostante le difficoltà geografiche, politiche e razziali, i negri, attraverso varie etichette discografiche iniziarono a diffondere il loro suono ed i loro ritmi usando un nuovo linguaggio dove grande rilevanza veniva attribuita all’improvvisazione…
Il Jazz esplose in maniera abbastanza rapida: gli americani lo scoprirono alla fine della prima guerra mondiale e cominciarono ad apprezzarne il suono…con il jazz, l’America di quegli anni tentava di vincere la scommessa su cui aveva basato il senso della propria fondazione: la frantumazione della barriera che divideva il “colto” dal “popolare”. …Il linguaggio bandistico statunitense, il duplice linguaggio del blues, il linguaggio afro-cubano ed infine il ragtime, divennero elementi la cui mescolanza in una città-laboratorio come New-Orleans, fece deflagare quella miscela esplosiva che verrà poi definita jazz.
La voglia di crescere, di reperire nuovi mercati ampliando ed innovando le tecniche ed il linguaggio era forte e da New Orleans e dai territori del sud, i musicisti iniziarono a migrare verso altre direzioni.
Il jazz si avviava verso una rapida evoluzione per divenire forma d’arte squisitamente americana …esportabile in tutto il mondo.>



Nel 1967 Aretha Franklin riprende una canzone “RESPECT” incisa nel 1965 dal cantante statunitense Otis Reddingche diverrà uno dei suoi più grandi successi.
La versione della Franklin diventa un inno dei movimenti femministi e per l ‘abolizione delle forme di apartheid a danno della minoranza afroamericana: la richiesta di "rispetto" viene allargata all’intera società statunitense.










La rivolta del  <SETTE E MEZZO>

Libri in Biblioteca



<Fin dalla vigilia del 16 settembre Palermo si torceva fra le spire della rivolta. L’unica ad ignorarlo era l’autorità politica tardipede per costituzione nel tener dietro ai grandi rivolgimenti della storia. Il popolo se non sapeva, sentiva: e ognuno conosce di quanto l’intuire soverchi il ragionare. Persino un orbo, incapace d’infilare la smorta pupilla nella cruna delle vicende mondane, avrebbe avvertito nell’aria qualcosa di estremamente teso: come la pena del vetro, non percosso, ma pigiato fino al massimo della resistenza, che sta per incrinarsi. I volti delle persone, quando non erano rattratti dallo sbigottimento, apparivano come straniti; e le forme consuete della vita sociale apparivano smagate allegorie di una verità più profonda, latente dietro di esse. Parole oscure, tra profetiche, amletiche e minacciose, strisciavano da tempo intorno al fatto bruto, storicamente inattuale, ma pulsante di una più prepotente attualità ideale: la verità di ciò che non è ancora, ma deve assolutamente essere, perché così detta il Destino. Da prima, più che parole, confidenze, bisbigli, ammiccamenti di occhi e sdrusciare di gomiti, frasi smozzicate, gerghi furbeschi, che i passanti per la stessa strada si scambiavano in incontri studiati o impremeditato; poi proposizioni, che si sgranchivano in aperti discorsi, lunghi conversari corrivi a sfrenarsi nella iattanza e nella provocazione. Si discutevano piani tattici e strategici, si localizzavano i punti di attacco e di resistenza, si precisava l’ora X dell’inizio delle “operazioni”, si svesciavano, senza sottintesi, i nomi dei capi, dei sottocapi e dei fiancheggiatori della insurrezione. Alle madri si consigliava di tenere da presso i bimbi, come fanno le chiocce col branchetto dei pulcini, appena il tempo rabbruschi e minacci di dar temporale; ai fornai raccomanda vasi si provvedessero di buone scorte di farina per il caso che il rifornirsi ai mulini fosse per tornare, da un momento alla’altro, difficile; chi aveva una vendetta da compiere si fregava le mani; chi qualche conto da rendere si sentiva entrare in corpo una certa batti soffia. I poveri e i diseredati guatavano i ricchi con insolita mutria, i malviventi squadravano, con soggezione, glia genti dell’ordine, quasi a bravarli, e segnavano a dito gli arnesi di polizia, che erano in voce di sopraffattori (suvirchiusi), come a dire: “fra poco vi faremo la festa”. Dappertutto uno stato di orgasmo e di sovra eccitazione gonfio di collere, di risentimenti, di appetiti perversi, di agghiaccianti timori e di sinistri presagi. Solo le alte autorità nuotavano in un liquido ottimismo come i pesci di un indolente peschiera, incredule degli ammonimenti, che salivano dalle cose, restie a prendere quei saggi provvedimenti, che ogni pacifico cittadino suggeriva  e reclamava per arginare, se non impedire, l’imminente cataclisma. Purtroppo, l’ottimismo degli uomini di Stato è l’astuzia,onde il Destino si serve per perdere un regime. Per l’appunto, la sera del 15 settembre-mentre la chiostra dei monti intorno alla Conca d’Oro si punteggiava di misteriosi occhi luminosi sotto il cielo veleggiato da opalescenti garze di nuvole- il sindaco Marchese Starabba di Rudinì e il bergamasco Maggior Generae Camozzi, comandante della Guardia Nazionale, chiedevano udienza, nella sua dimora privata, al Conte Luigi Torelli prefetto della Provincia…..
                                                               
                                                                        ……dal libro di Giuseppe Maggiore <SETTE E MEZZO >




….1866, anno di infausta memoria per l’avvenuta sommossa settembrina, che portò, funeste conseguenze alla Sicilia, e fu causa che nella nostra provincia fosse importato il colera da le truppe, che vi furono mandate dal continente italiano per reprimere la ribellione. Strana sommossa codesta, che non si sa bene donde e per opera di chi avesse ricevuto la spinta! Senza affermare, come da non pochi è stato detto che quel movimento fu voluto o almeno secondato da coloro che reggevano allora la pubblica cosa, onde toglierne pretesto di attribuirlo alle mene dei reazionari clericali e borbonici, a fine di affrettte in modo brusco e di un colpo, la progettata soppressione de le corporazioni monastiche; cert’è però che le autorità localisia per inettitudine sia per troppas fidanza di sé stesse, non vollero o non seppero prevenire a che non prendesse pericoloso sviluppo un’insurrezione , che ben di leggieri avrebbe potuto essere soffocato in sul nascere.Fatto sta che la plebe levatasi a rumore, portò le armi e il disodine per le contrade e le vie di vari comuni dew la Provincia e segnatamente di Palermo e di Monreale. Ora in quei sette giorni di terrore, che tanto durò quella anarchia tremenda, i più autorevoli cittadini tanto di Palermo che di Monreale presero la lodevole determinazione di costituirsi in comitato di salute pubblica, onde cercar modo dio provvedere non foss’altro all’annona, far argine come meglio si potsse alle intemperanze dei rivoltosi e salvare il paese dai furori de l’anarchia. Per la qualcosa divisrono tutti d’accordo di invitare M.re D’Acquisto ad assumere la presidenza di quel Comitto come la persona più autorevole per la sua qualità di Arcivescovo. Accettò egli dunque  il difficile incarico….
E gravi conseguenze ebbe per primo a subirne il venerando Arcivescovo D’Acquisto. …

             dall’opuscolo dell’ Avv. Filippo Lorico 
<VITA DI BENEDETTO D'ACQUISTO>




Gli storiografi, interessati allo studio della rivolta palermitana del 16 settembre 1866, non sono tutti concordi sulla genesi e sul carattere della rivoluzione del sette e mezzo.   …”Questo rilievo” ed anche  per la scarsezza delle fonti, …va spiegato col fatto che la rivolta del ’66 non fu preordinata, non si svolse in base ad un piano prestabilito….ma fu una sommossa violenta, acefala e eterogenea, per il concorso di diverse fazioni, una esplosione di malcontento vasto e profondo, una reazione istintiva contro il governo, accentratore ed oppressore, e più precisamente contro <la consorteria> al potere. “




Biblioteca comunale dei libri del fondo moderno

MOSTRA DOCUMENTARIA
E
INCONTRO –DIBATTITO
SUL TEMA
“LA RIVOLTA DEL SETTE E MEZZO”
c/o Casa Cultura “Santa Caterina”
gg. 17 e 18 SETTEMBRE 2018

Esposizione TESTI:
1.     Estratto dall’Archivio Storico Siciliano - Serie III Vol. XVII RECENSIONE – Palermo 1968

2.     Nicola Giordano – STORIA E STORIOGRAFIA DEL MOTO DEL SETTE E MEZZO – Ed. I.L.A. Palma Palermo 1970 (da: Collana di Testi Risorgimentali Siciliani diretta da Gaetano Falzone)

3.     Nicola Giordano -  ANCORA SULLA GENESI DEL MOTO PALERMITANO DEL SETTEMBRE 1866 – Estratto dalla Rivista trimestrale(op. cit).

4.     Nicola Giordano – TRE LETTERE INEDITE DI CARMELO GALVAGNO A GIUSEPPE ODDO (Estratto dalla Rivista di studi storici <Il Risorgimento in Sicilia >, Palermo Gennaio-Giugno 1966)

5.     Nicola Giordano LETTERE INEDITE DI F. D. GUERRAZZI A S.G. SCARLATA Ed. G. Denaro Palermo 1966

6.     Nicola Giordano- CINQUE LETTERE INEDITE DI EMERICO AMARI A GIUSEPPE BRACCO AMARI – Estratto dalla rivista <Il Risorgimento in Sicilia> Anno VI luglio-Dicembre 197

7.     Nicola Giordano - LETTERE INEDITE DI F. D. GUERRAZZI A MARIO ALDISIO SAMMITO  - Estratto dalla rivista di studi storici <Il Risorgimento in Sicilai>, Palermo, n. 4 ottobre-dicembre 1967


8.     PALERMO ALLA VIGILIA DELLA <RIVOLUZIONE DEL SETTE E MEZZO>, quale risulta dalla pagina 355 alla pagina 371 del libro di Giuseppe Maggiore, capitolo IX (L’ORA <X> in: Giuseppe Montalbano – TOPI, CAVOUR, LIBERALI NEL RISORGIMENTO SICILIANO (1860-1861)pag. 120 XIII C 1047

9.     Seminario di Storia del Risorgimento della Facoltà di Magistero dell’Università di Palermo: IL RISORGIMENTO IN SICILIA – Trimestrale di Studi Storici – Anno I N. 3 Luglio-Settembre 1965 – S.F. Flaccovio Ed. Palermo XIIIC1287

10.                       Paolo Alatri -  LOTTE POLITICHE IN SICILIA SOTTO IL GOVERNO DELLA DESTRA (1866-74) Einaudi Ed. 1954   XIIIC 538

11.                       Alfredo Comandini – L’ITALIA NEI CENTO ANNI 1861-1870-Giorno per giorno- Ed. A. Vallardi  Milano 1929 pagg. 894-895  XIIIC 669

12.                       Giuseppe Carlo Marino - IL MERIDIONALISMO DELLA DESTRA STORICA E L’INCHIESTA PARLAMENTARE DEL 1867 SU PALERMO XIIIC 1021

13.  Salvatore Salomone Marino – LEGGENDE POPOLARI SICILIANE pag. 23 XIV C 58

14.                       Cronache di un secolo a cura di Piero Pirri Ardizzone, dalla COLLEZIONE DEL GIORNALE DI SICILIA Palermo 1959, pag. 25   XIIID 43


15.                       RIVOLTA SETTEMBRINA DEL 1866  in VITA DI BENEDETTO D’ACQUISTO  Palermo 1899 pag. 43 XVIII B 2/4

                                           
                                     













In Biblioteca,  Incontro - dibattito sul tema col Professore 
Elio Di Piazza per il  Centro Zabut

Presenti l'Assessore alla Cultura  Giuseppe Cangemi, 
l’Assessore ai Beni Culturali Paola Naimi ,











MATTEO LAMIA 
presenta il suo libro 
<LE MIE PAROLE LE TUE PAROLE> 

CASA CULTURA Santa CATERINA 





















Presentazione libro in biblioteca

"ERA DI PASSAGGIO
CRONACHE, CURIOSITA', ARTICOLI SU
Peppino Impastato"

                             di Salvo Vitale

Salvo Vitale ha condiviso con Peppino la militanza politica, le scelte e i momenti di lotta, all’interno di un personale rapporto di amicizia che lo ha impegnato costantemente a conservarne la memoria, a tutelarla e a farne comprendere la sua attualità. In questo senso, Era di passaggio. Cronache, curiosità, articoli su Peppino Impastato rappresenta il contributo più completo dell’autore, che ha raccolto e pubblicato materiali di origine differente, dalla stampa, sia cartacea che digitale, a stralci di discorsi pubblici, associati tra loro a formare un profilo complesso, non solo di Impastato ma anche della società dei nostri giorni. Un percorso che segue più binari, da un lato guardando agli anni ’70, alla sua ostinata convinzione nel proporre modelli culturali ed educativi diversi rispetto alle pratiche mafiose, e di individuare nuove  linee guida per “fare informazione”, in una terra dove era forte lo scontro con la cultura del silenzio, sia nel pubblico che nel privato, Dall’altro, l’autore si sofferma su empi più recenti, informando il lettore delle tante occasioni in cui la figura di Peppino è stata mistificata, ignorata, quando non offesa, negli ambiti più vari, dalla toponomastica, alla scuola pubblica, al mondo della pubblicità.

FLASH SU PEPPINO

Appena trent’anni. Un uomo capace di suscitare forti sentimenti d’amore e di odio in chi gli stava vicino. Dirigente politico di una struttura inesistente, ma che aveva saputo creare un’area dl dissenso, togliendo dalle case di alcuni mafiosi i loro figli e riuscendo a dar loro una coscienza politica: un uomo con le sue debolezze, la sua solitudine, il suo apparente vuoto di affetti, il suo bisogno di compagnia, la sua sessualità inesplicata, il suo sorriso sornione, a sua epidermica ribellione a qualsiasi forma di prepotenza e di conformismo:
“ Di molti non si parla più, di lui ancora. Ha lasciato un segno profondo in tutti quelli che l’hanno conosciuto, nella gente integrata, che lo riteneva un folle, negli amici che ne condividevano le scelte: una dimensione umana, quasi sempre occultata da quella politica: dietro l’immagine del militante rivoluzionario, del provocatore, del dissacratore di norme e persone intoccabili, c’era un uomo profondamente tormentato. Lo studio del pensiero esistenzialista, la lettura dei tanto amati “poeti maledetti” francesi, la riflessione sui testi di Marcuse e sulla produzione dell’uomo in rapporto a se stesso e agli altri in una società dove le strutture dell’accumulazione e della prevaricazione avevano distrutto il senso dell’esistenza libera e lo avevano relegato in “una dimensione” di negazioni. Riusciva ad immergersi in profonde tristezze e imprevedibili risposte di reazione. Ma c’era anche la voglia costante di provocare per scuoter le imbecillità e sfottere le chiusure di squallidi schemi mentali.
………
Coacervo di contraddizioni, voglia di vita, voglia di morte, fiuto del senso di qualsiasi fatto, capacità di esagerazione mitica dei personaggi, voglia di parlare, voglia di star solo. Su questa contraddizione si gioca anche l’ultimo scorcio della vita di Peppino: da un lato le istanze impetuose sul “riprendiamoci la vita” dl movimento del ’77, dall’altro la voglia “storica” di continuare a intervenire nel sociale, fuori dall’oppressione mafiosa e dagli schemi del “personalismo”, spacciato per scelta politica.














In Biblioteca...

Esposizione 
dei 
"TACCUINI DI VIAGGIO"

Da alcuni anni una comunità di viaggiatori promuove la conoscenza dei luoghi attraverso lo strumento del disegno e del "Cahier de voyage", pratica comune a molti artisti e scrittori del passato che attraverso schizzi, disegni e racconti, indagavano culture, città e territori, permettendone la conoscenza. Queste comunità, formalizzata nel 2007 in America con il nome "Urban sketchers" in pochi anni ha filiato associazioni, in tutto il mondo.

L'iniziativa è stata organizzata dalla professoressa Mariella Cottone coordinando i lavori di 18 artisti che hanno realizzato alcuni disegni dei monumenti storici di Monreale, in modo particolare, le fontane artistiche lungo la strada Rocca-Monreale.  











































MARIELLA CALO'










MARIELLA COTTONE
















MARIA FRANCESCA STARRABBA











ENZA GAMBINO





ROSANNA PIRAINO





IRENE JACONA







ROSANNA AMOROSI


STILLONE

BACARELLA

MADONIA


MAZZAMUTO


SARZONA

PIZZO


MARIELLA  RAIMONDI







In Biblioteca... Presentazione libro
"Fimmini "
di 
ANTONELLA VINCIGUERRA




Antonella Vinciguerra -SCRITTRICE
Chiara Di Prima - DIRIGENTE SCOLASTICO
Antonella Alongi - CONSOLE ONORARIO REP. DI CAPO VERDE
M. Grazia Scognamiglio INSEGNANTE
Antonella Terzo PIANISTA
Pietro Capizzi SINDACO DEL COMUNE DI MONREALE
Paola Naimi ASSESSORE ALLA P.I.
Giuseppe Cangemi ASSESSORE ALLA CULTURA



Da dove traggono la forza le "Fimmine" di queste novelle per affrontare le insidie di un mondo forgiato a misura d'uomo? Quali risorse consentono loro di conservare intatta la bellezza e il coraggio anche quando la vita le mette a dura prova? Ciascuna incarna la terra di Sicilia e rappresenta un grido di libertà, l'incapacità di sottomettersi alla schiavitù alla quale sembrano essere predestinate e la forza di sopravvivere senza mai esitare anche davanti all'estremo sacrificio di allontanarsi dagli affetti più cari. In questo palcoscenico di povertà economica e ricchezza d'animo, la Sicilia fa da cornice con i suoi profumi portati dal vento caldo di scirocco e le sue cicale che, con il loro incessante frinire, accompagnano la quotidianità della vita sull'isola, come testimoni nascoste di passioni forti e contrastanti






...L'alba era lì e attendeva un'altra giornata carica di eventi misteriosi e mai scontati. In una moltitudine di colori, come pioggia di lapilli infuocati, la luce spargeva la sua polvere d'oro su quella valle incanta, dove i bagliori e le ombre sinuose facevano di una magnifica isola mortale il segno tangibile dell'immortalità dell'anima di chi li popola. La natura componeva un altro dei propri capolavori, mentre mani instancabili plasmavano una terra caratterizzata da un grande ingegno ma, ahimè, da poco impegno. Nell'aria vetuste civiltà avevano disseminato profumi, e nel ventre dell'isola gli antichi splendori avevano forgiato un popolo fiero e incapace di accettare ogni sorta di schiavitù.
In un tale palcoscenico di povertà e ricchezza d'animo, di ragione e sentimenti forti e contrastanti, i personaggi di una piccola storia della Sicilia del Novecento, come diamanti grezzi dalle mille facce, non accettavano l'idea di mostrarne solo una e accostavano le porte del proprio mondo per fare intravedere uno scorcio della loro vita prima di entrare in scena e raccontare con semplicità la tragedia comica della propria esistenza. Erano personaggi forti che, con brillantezza, coraggio e a volte ironia e saggezza, forgiavano il proprio destino tessendo sapientemente una tela, la cui trama complessa era governata dalle "fimmine".
Esse sono le protagoniste indiscusse di queste pagine; sono ragazzine che tengono in pugno i fidanzati, adulte forti che hanno fatto della loro esperienza una forza propulsiva che domina il mondo maschile fino a piegarlo al proprio potere anche dopo aver lasciato questa terra (Accamadora). Povere o ricche, buone o malvagie, conservano intatta la propria bellezza e non si lasciano scoraggiare mai dalle forze che mettono a repentaglio la loro sopravvivenza; sanno quando tenere gli occhi bassi e la bocca serrata senza farsi sottomettere mai e senza mai mettere in secondo piano la famiglia, anche a costo del sacrificio estremo di farsi da parte (lascia che il fiume scorra).
Il loro linguaggio è forte ed elegante e, pur rimanendo popolare, non è mai veramente volgare. Esprime la passione autentica e senza veli, rappresenta la voglia di riscatto e a tratti raffigura un forte grido di libertà.
"un populu diventa poviru e servu quannu ci arrubanu a lingua" diceva il grande Ignazio Buttitta e queste fimmine la "lingua" la possiedono nell'anima e la usano con studiata scaltrezza per combattere una quotidiana guerra in un mondo a misura d'uomo, lasciando il segno indelebile di una forte identità. La splendida e infuocata, comica e tragica, in cui le lacrime bruciano come lava su un viso che ammicca al mondo. 





       








In Biblioteca...
presentazione libro:


LA DURA MEMORIA DELLA 
SHOAH

a cura di Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro



Carmelo Botta  è docente di Filosofia e Storia nei licei. Ha realizzato importanti progetti didattico-educativi nell'ambito della tutela dei diritti umani e della lotta per la legalità. Ha orientato prevalentemente il suo studio e le sue ricerche nel settore della didattica della storia. E' consigliere dell'associazione "Scuola e Cultrura Antimafia". I suoi lavori sono stati pubblicati su riviste e periodici. Collabora per le attività di studio, documentazione e ricerca con il Centro per la Ricerca, lo studio e la documentazione delle Società di Mutuo Soccorso, istituito dal Coordinameto Regionale delle Società Operaie di Mutuo Soccorso.   

Francesca Lo Nigro vive e lavora a Palermo. E' dirigente scolastico. Ha sempre lavorato in scuole collocate in aree a rischio, impegnandosi in percorsi formativi e didattici relativi ai diritti umani, al recupero del disagio adolescenziale, alla legalità. E' consigliere dell'associazione "Scuola e Cultura Antimafia". Ha pubblicato articoli e saggi d'inchiesta su riviste e periodici. 


Contributi di
ROSA CUCCIA E MICHELANGELO INGRASSIA




A dispetto del tempo che ci allontana sempre più da quella prima metà degli anni '40, la memoria della Shoah diviene e resta "dura", come suggerisce il titolo di questo libro. Resta dura da affrontare, perchè la scelleratezza dei fatti rimarrà sempre incomprensibile e inaccettabile; ma al contempo dura diviene, nella sua solidità, grazie all'impegno degli storici, studiosi e insegnanti che continuano ad approfondire il momento storico e politico del nazifascismo e a respingere il negazionismo, interrogando le coscienze.
La dura memoria della Shoah offre un nuovo approccio all'analisi dello sterminio del popolo ebraico e delle minoranze "indesiderate", proponendo strumenti di informazione e di riflessione per uomini e donne di tutte le età. 
Nella prima parte, Ingrassia presenta una costruzione storica dettagliata, dall'origine del pregiudizio nei confronti degli ebrei fino allo sterminio. 
Nella seconda, i curatori Botta e Lo Nigro presentano le voci dei sopravvissuti ai lager, che hanno incontrato personalmente; testimonianze preziose, in grado di creare un contatto ravvicinato, soprattutto con i più giovani. 
Nella terza parte, Cuccia propone numerosi e innovativi percorsi di didattica, inerenti allo studio della Shoah, fin dalla scuola primaria, supportando la teoria con la lettura di molti libri e film, per tutte le età.
   
Questo lavoro nasce dalla necessità di avviare un nuovo approccio all'analisi della questione dello sterminio nazifascista dl popolo ebraico e delle minoranze "indesiderate2; uun approccio di più ampio respiro, che fornisca gli strumenti per una riflessione sul fenomeno dentro e fuori la scuola, attraverso approfondimenti, testimonianze di sopravvissuti ai lager, racconti dei familiari che hanno subito indirettamente la barbarie nazifascista, considerazioni sull'opportunità di affrontare il fenomeno nella scuola primaria. Nonostante costituisca la pagina più catastrofica della storia del ventesimo secolo, parte essenziale della nostra identità e del nostro immaginario, la Shoah corre il serio pericolo di trasformarsi in un fatto ormai lontano e superato, che non ci riguarda più. Tutto questo, naturalmente, ha insidiose ricadute nella reale e critica comprensione del fenomeno storico. Considerare la Shoah come un evento del passato, mentre rapidamente volge al termine il viaggio dei testimoni diretti, nasconde il rischio di una implicita noramlizzazione dello sterminio nazifascista del popolo ebraico e delle minoranze perseguitate. La banalizzazione della tragedia, la sua narrazione retorica e semplificata è la sfida con cui dovranno confrontarsi i docenti, gli studiosi, le nuove generazioni. I contributi presenti in questo libro tentano di trovare un equilibrio non impossibile fra le ragioni della rigorosa e documentata ricerca storica e la necessità di un contatto ravvicinato con il vissuto di un adolescente di oggi.
La ricopstruzione e la conoscenza storica del contesto, gli spunti di riflessione sulla didattica - che possono tornare utili a chi si trovi ad operare in ambito scolastico e giovanile - l'incontro con la testimonianza diretta tramite l'ausilio delle interviste ai sopravvissuti, la riscoperta della storia locale che riporta in vivo la narrazione delle deportazioni possono servire a far comprendere alle giovani generazioni che studiano queste lontane e terribili vicende che quella storia di vittime e di carnefici parla per loro, parla di loro, parla grazie a loro, mente nuove vittime e nuovi carnefici agitano e sconvolgono il tempo presente.


 Il Sindaco Avv. Pietro Capizzi 



















INAUGURAZIONE 
DELLA NUOVA INSEGNA MUSIVA 
DEL LICEO ARTISTICO "MARIO D'ALEO"
DI MONREALE







Ricordiamo che, nell'anno scolastico 1959-60 il Professore Benedetto Messina fonda a Monreale la scuola comunale per la ceramica e per il mosaico con sede presso la sua stessa abitazione portando avanti dei corsi serali sovvenzionati dal Consorzio Provinciale per l’Istruzione Tecnica. 
Negli anni '60 viene istituita una sezione staccata dell’Istituto Statale d’Arte di Palermo, ma solo per il mosaico, dal 1962 al 1968 con promessa di riconoscere in seguito anche la sez. Ceramica.
Nel 1964 la scuola si trasferisce, dalla casa del prof. Messina nei prestigiosi locali dell'ex monastero dei Benedettini in piazza Guglielmo. 
Dal 1974 ad oggi l'Istituto d'Arte ha sede in via Biagio Giordano,14.
Successivamente, nei primi anni ottanta, l’Istituto viene trasferito nei locali attuali, costruiti appositamente, grazie a dei finanziamenti, anche se lontani dal centro.
L’Istituto d’Arte il 13 giugno 1985 viene intitolato al Capitano Mario D’Aleo, barbaramente assassinato assieme ai suoi collaboratori, il 13 Giugno 1983.

Nel 1994, l’Istituto Statale d’Arte per il mosaico “M. D’Aleo”insieme al Comune di Monreale ed il contributo della Regione Siciliana, nell’11° Anniversario della scomparsa del Capitano M. D’Aleo e dei suoi collaboratori, “come esempio nobile di collaborazione con le istituzioni civili”, inaugurano la realizzazione del progetto “UN GRAFFITO ALLA MEMORIA”- Ovvero educare alla legalità, esprimendosi col fare artistico, a cura di Giovanni Gambino. 
Una memoria storica, dedicata al Cap. Mario D'Aleo rivolta ai giovani, affinchè non si perda. 
Il graffito è una frase scritta in cinquantadue caratteri presi tra gli alfabeti di nove civiltà mediterranee che vogliono essere decodificati: 
"fino a quando i fiori germoglieranno odori nuovi respireremo" 
L'opera così realizzata viene sistemata davanti la facciata della caserma dei carabinieri, vicino l'ingresso e bene in vista. 
(vedi post pubblicato in data 08.03.2011) 
Nel corso degli anni  l'Istituto ha mantenuto viva la tradizione promuovendo una serie di iniziative culturali legate allo studio del mosaico in funzione del restauro e della ricerca di nuove forme espressive, campi di applicazione e destinazione.

Oggi, 22 gennaio 2018, alla presenza di autorità civili, militari e religiose, la Scuola d'arte rinnova la sua insegna posta all'esterno dell'istituto.










THE FREAK EDITORI 

presentano  
il libro di Gildo MATERA 
"Il Sogno di Guglielmo"


c/o
CASA CULTURA Santa CATERINA



Al confine tra ricostruzione storica ed invenzione letteraria si muove questa rappresentazione teatrale di Gildo Matera, nella quale l'evento dell'edificazione del Duomo di Monreale rivive insieme al suo promotore, Guglielmo II, il Re illuminato che mosse mondi interi e diversi per la realizzazione del proprio progetto. Voci ed urla di contadini ed operai, marinai e maestranze, riecheggiano una Sicilia lontana e contraddittoria che prende forma sulla scena: dalla campagna al mare in tempesta, tutti si ritrovano nella Babele della costruzione, il composito scenario del cantiere fatto di arabi, africani, veneziani bizantini, siciliani, mille anime che sembra impossibile fondere insieme. E' il senso del divino, pare voglia dire Matera, che fonde la pietra alla pietra e la pietra alla terra, che tiene così elementi diversi, a volte opposti, che muove gli intenti a convergere verso un unico scopo, i viaggi ad un medesimo luogo, le menti ad un unico sogno.


GILDO MATERA (1930-1999) MONREALESE DI ADOZIONE, HA LAVORATO PER LA rai E PER IL CINEMA, è STATO ASSISTENTE DI sTORIA DEL tEATRO PRESSO L'iSTITUO sUOERIORE DI GIORNALISMO ED HA FATTO PARTE DEL GRUPPONUOVOTEATRO. E' AUTORE DI DIVERSI TESTI TEATRALI e  VINTO NUMEROSI PREMI DI POESIA. 


Quando vidi per la prima volta il Duomo di Monreale - ero ancora un ragazzo - rimasi incantato da tanta bellezza, come si incantano tutti coloro che varcano la soglia del Tempio per la prima volta e non soltanto. Da allora, senza sottrarmi allo sguardo benevole del Cristo, ho cercato di scorgere qualcosa di nuovo, di nascosto, di lasciato nell'ombra: il tracciato di un segno, la morbidezza d'una veste intessuta di pietre e divenuta una trina, uno sguardo di pietre colorate che penetra l'anima e la seduce. Ma quello che ha sollecitato in me la curiosità è il periodo storico in cui il Tempio venne edificato. Un periodo in cui Palermo passava dal dominio degli arabi a quello dei normanni - dei soldati di ventura al soldo di potenti, ma soprattutto della Chiesa di Roma, con la quale strinsero un patto di fedeltà - che andavano incontro al nemico al grido di: "Dex aie, Dio, aiuta!"
Degli avventurieri, dunque, capaci di dar di spada, ma sensibili alla civiltà superiore - quella musulmana - trovata nell'isola che, scrive Jean Hurè, "essi vollero assimilare nel campo intellettuale ed artistico", tanto da rivaleggiare con lo splendore del mondo bizantino facendo edificare opere di rara bellezza come il Duomo di Monreale. Molte volte ho tentato di scrivere una rappresentazione storica e spettacolare di quell'avvenimento, così tanto importante. Soltanto in questo 1998 dopo mesi e mesi di ricerche, sulla scorta di fonti attendibili, desunti dagli archivi storici della Storia Patria, della biblioteca dei padri cappuccini e da quella della Regione Sicilia, dalle miscellanee, dai testi di un cronista di quel tempo, ho potuto, inserendovi quel tanto di fantasia credibile che l'insieme delle fonti mi ha suggerita, ricostruire quei giorni, così tanto lontani, i personaggi, immaginare il loro mondo. Cosi disse Guglielmo quando vide nella sua interezza, la realizzazione del suo sogno. Aveva seguito le varie fasi della costruzione sin dai progetti, aveva dato suggerimenti, aveva senz'altro discusso lungamente con l'architetto il cui nome si è perso nella polvere del tempo, aveva immaginato come sarebbe venuto il tempio, ma il vederlo dovette senz'altro dargli una sensazione di stupore tale da trapassargli l'anima. E' come parlavano lui e gli altri allora? Qui ho abusato. C'era la necessità di rendere un testo drammatico comprensibile. Le fonti in mio possesso parlano latino, seppur molte volte tradotte in italiano moderno. Ma la scuola poetica siciliana di Federico II, Ciullo D'Alcamo, dante, Petrarca, Boccaccio, dovevano ancora arrivare. La lingua italiana ancora non era nata, anche se già si affacciavano delle vistose trasformazioni. Ed il popolo come si esprimeva? Come si esprimeva quel coacervo di etnie diverse stabilitesi nell'isola attraverso le varie conquiste? Quale dialetto parlavano i Greci, i Latini, gli Arabi che vivevano nei diversi quartieri di Palermo e nell'isola con le loro pregiate mercanzie, con le loro pratiche d'usura? Ho preso la scorciatoia. I miei personaggi parlano, gli uni in italiano a volte un pò arcaico, gli altri un siciliano "stretto", un pò simile al dialetto di taluni centri del'interno dell'isola, dove la contaminazione, come per la lingua italiana, non è avvenuta. Non so se vi sono riuscito per il linguaggio e le altre cose, se ho lasciato sfuggirmi fatti e avvenimenti che meritavano di diventare corpo e anima della mia rappresentazione. Diciamo che ho fatto, con i limiti propri degli umani, qualcosa che fosse meno indegna possibile - direbbe un poeta - di cotanta magnificenza.

Gildo Matera



Il sindaco Avv. Pietro Capizzi 

L'Assessore alla Cultura Dott. Giuseppe Cangemi




Valerio Tripoli, Pietro Maria Sabella gli editori; Prof. Andrea Le Moli di storia e filosofia dell'Un. di PA, Prof. Giuseppe Spinnato, Noemi De Pasquale , dottore di ricerca linguistica 


.........Chiddu è mari grossu, ca si un 'nt'arruspigghi e un t'aggiusti a vista, ci 'u va cunti e pisci ca chidda è terra. La Sicilia è senza negghi. Lu celu è splinnenti e la marina è sempri chiara. E' terra biniritta. Quannu lu mari sfua la sò rabbia, la costa addiventa bianca di scuma ca pari latti. E ci viri vulari l'ancili.
..........






La tradizionale ZAMPOGNA  monrealese


in 
Biblioteca Comunale


con i preziosissimi artisti 

*Salvatore Modica *Emanuele Modica  *Benedetto Miceli



































VEDI ANCHE SU:

https://it-it.facebook.com/monrealenews.it/










ENSEMBLE VOCALE 
a Casa Cultura

a cura degli Assessori Nadia Battaglia e Giuseppe Cangemi

Musiche di K. Jenkins L.V. Beethoven C. Orff 
Canti etnici della tradizione araba/africana
al pianoforte Silvia Vaglica
direzione di Giovanni Scalici


























CELEBRAZIONE 

DELLA

GIORNATA UNESCO DELLA FILOSOFIA

La filosofia come pratica dialogica di comunità



Maria Rita Fedele, Docente di Filosofia e 
Teacher in philosophy for children for community secondo gli standard internazionali vigenti




La philosophy for children/for community: il modello teorico

La philosophy for children/for community, nota come P4C, si ispira al modello teorico di Matthew Lipman e al suo curricolo fondato negli anni Settanta del Novecento. La proposta di Lipman spinse già da quegli anni ad intendere, in modo inusuale, la filosofia come una pratica riflessiva, coniugabile a tutte le età, dai più piccoli agli adulti, come pratica dialogica di comunità.
Per Lipman, infatti, la capacità di dialogare filosoficamente non si lega allo sviluppo del pensiero astratto e formale, per dirla con le parole di Piaget. Anche ai bambini Lipman attribuisce la possibilità del filosofare e anzi individua proprio nell’infanzia il luogo privilegiato della filosofia.
È presente nei bambini quella tipica disposizionea meravigliarsi di fronte al mondo, a stupirsi delle cose e a porsi tanti “perché”[1]. In altri termini, i bambini, molto di più degli adulti, sarebbero caratterizzati dalla tendenza ad interrogarsi, a questionare, senza dare nulla per scontato, soprattutto se le domande si sviluppano in contesti esistenzialmente significativi come la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari.
La ricerca di senso e di significato che caratterizza l’infanzia spinge i bambini ad essere capaci di pensare e di discutere di questioni di rilevante importanza, quali l’amicizia, la libertà, la verità, il bene e il male. Per tali ragioni, nell’introduzione al testo, forse più celebre di Lipman, Educare al pensiero, il filosofo scrive:

«non è facile impedire ai bambini di filosofare […] i ricordi cui siamo profondamente legati, degli anni trascorsi a scuola rappresentano spesso momenti in cui abbiamo pensato con la nostra testa e certamente non grazie al sistema educativo, bensì suo malgrado»[2].

La presenza di questa sorta di “istinto” filosofico trova le sue ragioni nel fatto che proprio fin dall’infanzia i bambini aspirano ad una vita ricca di esperienze esistenziali significative e ciò li spinge a porsi delle domande, a pensare e a ragionare su questioni ritenute squisitamente filosofiche: dall’origine dell’universo al significato della morte, dell’amicizia, al valore delle regole.
La matrice teorica che ha ispirato Lipman nell’elaborazione del curricolo della “philosophy for children” (P4C) è fortemente imperniata nel pensiero di John Dewey, in particolare nella valorizzazione del ruolo dell’esperienza e nella considerazione della logica come strumento per lacostruzione di una società democratica nonché del pensiero come indagine problematizzante sull’esperienza. Pur tuttavia, è possibile scorgere nello snodo teoretico del pensiero di Lipman un significativo richiamo alle filosofie fenomenologico-esistenziali, fra cui quella husserliana, in cui forte è il rilievo assegnato al concetto di intenzionalità.
Secondo la fenomenologia husserliana, è l’intenzionalità della coscienza a dare senso al mondo. La coscienza, infatti, non è una dimensione autonoma, disincarnata, isolata dal resto del mondo, ma è “apertura” all’alterità, è un “dirigersi verso”, è la capacità di dare senso (o molteplici sensi) a ciò che è esterno ad essa, a partire da quel contesto biologicamente, psicologicamente, materialmente condizionato, che colloca ciascuno di noi in uno spazio geografico ben preciso e in un’epoca storica. In questa prospettiva, dunque, la coscienza soggettiva che si rivela in ogni caso come coscienza intenzionale è legata in modo inscindibile al mondo-della-vita (Lebenswelt) ed è quest’ultimo ciò che rende possibile il legame tra esperienza e senso in quello sforzo incessante di cogliere il significato in ogni fenomeno.
In questa direzione, la P4C si propone come un valido modello pedagogico, capace di trasformare l’attitudine “naturale” dei bambini a filosofare in una vera e propria capacità, quella che Lipman stesso definisce pensiero critico, antidogmatico, problematizzante. La dimensione critica del pensiero è quella che permette di articolare e strutturare pensieri coerenti, argomentando le proprie tesi, distinguendo inferenze valide e non valide, formulando giudizi in base a criteri fissati.
È questa la modalità del pensiero in base alla quale non ci si lascia condizionare dai pregiudizi, dalle affermazioni scontate, dal “sentito dire”, ma si problematizza, assumendo quella distanza dalla realtà pre-data che è sinonimo di apertura “mentale”, tendenza a rivedere, a mettere in discussione, a disporsi verso la realtà come se fosse sempre la prima volta.
Tale proposta didattica della filosofia, che si pone come pratica dialogica di comunità, riferendosi a tutti i gradi e gli ordini di scuola, nasce da una precisa domanda: "Perché abbiamo bisogno di una filosofia?".
Habermas risponderebbe: "per liberare l’umanità dal principio di autorità".
C’è bisogno della filosofia per contrastare le nuove ideologie che imperversano nel nostro tempo:

1.     quelle del mercato, della globalizzazione, che riducono gli individui a meri consumatori;
2.     quelle di poteri occulti, delle logiche clientelari e affaristiche, che riducono gli individui a meri assertori di compiti;
3.     quelle dei tecnicismi, che in nome del "saper fare", costringono gli individui a seguire determinate logiche di azione, trascurando la dimensione essenziale del "sapere essere".

I tecnicismi eclissano la ragione sapienziale e determinano il trionfo della ragione strumentale, ma la ragione strumentale non sa distinguere tra ciò che si può fare e ciò che si deve fare!
Significative le affermazioni di Martha Nusbaum, riportate nel saggio intitolato "Non per profitto", in cui si insiste sull’importanza della filosofia e, più in generale, del sapere umanistico, in un’epoca, comela nostra, in cui «siamo stati sedotti dalla crescita economica, ma senza istruzione e formazione non c’è progresso». La filosofia propone una cultura pubblica deliberativa, in cui il sapere si fa cultura dell’uomo e, quindi, coltivazione della sua umanità.
Queste sono le ragioni che dovrebbero spingere le scuole a pensare ad una nuova didattica della filosofia, che tenda ad innovarne l’insegnamento nei licei, laddove esso è previsto, e a promuoverla ex novonegli altri ordini e gradi di scuola, come pratica dialogica di comunità, propedeutica certamente alla formazione del pensiero critico, riflessivo e valoriale, nel senso in cui afferma il padre della philosophy for children 
 MARIA RITA FEDELE
                                                                                                                     

1Cfr. M.Lipman, Il prisma dei perché, Liguori, Napoli, 2004
[2] Cfr. M. Lipman, Educare al pensiero, trad. it. di A. Leghi, Vita e Pensiero, Milano, 2005, p. 9





Sindaco Avv. Piero Capizzi - Assessore alla Cultura Dott. Giuseppe Cangemi Assessore ai BBCC Dott.ssa Nadia Battaglia - Prof.ssa M. R. Fedele Docente di Filosofia- Prof. Antonio Cosentino, Presidente del comitato scientifico del CRIF - Prof. G. D'Addelfio Docente di Pedagogia Generale e di Filosofia dell'Educazione

















OMAGGIO A LUIGI MARIA BURRU
Proiezione del film "I CENTO PASSI" 
di 
M. T. GIORDANA 


CASA CULTURA Santa CATERINA


 L'Assessore alla Cultura Dott. Giuseppe  Cangemi dà il benvenuto agli alunni della classe dell' Istituto Superiore "E. Basile"



Presenti all'iniziativa culturale il Direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia della Regione Sicilia Dott. Ivan Scinardo. Gli Attori siciliani Gino Carista. Giuseppe Moschella, Emanuela Mule che hanno ricordato il collega Burruano.









  






ESPOSIZIONE DELLA COLLEZIONE DI OPERE D'ARTE 
DI ALCUNI degli 
ARTISTI STORICI MONREALESI
PRESSO LA BIBLIOTECA COMUNALE del fondo moderno 
"CASA CULTURA Santa Caterina" di Monreale

(Senza l'Arte il mondo è silenzioso e vuoto. Rinchiuso.) 

L’esposizione della collezione di opere d’arte di alcuni artisti monrealesi che hanno mostrato attenzione agli aspetti più stimolanti dell’arte e che in passato hanno donato alcune loro opere al Comune di Monreale, vuole porre le basi per uno sviluppo  culturale ordinato e produttivo. Per le scolaresche del nostro territorio, stimolo al pensiero e al giudizio critico perché un approccio estetico che parte dalle sensazioni e dalle emozioni permette di stupirsi, meravigliarsi e sviluppare la sensibilità creativa.
L’espletamento di un progetto culturale all’interno della biblioteca comunale,  volto alle scuole del territorio, agli utenti e ai visitatori è sicuramente arricchimento e orientamento maggiore per quanti desiderano conoscere l’escursus artistico dell’arte monrealese che ha le sue origini con la costruzione mosaicale del Duomo di Monreale e di tutto il patrimonio artistico-monumentale ereditatoci dai Normanni.

E il "culto" dell'arte a Monreale, è stimolato dalla presenza di questo patrimonio architettonico,  nucleo e fondamento di ogni settore della vita del paese.  
Da fonti storiche, apprendiamo che una scuola di artisti ruota attorno alla famiglia Oddo. Il muratore ed architetto Masi Oddo, lavora per molto tempo nel Duomo anche come mosaicista. Masi Oddo dimora presso la torre denominata la vetriera e alla sua scuola, viene lavorata anche la ceramica. Il vero artista è però il figlio Pietro "fornito anche di una buona cultura umanistica e letteraria." Egli perfeziona l'arte del mosaico a Monreale, ripara, in Cattedrale, diversi pannelli in mosaico ma la sua opera più importante è il pavimento dell'ala sinistra del presbiterio. Alla famiglia Oddo si aggiunge quella dei Nicolosi, Matranga e i fratelli Zerbo.  Altri artisti lavorano per realizzare commissioni da parte di cittadini privati e Chiese. Nel ‘600 a Monreale, l'arte del barocco assume esempi significativi: infatti molte Chiese, vengono rinnovate secondo il nuovo gusto. Nello stesso secolo, la Sicilia vanta di avere il grande pittore Pietro Novelli: nasce nel 1603 a Monreale e come il padre amò l'arte. Verso la metà del '700, le condizioni politiche consentono di intensificare i rapporti con la cultura italiana ed europea. L'isola partecipa alle vicende socio-politiche, filosofiche, letterarie, artistiche che investono l'Europa. Le Accademie italiane e straniere allacciano rapporti tra loro, si intensificano le corrispondenze culturali tra italiani, francesi, inglesi e tedeschi. La Sicilia è meta di viaggiatori stranieri che ne scoprono la bellezza naturale ed il significato, spesso drammatico, dell'arte. Si diffonde intanto la cultura francese ed ogni intellettuale congiunge  legami alla ricerca urgente di una verità, e non solo. Monreale è al centro di un vasto rinnovamento di studi, specie nel campo letterario e filosofico.  Nella pittura, si distingue Antonino Leto, Giaconia e più avanti, tutta la scuola di artisti che "nelle loro opere attingono ispirazione da Monreale, del suo Complesso monumentale, della visione della Conca d'oro, dell'aria caratteristica della nostra città" (G. Schirò). Pietro Oddo,  Antonino Leto,  Andrea Di Piazza, Salvatore Giaconia, Pietro Novelli 
“Artisti…dal loro diverso tempo di realizzazione e di indirizzi estetici.... Li accomuna, all'origine, una uguale carica di sollecitazioni: quel sentirsi, da Monreale, dentro lo spazio più vasto del proprio "durare".. Così fu per il Novelli...e poi per Antonino Leto... pittura che si sostanzia dei fermenti culturali europei e che si attua perciò nei migliori riscontri artistici dell'epoca. Una tensione che non si allenta ma che si rigenera nelle più recenti generazioni di artisti monrealesi, sino ad arrivare ai più validi linguaggi delle odierne avanguardie."(F.sco Carbone) 
La generazione dal 1936 al 1951, reduce della catastrofe mondiale,  testimoniata non solo dalle rovine delle città e dai segni fisici dei corpi dilaniati dalle stragi ma anche da una solitudine esistenziale, prigioniera di una coscienza inutile e vuota, necessita di una ricerca interiore che riscatti l’essere umano, ormai troppo mortificato.
I pittori, i filosofi, i poeti, i letterati, offrono già il ritratto dell'uomo contemporaneo.
L'interscambio dei diversi linguaggi, delle esperienze culturali ed estetiche accomuna ed avvicina popoli lontani in un unico denominatore. Dalla fine degli anni cinquanta, le arti figurative si ritrovano di fronte alla dialettica del realismo-astrattismo. Lo scontro fra le due correnti, porta gli artisti a voler superare i due linguaggi per seguire altri itinerari, fatti di esperienze di vita anche casuali. Raggiungere cioè la realtà, non con le applicazioni di regole e codici imposti ma con l'uso di una materia che significhi oggetto ed enigma. Artisti che sentono la necessità di uscire da questa antinomia, per non perdere la spontaneità creativa e che adoperano un linguaggio pittorico, appartenente all'esperienza dei cubisti, degli espressionisti, degli astrattisti. Si fa avanti, in campo internazionale, il nouveau rèalisme fatto con assemblaggi di elementi. In America, la Pop Art che ironizza la civiltà dei consumi e di cui ci si crede protagonisti. Una dissacrazione della società, in realtà senza valori. La Pop Art americana influisce anche su artisti italiani; si avvicendano e s'intrecciano movimenti e correnti da teorici dell'arte. Altri, tentano invece di dare agli impulsi "pop", forza interiore. Vi è un rifiuto della rappresentazione naturalistica, da parte di quanti scelsero il confronto con il vero e libera reinterpretazione dell'apparenza. Artisti diversi, vicini e lontani ma accomunati dalla volontà di far conoscere i propri racconti, i paesaggi, gli oggetti, le commozioni e le emozioni, le follie  umane, il dramma quotidiano, non prescindendo dall'apparenza delle cose. Non soggezione alla perfezione della realtà ma piuttosto la proposta di una larga leggibilità del mondo in cui l'immagine, l'oggetto implichi tanti perchè al di là della loro esistenza fisica. E già agli inizi degli anni settanta si avverte la tendenza di fare gruppo, nel senso che si trattava di porsi in una posizione critica di fronte alla cultura e alla società imperante che tende a lasciare fuori gli intellettuali e a spingerli nell'individualismo. E' vivo il bisogno di creare un rapporto tra l'artista e la società che, malgrado tutto, considerano ancora viva. E nella ricerca di una verità, ognuno intende conservare la propria libertà d'espressione.  La Sicilia è presente con interscambi filosofici ed estetici. I giovani conoscono molte opere esposte alle Biennali Veneziane: informazioni e fermenti che servono a dare risonanze positive e negative all'arte in Sicilia. Come scrive Giovanni Bonanno: "In molti è forte sia la fiducia nella ricerca di nuove forme e significati, sia la necessità di trovare in un ripiegamento nel passato, le ragioni per una creazione pregna di valenze, rimandi, ironie e riletture della storia dell'arte. In un'arte dischiusa all'universalità contemporanea è da escludere, per il superamento del perimetro insulare, qualunque elemento che tenda a uno specifico di sicilianità. La Sicilia non è una realtà concreta, nè una tipologia agli occhi di memorialisti o peggio di turisti. E' una segreta immagine nel cuore di chi, siciliano, incide, dipinge e scolpisce per diverse regioni d'Europa e d'America. Una struggente icona di luce e di dolore che alimenta la coscienza e il senso creativo: ideale riferimento, sempre nell'essere contraddittorio, di vita e di morte. Sicilia, libera da condizionamento neorealisti e da stilemi figurativi, che possiede, su una struttura stratificata da millenni di storia mediterranea ed europea l'eredità del novecento, così come si è voluta dalla seconda guerra mondiale in poi, sotto il carico di paure atomiche e di incertezze post-moderne... internazionalismo formale in Sicilia, radicalmente votato alla fissazione di una verità che non ha sede in un luogo che pertanto è identica a Cuba, a Tokio, a Copenaghen, a San Paolo, Los Angeles e Palermo... una Koinè di strutture e segni, ovunque identici". Già a Monreale, in quegli anni, varie esposizioni d'arte riflettono i nuovi fermenti artistici e, in alcuni saggi critici, si poteva così leggere:...l'opera rileva un uomo affascinato dalla realtà ...non come spettatore...ma lavoro di ricerca e di meditazione sui mille meccanismi che legano l'umanità.. troppe volte assassinata. Oppure: ...L'arte di oggi è arte intensamente connotativa: liberatosi dai significati, l'artista tende all'espressione pura; la pittura diviene musica, gioco libero di forme e di colori. Come riferimento alla tradizione locale, nel 1959 nasce a Monreale, la scuola d'Arte comunale, nel 1962 come sezione staccata per il mosaico dell'Ist. Statale d'Arte di Palermo e nel 1968, Istituto autonomo:Istituto Statale d'Arte per il mosaico ("M. D'Aleo"). Ne esce una schiera di giovani Artisti …
E quanti altri, tutti educati nel rispetto  dell’arte e nel suo segno dominante che è l’autenticità della ricerca e dell’espressione e ancora, volontà  di affermazione. Il percorso storico prosegue insieme con l’apertura di botteghe d’arte, laboratori di ceramica e di mosaico,  e di studi d'arte di artisti locali. Nel 1971, come consolidamento di questa tradizione, Monreale ha accettato la donazione della Sig.ra Eleonora Nora Posabella, titolare della Galleria "Il Vantaggio" di Roma che ha voluto onorare la memoria dell'illustre scrittore e critico monrealese scomparso Giuseppe Sciortino offrendo, in diversi momenti e, nel corso degli anni, numerose opere d'arte moderna e contemporanea, di famosi maestri del '900. Lo scopo è stato quello di istituire la Civica Galleria d'Arte, per arricchire il  materiale artistico monrealese, destinata a stimolare energie giovanili ed educare artisticamente e culturalmente tutta la cittadinanza.  Molti altri artisti, pittori, scultori, mosaicisti, ceramisti che hanno operato, da autodidatta, con consensi e successi di critica a Monreale e in altre città italiane e all'estero.
Un percorso storico-artistico che a Monreale sembra non fermarsi e che continua a manifestarsi attraverso la creazione di opere d’arte  di altri artisti meno giovani e giovani talenti emergenti che meritano di farsi conoscere e di affermarsi. 














Benedetto Messina Salvino Spinnato Giovan Battista Cputo

Saverio Terruso

Giuseppe Sardisco

Giovanni Alvich Calogero Gambino Mario Lo Coco

Silvio Guardi

Giovanni Marotta

Marcello Buffa

Antonino Nacci Pino Anselmo Franco Panella Enzo Arico'

Antonino Nacci


Ceramiche di Elisa Messina










GIOVANNI ALVICH

Giovanni Alvich è docente al Liceo Artistico “Mario D’Aleo”.
Conoscitore delle tecniche plastiche e decorative.
Il Prof. Alvich, nel corso degli anni,  ha contribuito molto a mantenere viva la tradizione dell’Istituto d’Arte per il mosaico, promuovendo, insieme ad altri docenti,  una serie di iniziative culturali in funzione del restauro, della ricerca di forme espressive, campi di applicazione e destinazione.
L’Istituto ha formato numerosi artisti/operatori che si sono affermati nell’arte del mosaico producendo opere mobili e opere applicate in edifici pubblici e strutture architettoniche sia in Italia che all’estero.

   
ENZO ARICO’

L’arte di Enzo Aricò, storicamente si pone dopo la guerra mondiale, quando giungono in Sicilia i primi fermenti del rinnovamento artistico che qualificano i pittori. Dopo anni di lunga guerra, si sente il bisogno di una ricerca interiore che riscatti l’essere ormai troppo mortificato.  Uno stato d’animo che si traduce artisticamente con la spontaneità creativa: al di là dell’esistenza fisica delle cose, sopraggiunge la necessità di una “larga leggibilità” del mondo.  In questo contesto, come Enzo Aricò si pongono Francesco Bosco, Giovan Battista Caputo, Benedetto Messina, Saverio Terruso, Giuseppe Sardisco.


 PINO ANSELMO

Pino Anselmo nasce a Monreale nel 1942. Ha studiato presso l’Istituto Statale d’Arte dove ha conosciuto il Maestro Alfonso Amorelli di cui diviene l’allievo prediletto e col quale ha collaborato all’esecuzione di scenografie in occasione di rappresentazioni classiche.
Docente nello stesso Istituto monrealese e artista dalla pluralità di interessi, dalla ceramica al mosaico dalla scultura alla pittura.
L ‘Artista, prende spunto dalla realtà per giungere a composizioni trasfigurate  e astratte, lasciandosi guidare dalla sua intuizione.
Pino Anselmo muore a Palermo nel 2012.


 MARCELLO BUFFA

Marcello Buffa nasce a Palermo nel 1969. Le creature artificiali di Marcello Buffa partono dalla fotografia e procedono attraverso le immagini anonime catturate dal mondo della comunicazione pubblicitaria per essere  riplasmate in nuove identità.
Volti inquietanti e malinconici svelano un’umanità artificiale e la riflessione sulla modificazione della dimensione naturale.


  GIOVAN BATTISTA CAPUTO

L’Artista Giovan Battista Caputo nasce a Monreale nel 1914 e muore a Palermo nel 2002 all’età di 88 anni.
Egli si è dato alla poesia e più tardi alle arti figurative.
Dentro la corrente dell’Astrattismo, G.B. Caputo ritrova la natura, che non è quella paesaggistica e contemplativa.
Nelle sue opere, dal 1937 al 1967, si può constatare questa fusione intima tra concezione astratta e sentimento della natura. Gli elementi che egli sviluppa non sono semplici invenzioni, ma strutture intuite spiritualmente ed inserite nello spazio pittorico, per esprimere una profonda essenza naturalistica e umana.
Le opere successive rivelano la continuità della purezza, dell’essenza della vita e dei suoi valori primordiali: il riflesso di una “profonda religiosità, come ragione umana e verità trascendente di valore universale”.


 CALOGERO GAMBINO

Nato a Torretta nel 1956, è stato titolare di discipline pittoriche presso l’Ist. St. d’arte per il mosaico di Monreale.  Negli anni ’70 all’Istituto  si aggiungono i corsi di ceramica e il prof. Gambino diviene il primo docente di ceramica insieme ai colleghi ed artisti come Giovanni Leto, Antonino Pedone, Sergio Mammina, Giovanni Randazzo, Franco Nocera, Sebastiano Guercio ed altri. Negli anni ’90, quelli della sperimentazione, emerge l’Artista innovatore: sculture con ricerca cubica e con spigolature mai smussate. Successivamente,  approfondisce lo studio dei colori, sviluppa gli smalti, pratica vari materiali di ceramica, mantenendo sempre un equilibrio tra l’opera dell’artista-innovatore e la produzione ceramista. Oltre trent’anni di vita da ceramista artigiano: “invenzioni fantastiche che non imitavano ma creavano un’altra natura con leggi segrete”. Gambino muore a Palermo nel 2008. 


  SILVIO GUARDI’

Guardì nasce a Monreale nel 1945 e muore a Milano nel 1999.
L’Artista esprime la propria interiorità e il suo viaggio nella memoria, attraverso pagine di antichi registri impreziosite per mano di una antichizzatura che cancella il tempo e giungendo a configurare un suo particolare “alfabeto immaginario”. Ma al di là di questi segni, oltre i simboli, sono celati dei significati reconditi. Scrittura e memoria si stratificano, pagina dopo pagina, nel racconto universale che forma il grande libro della sua vita, tra lettere perdute e alte che affiorano da luoghi remoti. Guardì comunica, innanzi tutto, se stesso, con le immagini che gli vengono suggerite dal contesto bibliofilo del mondo, visualizzazioni della sua officina passionale, della sua passione interiore per il segno complesso della scrittura, per il disegno della decorazione. Vecchi fogli tratti da registri contabili uniti a pagine di quotidiani, arricchiti da francobolli e antichi fogli manoscritti, il tutto impreziosito da grafismi personali, misteriose sovrapposizioni e cancellature. Guardì cerca di esorcizzare la distruzione fisica dell'immagine nella cultura di oggi prodotta e trasmessa dai mass media. Cessa di vivere a Milano il 16 gennaio 1999.



MARIO LO COCO

Mario Lo Coco vive e lavora a Monreale.
Tra i critici che si sono occupati del suo lavoro creativo è stata sempre messa in evidenza la sinergia tra azione creativa e duttilità della materia come proiezione di una particolare esigenza emotiva. Una sintesi perfetta di volume e di colore. E’ questo il connotato saliente e distintivo delle raffinate ceramiche plastiche di Mario Lo Coco.
L’artista riprende un itinerario, quello della ceramica, antico, che tende a snodarsi lungo una direttrice di marcata innovazione a carattere informale.



BENEDETTO MESSINA

Benedetto Messina nasce a Monreale nel 1919 e muore a Monreale nel 2009. Fin dalla sua prima giovinezza è stato figura di rilievo nell'ambito dell'arte. Di lui, va ricordata la realizzazione a Monreale dell'Istituto Statale d'Arte per il mosaico del quale è stato ideatore e fondatore negli anni Settanta e  di corsi regionali, provinciali e comunali a lui affidati, diurni, talora serali, aperti ai piccoli quanto agli adulti: molti di loro, chiamati a ricoprire incarichi di insegnamento. L’Artista giovane si inserisce in un contesto sociale e culturale caratterizzato dalle condizioni del dopoguerra. Per lui, la religio hominis, unico sentimento religioso possibile che viene in soccorso all’uomo e, l’atto creativo, l’unico rivelatore della divina creazione della natura. Alla maturità dell'Artista corrisponde la maturità dell'uomo, la sua affermazione professionale, l'insegnamento, la famiglia,  legato di più alla scultura praticata ora con continuità e convinzione. 


ELISA MESSINA

Elisa nasce a Monreale nel 1933. La sua attività ha inizio nel 1961 quando fonda, all'ombra delle torri centenarie, il laboratorio e la scuola di ceramica. Dalle sue mani, nascono sculture di vasi antropomorfi, donne modellate su vasi a lucignolo, espressioni intense e sognanti anche nei dipinti ad olio. Ed ancora, le Colombe, testimoni della ricerca di pace, di candore. Il colore blu che affiora sui piatti e vasche ed ancora su brocche e samovar, su piccole tazze decorate. Braccia rivolte verso l'altro, a volte reggono un filo...a volte il filo è spezzato, come le braccia delle Donne di Elisa, metafora della condizione di "impotenza" della donna siciliana dei primi anni Sessanta. In omaggio alla tradizione presepiale siciliana e napoletana, Elisa ha creato i suoi pastori, figure di intensa espressività, realizzate interamente a mano, in terracotta e tessuti antichi, che rinnovano nei suoi estimatori, il piacere di collezionare.
Elisa Messina muore a Monreale nel 2011.


GIOVANNI MAROTTA

Giovanni Marotta nasce a Monreale nel 1969.
Artista autodidatta, pieno di entusiasmo a produrre “un canto d’amore e di lode a madre natura”, come evidenziato dal Prof. Benedetto Messina, suo unico maestro.
Già agli inizi del suo percorso artistico la sua ricerca s’intensifica nello studio delle forme, dei colori e dei chiaroscuri. Nella tematica religiosa, Marotta affida al colore e a quanto c’è nella natura, “celebra la sua ricerca spirituale intrinsecamente cristiana” . La crescita artistica svela un artista più istintivo e libero,  interprete della complessità della vita: surrealismo e metafore si trovano nelle opere di Giovanni Marotta. Una pittura interiore che descrive l’uomo e la sua mente, che traduce il malessere della società,  proponendosi però   sempre in modo ottimistico.


ANTONINO NACCI

Antonino Nacci, pittore e scultore, nasce a Monreale nel 1938.
Nacci può essere considerato uno dei pionieri dell'arte materica-segnica in  Sicilia. Grande sperimentatore, trae spunto e aderisce a diverse correnti pittoriche: astrattismo, informalismo, arte povera. Protagonisti della sua ricerca sono i materiali poveri: sacchi di tela, juta, ceramica, fil di ferro, carta, filo e colore che l'artista, impagina in composizioni plastiche, successivamente, tra i materiali, la sabbia. Quella sabbia che Nacci raccoglie, amalgama con colla vinilica e poi stende sulla tela con decise spatolate ed infine incide, dando vita al suo mondo onirico. L'effetto è straordinario. La materia sporge dalla tela, disorientando l'osservatore che non può non toccare, la comprensione passa attraverso l'esperienza sensoriale del tatto. La sua arte è  "grido di protesta" nei confronti delle ingiustizie del mondo.
Nella produzione dell'ultimo periodo, la pace sembra persa. I colori della tavolozza diventano il nero e il rosso intenso e il mondo stagione geometrica più sofferta, ma non meno intensa ed affascinante.

Antonino Nacci muore a Sciacca nel luglio del 1989.



BENEDETTO NORCIA

L ‘arte del monrealese Benedetto Norcia  si caratterizza per i modi con cui riesce a cogliere con immediatezza l’umanità e la spiritualità. I personaggi delle prime opere esprimono il rapporto tra la luce naturale e quella interiore, mentre i colori ne esprimono le aspirazioni.
<L’indagine nel meticoloso mondo dei segni incisi mi arricchisce di una possibilità espressiva e prontamente offro al fruitore una sfaccettatura diversa del mio mondo creativo che nella meditazione del gesto lascia sbocciare inaspettate visioni> (B. N.)

L’opera “L’infinito”, esprime il legame imprescindibile tra il maschile e il femminile che è in ognuno di noi e che richiama il simbolo della filosofia orientale  yin e yang.


  
FRANCO PANELLA

Franco Panella nasce a Montevago (AG)nel 1950 e vive a Monreale dal 1972. L'arte di Panella rinuncia deliberatamente alla bellezza consueta, all'armonia cromatica tradizionale, ai mezzi espressivi convenzionali, alle comode frasi ereditate. Quando ci racconta i suoi quadri parla di "pagina, di libro aperto, di scrittura". E nel suo discorso grafico introduce i materiali più prosaici, trovati per la strada o nelle campagne. I rifiuti e le macerie diventano la materia prima della sua creatività. Nelle sue mani il segno della moderna incultura si trasforma in cultura. Nelle sue conversazioni ricorrono vocaboli come costruire, distruggere, fare, rifare, intonaco, mattone...e la parola "muro" risuona con particolare veemenza. Panella è un costruttore di muri. Il muro, come superba espressione di civiltà, comparve già nella prima storia dell'uomo, nelle Ziggurat mesopotamiche, che il Dio geloso degli ebrei chiamò "Torri della Confusione". Il muro è protezione e separazione. Protegge la nostra vita privata dall'invadenza degli estranei e ci separa dall'altrui intimità. Il muro ci ricorda speranze e tragedie antiche e recenti.




GIUSEPPE SARDISCO

Giuseppe Sardisco nasce a Monreale nel 1936 dove vive e lavora .
Si è diplomato all’Istituto d’Arte di Palermo e insegnato discipline plastiche fino al 1998 al Liceo artistico di Palermo.
Sue opere sono presenti presso collezioni pubbliche e private.
Il critico d’arte Francesco Carbone ha scritto di lui: “ Giuseppe Sardisco, scultore tra i più sensibili nella ricerca del tempo delle forme, che fa della grafica non un semplice momento autonomo rispetto allo scolpire, ma l’identificazione di un altrettanto importante ed impegnato mezzo espressivo.


  

SALVINO SPINNATO

Nasce a Monreale nel 1910.  Partecipa a diverse collettive, tra queste quella organizzata in occasione dell’inaugurazione di una nuova galleria d’arte “La Carrubella” del fondatore Prof. Benedetto Messina. 
Spinnato, dopo la seconda guerra mondiale, nel 1949 si trasferisce con la moglie Piera Lombardo in Argentina, a Mendoza, dove lascia numerose opere.  La più importante, la realizzazione, a metà degli anni ’60, di un encausto murale, con i suoi 175mq, che adorna le pareti del tempio di San Juan Bosco, situato nella strada Cordoba e La Rioja, una delle stazioni della tradizionale via Crucis che si svolge a Pasqua. Sono 26 scene (evangeliche) della vita di Cristo divisi in due gruppi di 13, regolarmente disposti su ciascun lato della navata.  La tecnica utilizzata è la miscela di pigmenti con cera lavorata sul muro a secco per una maggiore conservazione. E’ stato registrato che sono stati trovati altri suoi dipinti presso il Collegio Don Orione e nelle province di Cordoba e San Juan. Di Spinnato, alcuni sostengono che sia vissuto a lungo negli Stati Uniti d’America.

  

SAVERIO TERRUSO


Saverio  Terruso nasce a Monreale l’11 gennaio 1939.
Di taluni artisti si può parlare astraendoli dai luoghi dove sono nati e hanno trascorso la giovinezza, ma così non è per Saverio Terruso. 
Le origini monrealesi sono ben presenti in vario grado nella sua opera, con evidenza tematica nelle processioni e nei paesaggi del primo periodo.
Saverio Terruso lascia giovane Monreale e a Brera ottiene, per i suoi meriti, la cattedra ch'era stata di un altro pittore del Sud,  Domenico Purificato. Partecipa alle intemperie artistica milanese, pur preferendo alle discussioni di caffè il raccoglimento operoso del suo studio nel quartiere di Sant'Ambrogio, dove si moltiplicano le tele che <raccontano> Monreale, in particolare il plurisecolare psicodramma cui la sua gente s'abbandona, nelle strade strette antiche, nella ricorrenza della processione di maggio del Cristo. 
Terruso muore il 3 marzo 2003


  





Presentazione libro in Biblioteca: 

  "STRANIERI" 
di Andrea Cozzo
Docente di Lingua e Letteratura Greca all'Università di Palermo 


Come "l'altro", lo straniero, veniva considerato nell'antica Grecia e  fino ai giorni nostri, dibattendo e riflettendo  sul tema   dell'immigrazione.










W LA DIVERSITA'