LE CHIESE DI MONREALE
storia
L'Occidente si rafforza contro l'Impero d'Oriente che vede diminuire il suo influsso sul piano religioso.
In Sicilia, la trasformazione si opera in modo equilibrato per la "mirabile capacità di assimilazione dimostrata dai Normanni".
In Sicilia, la trasformazione si opera in modo equilibrato per la "mirabile capacità di assimilazione dimostrata dai Normanni".
Il re normanno Guglielmo II, per risolvere la questione musulmana, nel 1172 inizia i lavori per fondare un'Abbazia ricca e potente con annessa una Chiesa di così grande ricchezza da superare ogni altra costruzione precedente.
Nel 1176 cento monaci vengono ad abitare nel monastero. Il primo abbate è Fra Teobaldo.
Con la deposizione sull'altare maggiore della Bolla d'Oro (15 agosto), documento fondamentale per la storia di Monreale, inizia una lunga serie di concessioni in favore dell'Abbazia che presto diventerà Arcivescovato.
Il re inizia col dire che ha voluto far tesoro delle sue ricchezze costruendo il tempio in onore di Colui che gli ha dato la Corona regale.
Ogni Associazione religiosa ha la propria Chiesa, il Santo protettore, la propria festa, il proprio statuto.
CHIESA DEL SALVATORE DETTA "COLLEGIATA"
CROCIFISSO DI FATTURA SPAGNOLA
CHIESA
Chiesa Madonna dell'Orto
continua
Con la deposizione sull'altare maggiore della Bolla d'Oro (15 agosto), documento fondamentale per la storia di Monreale, inizia una lunga serie di concessioni in favore dell'Abbazia che presto diventerà Arcivescovato.
Il re inizia col dire che ha voluto far tesoro delle sue ricchezze costruendo il tempio in onore di Colui che gli ha dato la Corona regale.
L'importante monastero, per le ricchezze e i privilegi concessi, diviene centro propulsore di attività religiosa, politica ed economica.
Tuttavia, nel corso degli anni, la sorte dell'Arcivescovato di Monreale è soggetta ad alterne vicende in connessione con le vicende politiche del tempo.
Intanto cominciano a costruirsi le prime abitazioni, dapprima attorno al Duomo, a poco a poco anche distante.
Monreale ha così, uno sviluppo graduale come piccolo centro feudale "all'ombra della sede arcivescovile".
La popolazione è formata da contadini, piccoli proprietari, notai, commercianti.
Nel 1267 viene consacrato il Duomo e questo favorisce lo sviluppo di Monreale per il notevole afflusso dei visitatori.
Alla fine del '400 nei documenti storici si legge: Chiesa e Città di Monreale>, vale a dire che il Comune aveva già una sua vita propria.
Monreale si sviluppa in quartieri e contrade soprattutto nella prima metà del '500.
L'aspetto religioso è quello che appare più evidente nella storia di Monreale e quello che occupa il primo posto nella vita del popolo. Nonostante ciò, la vita religiosa appare in quest'epoca oscurata da gravi lacune: ignoranza, immoralità e violenza "dilagano".
Dalla fine del '400, le Istituzioni religiose a Monreale cominciano ad arricchirsi. Quella più antica e più importante è quella dei benedettini che si associano alla Congregazione di S. Giustina (congregazione cassinese).
Cominciano ad apparire i Sacerdoti secolari ai quali, nel 1494, viene affidata la Cappella del Sacramento nel Duomo e nominati parroci.
Intanto cominciano a costruirsi le prime abitazioni, dapprima attorno al Duomo, a poco a poco anche distante.
Monreale ha così, uno sviluppo graduale come piccolo centro feudale "all'ombra della sede arcivescovile".
La popolazione è formata da contadini, piccoli proprietari, notai, commercianti.
Nel 1267 viene consacrato il Duomo e questo favorisce lo sviluppo di Monreale per il notevole afflusso dei visitatori.
Alla fine del '400 nei documenti storici si legge: Chiesa e Città di Monreale>, vale a dire che il Comune aveva già una sua vita propria.
Monreale si sviluppa in quartieri e contrade soprattutto nella prima metà del '500.
L'aspetto religioso è quello che appare più evidente nella storia di Monreale e quello che occupa il primo posto nella vita del popolo. Nonostante ciò, la vita religiosa appare in quest'epoca oscurata da gravi lacune: ignoranza, immoralità e violenza "dilagano".
Dalla fine del '400, le Istituzioni religiose a Monreale cominciano ad arricchirsi. Quella più antica e più importante è quella dei benedettini che si associano alla Congregazione di S. Giustina (congregazione cassinese).
Cominciano ad apparire i Sacerdoti secolari ai quali, nel 1494, viene affidata la Cappella del Sacramento nel Duomo e nominati parroci.
Tra Benedettini e clero secolare non vi sono mai specifici rapporti e ciò, rappresenta uno degli aspetti meno felici della vita religiosa di Monreale.
Nel '500, il fenomeno associativo a Monreale, delle Confraternite, associazioni, corporazioni volontarie di laici, riconosciute dal diritto canonico per promuovere la vita cristiana con attività di beneficenza, il tratto più interessante del fiorire della vita religiosa, esercita un notevole influsso sulla vita cittadina perchè sviluppa il senso dell'interesse comune, di democrazia, di stimolo per lo sviluppo edilizio, per la costruzione di Chiese, per l'amore verso l'arte.
Ogni Confraternita, con fine esclusivamente religioso o con scopi anche sociali ed assistenziali, tende ad avere la propria Chiesa.
Ecco perchè Monreale "si va costellando" di Chiese e fiorisce il culto dei Santi.
All'interno del Duomo, già esistono gli altari della Madonna Bruna, quello dell'Assunta, dei Santi Crispino e Crispiniano, dei Santi Giacomo e Barbera, di S. Girolamo, di Luigi IX re di Francia; sull'altare maggiore, la Madonna del Popolo e ancora l'Altare della Madonna della Pietà, di San Benedetto, di Santa Maddalena e di S. Marta.
Non lontano dal Duomo, sorge la Chiesa di S. Agata al Monte; più sopra, la Chiesa del Salvatore, considerata nel 1454 la prima Chiesa stazionale nella quaresima; nel 1545, vi si fonda la Collegiata.
Nella parte superiore del paese è la Chiesa di S. Vito.
Ad occidente, fuori del paese, la Chiesa di S. Castrenze.
A nord, la Chiesa Madonna delle Grazie;
Chiesa S. Rocco;
Chiesa S.Nicola.
La Confraternita del Sacramento si costruisce la Chiesa di Maria SS. degli Agonizzanti, nelle vicinanze del Duomo.
Chiesa di S. Domenico;
Chiesa di S. Silvestre.
Non lontano dal Duomo, sorge la Chiesa di S. Agata al Monte; più sopra, la Chiesa del Salvatore, considerata nel 1454 la prima Chiesa stazionale nella quaresima; nel 1545, vi si fonda la Collegiata.
Nella parte superiore del paese è la Chiesa di S. Vito.
Ad occidente, fuori del paese, la Chiesa di S. Castrenze.
A nord, la Chiesa Madonna delle Grazie;
Chiesa S. Rocco;
Chiesa S.Nicola.
La Confraternita del Sacramento si costruisce la Chiesa di Maria SS. degli Agonizzanti, nelle vicinanze del Duomo.
Chiesa di S. Domenico;
Chiesa di S. Silvestre.
Nel '500 il Cardinale Farnese che regge la diocesi dal 1536 al 1573, rappresenta colui che più da vicino interpreta e mette in esecuzione il piano, concepito da Paolo III, di riforma generale della Chiesa: "riforma invocata da tutte le parti".
Egli riesce ad aprire il Concilio di Trento che imprimerà alla vita della Chiesa una svolta storica.
Innanzi tutto decide di dare inizio alla pubblica istruzione e decide di insediare i Gesuiti (una delle forze riformatrici più vigorose) a Monreale. Interviene nel settore degli ordinamenti civili, dispone riforme nel campo della sanità, celebra il sinodo diocesano, aggiorna ed integra le costituzioni del 1554. Il Farnese viene affiancato dall'ordine religioso carmelitano, altra forza trainante del movimento riformatore.
Quest'opera riformatrice del Farnese avrà pieno sviluppo con i successori Ludovico I e Ludovico II Torres.
Quest'ultimo, l'Arcivescovo che ha saputo incarnare l'ideale della riforma voluta dal Concilio di Trento con il sinodo diocesano: stringendo a sè clero, popolo e autorità civili.
Quest'opera riformatrice del Farnese avrà pieno sviluppo con i successori Ludovico I e Ludovico II Torres.
Quest'ultimo, l'Arcivescovo che ha saputo incarnare l'ideale della riforma voluta dal Concilio di Trento con il sinodo diocesano: stringendo a sè clero, popolo e autorità civili.
Uno dei meriti più grandi del Torres è quello di avere istituito un importante Seminario per la formazione culturale e spirituale.
Gli ordini religiosi si trovano in florido sviluppo.
Gesuiti, Cappuccini, Carmelitani, meno i Benedettini.
L'Arcivescovo dà impulso alle istituzioni caritative: Monte di Pietà, Monte Frumentario, Compagnia della Misericordia.
Gli ordini religiosi si trovano in florido sviluppo.
Gesuiti, Cappuccini, Carmelitani, meno i Benedettini.
L'Arcivescovo dà impulso alle istituzioni caritative: Monte di Pietà, Monte Frumentario, Compagnia della Misericordia.
Il Venero prosegue l'opera dei Torres. Sotto l'aspetto religioso, l'Arcivescovo organizza l'insegnamento della dottrina cristiana; il Seminario riceve un forte impulso, fonda la Cattedra di filosofia e quella di diritto ecclesiastico.
L'Arcivescovo Venero promuove il culto al SS. Crocifisso, venerato all'interno della Collegiata.
Il Venero stabilisce che la sacra effigie venga condotta in processione nel giorno tre maggio di ogni anno.
Ancora oggi i monrealesi fedeli al Protettore di Monreale, ripetono il tradizionale percorso religioso.
L'Arcivescovo Venero promuove il culto al SS. Crocifisso, venerato all'interno della Collegiata.
Il Venero stabilisce che la sacra effigie venga condotta in processione nel giorno tre maggio di ogni anno.
Ancora oggi i monrealesi fedeli al Protettore di Monreale, ripetono il tradizionale percorso religioso.
In questo secolo, le manifestazioni religiose raggiungono la massima fioritura. Prosegue la costruzione di Chiese.
Nel 1614, la Chiesa di S. Antonio, in contrada Arancio;
Nei primi del '600, la Chiesa dell'Immacolata Concezione -
S. Francesco;
La Chiesa di S. Giuseppe
Chiesa di S. Paolino (fine secolo)
Chiesa dell'Odigitria
Chiesa del Rosario
Chiesa Madonna delle Grazie
Chiesa di S. Vito
Chiesa Madonna dell'Orto
e, all'altra parte del paese, si costruisce la gradinata della Collegiata;
la Chiesa di S. Onofrio
la Chiesa di S.Agata al Monte
Nella seconda metà del '600 il ritmo delle costruzioni delle Chiese rallenta.
Nel 1680 la Chiesa di S. Maria della Catena
nel 1698 si realizza il rifacimento della Chiesa degli Agonizzanti.
Nel 1614, la Chiesa di S. Antonio, in contrada Arancio;
Nei primi del '600, la Chiesa dell'Immacolata Concezione -
S. Francesco;
La Chiesa di S. Giuseppe
Chiesa di S. Paolino (fine secolo)
Chiesa dell'Odigitria
Chiesa del Rosario
Chiesa Madonna delle Grazie
Chiesa di S. Vito
Chiesa Madonna dell'Orto
e, all'altra parte del paese, si costruisce la gradinata della Collegiata;
la Chiesa di S. Onofrio
la Chiesa di S.Agata al Monte
Nella seconda metà del '600 il ritmo delle costruzioni delle Chiese rallenta.
Nel 1680 la Chiesa di S. Maria della Catena
nel 1698 si realizza il rifacimento della Chiesa degli Agonizzanti.
Ogni Associazione religiosa ha la propria Chiesa, il Santo protettore, la propria festa, il proprio statuto.
Ma fra "il lussureggiare del culto non mancavano le zone oscure" a causa di disordini, immoralità e dei contrasti tra i benedettini e il clero secolare.
Per combattere l'ignoranza religiosa, che rischiava di dare origine a pratiche superstiziose, gli arcivescovi prendono vari provvedimenti. Attraverso la celebrazioni di alcuni sinodi, viene imposta l'istituzione della confraternita della dottrina cristiana e delle scuole catechistiche; incrementata la predicazione, ordinata la vigilanza contro gli eretici.
Dopo il Venero, le nuove idee vengono ben recepite. Gli studi nel Seminario si sviluppano.
L'Arcivescovo Francesco Testa nel 1754 fa il suo ingresso a Monreale. "Organizzatore e suscitatore di nuove energie", fonda l'episcopio che accoglieva giovani di qualsiasi condizione che si avviavano al sacerdozio e il convitto con giovani di nobile famiglia: entrambi avevano scuole proprie nel palazzo arcivescovile.
Gli studi a Monreale si fanno assai fiorenti al punto che il Seminario diviene principale centro di cultura in Sicilia.
Il secolo XVIII vede sorgere a Monreale alcuni Istituti che avranno grande influsso sull'aspetto del paese.
Primo di essi, il Collegio di Maria per opera dell'arciprete Alberto Greco Carlino. Questi istituti risolvevano difficoltà economiche e si proponevano l'istruzione religiosa. Sorge il monastero Boccone del povero con annessa la Chiesa di S. Gaetano. Le numerose congregazioni per tutto il '700 si mantengono vive rinnovando i loro statuti per adattarsi ai tempi.
La morte del Testa, nel 1773 segna la fine di un'epoca nella storia dell'arcivescovato di Monreale. Il Convitto dei nobili Ecclesiastici viene chiuso e la Diocesi unita a quella di Palermo.
Nel 1802 Monreale ebbe di nuovo il suo Arcivescovo nella persona di Mons. Mercurio Maria Teresi al quale vengono restituiti i "diritti di mero e misto impero"; questo Arcivescovo viene ricordato per avere dato esempio di povertà.
Intanto, sotto la guida del Sac. Biagio Caruso, il seminario riprende l'antico cammino culturale.
Nel 1802 Monreale ebbe di nuovo il suo Arcivescovo nella persona di Mons. Mercurio Maria Teresi al quale vengono restituiti i "diritti di mero e misto impero"; questo Arcivescovo viene ricordato per avere dato esempio di povertà.
Intanto, sotto la guida del Sac. Biagio Caruso, il seminario riprende l'antico cammino culturale.
Mons. Benedetto Balsamo, trova una situazione disastrosa ma riesce a porvi rimedio. Succeduto al Teresi fino al 1844, fa restaurare il Duomo dopo l'incendio del 1811, istituisce il Convitto dei Chierici Rossi, addetti al servizio liturgico della Cattedrale.
Nel 1812 la Costituzione considera Monreale città regia
In questi anni viene ingrandita la Chiesa di S. Gaetano annessa al monastero per le suore dell'Istituto di S. Orsola Benincasa. Viene restaurata e decorata anche la Collegiata.
Nel 1858 viene eletto Mons. Benedetto D'Acquisto, monrealese. Uomo di fama nel campo filosofico, è ben voluto dal popolo per la sua sensibilità. Ma il periodo di crisi legato alle condizioni politiche del tempo, nel 1866 la confisca dei beni ecclesiastici, turbano la sua attività.
La Confisca dei Beni Ecclesiastici del 1866, la questione romana del 1870 (per disposizione pontificia, i cattolici in Italia si estraneano dalla vita politica)rende difficile a molti cittadini il compito di "armonizzare nella loro coscienza religione e patria. L'anticlericalismo e la massoneria da un lato, l'integralismo cattolico dall'altro si scontrano anche a Monreale".
In questo clima sorgono associazioni dedite ad attività assistenziali, per mantenere la fede cattolica e adempiere ai doveri di cristiano.
Agli inizi del secolo i rapporti tra Stato e Chiesa migliorano.
La pastorale del 1904, "dà l'avvio ufficiale dei cattolici nella vita pubblica". Nello stesso anno si tengono le elezioni amministrative. Si forma il partito cattolico.
Nel 1913 rientrano a Monreale i cappuccini cui l'Arcivescovo Domenico Gaspare Lancia di Brolo affida i locali della Casa santa e poi anche la Chiesa della Madonna delle Grazie. Nei primi anni del novecento la ventata del modernismo colpisce anche Monreale.
Al Brolo succede dal 1919 al 1924, Mons. Intraccialagli; egli cura l'istruzione religiosa e il Seminario; estende i suoi circoli in quasi tutte le parrocchie. Il successore mons. Ernesto Eugenio Filippi riunisce in un sinodo diocesano le disposizioni e norme sparse per adattarle al nuovo codice di diritto canonico promulgato recentemente. Nel 1937 segue un grande congresso catechistico diocesano, accresce il numero delle parrocchie e promuove la costruzione di case canoniche nella diocesi.
A lui succede Francesco Carpino, instancabile restauratore del duomo, rafforza le strutture ecclesiastiche. Il popolo sente continua e vicina la sua presenza e ne ammira le doti umane e la vasta cultura.
Con una personalità diversa prosegue l'attività mons. Corrado Mingo il quale fa delle visite pastorali la sua attività preminente.
Gli succede mons. Salvatore Cassisa, dotato di grandi capacità di organizzatore e di realizzazione.
R. M.
In questi anni viene ingrandita la Chiesa di S. Gaetano annessa al monastero per le suore dell'Istituto di S. Orsola Benincasa. Viene restaurata e decorata anche la Collegiata.
Nel 1858 viene eletto Mons. Benedetto D'Acquisto, monrealese. Uomo di fama nel campo filosofico, è ben voluto dal popolo per la sua sensibilità. Ma il periodo di crisi legato alle condizioni politiche del tempo, nel 1866 la confisca dei beni ecclesiastici, turbano la sua attività.
La Confisca dei Beni Ecclesiastici del 1866, la questione romana del 1870 (per disposizione pontificia, i cattolici in Italia si estraneano dalla vita politica)rende difficile a molti cittadini il compito di "armonizzare nella loro coscienza religione e patria. L'anticlericalismo e la massoneria da un lato, l'integralismo cattolico dall'altro si scontrano anche a Monreale".
In questo clima sorgono associazioni dedite ad attività assistenziali, per mantenere la fede cattolica e adempiere ai doveri di cristiano.
Agli inizi del secolo i rapporti tra Stato e Chiesa migliorano.
La pastorale del 1904, "dà l'avvio ufficiale dei cattolici nella vita pubblica". Nello stesso anno si tengono le elezioni amministrative. Si forma il partito cattolico.
Nel 1913 rientrano a Monreale i cappuccini cui l'Arcivescovo Domenico Gaspare Lancia di Brolo affida i locali della Casa santa e poi anche la Chiesa della Madonna delle Grazie. Nei primi anni del novecento la ventata del modernismo colpisce anche Monreale.
Al Brolo succede dal 1919 al 1924, Mons. Intraccialagli; egli cura l'istruzione religiosa e il Seminario; estende i suoi circoli in quasi tutte le parrocchie. Il successore mons. Ernesto Eugenio Filippi riunisce in un sinodo diocesano le disposizioni e norme sparse per adattarle al nuovo codice di diritto canonico promulgato recentemente. Nel 1937 segue un grande congresso catechistico diocesano, accresce il numero delle parrocchie e promuove la costruzione di case canoniche nella diocesi.
A lui succede Francesco Carpino, instancabile restauratore del duomo, rafforza le strutture ecclesiastiche. Il popolo sente continua e vicina la sua presenza e ne ammira le doti umane e la vasta cultura.
Con una personalità diversa prosegue l'attività mons. Corrado Mingo il quale fa delle visite pastorali la sua attività preminente.
Gli succede mons. Salvatore Cassisa, dotato di grandi capacità di organizzatore e di realizzazione.
R. M.
(testo consultato: "Monreale Capitale Normanna" di Giuseppe Schirò)
DUOMO
DUOMO DI MONREALE, breve dissertazione
Per la
bibliografia sono stati consultati i seguenti testi:
“Il Duomo di
Monreale” di Belfiore, Di Bernardo, Schirò, Scordato
“La Chiesa di
Monreale” annuario 2001”
“Il Duomo di
Monreale” AA.VV.
La scelta di un luogo sacro e l’individuazione del terreno di una
fondazione, si doveva basare secondo la tecnica tradizionale del sistema
cosmologico.
Doveva cioè essere una rivelazione ottenuta dall’orientamento e,
la collocazione al suolo dell’edificio, aveva come tema lo schema a croce
o il riporto di tipo stellare.
Questi criteri di scelta appartenevano alle antiche civiltà che
veneravano rocce, boschi, sorgenti come luoghi sacri, considerando le scienze,
astronomia e gnomica, componenti importanti per decifrare i fenomeni
celesti come rivelazione divina dell’uomo.
Tale decodificazione “era alla base di ogni progetto architettonico”,
importante per capire le considerazioni sulla scelta del terreno di fondazione
del duomo di Monreale in quanto i culti solstiziali influirono direttamente
sull’architettura medioevale.
Verificando la pianificazione territoriale, gli studiosi scoprono
infatti che la scelta del luogo del tempio di Guglielmo, non è casuale ma
progettato sulla base di orientamenti solari.
La cultura medioevale concepiva la costruzione sacra come imitazione
terrena di un operato originario divino e questa ripetizione della nascita del
cosmo era alla base dei lavori architettonici. Per gli antichi latini la
costruzione di un edificio sacro significava dover congiungere cielo e terra e,
in termini geometrici, il passaggio dal cerchio al quadrato.
E’ questo il trattato di Vitruvio punto di riferimento progettuale per
la cultura medioevale dove si descrive che, nel mezzo di una
spianata stabilita, il progettista doveva piantare un palo di fondazione,
ovvero il centro da cui tracciare il cerchio (il cielo) col quale, secondo il
modello cosmogonico, instaurando un rapporto calcolato tra la conformazione
dello spazio e la luce che quotidianamente filtra al suo interno, si ottiene il
quadrato (la terra). Un progetto regolato dai fenomeni luminosi: alba, tramonto
e mezzogiorno che costituisce l’accoglimento della volontà e della rivelazione
divina e che agli uomini giunge attraverso la mediazione della luce.
A Monreale, pur non avendo un pilastro centrale, la porta del paradiso
rappresenta la prima pietra del cantiere guglielmino, in coerenza con i principi
cosmogonici dell’epoca per la presenza di tre segni (le stelle poste lungo il
battente bronzeo sinistro quando le ante sono chiuse; la botola sul pavimento
che vuole segnalare un accesso agli inferi;in verticale ad essa,il cerchio
stellato posto nell’arco) che lo dimostrano.
In tal modo e a differenze delle chiese francesi che occupano il centro
della soglia con un pilastro vietando all’uomo il passaggio al sistema
terra-cielo-inferi, nel duomo di Monreale tutti hanno accesso dal centro della
porta del paradiso permettendo a ciascuno di fare parte dell’ ”axis mundi”:
l’uomo al centro della propria cosmogonia.
Per mezzo dell’architettura, il manifesto medioevale benedettino
contribuì alla preparazione culturale dell’Europa alla concezione
rinascimentale.
Considerare il Duomo di Monreale sradicato dal contesto che lo lega,
sia al momento del massimo splendore della monarchia normanna in Sicilia che al
grandioso Complesso Monumentale
(Palazzo Reale, Monastero dei Benedettini, Chiostro), sarebbe molto
riduttivo.
La splendida città di Monreale è collegata alle origini normanne in
Sicilia, recuperata all’area cristiano-occidentale contro gli arabi e contro
l’impero d’oriente.
Una trasformazione equilibrata grazie alla straordinaria capacità
dimostrata dai normanni in politica di utilizzare ogni elemento preesistente
(civiltà occidentale latino-germanica, quella orientale bizantina e quella
arabo-islamica) e adattato a tutte le arti. Il re, come legato pontificio per
il suo regno, designa i vescovi, nomina i curati e gli abbati dei monasteri.
Obiettivo principale della politica interna dei sovrani normanni è la
restaurazione del Cristianesimo, favorendo l’elemento latino e servendosi della
Chiesa come migliore strumento.
Re Guglielmo II accorda le sue preferenze a Monreale, le cui origini
coincidono con il sorgere dell’abbazia–vescovato ed il formarsi di un
agglomerato urbano. Tesi discordanti di studiosi del passato sostengono invece
che già prima di Guglielmo esistevano precedenti costruzioni e che il re normanno
avrebbe ripristinato anziché gettato le fondamenta.
La fondazione del Duomo dovuta al grande impegno di re Guglielmo II, è
circondata da una suggestiva leggenda che narra l’apparizione in sogno
della Vergine al re normanno, assopitosi, durante una battuta di caccia, ai
piedi di un carrubo.
Gli fu indicato il luogo in cui si trovavano i tesori del Padre.
Disseppelliteli, egli decise di innalzare un Tempio dedicato alla Madonna
dell’Assunta.
Molti studiosi hanno rivolto la loro attenzione allo studio della
Cattedrale, illustrandone i diversi aspetti. Coloro i quali si sono
occupati in modo specifico alla chiesa sono stati Gian Luigi Lello, prestanome dell’arcivescovo cardinale Ludovico II Torres con l’opera
pubblicata a Roma nel 1596 che contiene l’illustrazione del tempio sacro e la
successione cronologica dei titolari della sede arcivescovile. Nel 1702,
l’abate Michele Del Giudice riprende
ed aggiorna l’opera del Lello rivolgendo maggiore attenzione al tempio.
Nel 1859 il Gravina, ultimo degli abati dei benedettini di
Monreale, pubblica l’opera la più illustrata fra tutte; in due volumi, il
primo contiene il testo, il secondo le illustrazioni.
Negli anni tra il 1960 ed il 1965, Kroenig ha trattato
l’architettura, Kitzinger ha rivolto la sua attenzione ai
mosaici, Salvini
si è dedicato allo studio del Chiostro.
I lavori per la costruzione della Chiesa iniziarono nel 1172 e nel 1174
quelli per il Monastero ed il Palazzo Reale. Papa Alessandro III con la Bolla
“Attendentes quomodo” del 29 dicembre 1174 accorda all’abbazia importanti
privilegi spirituali.
Nel 1176 dal Convento dei benedettini di Cava dei Tirreni ottiene 100
monaci, esperti amanuensi, per vivere nel monastero. Il 15 agosto di
quell’anno, con la “Bolla d’oro”, inizia una lunga serie di concessioni in
favore dell’abbazia. L’esigenza di crearsi uno spazio lontano da interferenze
ecclesiastiche o il desiderio di “placare Dio” per il fatto di essere
rimasto senza figli, spinsero re Guglielmo a costruire un luogo alto ed isolato
che diede a Monreale un volto nuovo, con la cinta muraria di difesa. L’effetto
di sospensione dall’alto alla città di Palermo che suscita la salita a
Monreale è la prima emozione che si coglie nel rapporto tra la chiesa, la
montagna e il cielo. Un movimento simbolico ascensionale che lentamente crea
uno spazio mentale.
Un intreccio di motivazioni socio-politiche e di ispirazione religiosa,
consapevole del proprio ruolo a… sigillare, per così dire, nella pietra il
senso del servizio reso per la liberazione della cristianità dal dominio
musulmano.
Una costruzione che celebra la trascendenza divina testimoniata
innanzitutto dalla luce che simboleggia la possibilità d’incontro tra Dio e
l’uomo.
Acquisizioni del passato dunque, assimilate in un contesto cristiano;
eredità classica versata nel Medioevo nella persona di Cristo. Ora, il compito
è quello di dare forma cristiana, in tutti gli aspetti della storia, della
produzione artistica, delle acquisizioni tecniche.
La concezione medioevale della città-abbazia-chiesa, fortificata
dall’esterno e dall’interno, evoca la discesa dal cielo sulla terra tra
gli uomini. Il senso della città Medioevale come Monreale si coglie nettamente
dove la Chiesa-forza divina, stabile e solida nella costruzione
sembra davvero sostenere una lotta spirituale e storica contro il male che
incombe in tutti i suoi aspetti.
L’impianto basilicale si trova ad essere un punto d’incontro tra
cultura latina e quella orientale mentre, iconograficamente, la presenza di
influenze bizantine e anche siciliane, si appropria di una tradizione musiva
facente parte di un progetto narrativo della storia della salvezza.
L’ingresso viene preparato da passaggi quali il portico,la facciata, la
porta d’ingresso.
La bellezza dell’ingresso in chiesa deve esprimere la consapevolezza
che Dio sorprende l’uomo; il senso del sacro per cui Dio si
differenzia dall’uomo e, come dimora del re, in Dio si
antropomorfizzano le caratteristiche del re terreno; la convinzione
teologica dell’attraversamento dell’ingresso come il passaggio da fuori a
dentro, evocativo … del
transito-pasqua dal mondo dell’uomo a quello di Dio.
Due sono le porte d’ingresso,
lateralmente, quella di Barisano da Trani,
quella centrale di Bonanno Pisano: quest’ultima anticipa i temi interni
della chiesa. Sicuramente, lo scultore ha tenuto conto dell’ iconografia dei
mosaici interni al duomo del linguaggio medioevale ma variando con
la sua esperienza toscana; diversamente dal punto di vista dei contenuti
che vengono intonati al progetto iconografico della chiesa, anticipando i
temi dell’interno del duomo. Scene dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Lo schema fondamentale della decorazione musiva si articola in tre
tempi: quello dell’attesa del Messia: la creazione, la storia di Noè, di
Abramo, Isacco, Giacobbe fino alla lotta di Giacobbe con l’angelo; quello della
venuta di Cristo: dall’annuncio a Zaccaria sino alla Pentecoste; il tempo della
Chiesa e il ritorno di Cristo alla fine del mondo.
Motivi cristologici che sulla porta d’ingresso preparano alla visione
interna. Dentro questo scrigno…tutto sia di una grandezza di fronte alla quale
si resta tanto più stupiti quanto più essa è inattesa e gratuita.
Il primo messaggio è quello della salvezza dell’uomo e la prima
attenzione è rivolta al legame tra decorazione musiva e architettura.
L’enorme superficie di circa 6.500 mq di oro e di colori, coglie ed
unifica tutto in un unico contenitore con estrema adeguatezza .
Dall’ingresso e
di fronte si pone il Cristo Pantocratore, ‘Colui che tutto contiene’, di
visione globale nel contesto della creazione e del mondo invisibile. Tutto
parte da lui e a lui ritorna. E la realizzazione della sua immagine( come dice
il Kitzinger) fu sicuramente prevista dallo stesso artista che ideò
l’architettura dell’interno della chiesa.
Icona costante dell’arte cristiana dal V-VI sec. fino al Medioevo, da
lui, prende movimento sia la costruzione che la decorazione musiva. Il suo
volto lascia trasparire la Luce che viene incontro agli uomini;
l’immensità del suo abbraccio sembra voler contenere tutto ciò che c’è
all’interno del duomo e tutta quanta la creazione fatta dal nulla e che
qui protegge col suo abbraccio.
Restando sulla soglia, oltre allo splendore dell’oro delle pareti e
alle religiosità dei contenuti, si può cogliere tutto il movimento della
narrazione musiva.
Lo schema fondamentale di tutta la decorazione musiva tratta scene
dell’Antico e del Nuovo Testamento e si articola in tre tempi: il tempo
dell’attesa del Messia e cioè 1) la creazione, lastoria di Noè, di Abramo , di
Isacco, Giacobbe; 2) il tempo della venuta di Cristo, dall’annuncio a Zaccaria
sino alla Pentecoste; 3) il tempo della Chiesa e del ritorno di Cristo
alla fine del mondo.
Lo schema si sviluppa in cinque cicli principali:
1) L’Antico Testamento, nella navata maggiore, 42 quadri dalla
creazione del mondo a Giacobbe
2) La vita del Redentore, nel
quadrato del transetto, dall’annunzio a Zaccaria al battesimo di
Cristo.
3) Il Pantocratore con la sua corte celeste, centro di convergenza
dell’Antico e del Nuovo Testamento
4) Il ciclo della “mirabilia Dei”ovvero i miracoli operati da
Cristo durante la sua vita pubblica
5) Il ciclo di San Pietro e di san Paolo
6) Cicli minori
Fatti biblici e sacre leggende dalla creazione al giudizio finale che
racchiudono una grande quantità di idee archeologiche sugli usi e costumi sacri
del medioevo.
R.M.
DUOMO DI
MONREALE , breve storia
Testo consultato:
Duomo di Monreale di Sandro Chierichetti
La Bolla di
papa Lucio III del 1183, elogia la rapidità dei lavori di costruzione del
Duomo di Monreale, di alcuni edifici circostanti (Palazzo Reale e Monastero),
concede alla Chiesa il titolo di Metropolitana, di Chiesa-Madre di una
provincia ecclesiastica: l'abate del monastero ha il titolo di Arcivescovo.
Giungono da Pisa i
battenti in bronzo di Bonanno Pisano, successivamente quelli di Barisano
da Trani.
Alla morte di
Guglielmo II (1189) il Complesso non era ancora stato ultimato e all'Abbazia,
vengono sottratti beni e privilegi, riconquistati nel tempo con tanta
fatica.
Intanto nel Tempio,
trovano sepoltura il padre e la madre di re Guglielmo, poi egli stesso e i suoi
fratelli Ruggero e Arrigo.
Nel periodo
angioino in Sicilia, Carlo D'Angiò fa deporre alcuni dei resti di Luigi IX il
Santo, re di Francia, morto di peste a Tunisi.
Seguono una serie
di restauri per il soffitto in legno, i pavimenti, il coro, l'organo, i
mosaici. Fra le aggiunte e le varianti, la sacrestia (fine '400 primi del
'500), il porticato laterale, la Cappella di San Benedetto, quella di San
Castrenze e del Crocifisso. Con Alfonso de Los Cameros si sostituiscono le
finestre, costituite da lastre di piombo traforate con vetri; Luigi Veladier
crea l'altare maggiore d'argento dorato (1773).
Seguono
"episodi funesti": cade il portico della facciata e messo in opera da
Ignazio Marabitti di Palermo; un fulmine nel 1807, spezza la torre destra; nel
1811, l'incendio del soffitto, organi, coro, le colonne delle tombe dei re
Guglielmo; danneggiati altri sepolcri.
L'atteggiamento
liberale dei re Normanni verso le componenti etniche e religiose delle
popolazioni sottomesse, si ritrova anche sotto l'aspetto artistico.
Numerose sono
infatti le testimonianze architettoniche e decorative dei bizantini e degli
arabi: nel Duomo di Monreale, gli elementi latini (la navata tripartita da
colonne), bizantini (la crociera del transetto a pianta quadrata priva di
cupola), arabi (le arcate a ogiva, la decorazione e la conformazione del
soffitto), normanni ( la robustezza delle strutture delle due torri alle
estremità della facciata). Arabo e bizantino: la parte superiore della
facciata esterna e le absidi, dal tono chiaroscuro, archi ciechi semiacuti,
colonnine e rosoni.
Il portone
principale formato da 42 formelle in bronzo modellate da Bonanno Pisano
raccontano le storie dei due testamenti: dalla Creazione di Adamo al Cristo in
trono che benedice il mondo.
Il portone laterale con battenti in bronzo
di Barisano da Trani: 28 formelle con figurazioni sacre e mitologiche.
L'interno del Duomo
è a tre navate, la centrale è la più ampia.
Le 18 colonne sono
in granito, sormontate da capitelli figurati; il pavimento marmoreo, si eleva
simbolicamente verso l'altare maggiore. Lateralmente al presbiterio, a
sinistra, la sede riservata alle autorità politiche e religiose, a destra,
quella arcivescovile.
L'abside centrale è
fiancheggiata da due absidiole, quella di destra detta diakònikon (luogo
riservati ai diaconi), quella di sinistra pròtesis (dove
il clero si preparava ai riti).
Nel tempio, vennero
aperte alcune cappelle, la più antica quella di San Castrenze, Protettore di
Monreale; di un secolo posteriore, la Cappella del Crocifisso; da questa, si
passa al Tesoro con oggetti d'arte.
Dall'opposto lato
del transetto, si entra nella cappella di San Benedetto.
L'opera musiva
doveva tenere conto della fede cristiana, dei fatti significativi della
vita di Cristo, raffigurati nei luoghi più importanti del tempio: abside e
presbiterio; le altre vicende, negli spazi rimanenti, le navate.
L'illustrazione dei
mosaici del duomo inizia dall'abside centrale: a centro il Cristo onnipotente
(dal greco Pantokràtor) circondato da creature semidivine (a due ali arcangeli,
a sei ali cherubini o serafini con quattro teste simboleggianti i quattro evangelisti;
i discepoli (apostoli); i continuatori ( vescovi e santi).
Nella parete
sottostante, la Madonna col Bambino fra due arcangeli e gli apostoli. Nella
fascia inferiore, le figure dei 14 santi e sante. Accanto all'abside maggiore
le due absidiole: Pietro, il principale degli apostoli e Paolo, il maestro
delle genti.
Lo spazio
antistante l'absidiola destra è detto diakònikon, il busto di Cristo Emanuele
(dal greco: Dio è con noi) circondato da quattro cherubini. Nel catino
dell'absidiola, S. Pietro seduto in trono benedice con la mano destra e
con la sinistra tiene il libro dei Vangeli e le simboliche chiavi, tutt'attorno
raffigurate le vicende della sua vita: la Caduta di Simon Mago per comando di
Pietro - preghiera di Paolo e la Crocifissione di S. Pietro.
Nell'absidiola
sinistra (pròtesis), storie di San Paolo: che consegna lettere a Timoteo e Sila
per la conversione dei popoli - i discepoli calano S. Paolo dalle mura di
Damasco per liberarlo dalle mani dei giudei - il sacerdote Anania battezza Saulo
che prende il nome di Paolo - su Paolo scende il raggio dal cielo che
porta lo Spirito Santo in forma di colomba.
Dalla sezione
centrale del transetto, prende inizio il ciclo cristologico - dall'Annuncio a
Zaccaria al Battesimo di Cristo; transetto destro - dalle tentazioni di Cristo
al Giudizio di Pilato; transetto sinistro - dalla salita al calvario alla
Pentecoste; navatella destra - dal Risanamento della donna di Cana alla
Moltiplicazione dei pani e dei pesci; navatella sinistra - dalla Guarigione della
donna curva alla Guarigione del figlio del centurione.
Le pareti della
navata centrale narrano i fatti dell'Antico Testamento. Storie disposte su due
piani, uno superiore e uno inferiore.
Piano Superiore,
parete destra: dalla Creazione del Cielo e della terra ad Adamo nel
paradiso terrestre. Sul retrofacciata: creazione di Eva ed Eva presentata ad
Adamo.
Parete sinistra: da
Eva tentata dal serpente a Noè che ordina di edificare l'arca.
Piano inferiore,
parete destra: dalla Costruzione dell'arca ad Abramo che ospita i tre angeli e
Distribuzione di Sodoma.
Parete sinistra: da
Dio che ingiunge ad Abramo di sacrificare Isacco alla Lotta di Giacobbe e
l'Angelo.
Molte altre le
figurazioni che arricchiscono il tempio: angeli, apostoli, santi, vescovi,
evangelisti, dottori della Chiesa, martiri, eremiti, diaconi, profeti.
Non manca il
ricordo del fondatore del Duomo, re Guglielmo II.
Neppure trascurato
il tessuto decorativo mosaicato: vasi floreali, fregi ornamentali, intrecci
geometrici.
PALAZZO ARCIVESCOVILE (esterno)
CHIESA DEGLI AGONIZZANTI
Posta di fronte al Duomo sulla piazza Guglielmo II.
La sua collocazione vicino al Duomop nell'area antistante il pèortale occidentale, sull'attuale piazza guglielmo II, è giustificata dalla natura della committenza, la Compagnia del SS: Sacramento che,fondata inizialmente proprio in cattedrale, necesitava di una nuova sede. La scelta cade su uno spazio esterno al fronte occidentale dell'antica cinta muraria normanna..vengono così riutilliazzati un tratto dellemura e una delle torri , la terza del versante...
Costruita alla fine del '400 su un preesiste edificio arabo.
Utilizzata come cappella delle carceri nel sec. XIV, ingrandita nel 1698 e abbellita con decori del Serpotta. Gli spazi restaurati dell'intero Complesso Monumentale dei Benedettini comprendevano anche la Chiesa degli Agonizzanti, costruita, "inglobando un tratto delle mura di cinta riportato alla luce durante l'intervento di restauro della Chiesa". Coperta da una volta, fu ornata da decorazioni e statue ad altorilievo e stucco del Serpotta. La nuova copertura della Chiesa eseguita per ridare l'idea originaria, è stata realizzata con legno in lame accostate, di colore bianco realizzato per dare omogenea armonia con le pareti e gli stucchi. Sul fianco interno della Chiesa, lato piazza, è stato riportato alla luce una parete di muro di epoca normanna addirittura antecedente a quelle di altra area abbaziale. Questo muro, decorato da "architetture ogivali cieche" è collocato "al di sotto dell'attuale quota di calpestio sia della Chiesa che della piazza, confermando l'ipotesi della preesistenza di un manufatto architettonico sull'ampio pianoro che domina la Conca d'Oro e dando risposta dell'insolito accesso attuale alla Cattedrale, che avviene scendendo dai gradini per entrare, anzichè salendo come in tutte le Basiliche cristiane.
Costruita alla fine del '400 su un preesiste edificio arabo.
Utilizzata come cappella delle carceri nel sec. XIV, ingrandita nel 1698 e abbellita con decori del Serpotta. Gli spazi restaurati dell'intero Complesso Monumentale dei Benedettini comprendevano anche la Chiesa degli Agonizzanti, costruita, "inglobando un tratto delle mura di cinta riportato alla luce durante l'intervento di restauro della Chiesa". Coperta da una volta, fu ornata da decorazioni e statue ad altorilievo e stucco del Serpotta. La nuova copertura della Chiesa eseguita per ridare l'idea originaria, è stata realizzata con legno in lame accostate, di colore bianco realizzato per dare omogenea armonia con le pareti e gli stucchi. Sul fianco interno della Chiesa, lato piazza, è stato riportato alla luce una parete di muro di epoca normanna addirittura antecedente a quelle di altra area abbaziale. Questo muro, decorato da "architetture ogivali cieche" è collocato "al di sotto dell'attuale quota di calpestio sia della Chiesa che della piazza, confermando l'ipotesi della preesistenza di un manufatto architettonico sull'ampio pianoro che domina la Conca d'Oro e dando risposta dell'insolito accesso attuale alla Cattedrale, che avviene scendendo dai gradini per entrare, anzichè salendo come in tutte le Basiliche cristiane.
CHIESA DEL SALVATORE DETTA "COLLEGIATA"
Posta in cima ad una scalinata, in questa Chiesa viene venerato il SS. Crocifisso, condotto in processione ogni anno nel giorno tre del mese di maggio (ricorrenza del miracolo della scomparsa della peste al tempo del Venero). Situata fuori dall'abitato, nel quartiere Carrubella, possiede un significato storico e religioso molto più importante rispetto alle altre e numerose chiese di Monreale.
La Confraternita della Chiesa San Salvatore esercita il culto della Croce.
La Croce, originariamente come strumento "ripugnante inflitto ai peggiori malfattori", successivamente come strumento col quale Cristo compì con la sofferenza la salvezza del mondo.
Con la Controriforma, l'opera rigeneratrice della Chiesa intende stimolare la devozione dei fedeli col Crocifisso.
(per approfondimenti sulla storia della Collegiata cfr. Blog "Il Crocifisso di monreale" dall' Home page)
INTERNO
CICLO PASQUALE
S. ROSALIA
S. CASTRENZE
S. ONOFRIO
CROCIFISSO DI FATTURA SPAGNOLA
MADONNA ADDOLORATA
GIROLAMO VENERO, ARCIVESCOVO DI MONREALE
Festeggiamenti del SS. Crocifisso nei primi giorni di Maggio
La Chiesa della Collegiata subisce nel corso degli anni una serie di interventi e manutenzioni, per renderla sempre più attiva ed adeguata, si progetta d'ingrandirla ed adornarla di stucchi. Nel 1656 si costruisce la scala d'accesso.
Dai documenti storici si rileva che tra il 1716 e il 1719 ci sia stato un utilizzo di mattoni per un pannello di maiolica. Si apprende di qualche mattonaro palermitano che forniva la Chiesa di Monreale e altri centri. L'opera in ceramica ha una superficie di circa 50mq, posta all'inizio della strada che dalla piazza principale V. Emanuele II porta al quartiere carrubella dove si trova la Collegiata. Il Pannello, occultato dalle costruzioni vicine e dalla piccola viuzza, non permette d'acquisire una buona visione del capolavoro artistico maiolicato. L'opera è dipinta da festoni e frutta; al centro, il Crocifisso che veglia su Monreale, sotto un baldacchino trattenuto ai lati da quattro angeli. (Vedi Blog ilcrocifissodimonreale)
Pannello maiolicato
Per approfondimenti sul Culto del SS. Crocifisso e sulla Chiesa della Collegiata vedi
Blog ilcrocifissodimonreale
CHIESA DELLA MADONNA DEL CARMINE
dal libro “IL
CARMINE DI MONREALE"
di Giuseppe Schirò
…
Il Convento e la confraternita del Carmine nacquero quasi
contemporaneamente al quartiere che prese appunto il nome del Carmine. Il
convento con la chiesa e la confraternita con l’oratorio furono, nel proprio
ambito e con proprie caratteristiche, unico centro propulsore di un’attività
che, se pure squisitamente religiosa, era il punto di convergenza degli animi
di tutta la popolazione. …Questa attività trova il culmine della sua
espressione nella “devozione” alla Madonna del Carmine, che diviene la
manifestazione più sentita di quella fede religiosa che era alla base di tutta
la vita e che, estrinsecandosi nelle attività umane, civili e sociali, plasma
il quartiere e lo rende un tutto omogeneo. …Il convento del Carmine cessa di
esistere dopo tre secoli di vita. Sopravvive la Confraternita, la quale però, a
sua volta, dopo un periodo di intensa attività, comincia a declinare fino a
scomparire del tutto. Allora viene istituita la parrocchia.
…L’arrivo
dei Carmelitani a Monreale si inquadra in quel processo di riforma cattolica
della seconda metà del cinquecento, che ha la sua codificazione nel Concilio di
Trento…
A
Monreale non si spiega nulla se non si guarda al Duomo, perché la città è una
conseguenza della presenza del magnifico tempio, edificato da re Gugliemo II
(+1189). Questi, fin dall’ origine fa venire i Benedettini, per custodire il
tempio e celebrarvi il culto. Per essi costruisce il monastero, con il mirabile
chiostro. Quindi, dopo avere arricchito il Duomo ed i Benedettini, con
donazioni e privilegi,fa elevare Monreale a sede arcivescovile. All’Arcivescovo
egli conferisce anche i poteri civili e giudiziari su un territorio molto vasto
e molti altri privilegi, secondo un progetto politico di vasta portata. Tutte
queste concessioni ed agevolazioni inducono molta gente a fissare la propria
dimora nelle vicinanze del Duomo. La città sorge così a poco a poco e va sviluppandosi
quindi lungo i secoli. Verso la fine del 400 ha raggiunto una notevole
espansione edilizia e il Comune ha le sue strutture ben definite. Nel secolo
successivo lo sviluppo sarà ancora maggiore, soprattutto con la nascita del
nuovo quartiere del Carmine.
Un
altro elemento da tenere in conto è che la sede arcivescovile di Monreale era
la più ricca della Sicilia e la più ambita dell’Europa. Per tale motivo veniva
riservata a personaggi delle più illustri e nobili famiglie spagnole e romane,
i quali però la consideravano quasi esclusivamente una fonte di proventi
anziché un impegno di attività pastorale. …..
La
popolazione spesso viveva in condizioni di asservimento, sotto le angherie dei
rappresentanti (quasi sempre stranieri) dell’Arcivescovo (che spesso non
risiedeva in sede ma si faceva rappresentare). Il malcontento esplodeva in
tumulti…
La
riforma era invocata con urgenza… presso il popolo notiamo un fiorire di
associazioni religiose e di confraternite per migliorare la vita cristiana. Il
vertice in questo periodo è rappresentato dal card. Alessandro Farnese, Aricivescovo
di Monreale dal 1536 al 1573…diversamente da alcuni suoi predecessori mostra un
grande interesse per Monreale….L’ideale della riforma penetra profondamente
nella sua coscienza.
Egli
comincia dalla lotta all’ignoranza. Vengono invitati a Monreale i Gesuiti ad
aprire un collegio con annessa scuola pubblica…..Dà inoltre un forte impulso al
rinnovamento della vita religiosa, imponendo energicamente le disposizioni del
Concilio di Trento. …Il processo riformatore da lui avviato avrà un seguito
splendido nei decenni successivi, specie ad opera dei due arcivescovi Torres.
Un altro importante elemento, di cui dobbiamo tenere conto è la nascita e lo
sviluppo del quartiere…. (vedi post: Il quartiere del Carmine)
Il
merito di aver chiamato i carmelitani a Monreale va a due canonici parroci
della cattedrale che a proprie spese comprano un <casaleno terrano> nel Giardino
della corte… quello che si chiamerà del Carmine… Nell’atto si dichiara che il casaleno
sarà adibito per la costruzione d’una chiesa da dedicare a Maria Annunziata. … Si
aprono le trattative con i Carmelitani che avrebbero assicurato il culto in
onore dell’Annunziata. I carmelitani si stabiliscono a Monreale in modo
permanente. Il modesto alloggio diviene un piccolo convento che, ben presto
comincia a crescere ed a svilupparsi grazie al contributo di donazioni, da
parte di famiglie e benefattori, che servirono ad ingrandire la chiesa e
costruire il convento.
Chiesa
e convento assumono dimensioni definitive alla metà del ‘600. La chiesa ha tre
navate con sette altari, organo e campanile con tre campane grandi e una
piccola. Allora viene costruito il chiostro, ampliata la cucina, restaurate le
coperture e le volte. Nel 1655 la copertura viene estesa a tutto il chiostro,
la fabbrica viene consolidata, le otto colonne recentemente collocate vengono
rinforzate ed abbellite, si collocano ben sette catene di ferro inchiavardate
per assicurare solidità alle colonne ed ai muri, si rifiniscono le zoccolature,
si raccordano le coperture con le altre recentemente costruite, si costruisce
una terrazza e si completa la pavimentazione.
L’influsso
del Carmelo sulla vita del popolo si fece sentire in modo preminente attraverso
la confraternita. … Le confraternite erano organizzazioni di fedeli quasi
sempre laici aventi caratteri di stabilità e di autonomia regolate dal diritto
canonico con lo scopo di promuovere la vita cristiana.
Essi
rappresentano la risposta ai problemi della vita quotidiana e soprattutto a
quelli di cui allora lo Stato non si faceva carico, come quello
dell’assistenza, della sanità, della sepoltura dei morti, della difesa
sindacale della categoria, dell’avviamento professionale, ecc….Tutti,
nell’interesse comune, contribuivano a soddisfare le esigenze di libertà e di
democrazia, favorivano lo sviluppo edilizio con la costruzione di chiese,
stimolavano glia artisti, scultori, pittori, architetti. Ogni Confraternita
aveva una propria sede, meglio se una chiesa, per le proprie attività. A Monreale
solo nel 1612 un gruppo di persone per devozione alla Madonna del Carmelo, si
costituiscono in confraternita con sede nel convento del carmine e redigono un
capitolato con i padri carmelitani. Ben presto e per molti anni, nascono
discordie e problemi di convivenza con i Padri del convento con i quali si
gareggiava in iniziative e fervore. La
devozione alla Madonna del Carmine suscitava sentimenti di religiosità tenera e
semplice nell’animo di tutti ed è certamente questa la nota più profonda che
vibrava nell’animo del popolo e che diviene la caratteristica dei carmelitani.
Gli
avvenimenti del 1860 turbano la vita della città dove si vissero giorni di vera
ansia e di grande paura. Il Convento dei Benedettini e quello del Carmine
furono riempiti di soldati. I religiosi dovettero allontanarsi. Nel 1866 lo stato italiano negava ogni
riconoscimento giuridico agli Ordini religiosi e stabiliva che tutti i beni di
qualunque specie loro appartenenti venivano devoluti al demanio dello Stato. Benedettini,
Cappuccini e Carmelitani dovettero subito abbandonare i loro conventi. …. Rimaneva
in piedi la confraternita con l’ oratorio, costruito durante gli anni della
discordia con i Padri carmelitani.
Dopo
la loro partenza, l’attività religiosa e di culto, durante il periodo in cui si
era agitata la questione della cessazione del convento al Comune, non subisce alcun rallentamento. …
L’attività
della confraternita dimostrava ora una grande vitalità e aveva sede nel loro
oratorio (dove pure si svolgeva il culto) che si trovava a fianco della chiesa
dal lato del convento. Anticamente vi si accedeva dalla chiesa stessa ma in
seguito in occasione di uno dei soliti contrasti con i carmelitani, la
comunicazione viene chiusa e creato un ingresso laterale direttamente dalla
strada.. .
Il
21 marzo 1913 la chiesa viene affidata in consegna alla confraternita del
carmine che ormai aveva preso in mano la gestione di tutte le attività e di
tutte le iniziative religiose.
Dopo
un brillante periodo di circa mezzo secolo di intensa attività, la
confraternita si fossilizza.
…Il
diffondersi del modernismo tra le fila
del clero provoca una situazione di crisi che ha indubbiamente gravi
ripercussioni su tutte le tradizionali forme di culto. …Viene intanto la prima
guerra mondiale che porta ulteriori sconvolgimenti.
Viene
infine istituita la Parrocchia del Carmine e il primo parroco, nominato il 2
febbraio 1926, come esigenza primaria iniziò a provvedere alla sistemazione
della posizione giuridica della confraternita e della chiesa. La Confraternita
era ormai divenuta elemento di turbamento e di contrasti. Essa viene sciolta
con decreto prefettizio del 18 luglio 1927 e tutte le sue sostanze furono
devolute alla chiesa parrocchiale.
CHIESA
MADONNA DELLE CROCI
Situata nel punto più alto della città, alle pendici del monte Caputo, l'antico Put.
La facciata, visibile da qualunque punto del paese, presenta terrazze e rientranze. Dalla sua posizione si può cogliere il territorio di Monreale, in particolare il nucleo attorno al Duomo, la Ciambra dietro le absidi, il quartiere Carmine, quello della Carrubella e di San Vito.
Edificata nel XVIII sec. su disegno di Nicolò Puglia. la realizzazione della Chiesa avvenne dopo l'apparizione della Madonna ad un devoto che si prodigò per raccogliere i fondi necessari alla costruzione. All'interno, le immagini dell'Addolorata, il simulacro di San Raimondo Nonnato, il santo dei partorienti.
Chiesa Madonna dell'Orto
La Chiesa della Madonna dell'Orto è in stile barocco ed è stata eretta nel 1619 in un giardino dove esisteva una piccola cappelletta con l'immagine della Madonna.
A pianta rettangolare a tre navate, la Chiesa fu arricchita da numerose opere d'arte da parte di artisti che passarono e resero omaggio con le loro opere, da artisti locali, fra i quali Pietro Novelli con i quadri che raffigurano l'Angelo, le tre Sante Vergini (Cecilia, Agnese, Caterina d'Alessandria).
Gli stucchi sono di stile barocco. L'altare è circondato da cantorie rifinite in legno intagliato e ricoperto di oro zecchino. La Chiesa, in tutti questi anni, è stata gestita da insigni uomini, primo di essi nel 1680, il canonico Prof. Giuseppe Lombardo. Ma nel 1800, con i successori cominciò ad esserci qualche problema a causa di infiltrazioni di umidità che iniziavano a rovinare gli stucchi e gli affreschi e un canonico erroneamente fece imbiancare le pareti pensando di rendere la chiesa pulita mentre la danneggiava ricoprendone il valore artistico. Nel 1910, i lavori di restauro riportarono la chiesa al suo splendore ma le costruzioni che ora la circondano ne rendono difficile l'individuazione.
Chiesa dell'Odigitria
Edificata nel 1596 a opera della Compagnia di San Francesco d'Assisi, la Chiesa è dedicata alla Madonna dell'Odigitria. All'interno stucchi attribuiti al Serpotta e con affreschi del Novelli. Qualche traccia rimasta della maiolica nel pavimento.
Cfr. notizie su questa chiesa nel libro o post "Dietro un muro tra le crepe" di Antonella Vaglica
Cfr. notizie su questa chiesa nel libro o post "Dietro un muro tra le crepe" di Antonella Vaglica
IL COLLEGIO DI MARIA
e
LA CHIESA DELLA SS.TRINITA'
Collegio di Maria e chiesa della SS. Trinità- piazzetta Vaglica, via Roma
COLLEGIO
DI MARIA DI MONREALE E CHIESA DELLA SS. TRINITA’
di
Mons. Saverio Ferlina
Don
Alberto Greco Carlino, giovane sacerdote, si era unito ai Preti Missionari,
impegnati nella predicazione al popolo: e trovandosi a Palermo per predicare,
in una riunione di persone, manifestò l’idea di fondare dei collegi di Maria in
Sicilia, allo scopo di insegnare il catechismo a tutte le ragazze e, insieme,
preparare delle buone madri di famiglia, istruendole nei lavori domestici, dal
taglio, cucito, ricamo, alla pulizia della casa, della biancheria ed a sapere
cucinare. Alcune buone donne, di cui una si chiamava Nazarena Aversa e le
altre: Suor Maria Garsia, D. Geronima Romano, D. Aurora Palermo, D. Rosa
Cricchio, Filippa Benita, si offrono come volontarie e collaborare con il
sacerdote, come maestre per l’educazione morale e religiosa delle ragazze,
attraverso scuole gratuite. Così, ebbe inizio il Collegio di Maria di Monreale
e fu il primo di altri venti collegi di Maria in Sicilia. Il 6 Agosto 1724
Biagio Greco carlino cede a suo figlio D. Alberto la somma di onze settanta per
la erigenda scuola delle bambine.
Allo
stesso scopo il Card. Francesco Giudice il 4 ottobre 1724 assegna onze trentasei
e il monte di Pietà, ossia dei Bianchi, altre diciotto onze annuali; il 6
gennaio 1725 il Card. Francesco Giudice offre duemila scudi per la fabbrica del
collegio di Maria di Monreale. Il 30 agosto1725 Don Alberto Carlino per onze
seicentoquaranta e tarì quattordici compra una casa nella piazzetta di
Monreale, già appartenuta al Marchese di Monpilieri, per servirsene come
edificio del nuovo Collegio di Maria. Il 4 aprile 1736 re Carlo III di Borbone
sopra la mensa arcivescovile di Monreale, essendo Arcivescovo di Monreale il
Card.Alvaro Cienfuegos, concede onze 344.14 per la fabbrica della nuova Chiesa
del Collegio di Maria
Il
4 Aprile 1736 il Vicario Generale Mons. Andrea Santocanale, delega il Can.
Parroco D. Alberto Greco Carlino a benedire la pietra inaugurale della nuova
chiesa.
Il
10 agosto 1742 Caterina Limanni, madre di Don Alberto Greco Carlino, con
testamento lascia l’usufrutto di una terza parte dei suoi beni a tre suoi
figli: Lorenzo,Giuseppe, e Suor Giuseppa, e la proprietà al Collegio di Maria.
Il
17 febbraio 1757 Don Alberto Greco Carino, fa testamento costituendo suo erede
universale il Collegio di Maria di Monreale. Il 1 agosto 1759 segue altra
scheda testamentaria e il 2 agosto 1759 altro codicillo testamentario dello
stesso Don Alberto Greco carlino, Canonico Parroco. Dottore In Teologia. Il 12
giugno 1764 il Can. Don Lorenzo Greco carlino, fa testamento eleggendo il
Collegio di Maria di Monreale come suo erede universale, lasciando l’usufrutto
di alcuni beni al fratello Don Giuseppe e la sorella Suor Giuseppa. Lasciava i
suoi libri al Ritiro dei Padri Conviventi a Ben Morire, offerte in denaro per
l’Ospedale , per la Collegiata del SS: Crocifisso e un regalo a tutti i servitori di casa. Alla
morte di Don Lorenzo l’amministrazione del Collegio passò nelle mani di don Giuseppe
Greco Carlino, fratello del fondatore, il quale il 28 aprile 1774 con
testamento elesse il Collegio di Maria di Monreale come suo erede universale,
riservando l’usufrutto di alcuni beni per la sorella Suor Giuseppa e per la
moglie Donna Di Martino. Nel testamento di Don Lorenzo si pala di somme di
denaro che lascia all’amministrazione del Collegio di Maria per 5 corsi di
esercizi spirituali per 33 donne per turno: 1° turno per le religiose, bizzoche
e donzelle; il 2° turno per le gentildonne e persone di loro famiglia; il 3°
turno per le moglie dei borghesi; il 4° turno per le mogli degli artisti; il 5°
turno per le persone bisognose di ogni condizione. Altri esercizi spirituali
ogni 5 anni per tutta la popolazione di Monreale. Le copie degli atti di cui
sopra si trovano nel libro stampato dal Can Gaetano Millunzi, Collegio di Maria
di Monreale, Tipografia Pontificia Palermo 1917- Cfr. Archivio Storico Curia di
Monreale Fondo Governo Ordinario Sez, II Ser. I nn 11, 12 13-alcuni di questi
atti li riporto in appendice.
Progettista
del Collegio di Maria fu Alessandro Vanni, principe di San <Vincenzo,
assieme all’Ingegnere monrealese Sac. Antonio Romano, i quali hanno collaborato
anche per la nuova strada che da Monreale va fino alla Rocca; strada adornata
di fontane dal committente Mons. Francesco Testa, Arcivescovo di Monreale. Il
disegno del portico dell’ingresso centrale del Duomo di Monreale fu fatto dal
Sac. Antonio Romano ed eseguito da Ignazio Marabitti nel 1770. Il disegno
dell’atrio interno del Collegio di Maria è opera di Giovanni Battista Filippo
Basile (1880).
CHIESA
DELLA SS. TRINITA’ DI MONREALE
Un’intera
famiglia monrealese: Biagio Greco Carlino, la moglie Caterina Limanni, i figli
Alberto, Lorenzo, Giuseppe e Giuseppa, si sono cooperati per la realizzazione
del Collegio di Maria e della Chiesa della SS. Trinità. L’idea inizialmente fu
di Don Alberto, il quale a 27 anni ne parlò con il padre, il quale gli diede la
prima offerta in denaro; poi vi fu la collaborazione della madre Caterina e in
seguito collaborarono i suoi fratelli. Tutta la famiglia era piena di amore di
Dio e del prossimo, e tutto ciò li spinse a offrire tutti i loro beni per la
realizzazione dell’opera pia a servizio delle fanciulle, delle famiglie e di
tutto il paese. Costruito il Collegio, occorreva una chiesa adiacente, dove
riunire per la preghiera e per gli esercizi spirituali tutti i partecipanti.
L’8 aprile del 1736 fu benedetta la priam pietra della Chiesa per
autorizzazione del Vicario Generale del Card. Alvaro Cienfuegos, Mons. Andrea
Santocanale, del 4 aprile 1736 … Re Carlo III di Borbone concesse onze 344.14
per la fabbrica della chiesa, da prendersi sopra la mensa arcivescovile di
Monreale. Dion Alberto, fondatore del Collegio, diede all’architetto Giuseppe
Mariani l’idea della forma della Chiesa, cioè a forma ottagonale, a ricordo
dell’ottavo giorno della Risurrezione di Gesù, simbolo anche della vita eterna
e di Dio: Uno nella natura e Trino nelle Persone. I lavori si svolsero
speditamente dato che il 4 settembre 1738, la Chiesa veniva consacrata da
Mons.Domenico Valguarnera, Vescovo di Cefalù, il quale consacrando l’altare in
onore della SS. Trinità, vi depositava le reliquie di San Pietro Apostolo e dei
Santi Fausto Generoso e Costantino, assegnado 40 giorni di indulgenza da lucrarsi
ogni anno nell’anniversario della consacrazione da coloro che visiteranno la
Chiesa. Al tempo della consacrazione della chiesa era superiora e
confondatrice: Suor Nazarena Aversa, come risulta dalla epigrafe in uno
scudetto sopra il comunichino della parete a destra del presbiterio. Anche il
tetto della Chiesa è a forma ottagonale, con 8 finestre e 8 dipinti a fresco
nella vela sopra ogni finestra, dove sono dipinti gli Apostoli: San Pietro,
Sant.?Andrea, San Bartolomeo, San Simone con San Giuda Taddeo, San Giacomo
Maggiore, San Tommaso, San Filippo, San Paolo con San Giacomo minore e San
Giovanni.
All’altare
maggiore si trova il dipinto della SS. Trinità e in basso l’Immacolata tra S.
Gioacchino e S. Anna; S. Giuseppe col bastone fiorito; S. Pietro con le chiavi
e S. Castrenze col pastorale: Il presbiterio è sormontato da una cupola
elegante, proporzionata dove nei pennacchi sono dipinti i 4 evangelisti: Sam
Matteo, San Marco, San Luca e San Giovanni. Due belle tribune dorate adornano
il presbiterio e due gare adatte come comunichino. L’altare è di marmo, dove
spicca un bellissimo tabernacolo, pure di marmo, simile a quello che si trova
nella Chiesa di Santa Rosalia, costruita dallo stesso Don Alberto Greco Carlino
nel 1751. Una bella sedia di legno dorato si trova nel presbiterio a sevizio
del prete celebrante.
Nel
vano della Chiesa si trovano 4 altari laterali dedicati: Natività di Maria;
Circoncisione di Gesù: Gesù con le sorelle Marta e Maria; SS. Crocifisso e
Santi Patroni di Monreale. Oltre i dipinti dei 4 altari laterali, vi sono altri
dipinti: l’Addolorata, che il 18 gennaio 1794 lacrimò; Sant’Agata e San
Castrenze intercessore; questi due ultimi dipinti provengono probabilmente
dalla Chiesa di Sant’Agata, detta del Monte; quando il dipinto di San Castrenze
fu sostituito da una statua, e l’altare di Sant’Agata fu adattato ad altare del
sacramento con apposito tabernacolo: tutti gli altari sono rivestiti di
paliotti ricamati dalle suore collegine. Queste suore per secoli hanno lavorato
e custodito il Collegio e la Chiesa….
Nella
Cripta ddella Chiesa sono seppelliti: Don Biagio Greco Carlino, la moglie
Caterina, Don Alberto fondatore del Collegio e della Chiesa, Don Lorenzo, Don
Giuseppe, Suor Giuseppa Greco Carlino, il filosofo Vincenzo Miceli, il poeta
cristiano il Sac. Don Giuseppe Fedele. Due porte in legno intagliate si trovano
nel presbiterio; nei pannelli si trova inciso il nome di Maria, la stella a 8
punte, il triangolo della SS. Trinità,la croce, il calice e un cuore. Dodici
croci di marmo si trovano nei muri della chiesa a ricordo della consacrazione;
le 12 croci ricordano i 12 Apostoli, fondamento umano della Chiesa. Una grande
tribuna si trova sopra l’ingresso e altre grande di ferro dorato. I capitelli
delle colonne e i festoni in stucco sono dorati. Due pie in marmo si trovano
all’ingresso. Alcuni parati sacri, ricamati dalle suore, paliotti, il tronetto
d’argento per l’esposizione del SS. Sacramento, l’urna del giovedì santo, il
reliquario con il fazzoletto con cui furono asciugate le lacrime
dell’Addolorata il 178 gennaio 1794, si trovano custoditi presso la Curia
Arcivescovile di Monreale. Si lamenta la scomparsa dell’Ostensorio.
Collegio di Maria - parte retrostante in via Antonio Veneziano
il giardino
SALA GAETANO MILLUNZI
CHIESA DELLA SS. TRINITA'
a cura di Dott.ssa Antonella Vaglica
Annessa al Collegio di Maria, la fondazione della Chiesa è di qualche anno posteriore a quella del Collegio.
...L'ampia aula ottagonale coperta da una grande cupola, così come l'area del presbiterio, costruita anch'essa su un piccolo ottagono, è completata da una profonda abside, finemente decorata da linee dorate che ne disegnano il profilo. L'ariosa aula ottagonale è scandita da quattro altari, simmetricamente disposti a destra e a sinistra. Ciascun altare in marmi mischi, adornano con pregiati paliotti prodotti all'interno del Collegio, è protetto da una balaustra a colonnine, di forma leggermente convessa. Su tutti e quattro gli altari sono poste tele di grandi dimensioni e di pregevole fattura, realizzate nella seconda metà del XVIII sec. che illustrano storie tratte dal Nuovo Testamento.
Guardando l'altare, sulla sinistra troviamo La visita di Gesù a Marta e Maria di Betania e La Circoncisione, sulla destra, La Crocifissione e La natività della Vergine.
In alto le otto finestre, una per ogni lato del poligono, sono sormontate da triangoli affrescati con le figure degli Apostoli. Al centro della cupola, una finta architettura dipinta, riproduce al di là di una balaustra a colonnine, un secondo ordine di finestre e conduce lo sguardo al soffitto "sfondato" in cui vola la Colomba dello Spirito Santo.
Di grande eleganza è l'ampia cantoria, celata dietro un parapetto ligneo intagliato e dorato , che nella sua parte interna mostra un raffinato dipinto con volute e motivi floreali di sapore dichiaratamente profano. Interessante risulta inoltre il suo pavimento in maiolica, con motivi floreali e geometrici, che per le sue caratteristiche, può essere collocato tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX.
Particolare attenzione merita la pavimentazione dell'intero edificio, in marmi policromi, che riproduce, reiterandole, le figure geometriche alla base della costruzione dell'intero edificio.
La Chiesa di S. CASTRENZE
La
demolizione della “Badia Grande” annessa alla Chiesa di S. Castrenze fu il
tramonto definitivo di una istituzione che dalla fine del ‘400 al 1867, anno
della soppressione, era vissuta fiorente e rigogliosa.
Le
vicende di questa istituzione, il monastero delle benedettine di S. Castrenze,
sono una grossa fetta della plurisecolare vita di Monreale. La storia del
monastero di S. Castrenze, specie nella
parte economica, può essere ricostruita quasi giorno per giorno, soprattutto
attraverso lo studio dei 493 pezzi archivistici (registri,volumi, carpette) che
si conservano, accuratamente sistemati, nel grande archivio storico della
Collegiata.
La
Chiesa di S. Castrenze, alla fine del ‘400, sorgeva alla periferia del paese e
dava verso la campagna. Non si conosce la data precisa della sua origine, ma si
puo affermare che essa sorge per la devozione popolare a S. Castrenze la quale
nel corso dei secoli a Monreale non è stata priva di momenti felici. Forse
quella chiesetta sarebbe stata cancellata o almeno soffocata dall’espansione
edilizia di Monreale, che nel ‘500 e nel ‘600 ebbe un notevole sviluppo, se nel
1499 il Card. Borgia, arcivescovo di Monreale, nipote di Alessandro VI, non vi
avesse fondato e annesso il Monastero femminile di S. Castrenze dell’ordine
benedettino. Lo sviluppo del monastero si deve alla cura degli arcivescovi di
Monreale, che profusero ricchezze e lo arricchirono di privilegi, come il
Cardinale Cardona nel 1529, il Farnese che nel 1564 donò il terreno antistante
alla Chiesa ed il Venero che nel 1624 lo restaurò.
Vi
contribui però largamente anche il popolo con le donazioni. Le monache poi
dovevano possedere una buona dote per
essere ammesse, e come il parallelo monastero maschile, presente a Monreale fin
dalle origini del centro abitato, l’ordine benedettino reclutava i suoi
elementi preferibilmente tra il ceto benestante e, pertanto, quei monasteri non
scarseggiavano di mezzi. L’influsso del monastero di S. Castrenze nella vita
del popolo fu rilevante, non solo sotto l’aspetto religioso, ma anche sotto
l’aspetto economico, commerciale e folkloristico. Nel 1508 venne istituita una
fiera agricola da tenersi ogni anno, all’inizio della stagione estiva, la terza
domenica di maggio. La fiera coincideva con una delle tre festività annuali che
si tenevano in onore di S. Castrenze. Essa si svolgeva nello spazio attorno
alla Chiesa ed aveva lo scopo di incrementare l’economia del monastero a cui
andava una percentuale degli affari stipulati. Agevolazioni ed esenzioni
venivano concesse ai commercianti che sceglievano gli otto giorni di fiera per
concludere i loro affari. La fiera è estinta da molto tempo.
Le
finanze del monastero si accrescevano anche con le donazioni offerte da devoti
ed anche con l’industriosità delle suore stesse. Così il monastero possedeva
terreni nel territorio di Monreale e fuori , una farmacia, censi sui beni
immobili, fondachi e taverne in varie località, acque, mulini, niviere, e
poteva far fronte anche a gravi impegni in favore dell’Amministrazione
Comunale. Le suore poi raggiunsero un alto grado di bravura nella preparazione
di specialità locali. Ancora si parla dei <biscotti di Monreale> che
ebbero origine da loro … Il monastero ebbe quindi una vita ingrandita e
abbellita, specie nel 1700. Vi si trovano gli stucchi di S. Benedetto e S.
Scolastica della scuola del Serpotta,
varie altre pitture pregevoli, tra cui una Sacra Famiglia di Pietro Novelli e
il grande quadro centrale d’ingresso, fa ancora ricordare la presenza di quella
fiorente istituzione. Nello spazio antistante ala chiesa vi era una bella
villa-giardino di clausura. L’aspetto tuttavia più rilevante, anche se vi sono
minori possibilità di dimostrazioni è quello religioso. Vi era a San Castrenze
un’antica e florida <Compagnia> di laici, dedicata a S. Castrenze ed a S.
Benedetto, che raccoglieva numerosi
iscritti. E’ probabile che i relativi documenti siano quelli conservati
in una vecchia cassa che ho visto diversi anni fa in una vecchia cassa che ho
visto diversi anni fa in un cantuccio del matroneo della chiesa. La manifestazione più
importante dal punto di vista religioso era la processione dela >Madonna del
Popolo> il cui simulacro viene portato ogni anno dalla cattedrale a S. Castrenze,
nella Domenica in Albis, e vi rimane fino alla domenica successiva, quando la
Madonna ritorna alla sua sede. All’inizio, le due processioni di andata e
ritorno e l’ottavario a S. Castrenze avevano un carattere religioso-politrico.
L’origine della manifestazione infatti risale ad un editto emanato nel 1644 dal
re di Spagna es esteso anche alla Sicilia, viceregno spagnolo.
<La catolica Maestà del nostro
Re, nelle presenti necessità nelle quali si ritrova per difesa della nostra
santa fede e conservazione dei suoi regni have havuto recorso alla Immacolata
Vergine Nostra Signora, acciò con la Sua potentissima intercettazione
impetrasse da Dio la pace e quieta universale dei suoi popoli…>
In
virtù di questo editto il Vicerè di allora, Almirante di Castiglia, ordinò che
ogni anno il simulacro della <Madonna del Popolo> si portasse nella
chiesa di S. Castrenze, con solenne processione cui erano tenuti a partecipare
tutti gli ecclesiastici, sotto pena di scomunica, e che lì stesse otto giorni e
si pregasse per la pace universale e per la difesa della fede cattolica. Le
medesime finalità di quest’editto vengono ricordate in un altro provvedimento
dell’Arcivescovo Francesco Testa del 1761.
Dalla
data del 1644 ad oggi questa manifestazione si
è svolta senza interruzione, anche se orami si è perduto il ricordo del
movente originario che sarebbe opportuno riprendere nelle forme adatte ai
nostri tempi. Lo splendore del Monastero cessò, come accennato, con la
soppressione degli ordini religiosi avvenuti nel 1867. Da allora la <Badia grande>
così chiamata per lo sviluppo raggiunto, divenne un vecchio edificio
abbandonato, finalmente demolito. Intanto la zona attorno, specie verso la
campagna andava popolandosi. Le imprese private e l’iniziativa pubblica vi
costruirono una serie di edifici a molti piani, nei cui numerosi appartamenti
alloggia ormai una grossa percentuale della popolazione di Monreale.
La
Chiesa di San Castrenze sembrò messa lì apposta per essere punto di convergenza
di questa popolazione. Ed ecco che nel 1952 vi è istituita la Parrocchia. E’ la
più grande di Monreale.
Tramontata
dunque la vecchia istituzione, superata dalla vita che non rispetta rigidi
schemi e leggi preconcette, ecco la nuova istituzione dei tempi moderni.
…
Se abbiamo dato uno sguardo al passato non è per rimpiangere senilmente tempi
che non tornano più ma per attingere dalla conoscenza dei valori perenni dello
spirito nuovo giovanile vigore per il futuro
GIUSEPPE
SCHIRO’
FONDAZIONE DI
SAN CASTRENZE
Fondato dal cardinale Giovanni Borgia per le monache benedettine nel 1499, nella sua collocazione si pone quale limite occidentale della successiva urbanizzazione. L'impianto di forma rettangolare allungata si struttura su due cortili; la sua chiesa, ad unica nave con largo coro, ha il suo lato d'ingresso visibile all'esterno della sua piazza. Interamente ristrutturato nel 1526 dall'arcivescovo Cordona; nel 1602, quando le benedettine promuovono il culto della Madonna del popolo la cui statua è in cattedrale, si avvia il sodalizio con la medesima, ufficializzato nel 1644 dall'istituzione della processione annuale di pasqua durante la quale la Madonna sosta per una settimana a San Castrenze.
La sua Chiesa, restaurata e ingrandita dall'arcivescovo Venero nel 1624, diviene sede dell'omonima compagnia nel 1710 ed è successivamente decorata da stucchi serpottiani oggi scomparsi. A partire dal 1878 subisce pesanti manomissioni e tranne la chiesa, elevata a parrocchia nel 1952, è demolito nel 1934 per l'edificazione dei nuovi edifici pubblici per la città contemporanea: pretura ed ex caserma dei carabinieri oggi comando della Polizia Municipale.
La sua Chiesa, restaurata e ingrandita dall'arcivescovo Venero nel 1624, diviene sede dell'omonima compagnia nel 1710 ed è successivamente decorata da stucchi serpottiani oggi scomparsi. A partire dal 1878 subisce pesanti manomissioni e tranne la chiesa, elevata a parrocchia nel 1952, è demolito nel 1934 per l'edificazione dei nuovi edifici pubblici per la città contemporanea: pretura ed ex caserma dei carabinieri oggi comando della Polizia Municipale.
CHIESA DI S. CASTRENZE
S. Agata al Monte
(Cfr. anche post sullo studio della Prof.ssa Antonella Vaglica "Dietro un muro tra le crepe")
(Cfr. anche post sullo studio della Prof.ssa Antonella Vaglica "Dietro un muro tra le crepe")
La Chiesa, chiusa da molti anni, sulla via Palermo, prende il nome dalla Compagnia del Monte di Pietà. E' ad impianto basilicale a tre navate su supporti modulari di tipo rinascimentale. Dal 1709 al 1712 è documentata la presenza del Serpotta. Pregevole il pavimento in maiolica del VXII secolo e i dipinti decorativi seicenteschi ormai deteriorati. Il portale è sormontato da un'edicola con l' Ecce Homo. Attualmente in completo abbandono si spera venga restaurata.
Interno
Sulla stessa strada, la CHIESA del SACRO CUORE
Il collegio, fondato nel 1553, gestiva quattro scuole.
Con la soppressione degli ordini religiosi nel 1792 diventò un reclusorio per fanciulle povere con il nome di Sacro Cuore di Gesù. La Chiesa del Collegio riedificata nel 1664 a croce greca ha un portale barocco sulla via Palermo.
Sulla strada parallela, la via benedetto D'Acquisto, l 'ingresso oggi è adibito per la Scuola.
Sulla strada parallela, la via benedetto D'Acquisto, l 'ingresso oggi è adibito per la Scuola.
La facciata della Chiesa di via Palermo
continua