In Biblioteca ... per i bambini...
e studio critico sulla fiaba "Pinocchio"
C. COLLODI
Copertina e tavole di Umberto Faini
Disegni nel testo di Roberto Sgrilli
C'era una volta .....
-Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.....semplice, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
...il fatto è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname ....aveva nome Mastr'Antonio ma tutti lo chiamavano mastro Ciliegia per via della punta del suo naso che era sempre lustra e paonazza come una ciliegia matura.
...ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria perchè sentì una vocina sottile -Non mi picchiar forte!-
...fu bussato alla porta...entrò in bottega un vecchiettto il quale aveva nome Geppetto ...- Son venuto da voi, per chiedevi un favore. -Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno....che sappia ballare tirare di schema e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino; ...
Mastr'Antonio..andò subito a prendere quel pezzo di legno ..cagione di tante paure....e Geppetto prese con sè il suo bravo pezzo di legno, ringraziato mastr'Antonio se ne tornò zoppicando a casa.
La casa di Geppetto era una stanzian terrena ..nella paret di fondo si vedeva un camunetto col fuoco acceso, ma il fuoco era dipinto. e accanto al fuoco c'era dipinta una piccola pentola he bolliva allegramente e mandava fuori una nuovola di fumo che pareva fumo davvero.
-Che nome gli metterò? disse fra sè e sè- Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna....allora gli fece subto i capelli..poi la fronte, poi gli occhi..che lo guardavano fisso fisso. ...poi gli fece i naso...che cominciò a crescere...poi gli fece la bocca, poi gli fece il mento, il collo, le spalle, lo stomaco le braccia e le mani. ....quando le gambe.. cominciò a corere per la stanza.. saltò nella strada e si dette a scappare...un carabiniere che lo acciuffò... Povero buattino-dicevano alcuni- Ha ragione a non voler tornare a casa, Chi lo sa come lo picchierebbe quell'omaccio di Geppetto....il carabiniere rimise in libertà Pinocchio e condusse in prigione il povero Geppetto...
Cri cri cri ...
Pinocchio si voltò e vide un grosso grillo che saliva lentamente su su per il muro.
Pinocchio ha fame e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul più bello la frittata gli vola via dalla finestra
Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati
Geppetto torna a casa e dà al burattino la colazione che il pover'uomo aveva portata con sè
Geppetto rifà i piedi a Pinocchio e vende la propria casacca per comprargli l'Abbecedario
Pinocchio vende l'Abbecedario per andare a vedere il teatrino dei burattini
Il burattinaio Mangifuoco regala cinque monete d'oro a Pinocchio perchè le porti al suo babbo Geppetto; e Pinocchio, invece, si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro
L'Osteria del Gambero Rosso
Pinocchio, per non aver dato retta ai buoni consigli del Grillo Parlante, s'imbatte negli assassini
La bella bambina dai capelli turchini fa raccogliere il burattino: lo mette a letto e chiama tre medici per sapere se sia vivo o morto
Pinocchio mangia lo zucchero ma non vuole purgarsi; però quando vede i becchini che vengono a portarlo via, allora si purga. Poi dice una bugia e per castigo gli cresce il naso.
Pinocchio è derubato delle sue monete d'oro e per castigo si busca mesi di prigione
Liberato dalla prigione si avvia per tornare a casa della Fata ma lungo la strada trova un serpente orribile e poi rimane alla tagliuola
Pinocchio è preso da un contadino il quale lo costringe a far da can di guardia a un pollaio
Pinocchio scopre i ladri e in ricompensa di essere stato fedele vien posto in libertà.
...appena Pinocchio non sentì più il peso durissimo e umiliante di quel collare intorno al collo, si pose a scappare attraverso i campi ...per la casina della Fata....ma la casina non c'era più. C'era invece una piccola pietra di marmo sulla quale si leggevano in carattere stampatello quelle dolorose parole:
QUI GIACE
LA BAMBINA DAI CAPELLI TURCHINI
MORTA DI DOLORE
PER ESSERE STATA ABBANDONATA DAL SUO
FRATELLINO PINOCCHIO
Passò su per aria un grosso colombo il quale soffemandosi gli gridò:- Cosa fai costaggiù?
piango-disse Pinocchio.....Conoscerai Geppetto?
Se lo conosco! E' il mio povero babbo...Mi conduci da li?
L'ho lasciato tre giorni fa sulla spiaggia del mare...si fabbricava da sè una piccola barchetta per traversare l'Oceano.....in cerca di te.
-Dov'è la barchetta?
-Eccola, laggiù, diritta al mio dito..
Gli è il mi' babbo! gli è il mi' babbo! -
E parve che Geppetto ..riconoscesse il figliuolo. Tutt'a un tratto venne una teribile ondata e la barca sparì. Quand'ecco che udirono un urlo disperato e voltandosi indietro videro un ragazzetto che di vetta a uno scoglio si gettava in mare gridando: -Voglio salvare il mio babbo! ...nuotò tutta quanta la notte. ...alla fine venne un'ondata ..che lo scaraventè di peso sulla rena del lido.
Pinocchio ariva all'Isola delle <Api industriose> e ritrova la Fata....- Birba di un burattino! Come mai ti sei accorto che ero io? ..Mi lasciasti bambina e ora mi ritrovi donna;
Pinocchio promette alla Fata di essere buono e di studiare, perchè è stufo di fare il burattino e vuol diventare un bravo ragazzo.
...Dimmi mammina; dunque non è vero che tu sia morta?
-Pare di no-rispose sorridendo la Fata.
-Io studierò. io lavorerò, io farò tutto quello che mi dirai. perchè insomma la vita del burattino mi è venuta a noia e voglio diventare un ragazzo a tutti i costi. Me l'hai promesso, non è vero?
..Pinocchio ...andò alla scuola comunale...Ora avvenne che un bel giorno và coi suoi compagni di scuola in riva al mare per vedere il terribile pescecane
Gran combattimento fra Pinocchio e i suoi compagni uno dè quali essendo rimasto ferito Pinocchio viene arrestato dai carabinieri. ..gLiaizzarono dietro un grosso mastino., Alidoro il suo nome. Pinocchio correva e il cane correva più di lui. Sulla spiaggia il burratino spiccò un bellissimo salto e andò a cascare in mezzo all'acqua . Alidoro invece che non sapeva nuotare ..cominciò ad annaspare
-Aiutami Pinocchio mio! slavami dalal morte. ...-Ma se io ti aiuto a salvati mo prometti di non darmi più noia e di non corrermi dietro?
-Te loprometto! Te lo prometto!
...Il burattino seguitò a nuotare . . vide sugli scogli una specie di grotta..vide uscire un pescatore tanto brutto...- Ora vediamo un pò che pesci abbiamo presi!disse il pescatore...-Che razza di pesce è questo?..L'infelice Pinocchio a quest'antifona, cominciò a piangere a strillare e piangendo diceva: -Com'era meglio che fossi andato a scuola..Ho voluto dar retta ai compagni e ora la pago!. Mentre il pescatore era proprio sul punto di buttar giù Pinocchio nella padella, entrò un grosso cane... che ...riconobbe subito la voce di Pinocchio ...spicca un gran lancio da terra, abbocca quel fagotto infarinato e ..via come un baleno.
-Quanto ti debbo ringraziare! disse il burattino. Non c'è bisogno, replicò il cane. Tu salvasti me e quel che è fatto è reso.
- Come farò a presentarmi alla mia buona Fatina?
...-Anche per questa volta ti perdono- gli disse la Fata.
Ma ..
Pinocchio invece di diventare un ragazzo parte di nascosto col suo amico Lucignolo per il Paese dei balocchi.
...Dopo cinque mesi di cuccagna, Pinocchio con sua gran meraviglia sente spuntarsi un bel paio d'orecchie sinine e diventa unciuchino con la coda e tutto
...Perchè?...Perchè, Marmottina mia io sono un burattino senza giudizio.. e senza cuore.?.....
...il compratore del ciuchino.....che sarebbe rimasto zoppo per tutta la vita, gli mise un sasso al collo lo gettò in acqua..
Pincchio andò subito a fondo .... e risalì...burattino....Intanto Pinocchio nuotava alla ventura , quando ecco uscir fuori dall'acqua e venirgli incontro una orribile testa di mostro marino...era quel gigantesco Pesce-cane ...che lo aveva raggiunto e lo inghiottì....cammina, cammiana alla fine, trovò una piccola tavola apparecchiata con sopra una candela accesa e seduto a tavola un vcchietto tutto bianco...e a Pinocchio, gli riuscì di cacciar fuori un grido di gioia e spalancando le braccia e gettandosi al collo del vcchietto, cominciò ad urlare: Oh babbino mio Finalmete vi ho trovato! Ora non vi lascio più, mai più, mai più!- Dunque gli occhi mi dicono il vero? - replicò il vecchietto stropicciandosi gli occhi
- Dunque tu se' proprio il mi' caro Pinocchio?
...Allora Pinocchio, offrendo il suo braccio a Geppetto che aveva appena il fiato di reggersi in piedi, gli disse: -Appoggiatevi pur al mio braccio, caro babbino e andiamo....in cerca di una casa o di una capanna....
e videro seduti sul ciglio di una strada il Gatto e la Volpe, ma non si riconoscevano più da quelli di una volta....-Mi avete ingannato una volta e ora non mi ripiglaiate più..."la farina del diavolo va tutta in crusca"...
Pinocchio e Geppetto seguitarono per la loro strada finchè videro una bella capanna....videro il grillo parlante...ma ti rammenti di quando per cacciarmi di casa tua mi tirasti un martello di legno? - hai ragione Grillino ..e io terrò a mente la lezione ch mi hai data...e questa capanna?
-Mi è stata regalata da una graziosa capra....
-Era la mia cara Fatina! singhiozzando e piangendo...dimmi Grillino dove potrei trovare un bicchiere di latte per il mio povero babbo?
-c'è l'Ortolano Giangio che tiene le mucche... Pinochio andò ...
-Tirami su cento secchie d'acqua e io ti regalerò in compenso un bicchiere di latte...
Pinocchio si pose subito al lavoro...!
nella stalla vide un bel ciuchino... era Lucignolo...
Un mio compagno di scuola!
-Come? urlò Giangio avevi dei somari per compagni di scuola!...Figuriamoci i belli studi che devi aver fatto!... Il burattino, sentendosi mortificato, non rispose ma prese il suo bicchiere di latte e se ne tornò alla capanna e così per più di cinque mesi a fare ed imparare tanto altro.
Una sera...andò a letto e si addormentò. E nel dormire gli parve di vedere in sogno la Fata-Bravo Pinocchio! io ti perdono tutte le monellerie ...
Svegliatosi si accorse che non era più un burattino di legno ma ch era divntato invece un ragazzo come tutti gli altri. Appena si fu vestito gli venne fatto di mettere le mani nelle tasche e tirò fuori un piccolo porta monete d'avorio sul quale erano scritte queste parole.<La Fata dai capelli turchini restituisce al suo caro Pinocchio i quaranta soldi e lo ringrazia tanto del suo buon cuore> Apeto il portafogli invece di quaranta soldi di rame vi luccicavano quaranta zecchini d'oro tutti nuovi di zecca.
...Questo improvviso cambiamento in casa nostra è tutto merito tuo -disse Geppetto....perchè quando i ragazzi di cattivi diventano buoni hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all'interno delle loro famiglie...e poi gli accennò un grosso burattino appoggiato alla seggiola col capo girato da una parte con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo da parere un miracolo se stava ritto.
......
In Biblioteca...
I libri del NATOLI
Luigi Natoli nacque a Palermo il 14 aprile 1857. All'età di tre anni insieme ai genitori fu rinchiuso dalla polizia borbonica nelle carceri della Vicaria. La madre del Natoli, nonostante il marito fosse un funzionario dell'amministrazione borbonica, all'annuncio dell'arivo di Garibaldi fece indossare la camicia rossa ma furono tutti arrestati ed i loro beni confiscati. La vena letteraria di Natoli cominciava ad apparire. Il giovane, scopriva la storia della sua città e della Sicilia. Egli fu un singolare autodidatta a causa della mancanza di mezzi per frequentare il liceo dopo gli studi precedenti dove gli avevano profettizzato un brillante avvenire di scrittore. La precoce vocazione letteraria fu consacrata dalla pubblicazione del romanzo I Beati Paoli, oggi riconosciuto come il suo capolavoro. Ma la sua produzione è vasta e spazia dalla narrativa, alla storia, alla poesia. Fu costretto ad abbandonare la scuola normale per conseguire un titolo che gli permettesse di guadagnare con l'insegnamento. Nell'86 si trasferì a Roma. Entrò nelle scuole normali per concorso nel 1888 e nominato professore di lettere a Palermo. Sono gli anni della sua amicizia con Giuseppe Pitre insieme al quale pose le basi per la creazione del Museo Etnografico e di altri ed intensi rapporti con diversi letterati. Inizia anche un suo diretto impegno politico. Seguirà una vita errante di città in citta, a dirigere le scuole Normali e ad ogni rientro a Palermo lo vedeva inquilino di una nuova casa. Da una prima moglie Emma, morta prematuramente, ebbe tre figli,. Al ricordo di Emma dedicò cinque sonettiraccolti sotto il titolo di Parentalia. Con la sua seconda moglie. Teresa, avrà otto figli. Come nobildonna francese, le piaceva tenere in casa un salotto letterario aperto il giovedì e non smise mai di tenersi aggiornata. Luigi, ai figli cercò di inculcae i principi dell'autonomia di giudizio dell'onestà intellettuale del rispetto del prossimo e della lealtà a tutti i costi. Una famiglia, unita da un forte senso del patriottismo imparato dal padre.
in Biblioteca, di Luigi Natoli:
Libri in biblioteca
PRINCIPI SOTTO IL VULCANO
Storia e leggenda di una dinastia di "gattopardi" anglosiciliani dai Borboni a Mussolini
Udii parlare per la prima volta di Tina Whitaker nell’inverno del 1944 mentre, giovane ufficiale, mi trovavo a Roma. Rimasi in Italia per altri due anni e, benché avessi frequentato alcuni membri della famiglia Whitaker praticamente durante tutta la mia vita, non conobbi mai di persona Tina che per me era una specie di leggenda: una gran dama,vecchia e imperiosa, che viveva ai Parioli, alla cui casa non avrei mai osato presentarmi senza essere invitato. Comunque quando misi piede a Roma avevo appena ventun anni ed ero troppo occupato a godermi le mie prime impressioni della città e a spassarmela con i suoi abitanti miei coetanei.
Sapevo però che la signora Whitaker aveva superato da un pezzo l’ottantina e che aveva un passato in qualche modo <straordinario>. Sapevo inoltre che lei e le sue due figlie Norina e Delia, entrambe ormai anziane, conducevano una vita piuttosto agiata e, questo fatto era di per sé già eccezionale. Infatti come si spiegava che la madre e le figlie, che portavano un cognome inglese, non fossero state molestate pur vivendo in un paese in guerra con al Gran Bretagna? Un po’ alla volta, con l’andar degli anni, mi giunsero all’orecchio aneddoti e particolari relativi ai Whitaker; le loro eccentricità, la fortuna inizialmente derivata dal commercio del marsala, i rapporti con i personaggi come Garibaldi, Wagner, l’imperatrice Eugenia e la regina Mary:
Sin da bambino, comunque, avevo frequentato vari membri della famiglia Whitaker e, fu per questo che nel maggio 1964 ricevetti improvvisamente un telegramma da Delia Whitaker che mi invitava nella sua isola di Morya fra Trapani e Marsala. Scoprii allora che ella desiderava che io curassi la pubblicazione delle carte e dei diari di sua madre.
Di fronte a una tale quantità di documenti rimasi scoraggiato, anche se Tina Whitaker aveva già pubblicato altri suoi scritti e era stata inoltre una cantante di notevole talento. Capii poi che Delia aveva in mente un volume imperniato su visite di regnanti, balli e ricevimenti stupendi a Palermo e Roma nel periodo dell Belle Epoque. E quando mi accorsi che i Lampedusa avevano fatto parte del mondo dei Whitaker – il Gattopardo era stato pubblicato da poco – cominciai a drizzare le orecchie. Successivamente scoprii che Tin, per quanto educata all’inglese, era figlia di genitori italiani e siciliani, e che tra le sue carte vi era anche del materiale riguardante il Risorgimento, e in particolare i patrioti esuli a Londra prima del 1860. Infine, cosa ancora più importante, vi fu la scoperta dei registri del fondatore delle fortune dei Whitaker, Benjamin Ingham. Le lettere che facevano parte di questo materiale andavano dal 1816 al 1860 e riportavano commenti di prima mano sugli avvenimenti politici ed economici sotto i Borboni.
Dopo di ciò non potevano esserci dubbi sull’accettazione dell’incarico da parte mia, e Delia accettò senza difficoltà un progetto articolato su due piani, cioè una saga di due secoli che trattasse rispettivamente di coloro che accumularono quella fortuna, e di quelli che la esaurirono.
Naturalmente la prima parte di questo volume doveva essere più estesa, per le implicazioni degli avvenimenti nazionali ed internazionali sulla comunità angloamericana, mentre la seconda concerne fatti più personali e pungenti, perché, come Delia sapeva bene, sua madre aveva, al contrario di lei, una lingua assai pungente. Per la prima parte ho consultato descrizioni di viaggio di contemporanei e scritti di altre famiglie inglesi o americane, collegate un tempi con Marsala, Palermo e Messina, allo scopo di ricostruire il più verosimilmente possibile il tipo di vita di questi spatriati in una Sicilia <sotto il vulcano>, espressione che non significa l’Etna – anche se per i siciliani esso è simbolo di violenza spontanea – ma è sinonimo di una continua successione di rivoluzioni, guerre, crisi finanziarie ed epidemie.
Benjamin Ingham partecipò agli avvenimenti direttamente, mentre Tina fu piuttosto una osservatrice, …
D’altro canto in seguito ai bombardamenti di Marsala e Palermo del 1943 da parte degli alleati, numerosi importantissimi documenti riguardanti soprattutto l’esportazione di vini verso la Gran Brategna e gli Stati Uniti sono andati dispersi o risultano comunque introvabili. Il fatto che relativamente poco si sappia delle attività personali quotidiane, di Ingham, eccezion fatta per quanto si è tramandato oralmente nelle storie di famiglia, è causa - me ne rendo conto – di un divario fra le due parti del libro, ma anche questo rientrava nelle mie intenzioni. Le vicende storiche della Sicilia sono tali da provocare quasi un senso di irritazione e di collera. Agli occhi di alcuni l’isola non è che un <incubo assolato<> e le sue miserie passate e attuali sarebbero il diretto risultato dello sfruttamento, oltre che dell’incuria e della stupidità. Altri, come il defunto lord Bridport, che ha ereditato da Nelson la Ducea di Bronte, oppongono un netto rifiuto ad abbandonare la vecchia interpretazione sul latifondo assenteista. Per quanto mi riguarda ho cercato di mantenermi imparziale in questo accanito scontro tra esperti. Questo volume si occupa per lo più di commercianti angloamericani all’estero, alcuni dei quali grandi filantropi; all’inizio nouveaux riches, erano però abbastanza riches da instaurare rapporti con le famiglie aristocratiche di Palermo, tali quindi da rappresentare un fenomeno mai più verificatosi. Spero inoltre di essere riuscito, sia pure di passata, a portare acqua alla celebre affermazione di Lampedusa circa i siciliani di ogni ceto sociale, i quali sarebbero , a suo dire, caratterizzati da una <terrificante insularità d’animo>. Mi sono sforzato di far mio il punto di vista dell’osservatore distaccato, estraneo agli avvenimenti narrati.
La Sicilia possiede luoghi di incomparabile bellezza, ma nel suo seno ospita anche miseria e squallore. Può essere violenta e sinistra e insieme dolce e sommessa. E’ stata teatro di molti efferati atti di crudeltà e di disastri, alcuni dei quali recenti. Ha attratto predatori di ogni specie che poi hanno finito per amarla e abbellirla. E’ stata definita un crocevia, una regione non europea, una porta per l’Europa. E tuttavia sia in arte che in politica ha dato i natali ad alcuni grandi europei. Da un certo punto di vista è la regione d’Italia più tipicamente italiana, con virtù e difetti molteplici. Per un inglese la Sicilia è per molti aspetti l’Irlanda d’Italia, con la sua diversa civiltà, i suoi enigmi, il suo cristianesimo, per metà paganeggiante, la sua perversità, i suoi odi intestini, le sue disperate correnti di emigrazione prodotte da un sistema economico semplicemente mostruoso.
Ai Colli e a Bagheria le cadenti ville degli aristocratici, con le delicate balaustre e le statue ricoperte di licheni, provano ampiamente che i loro proprietari del XVIII e del XIX secolo, molti dei quali di ascendenza spagnola preferivano le delizie della Conca d’Oro alle loro polverose, assolate Donnafugate. E tuttavia, vien fatto di chiedersi fino a che punto alla mancanza di strade e alle asprezze di paesaggi esposti all’erosione degli agenti atmosferici per il fatto di essere stati denudati, in epoca romana e araba, del manto forestale che li rivestiva: Mentre la distruzione era in atto i contadini poveri cercavano di sopravvivere, generazione dopo generazione, in preda alla superstizione e alla paura, punta o poco al corrente di ciò che accadeva nel resto del mondo ....continua
"QUESTO LIBRO ...SAREBBE PIACIUTO A PROUST, COME IL RITRATTO DI UN TEMPO RITROVATO, RICOSTRUITO CON UN UNDERSTATEMENT BRITANNICO CHE VELA D'UMORISMO GLI ACCESI COLORI SICILIANI, IL RITRATTO DI UNA SICILIA VISTA DA UN COMPRENSIVO OCCHIO INGLESE CHE ARRICCHISCE E COMPLETA L'ORZZONTE SU CUI SPAZIAVA LO SGUARDO DEL PRINCIPE DI SALINA"
Guido Artom, Tuttolibri
Raleigh Trevelyan, storico di fama mondiale, ha vinto nel 1968 il Premio Florio per la sua traduzione inglese del volume di Luigi Meneghello I piccoli maestri. Durante la guerra ha partecipato allo sbarco di Anzio e, come capitano, per due anni è stato addetto militare a Roma.
Libri in Biblioteca....
Un po di .....(grande) Cinema
( foto tratta dal libro S ROSALIA di Castrenze Civello 1967)
Libri in Biblioteca...
IN UN CLAMOROSO PROCESSO ATENE UCCIDE IL SUO FIGLIO MIGLIORE
LA CICUTA E' PRONTA
(dal Fedone di Platone, traduzione di Francesco Adorno, Editori Laterza 1970).
PUO' LA MAGGIORANZA AVERE TORTO?
di
Luciano Canfora
I cinquecento giudici che condannarono Socrate costituivano un significativo campione della cittadinanza ateniese. Non è inutile ricordare il meccanismo grazie al quale venivano scelti. La base di partenza per formare una corte era una lista di seimila cittadini, probabilmente volontari, redatta annualmente: semplici cittadini, non esperti di diritto. Nel caso del processo di Socrate si può agevolmente stabilire che i giudici fossero 500; una cifra probabilmente piuttosto usuale. Ogni giuria aveva piena autorità e competenza. I cittadini giudici avevano un salario di tre oboli al giorno: quanto bastava per vivere.Perciò soprattutto i non abbienti ambivano ad essere sorteggiati. Al giudizio si giungeva per successive fasi. Il processo contro Socrate per una accusa di empietà fui in realtà un processo <politico>. Perchè si colpiva in lui l'ispiratore degli uomini risultati maggiormente nocivi alla città ma anche politico in una accezione più vasta, in quanto il processo alle idee era di fatto un modo alquanto terroristico di esercitare un controllo sulle devianze. E appunto come maestro di devianza Socrate veniva processato.. I cinquecento cittadini tirati a sorte che lo giudicarono vedevano in lui un disturbatore critico del sistema politico vigente e, insieme, un empio negatore degli dei e dunque delle basi etiche su cui poggiava la vita della comunità. Noi non abbiamo nè il testo nè il resoconto di ciò che Socrate disse a propria difesa durante il processo. Socrate in tutta la sua vita non lasciò nulla di scritto, evidentemente per una precisa scelta volta a privilegiare il dialogo rispetto alla asserzione, la ricerca rispetto alla certezza: Tanto meno provvide come avrebbero fatto altri, a mettere per iscritto la sua autodifesa pronunciata in tribunale:
Fu Platone che mise per iscritto la Apologia di Socrate ispirandosi con molta probabilità a quanto Socrate aveva effettivamente detto.
Libri in Biblioteca
ECOLOGIA
DICERIA: Discorso per lo più non breve detto di viva voce; poi anche scritto e stampato... Di qualsiasi lungo dire, sia con troppo artifizio, sia con troppo poca arte... Il troppo discorrere intorno a persona o cosa...
UNTORE: Dispensatore et fabbricatore delle onti pestiferi, sparsi per questa Città, ad estinzione del popolo..
Con NOTA DI LEONARDO SCIASCIA
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ZEUS/ Giove
ERA/ Giunone
PALLADE ATENA/ Minerva
Figlia di Zeus, essendo balzata fuori tutta armata...dal cervello di lui, dopochè egli aveva ingoiato la sua prima sposa Metis Atena era deità bellicosa ma benefica, come quella ch'era nata in mezzo alle lotte celesti e coll'arme in pugno ma era anche contemporaneamente Dea della quieta e serena luce celeste, quindi della pace della saggezza . . I caratteri morali di Atena sono connessi coi fisici; ella rappresenta la luce dell'intelligenza che guida gli uomini sia in guerra sia in pace . . Identificata con Minerva.
APOLLO
Figlio di Zeus e di Leto o Latona. Narravasi che perseguitata dalla gelosia di Era, la povera Leto fosse stata costretta a peregrinare di terra in terra prima di trovar luogo sicuro dove dare alla luce o suoi figli. Finalmente nell'isola di Delo partorì Apollo e Artemide. . Febo Apollo è un Dio raggiante il Dio della benefica luce il sole che vien fuori dal grembo della notte. Il culto di Apollo era diffusissimo fra i Greci come generale doveva essere la venerazione verso una divinità datrice di tanti beni fisici e morali. . L?apollo della mitologia romana non è una deità italica ma è lo stesso Apollo greco molto per tempo accolto nel Panteon di Roma. Le colonie greche dell'Italia meridionale furono il tramite per cui il greco Apollo penetrò fra i Latini. Prima come Dio della divinazione, poi come medico e musico..
ARTEMIDE/Diana
Figlia di Zeus e di Leto, Artemide partecipa della natura di suo fratello Apollo. Essa è la Dea della luce lunare come Apollo è Dio solare. . Pensata come Dea benefica era però armata di arco e frecce, adopera l'armi sue contro gli esseri cattivi o mostruosi ch'essa odia. Si diletta della caccia . Si vendica fieramente dei rinomati cacciatori che con lei vogliono gareggiare . Dopo la caccia la Dea si compiace tuffar le sue snelle membra dentro qualche fresco corso d'acqua circondata dalle sue ninfe. . Dal lato morale Divenne la dea della castità la protettrice delle giovani donzelle fino al momento del matrimonio. Diana era la Deità italica con cui si identificò l'Artemide dei Greci.
ARES / Marte
Venendo ai figli di Zeus e Era, il primo è Ares, Dio della guerra ma nel suo lato più brutale.Nemico della serena luce del spole e della calma dell'atmosfera avido di disordine e di lotta Ares era detestato dagli altri Dei anche da Zeus. Venne però vinto in guerra da Atena, espressione simbolica del maggior valore che ha in battaglia il prudente coraggio in confronto della forza selvaggia e temeraria,. Non molto diffuso era nella Grecia il culto di Ares. Il Dio italico identificato con Are è Marte che nella bellicosa Roma divenne Dio guerriero .
EFESTO / Vulcano
Altro figlio di Zeus e di Era. Dio del fuoco. Elemento importante nella natura. Raggiante, riscaldante che anche esce fuori dalle viscere della terra per la via dei vulcani e dominato dall'uomio rende possibile la lavorazione dei metalli, condizione indispensabile per lo sviluppo dell'arte e della civiltà. Lo si pensava zoppo , immagine dei movimenti vacillanti della fiamma Narravasi che Era vergognandosi della bruttezza di lui lo aveva gettato dal cielo giù nel mare. E altri racconti come espressione in un linguaggio mitico, della caduta del fuoco dal cielo in terra . Non molto esteso era nella Grecia il culto di Efesto . In occidente la regione dell'Etna, la Campania del Sud e in genere le terre vulcaniche erano naturalmente sede de culto di Efesto. Specialmente l'isola di Lipari una delle Eolie, era detta l'isola di Efesto. I omani chiamavano questo Dio, Vulcano colui che presiede alla fusione dei metalli. Questo Dio benefico principe del fuoco terrestre utile alla vita e alla civiltà era nelle antiche leggende italiche fatto sposo di Maia antica deità latina .
ERMES/ Mercurio
Figlio di Zeus e di Maia figlia di Atlante. Poco dopo la nascita egli avrebbe dato prove manifeste della destrezza ed abilità che costituivano il fondo della sua indole. Giacchè, nato al mattino verso il mezzogiorno esce dalle fasce e del guscio di una tartaruga trovata dinanzi alla caverna si forma una lira e suona e canta. Verso sera va nella Pieria dove Apollo stava pascolando le greggi degli Dei e gli ruba cinquanta giovenche e via le conduce e le nasconde con tal arte che non se ne può scoprir traccia. Poi torna zitto zitto a Cillene e si riacconcia nelle sue fasce. Ma Apollo non poteva ignorare la cosa ed ecco se ne viene alla grotta di Cillene per obbligare Ermes a restituire il mal tolto. Ermes fa lo gnorri e recisamente nega il fatto; onde Apollo a forza lo dovè condurre davanti il trono di Zeus lasciando a questo il decidere la contesa. Anche allora stava Ermes in sul niego, ma Zeus, capita la cosa gli diè ordine di cercare insieme con Apollo le giovenche e di restituirgliele. Così vien fatto Apollo poi, udito Ermes sonar la lira, tanto se ne compiacque che pur di averla gli lasciò le cinquanta giovenche. Così Ermes diventò Dio pastore ed Apollo d'allora in poi prese diletto dell'arte musica. A dar segno di una compiuta riconciliazione, Apollo donò al fratello la verga d'oro a tre rampolli datrice di benessere e prosperità e d'allora in poi vissero in rapporti di intima amicizia, benefici entrambi all'umanità. Apollo rappresentante del lato più alto dell'intelligenza, Ermes del senno e della scaltrezza pratica. Ermes era il messaggero degli Dei e l'esecutori dei loro ordine. Apportatore dei sogni e conciliatore del sonno, era anche il Dio che dava facilità dell'eloquio a chi lo invocava nel bisogno. Il Mercurio dei latini era iL dio dei commerci e aveva pochi tratti comuni coll'Ermes greco .
AFRODITE/ Venere
In Omero Afrodite è figlia di Zeus e di Dione, quella che a Dodona era venerata come la sposa di Zeus. Ma questa leggenda cedette il luogo ad un'altra secondo la quale Afrodite sarebbe nata dalla schiuma del mare e la prima terra a cui approdò sarebbe stata l'isola di cipro. Di qui gli epiteti di Anadiomene e Ciprogenia. Essa era immaginata bella e fiorente . Essa era immaginata bella e fiorente . Concetto mescolato con un altro concetto quello della forza d'amore che penetra tutto l'universo e lo feconda. . Presto si distinsero tre aspetti di questa Deità contrassegnati coi nomi di Afrodite Pandemo, Afrodite Urania e Afrodite Pontia: La prima era l'Afrodite terrena, protettrice anche di amori volgari, la seconda era la Dea dell'amore celeste, datrice di ogni benedizione la terza era l'Afrodite marina patrona della navigazione e dei naviganti. Così il dominio di Afrodite s'estendeva su tutta quanta la natura. IL culto di Afrodite ebbe una straordinaria estensione in tutte le regioni ove le stirpi elleniche si stanziarono e dominarono. Venere era un'antica Deità italica, la Dea della primavera del sorriso della natura onde a lei era sacro il mese dei fiori, l'Aprile. Il nome stesso di venere significa bellezza e grazia. In Italia questa deità ebbe anche un'importanza politica, credendosi ch'ella esercitasse una benefica influenza sulla concordia fra i cittadini e sulla socievolezza tra gli uomini. Dall'importanza che il culto di una tal Dea aveva presso i Latini, provenne che quando Venere si fuse con Afrodite e le leggende di questa furono accolte in occidente facile ascolto trovò anche la leggenda di Enea detto figlio di Venere e immaginato come fondatore della stirpe romana.
ESTIA/Vesta
GIANO
QUIRINO
ELIO/Sole
SELENE/Luna
EOS/Aurora
GLI ASTRI
I VENTi
LE MUSE
LE GRAZIE
LE ORE
LA VITTORIA
IRIDE
EBE
GIANIMEDE
EROS
ILIZIA
ASCLEPIO
LE MOIRE
NEMESI
LA FORTUNA
E se le sue storie ci affascinassero proprio per la loro imprevedibilità?
Districare il groviglio di ambiguità che circonda questa celebre figura della narrativa siciliana, rintracciarne origini e motivi, esplorarne le potenzialità sono i principali obiettivi di questo volume, in cui viene proposto al lettore un preciso itinerario: dalla ricostruzione dello sfondo storico-culturale alla discussione dei problemi posti dall'enigmatico personaggio, alla proposta di una chiave di lettura delle sue storie, puntualmente verificata sui testi originali.
L'analisi si intreccia così all'antologia di aneddoti e racconti tratti dalle opere di Bonaviri, Bufalino, De Franco, Gonzenbach, Lanza, Longo, Pitrè.
Palermo, 7.
Ecco il testo del sonetto presentato a S.A. R. :
Emanuele Navarro della Miraglia
SALVATORE CANGELOSI nasce a Monreale nel 1956. Dal 1970 svolge la professione di libraio. Ha pubblicato "Inchiesta in Sicilia" (Prova d'autore 2006) - "La difficile indagine sentimentale" (Prova d'autore 2008) - "La città e i libri. Avventure di un libraio" (2016) e "Collezione Privata. Scrittori persone e libri" (2017)
"GEREMIA FIORE E IL LIBRO DI OBERON" (2006)
Elio Di Piazza per il Centro Zabut
(Libri in Biblioteca) DALLE PAGINE DE L’ORA
"ERA DI PASSAGGIO
CRONACHE, CURIOSITA', ARTICOLI SU Peppino Impastato"
di Salvo Vitale
Francesca Lo Nigro vive e lavora a Palermo. E' dirigente scolastico. Ha sempre lavorato in scuole collocate in aree a rischio, impegnandosi in percorsi formativi e didattici relativi ai diritti umani, al recupero del disagio adolescenziale, alla legalità. E' consigliere dell'associazione "Scuola e Cultura Antimafia". Ha pubblicato articoli e saggi d'inchiesta su riviste e periodici.
A Maria cui porta affettu
tinirissimi dianu
s’inciammavanu lu cori
quantu chiù nni discurrianu.
Ammirannu cu firvuri
di Gesù lu summu amuri
junta già l’ura filici chi Diu nasciri duvia
a lu spusu cussì dici:
Troppu è notti, ritirativi
và durmiti e ripusativi.
chi durmissi ci prigau.
C’addubbau la manciatura
cu lirobbi chi purtau.
Si ritira poi a n’agnuni
di ddu poviru gruttuni.
ma cun gran divuzioni
nginucchiunu umili e piu
misi a fari orazioni in estasi elevatu
a Gesù poi vitti natu.
ma di Diu chiamata allura
nfervurata pronta e pia
s’inginocchia l’ama e adura
o gran spusi fortunati
pri mia misiru prigati.
Ma in quale categoria bisogna collocarlo dal punto di vista della tipologia religiosa?Non è un essere mitico, poiché non c’è mito che renda conto della sua origine e delle sue funzioni; e non è nemmeno un personaggio di leggenda, poiché non è collegato a nessun racconto semistorico. Appartiene piuttosto alla famiglia delle divinità.
E’ la divinità di una sola fascia di età della nostra società e la sola differenza tra Babbo Natale e una vera divinità è che gli adulti non credono in lui, benché incoraggino i propri figli a crederci. Babbo Natale è dunque anzitutto, l’espressione di un codice differenziale che distingue i bambini dagli adolescenti e dagli adulti>.
IL GIORNO CHE I MORTI
PERSERO LA STRADA DI CASA
da PensieriParole <https://www.pensieriparole.it/aforismi/saggezza/frase-274822?f=a:598>
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