LE PORTE DI MONREALE
costruite dagli Arcivescovi Venero e Testa
di Salvatore Autovino
PORTA DELLA CARRUBELLA
PORTA DELLA VIA VENERO
PORTA VERGHE
Significativo,
nel corso dei secoli, è stato lo sviluppo urbanistico della città di Monreale
nata come è noto per volontà del re normanno Guglielmo II.
Attorno
allo splendido duomo, fatto edificare
dal sovrano in onore della Vergine, il paese comincia ad espandersi con il
quartiere Ciambra sede dei servitori del monarca. Non è documentabile lo
sviluppo urbanistico di Monreale durante i primi secoli, pur tuttavia è certo
che agli inizi del ‘400 il nucleo originario si sviluppa con le “contrade” del
Pozzillo, detto anche di San Vito e della Carrubella.
Nel
‘500 la città si espande ancora di più con la contrada dell’Arancio e con
quella della Turbe e comincia ad assumere la fisionomia attuale.
La
Monreale del ‘600 è racchiusa invece dentro una cinta muraria, fatta costruire
dall’arcivescovo Girolamo Venero nel 1624 allo scopo di salvaguardare l’abitato
della peste che devastava la vicina Palermo. Della cinta, oggi non è rimasto
quasi nulla, ma ancora sono visibili, a testimonianza di quell’epoca, i PILASTRI DI TRE DELLE SEI PORTE dislocate simmetricamente.
La porta di
SAN CASTRENZE, successivamente chiamata
di Venero, portava verso la campagna;
quella
detta delle VERGHE conduceva all’attuale strada che si dirige verso Pioppo,
mentre dall’altra parte del paese, si trovavano
la porta SAN MICHELE (nei cui pressi esisteva la chiesa omonima e
una fontana)
e quella della CARRUBELLA .
La quinta porta era quella del PALAZZO ARCIVESCOVILE, dietro le absidi del duomo e per mezzo di essa si
scendeva al convento dei Cappuccini e ai giardini della Conca d’Oro. A monte
della città esisteva
un’altra porta in
alto all’attuale via Fontana dell'Orto. Costruite quasi tutte
contemporaneamente, ognuna delle sei porte ha avuto una propria storia. La porta CAPPUCCINI, conseguentemente alla
costruzione del convento da cui prende nome, è stata costruita su una
precedente porta medievale. Esistente fino alla metà dell’’800, di essa oggi
rimangono i resti di un pilone. La porta
San Michele esistente fin dal tardo Medioevo si trovava ad Oriente alla
fine della strada Rocca-Monreale esattamente all’inizio della via Palermo.
Esistente fino al 1790 pare che sia stata demolita verso la metà
dell’Ottocento.
La Porta Carrubella il cui toponimo è
legato alla vegetazione spontanea del luogo, era posizionata poco oltre
l’edificio del Boccone del Povero sorto successivamente nell’’800. Nel 1756
l’illuminato arcivescovo Francesco Testa
volendo riparare la vecchia cinta muraria, la sistema nello stesso luogo
e la abbellisce ponendo dei vasi sopra i pilastri in tufo. In seguito a
medicazioni avvenute negli anni successivi, della porta oggi si può ammirare
solamente un pilastro addossato alla vecchia chiesa di San Giovanni.
La
vecchia Porta Castrenze detta poi di
Venero, coeva alla costruzione delle mura era posizionata all’incirca nei
pressi dell’attuale piazza Spasimo. Nel 1768 cessa la sua funzione perché a
causa dell’espansione urbanistica fuori le mura, l’arcivescovo Testa è
costretto a spostarla più avanti nel luogo dove ancora oggi la si può ammirare.
A ricordo della porta seicentesca rimane oggi qualche resto del pilone destro,
una lapide di marmo sormontata da tre stemmi in uno dei quali è raffigurata una
stella a otto punte. L’attuale porta sita nei pressi di piazza Basile presenta
i suoi due imponenti pilastri di tufo compatto sormontato da vasi.
La porta Verghe
subisce le stesse vicissitudini. Ai tempi del Venero era situata ad occidente
di quella che in quell’epoca costituiva la via principale del paese e cioè
corso Pietro Novelli. La strada che iniziava dall’ospedale Santa Caterina, nel
primo tratto veniva comunemente chiamata “Varanni” e cioè via Grande e
proseguiva in direzione Pioppo e arrivava fino alla porta che era collocata
all’incirca dove oggi si trova Chiasso Baracca. Nel 1768 l’arcivescovo Testa,
per gli stessi motivi per cui portò più avanti Porta Venero, fece demolire la
vecchia porta e trasportò i pilastri più avanti dove ancora oggi si trovano,
lasciando una lapide marmorea con iscrizione latina sul posto dove il Venero
aveva costruita la precedente.
Le
porte pertanto anche se non presentano la splendida magnificenza del duomo e
del chiostro, anch’esse concorrono alla promozione dell’immagine di Monreale
che con il suo immenso patrimonio storico-artistico può offrire al visitatore
itinerari alternativi di alta valenza culturale.
Le
porte, pregevoli manufatti voluti da due grandi arcivescovi succedutisi nel
tempo alla guida della Diocesi, contribuiscono a fornire una visione più
completa di quella che è la fisionomia storica, culturale e artistica di questa
splendida città considerata uno dei centri di attrazione turistica più
incantevoli della Sicilia.
S. Autovino