Lettura di poesie e prose
dell'Associazione Culturale
"Tracce nel vento"
a cura di Mara Turdo
con il patrocinio del Comune di Monreale
Ex hotel Savoia
Lilly Attinasi
Angela Cantore
Patrizia Catalano
Giuseppa Crifasi
Fabrizio Fasulo
Caterina Muccitelli
Marianna Novara
Lella Porretto
Roberta Preda
Sabina Rizzo
Tregor Russo
Laura Salierno
Mara Turdo
Anna Leto
Caterina Muccitelli
Mara Turdo
Laura Salierno
Angela Cantore
Francesco Romano
Lella Porretto
Manuela Alberto
Marianna Novara
Roberta Preda
Viviana Ferrero
Lilly Attinasi
Caterina Muccitelli
Mara Turdo
Laura Salierno
Angela Cantore
Francesco Romano
Lella Porretto
Manuela Alberto
Marianna Novara
Roberta Preda
Viviana Ferrero
Lilly Attinasi
Mara Turdo
Il Vice Sindaco Giuseppe Cangemi
L'Assessore alla Cultura Nadia Olga Granà
da
“L’Amore innamorato”
AA.VV.
L’ODORE
DELL’ISOLA
di
Fabrizio Fasulo
Isola
di vento e storie, di calcare e sale,
ho
chiamato ancora il tuo vecchio odore,
l’ho
cercato così come credevo di ricordarlo.
<Credevo
di ritrovarlo tra i tuoi arbusti odorosi
arricciati
e sdraiati sulle impronte del vento.
Credevo
di riconoscerlo nella grafia lenta
della
salsedine di un tuo settembre fuggitivo.
Sono
tornato ma non l’ho riconosciuto.
Mi
è caduto addosso tremante e straniero,
sfinito,
senza fiato né canto.
Ho
inspirato forte la tua aria umida
che
incolla cielo e mare come un calafato
ma
oggi mi ha lasciato smarrito e sperduto,
come
un pane da forno senza aroma,
senza
la sua calda orma farinosa tra le mani.
Forse
perché ti ho rivista di sera
al
riparo dal tuo sole potente,
protetta
da una notte di settembre
e
puntellata dalle luci dei paesi di mare?
Non
è stata colpa di questo maestrale leggero.
Ti
ho vista molte volte accompagnarti
al
suo fiato tagliato che sibila deciso,
anche
quando si ingrossa e si fa possente
risalendo
impertinente i fianchi delle tue scogliere.
Forse
non ho saputo dar nome al tuo odore
per
i senza nome scampati al colonizzatore,
poi
forzati nel tuo grembo turchese
e
liberati dall’industria del diritto umano,
mangimi
per il Capitale-Dio che si è fatto Mondo.
Forse
mi è giunto il tanfo di morte
dalle
rive e dalle terre tue vicine.
Aggrappate
anche loro a questo mare
si
sgretolano, si schiantano sanguinando
sotto
le nostre menzogne feroci
sotto
le nostre bombe intelligenti.
O
forse mi hanno attraversato le onde mortali
dei
tuoi tanti radar, delle tue antenne di guerra,
che
ormai anche alle api e agli uccelli
si
scioglie la cera delle ali e cadono giù.
Perché
una portaerei non ha bisogno dei falchi,
non
le servono api, non ha fiori a raccogliere i pollini.
Bastano
le ali d’acciaio per seminare bombe.
I
lunghi steli delle agavi crollano dignitosi e solitari,
si
accasciano su muretti a secco spigolosi
ma
le antenne grigie e appuntite non cadono.
Anche
se non ci sono più api a danzare
le
antenne armate sanno crescere sempre.
Come
poteva il tuo odore rimanere?
Come
poteva specchiarsi uguale e riconoscermi?
Come
poteva, se sei ancora una volta carcere sotto il cielo?
Come
poteva, se anche la tua gente perde le parole,
se
non ritrova più, in strada, i buchi per le trottole?
Come
poteva, se sei proscenio della farsa dell’Impero?
Il
tuo odore adesso è un altro perché il mare che ti bagna è cambiato.
Me
lo ha confidato il costruttore di barche
mentre
raddrizzava note fuggiasche
sulla
tastiera di una fisarmonica ricucita.
sorrideva
malinconico tra i baffi grandi,
forse
seguendo ricordi di viaggi distanti,
forse
i nomi di giorni diversi e ingialliti,
quando
ancora le barche ormeggiavano in mare.
Passeggiando
una notte, di ritorno dal vino,
sotto
la cintura d’Orione già lenta e stanca,
mi
ha sussurrato triste con un filo di voce
che
abbiamo ucciso tutto il pesce del mare.
Sulu l’acqua arristese rintra lu mari…
Sulu l’acqua arristese…
Solo
l’acqua è rimasta nel mare…
Solo
l’acqua è rimasta…
La
materia prima dell’Impero è stata estratta,
risucchiata,
spedita ed esportata.
Il
capitale variabile che migra, respira ed annega
è
già sulla linea di produzione e di assemblaggio,
il controllo qualità dei diritti umani
lo
marchia a fuoco sulla pelle viva,
il
brand è democratico: ONG APPROVED.
Così
il legno delle barche è ora solo un rifiuto,
un
imballaggio da smaltire in fretta,
non
suona più con la mazzola del maestro d’ascia,
resta
muto a marcire fradicio e sordo in discarica.
Ad
alcuni piacerebbe farne monumenti lacrimosi,
cieli
da ora d’aria per l’uguaglianza liberale,
elemosine
rituali per assolvere il profitto di buon cuore.
Ma
il tuo nuovo odore, isola splendida e bandita,
porta
ora con sé anche il passo di raccoglitori scalzi,
di
archeologi di storie e di memorie, di tessitori di lotte.
In
cerca, tra gli scarti degli apparati di sicurezza,
emergono
segni vuoti da riempire, tracce di passaggi
rimasti
nascosti e muti, sconosciuti ed ignorati.
Tra
i fasciami spezzati e il pudore dei chiodi
raccoglitori
di memorie naufragate,
tra
le barche ormai immondizia adagiate tristi sui lati,
ormeggiate
in discariche di sguardi assuefatti,
tra
lavatrici arrugginite e solitari fusti di plastica.
A
piedi nudi puoi sentire il tocco della terra,
del
mondo che ti scivola sotto raggranellato,
la
sabbia di una grande clessidra
che
segna il tempo ai tramonti del mondo.
Forse
a piedi nudi riesci ancora a fare strada,
a
seguire le orme sul sentiero di chi lotta.
Forse
a piedi nudi prendi meglio la mira.
Devi
guardare indietro e sulla via,
dal
passato ai talloni e dagli alluci al futuro.
Forse
scalzi si risalgono anche le orme dei pesci,
gli
si può chiedere scusa e magari loro ritornano,
così
le isole indosserebbero di nuovo i loro odori
e
le mazzole dei maestri suonerebbero ancora.
Dedicata alla mamma
di
Angela Cantore
Mamma,
mia cara,
oggi
ti ho incontrata per la prima volta.
Le
tue, le mie carezze, i tuoi, i miei baci
hanno
abbracciato due cuori infranti.
Il
tuo sguardo
ha
letto nei miei occhi e lacrime hanno rigato
i
nostri volti a parlare di una affetto sepolto
ma
forte ed intenso.
Le
nostre emozioni smarrite a lungo
riemergono
dal profondo e le nostre anime
ballano
con i colori dell’arcobaleno
la
danza dell’amore.
Torniamo bimbi
di
Marianna Novara
Torniamo
a ridere, cadendo dall’altalena,
riempiendoci
la bocca di filamenti di luna,
e
nel vitreo appannato mostrami
quell’ometto
dai riccioli bruni.
Facciamo
un gioco, torniamo dunque
alle
notti sature di sussurri d’angeli,
nel
groviglio di una mare mai pago.
Riparami
la bici, quella con cui correvo
ad
occhi chiusi abbracciata al vento,
il
mio sudore e l’immensa gioia
di
quel che saremmo stati …
Torniamo
bimbi, là dove i nostri sensi
hanno
l’odore dolciastro di vaniglia
e
la vita scorre come linfa ritrovata.
Perché
oltre il grigio chiaroscuro del vissuto,
ancora
siamo piccoli che sognano
a
meraviglia di un giorno senza pena.
Giorni migliori
di
Caterina Muccitelli
Tela
piena di vita
irradia
sfumature d’oro
illuminando
il cuore del pittore,
ne
assorbe il calore a mani protese
e
noncurante dello squallore circostante
si
bea dello scoppiettio dell’anima
nella
speranza di giorni migliori.
L’amore innamorato
di
Mara Turdo
L’amore
innamorato
ha
mani forti di fatica,
mani
grandi, avvolgenti
e
delicate come un soffio.
L’amore
innamorato
sa
morire su se stesso
e
rinascere ancora altre cento…
Mai
stanco,
mai
indignato
mai
demotivato.
L’amore
innamorato
è
la verità che ti emoziona il fianco,
è
quella luce calda nei tuoi occhi,
è
rendere speciale ogni sospiro,
è
trovare poesia in ogni mandorlo in fiore.
L’amore
innamorato sei tu,
che
dormi con me anche se non ci sei,
è
sentirmi in petto
un
cuore pieno di silenzi felici.
L’amore
innamorato
è
i tuoi occhi nei miei…
come
magia,
vedere
per la prima volta
questo
tramonto,
con
la sola gioia
di
averti tra le braccia.
da “L’Amore eterno dura tre minuti”
AA.VV.
La maledizione dei poeti
di
Francesco Romano
Il
nostro amore.
L’amore
di chi vive dentro mura d’assenza,
quello
che svuota i crimini della loro stessa essenza,
quell’amore
che grida nel silenzio delle carceri,
quello
che fa silenzio tra le braccia d’una madre,
questo
amore, il nostro amore, è dilaniato, esasperato,
adagiato
su tombe che portano i nostri nomi,
ripete
all’infinito il dolore dell’espianto
e
quello del continuo impianto
dentro
gli orrori di chi uccide ogni giorno,
senza
lavare il sangue dai coltelli sbandierati come vessilli.
Sono
i nostri sudari che infinitamente ci finiscono.
I
loro assassinii sono le fiabe che ridondanti risuonano
nelle
nostre stanze nelle sere dove gli
spettri ci sono compagni.
Questo
amore è la speranza
che
ci lega al nostro cammino,
alle
bestemmie e alle gioie da bambini,
alla
rabbia e alle domande di chi implora pace.
E’
la pazienza nella ricerca e nell’attendere le risposte,
è
vedere l’eternità negli occhi di chi ho amato,
è
una raffica di vento che mi riporta a te,
per
ridisegnare le tue mani sul mio corpo tremante,
è
averti sempre qui, dentro qui, ancora qui,
condanna
e dono tremendo.
Chi sei tu
di Lella Porretto
Chi sei tu Dio?
Sei colui che ha soffiato dentro l’alito di fuoco?
Sei tu forse il vento che si sente quando tutto è
immobile?
Chi sei tu Dio?
Sei forse l’aria che scuote i fiori aridi dal
sole?
Sei immaginazione o realtà?
Sei un uomo o sei donna, chi sei tu Dio?
Sei la madre terra creata per cullare e dondolare
gli uomini?
Chi sei tu Dio?
Sei negli occhi di chi sta spegnendosi?
Di chi ogni giorno vaga nel deserto?
Chi sei tu.
Ci sei?
L’ALBERO
di Anna Leto
Le mie radici,
ostinate, scavano una terra a me estranea
e, lontane
dal mio
sguardo e dalla mia volontà.
Mi regalano la vita,
mi regalano equilibrio.
Il mio tronco,
concreto,
come colonna tortile regge il mio tetto pesante
e, sicuro,
con scorza dura e cuore forte
mi regala il sostegno,
mi regala struttura.
I miei rami,
ribelli,
scappano via verso un cielo indifferente
e, sfrontati,
come braccia in cerca di un amante
mi regalano l’altezza
mi regalano ambizione.
Le mie foglie,
allegre,
si scompigliano al vento e sussultano nella
pioggia
e, vibranti
nel sole che mi ubriaca e mi confonde
mi regalano il respiro,
mi regalano sogni.
E, infine voi, figli miei,
fiori inebrianti e frutti sensuali
che, gioiosi
fecondare la terra di nuovi semi
regalatemi il futuro,
regalatemi speranza.
poesia e sublimazione di pensieri... che rendono una interpretazione bellissima di amore e vita rubata..un sorriso a tutti e complimenti
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