NECESSARIA L'ISTITUZIONE DI UNA CONSULTA DEI SINDACI PER SALVARE DALL'ESTINZIONE IL PATRIMONIO "VERDE" DEL PALERMITANO
[dal settimanale dell'ANCI Sicilia <COMUNICAZIONE> anno 7 n.14 del 7 aprile 2006 ed. SI.S.COM.S.r.l]
[dal settimanale dell'ANCI Sicilia <COMUNICAZIONE> anno 7 n.14 del 7 aprile 2006 ed. SI.S.COM.S.r.l]
Anno
dopo anno scompare il patrimonio verde, la varietà dei giardini e degli orti della Conca d’Oro. Cresce la
domanda di spazio, cambia il contesto, si trasforma l’ambiente e con esso la
storia antropologica di un sito meraviglioso, unico, di un ambito territoriale
dove colori, sensazioni, suoni, profumi e stati d’animo, memorie ed emozioni si
mescolano fra terra cielo e mare.
Le superfici coltivate residue restano frammentarie e disgregate in un'area metropolitana che ha tanto bisogno di aree verdi. Un mosaico ambientale d'impianti colturali, sopravvive ai margini ed oltre la Città, "aree verdi" tra migliaia di insediamenti abitativi e produttivi disseminati in tutta la piana. E' a rischio la memoria dei giardini, il fiume Oreto, l'intero ecosistema della Conca d'Oro.
Si è spezzata l'unità spaziale, identificazione di un paesaggio riconoscibile, di un territorio circoscritto che ha rappresentato l'immagine secolare della Città di Palermo al di fuori della Sicilia oltre oceano, di un'icona "estetica" produttiva che appartiene ad un tempo ormai trascorso.
Svanisce giorno dopo giorno un immenso polmone sempreverde che muta e genera aree improduttive e degradate, contesti di aree preurbane, urbane e semiurbane, nella continua alterazione delle condizioni spazio-temporali. Le abnormi trasformazioni delle aree verdi e la loro riduzione di superficie ha originato un lento e costante mutamento territoriale da un paesaggio prettamente agricolo, ad un ambito di paesaggio degradato, dove l'incremento urbano, ha generato l'attuale scenario ambientale. I terreni in alcune zone restano privi di alberi e si popolano di macchie, il suolo si inaridisce, i giardini si irrigano sempre meno, le acque di falda si inquinano, cambia la qualità dell'aria, la fauna, il microclima ed il clima ambientale. Si dissolvono le risorse identitarie. Se non si interverrà per mezzo di adeguate strategie di sostegno, con programmi operativi di riqualificazione, tutela e salvaguardia del verde, delle aree agricole e degli insediamenti storici, assisteremo inesorabilmente alla scomparsa di un ricco e variegato patrimonio che vede il territorio non più come una risorsa. Giardini impiantati faticosamente e mirabilmente con piante tipiche e di qualità in un periodo storico con fini economici di produzione e commercializzazione nella Piana di Palermo fra i territori dei comuni di Palermo, Monreale, Bagheria, Ficarazzi, Villabate, Altofonte, hanno subito a partire dalla metà del 1960 un graduale abbandono delle coltivazioni.
Fra le diverse cause degenerative interne al sistema agricolo si devono considerare:
-Una migliore organizzazione del sistema produttivo agrumicolo sul fronte orientale dell'Isola, gli attacchi parassitari infestanti ai limoneti e agli aranceti, in particolare il cosidetto "male nero", un sistema d'impianti ed agricolo sempre più obsoleto e poco competitivo, lo sfruttamento della terra, l'uso dei sali chimici e degli anticrittogamici. Non per ultimo va ricordato il secolare controllo delle acque d'irragazione "la mafia dell'acqua".
La realtà odierna vede la parcellizzazione delle aree, un uso sproporzionato al contesto, un microcosmo distinto che si assoggetta ad una indifferenza territoriale.
Una parte della realtà "agricola" in zone di medio ed alto pregio resta una felice isola verde; un esempio sono gli agrumi e i nespoleti delle borgate del palermitano, sottoposte anch'esse ad un presidio mafioso di zona. In alcuni ambiti locali persiste l'attaccamento alla terra, nella consapevolezza di esservi nati e con la tenacia di continuare a vivere ed operare sui luoghi di appartenenza con volontà e testardaggine, malgrado le colture agro-fruttifere siano sempre meno produttive ed economicamente svantaggiate.
Un amore infinito che forte della tenacia e della fatica resiste, sino al sopraggiungere della stanchezza fisica dei coltivatori superstiti, che vede nel lento invecchiamento dei giardini, sempre meno verdi la morte degli alberi. Ricordi lontani rimangono le ricche fioriture e le proficue raccolte agrumicole di arance, limoni, cedri, mandarini, risorse economiche e di sostentamento delle popolazioni della Conca d'Oro.
Nelle campagne ogni cosa assumeva una importanza, una ritualità ed un significato;
- il fiume Oreto e le sorgenti venivano considerate sacre, rispettata e mantenuta la vegetazione indigena delle sponde del fiume, dei canali naturali e dei crinali.
- i pozzi, le cisterne, le pietre miliari di confine, le salibbe, i recinti in pietra e i corsi d'acqua curati e tenuti in efficienza.
Filari d'alberi si disponevano a barriere per la protezione dal vento degli agrumeti, ai lati di una trazzera, di una strada che conduceva ad una villa o ad un gruppo di case.
Oggi, più aree della piana, appaiono molto compromesse, pur tuttavia si individuano spazi di vita, nicchie ecologiche di valore biologico.
Rari esemplari d'alberi alani di cipresso e altissime palme, si elevano isolate e fra la vegetazione. Giganti di ulivi ultrasecolari forti ed imponenti, agavi ed altre rare bellezze naturali, alberi di noce e di caccamo resistono tra rovi e macchie, tra alberi secchi privi della corteccia imbiancati dal tempo. Si rinvengono rottami e cumuli di materiali inerti riversati a cielo aperto fra vernici ed oli contaminati, percolanti nel terreno in violazione delle regole di tutela ambientale. Specie di piante esotiche importate, ambiti di sommacchi, fichi d'India e canneti, impianti di viti, a filari e a pergole, essenze ornamentali, fiori e frammenti di bordure verdi in prossimità di vetusti caseggiati o vicini a specchi d'acqua sopravvivono privi di cure colturali.
Questo immenso patrimonio per la varietà e specificità delle diverse colture, per la sua biodiversità, per la sua orografia, compone l'unità di paesaggio della piana di Palermo e rimane una risorsa sotto il profilo sociale ed economico.
La lettura è possibile attraverso le matrici segniche territoriali quali: la morfologia dei luoghi, la varietà degli impianti arborei, le aggregazioni zonali del verde, il tracciato della terra, i solchi degli argini, delle conche, dei vattali sinuosi o retti dei giardini, i canali irrigui;
la viabilità: percorsi, tracciati, trazzeri, viottoli, sentieri, strade, ponti;
i manufatti emergenti: ruderi, vestigia, cappelle, edicole votive, chiese, casolari, bagli, forni da pane, malaseni, mulini, masserie, ville signorili, fornaci, gebbie, canali, abbeveratoi, pozzi, muri di recinzione, torri d'acqua, torri fornaci, fontane.
Tanto resta riportato dalle cartografie, dalle carte topografiche, dalle riprese aerofotogrammetriche e satellitari, dalle pellicole cinematografiche, dai documentari, dalle foto, dai filmati, dai reportage giornalistici, dalle cartoline. S.O.S. è il grido di speranza, di allarme che viene lanciato per salvare la Conca d'Oro dallo scempio, dall'incuria e dall'abbatimento delle piante: un patrimonio di tutti, una risorsa dell'intera area metropolitana.
Un immenso patrimonio diversificato per zone, per ambiti, fortemente antropizzato, da amministrare con una programmazione attenta degli interventi in termini di trasformazioni superando la negatività, il conflitto territoriale, la confusione del paesaggio.
Il paesaggio della Conca d'Oro "in trasformazione", l'intero sistema territoriale deve essere interpretato ed accompagnato nel cambiamento con processi di riqualificazione ambientale, di risanamento, rivitalizzato nelle diverse azioni del mutare. Tutto ciò rende necessario e non più procrastinabile che Palermo, la città capoluogo e i centri urbani minori, concorrano insieme alla riorganizzazione territoriale complessiva delle aree degradate in un equilibrio fra sviluppo e sostenibilità, stretti in una alleanza strategica attraverso l'istituzione della "Consulta dei Sindaci". Obiettivo strategico di questa "Autorità" metropolitana di governo dovrà essere lo sviluppo flessibile, ecologico nell'ambito di un sistema unico che con progetti determinanti di pianificazione integrata e negoziale, governi e controlli i processi di cambiamento, di mobilità e di trasformazione, in sinergia con le comunità locali, gli enti pubblici, i soggetti privati e gli attori istituzionali, le associazioni di categoria e sindacali, nell'interesse e con la partecipazione dei cittadini, delle popolazioni che animano, vivono e lavorano nel territorio metropolitano.
Le municipalità coinvolte dovranno:
-perseguire obiettivi comuni per superare l'appartenenza territoriale, coordinandosi nelle azioni di pianificazione urbanistica ed ecologica in una visione che scorge nel futuro i nuovi possibili scenari;
-costruire una prospettiva condivisa di lungo periodo, con linee e azioni di crescita economica, di scambio, incontro, di mobilità, di sviluppo sociale, promozione del territorio, salute, cultura, turismo;
-assumere responsabilità solidali, di programmazione e gestione partecipata e globale, non più rinviabili, formulando politiche territoriali attraverso soluzioni negoziate delle questioni;
-possedere forte capacità organizzativa e di collaborazione, credere ad un progetto comune, che metta insieme competenze, idee, energie per lo sviluppo delle città e dell'area metropolitana;
-rispettare modalità e tempi di programmazione, pianificazione degli interventi futuri e di realizzazione degli stessi;
Il percorso dovrà tendere a:
-consolidare una metodologia progettuale che conduce sul piano paesaggistico -urbanistico e giuridico - economico, ad una strategia comune che affronti il rapporto fra tutela e sostenibilità;
-accrescere attraverso interventi di progettazione integrata, la coesione sociale e l'identità locale;
-salvaguardare in toto l'unità di paesaggio, l'dentità locale, le differenti risorse, tutto ciò che è storico, difendendo le aree verdi a rischio, guidando i processi di trasformazione, accompagnando il cambiamento, verso uno sviluppo sostenibile;
-sviluppare e realizzare progetti integrati coerenti, osservando e comparando le strategie di pianificazione coon gli obiettivi ed i traguardi raggiunti nelle altre realtà regionali italiane ed europee, consapevoli delle proprie identità e differenze.
Le superfici coltivate residue restano frammentarie e disgregate in un'area metropolitana che ha tanto bisogno di aree verdi. Un mosaico ambientale d'impianti colturali, sopravvive ai margini ed oltre la Città, "aree verdi" tra migliaia di insediamenti abitativi e produttivi disseminati in tutta la piana. E' a rischio la memoria dei giardini, il fiume Oreto, l'intero ecosistema della Conca d'Oro.
Si è spezzata l'unità spaziale, identificazione di un paesaggio riconoscibile, di un territorio circoscritto che ha rappresentato l'immagine secolare della Città di Palermo al di fuori della Sicilia oltre oceano, di un'icona "estetica" produttiva che appartiene ad un tempo ormai trascorso.
Svanisce giorno dopo giorno un immenso polmone sempreverde che muta e genera aree improduttive e degradate, contesti di aree preurbane, urbane e semiurbane, nella continua alterazione delle condizioni spazio-temporali. Le abnormi trasformazioni delle aree verdi e la loro riduzione di superficie ha originato un lento e costante mutamento territoriale da un paesaggio prettamente agricolo, ad un ambito di paesaggio degradato, dove l'incremento urbano, ha generato l'attuale scenario ambientale. I terreni in alcune zone restano privi di alberi e si popolano di macchie, il suolo si inaridisce, i giardini si irrigano sempre meno, le acque di falda si inquinano, cambia la qualità dell'aria, la fauna, il microclima ed il clima ambientale. Si dissolvono le risorse identitarie. Se non si interverrà per mezzo di adeguate strategie di sostegno, con programmi operativi di riqualificazione, tutela e salvaguardia del verde, delle aree agricole e degli insediamenti storici, assisteremo inesorabilmente alla scomparsa di un ricco e variegato patrimonio che vede il territorio non più come una risorsa. Giardini impiantati faticosamente e mirabilmente con piante tipiche e di qualità in un periodo storico con fini economici di produzione e commercializzazione nella Piana di Palermo fra i territori dei comuni di Palermo, Monreale, Bagheria, Ficarazzi, Villabate, Altofonte, hanno subito a partire dalla metà del 1960 un graduale abbandono delle coltivazioni.
Fra le diverse cause degenerative interne al sistema agricolo si devono considerare:
-Una migliore organizzazione del sistema produttivo agrumicolo sul fronte orientale dell'Isola, gli attacchi parassitari infestanti ai limoneti e agli aranceti, in particolare il cosidetto "male nero", un sistema d'impianti ed agricolo sempre più obsoleto e poco competitivo, lo sfruttamento della terra, l'uso dei sali chimici e degli anticrittogamici. Non per ultimo va ricordato il secolare controllo delle acque d'irragazione "la mafia dell'acqua".
La realtà odierna vede la parcellizzazione delle aree, un uso sproporzionato al contesto, un microcosmo distinto che si assoggetta ad una indifferenza territoriale.
Una parte della realtà "agricola" in zone di medio ed alto pregio resta una felice isola verde; un esempio sono gli agrumi e i nespoleti delle borgate del palermitano, sottoposte anch'esse ad un presidio mafioso di zona. In alcuni ambiti locali persiste l'attaccamento alla terra, nella consapevolezza di esservi nati e con la tenacia di continuare a vivere ed operare sui luoghi di appartenenza con volontà e testardaggine, malgrado le colture agro-fruttifere siano sempre meno produttive ed economicamente svantaggiate.
Un amore infinito che forte della tenacia e della fatica resiste, sino al sopraggiungere della stanchezza fisica dei coltivatori superstiti, che vede nel lento invecchiamento dei giardini, sempre meno verdi la morte degli alberi. Ricordi lontani rimangono le ricche fioriture e le proficue raccolte agrumicole di arance, limoni, cedri, mandarini, risorse economiche e di sostentamento delle popolazioni della Conca d'Oro.
Nelle campagne ogni cosa assumeva una importanza, una ritualità ed un significato;
- il fiume Oreto e le sorgenti venivano considerate sacre, rispettata e mantenuta la vegetazione indigena delle sponde del fiume, dei canali naturali e dei crinali.
- i pozzi, le cisterne, le pietre miliari di confine, le salibbe, i recinti in pietra e i corsi d'acqua curati e tenuti in efficienza.
Filari d'alberi si disponevano a barriere per la protezione dal vento degli agrumeti, ai lati di una trazzera, di una strada che conduceva ad una villa o ad un gruppo di case.
Oggi, più aree della piana, appaiono molto compromesse, pur tuttavia si individuano spazi di vita, nicchie ecologiche di valore biologico.
Rari esemplari d'alberi alani di cipresso e altissime palme, si elevano isolate e fra la vegetazione. Giganti di ulivi ultrasecolari forti ed imponenti, agavi ed altre rare bellezze naturali, alberi di noce e di caccamo resistono tra rovi e macchie, tra alberi secchi privi della corteccia imbiancati dal tempo. Si rinvengono rottami e cumuli di materiali inerti riversati a cielo aperto fra vernici ed oli contaminati, percolanti nel terreno in violazione delle regole di tutela ambientale. Specie di piante esotiche importate, ambiti di sommacchi, fichi d'India e canneti, impianti di viti, a filari e a pergole, essenze ornamentali, fiori e frammenti di bordure verdi in prossimità di vetusti caseggiati o vicini a specchi d'acqua sopravvivono privi di cure colturali.
Questo immenso patrimonio per la varietà e specificità delle diverse colture, per la sua biodiversità, per la sua orografia, compone l'unità di paesaggio della piana di Palermo e rimane una risorsa sotto il profilo sociale ed economico.
La lettura è possibile attraverso le matrici segniche territoriali quali: la morfologia dei luoghi, la varietà degli impianti arborei, le aggregazioni zonali del verde, il tracciato della terra, i solchi degli argini, delle conche, dei vattali sinuosi o retti dei giardini, i canali irrigui;
la viabilità: percorsi, tracciati, trazzeri, viottoli, sentieri, strade, ponti;
i manufatti emergenti: ruderi, vestigia, cappelle, edicole votive, chiese, casolari, bagli, forni da pane, malaseni, mulini, masserie, ville signorili, fornaci, gebbie, canali, abbeveratoi, pozzi, muri di recinzione, torri d'acqua, torri fornaci, fontane.
Tanto resta riportato dalle cartografie, dalle carte topografiche, dalle riprese aerofotogrammetriche e satellitari, dalle pellicole cinematografiche, dai documentari, dalle foto, dai filmati, dai reportage giornalistici, dalle cartoline. S.O.S. è il grido di speranza, di allarme che viene lanciato per salvare la Conca d'Oro dallo scempio, dall'incuria e dall'abbatimento delle piante: un patrimonio di tutti, una risorsa dell'intera area metropolitana.
Un immenso patrimonio diversificato per zone, per ambiti, fortemente antropizzato, da amministrare con una programmazione attenta degli interventi in termini di trasformazioni superando la negatività, il conflitto territoriale, la confusione del paesaggio.
Il paesaggio della Conca d'Oro "in trasformazione", l'intero sistema territoriale deve essere interpretato ed accompagnato nel cambiamento con processi di riqualificazione ambientale, di risanamento, rivitalizzato nelle diverse azioni del mutare. Tutto ciò rende necessario e non più procrastinabile che Palermo, la città capoluogo e i centri urbani minori, concorrano insieme alla riorganizzazione territoriale complessiva delle aree degradate in un equilibrio fra sviluppo e sostenibilità, stretti in una alleanza strategica attraverso l'istituzione della "Consulta dei Sindaci". Obiettivo strategico di questa "Autorità" metropolitana di governo dovrà essere lo sviluppo flessibile, ecologico nell'ambito di un sistema unico che con progetti determinanti di pianificazione integrata e negoziale, governi e controlli i processi di cambiamento, di mobilità e di trasformazione, in sinergia con le comunità locali, gli enti pubblici, i soggetti privati e gli attori istituzionali, le associazioni di categoria e sindacali, nell'interesse e con la partecipazione dei cittadini, delle popolazioni che animano, vivono e lavorano nel territorio metropolitano.
Le municipalità coinvolte dovranno:
-perseguire obiettivi comuni per superare l'appartenenza territoriale, coordinandosi nelle azioni di pianificazione urbanistica ed ecologica in una visione che scorge nel futuro i nuovi possibili scenari;
-costruire una prospettiva condivisa di lungo periodo, con linee e azioni di crescita economica, di scambio, incontro, di mobilità, di sviluppo sociale, promozione del territorio, salute, cultura, turismo;
-assumere responsabilità solidali, di programmazione e gestione partecipata e globale, non più rinviabili, formulando politiche territoriali attraverso soluzioni negoziate delle questioni;
-possedere forte capacità organizzativa e di collaborazione, credere ad un progetto comune, che metta insieme competenze, idee, energie per lo sviluppo delle città e dell'area metropolitana;
-rispettare modalità e tempi di programmazione, pianificazione degli interventi futuri e di realizzazione degli stessi;
Il percorso dovrà tendere a:
-consolidare una metodologia progettuale che conduce sul piano paesaggistico -urbanistico e giuridico - economico, ad una strategia comune che affronti il rapporto fra tutela e sostenibilità;
-accrescere attraverso interventi di progettazione integrata, la coesione sociale e l'identità locale;
-salvaguardare in toto l'unità di paesaggio, l'dentità locale, le differenti risorse, tutto ciò che è storico, difendendo le aree verdi a rischio, guidando i processi di trasformazione, accompagnando il cambiamento, verso uno sviluppo sostenibile;
-sviluppare e realizzare progetti integrati coerenti, osservando e comparando le strategie di pianificazione coon gli obiettivi ed i traguardi raggiunti nelle altre realtà regionali italiane ed europee, consapevoli delle proprie identità e differenze.
Natale Sabella, Architetto
CONCA D'ORO - Vedute