L'ARTE A MONREALE
Cenni Storici
Il "culto" dell'arte a Monreale è stimolato dalla presenza di questi monumenti, nucleo e fondamento di ogni settore della vita del paese. "Poco o nulla sappiamo degli artisti che lavoravano a Monreale fino al '400"; documentata risulta invece la tradizione artistica nel '500 ed oltre, fino al secolo successivo.
Una scuola di artisti ruota attorno alla famiglia Oddo.
Masi Oddo dimora presso la torre denominata la vetriera e alla sua scuola viene lavorata anche la ceramica. Il vero artista è però il figlio Pietro "fornito anche di una buona cultura umanistica e letteraria." Egli perfeziona l'arte del mosaico a Monreale, ripara, in Cattedrale, diversi pannelli in mosaico ma la sua opera più importante è il pavimento dell'ala sinistra del presbiterio.
Alla famiglia Oddo si aggiunge quella dei Nicolosi, Matranga e i fratelli Zerbo.
Altri artisti lavorano per realizzare commissioni da parte di cittadini privati e Chiese.
A Monreale, l'arte del barocco nel '600 assume esempi significativi. Molte Chiese vengono rinnovate secondo il nuovo gusto: tra gli esempi più interessanti del barocco monrealese, la cappella del Crocifisso, nel Duomo. Costruita su progetto del cappuccino fra Giovanni da Monreale e dove vi lavorano anche vari scultori.
Nello stesso secolo la Sicilia vanta di avere il grande pittore Pietro Novelli. Nasce nel 1603 a Monreale e come il padre amò l'arte.
Importante per il Novelli l'influsso del fiammingo Van Dych: affievolisce i colori e toglie i toni aspri della giovinezza; successivamente lo stile subirà l'influsso del Domenichino e del Ribera. La sua scuola ha numerosi continuatori ma nessuno riesce ad eguagliarlo.
Verso la metà del '700 si nota un risveglio della cultura siciliana. Le condizioni politiche consentono di intensificare i rapporti con la cultura italiana ed europea. L'isola partecipa alle vicende socio-politiche, filosofiche, letterarie, artistiche che investono l'Europa.
Le Accademie italiane e straniere allacciano rapporti tra loro, si intensificano le corrispondenze culturali tra italiani, francesi, inglesi e tedeschi. La Sicilia è meta di viaggiatori stranieri che ne scoprono la bellezza naturale ed il significato, spesso drammatico, dell'arte.
Si diffonde intanto la cultura francese ed ogni intellettuale congiunge legami alla ricerca urgente di una verità, e non solo.
Monreale, al centro di un vasto rinnovamento di studi, specie nel campo letterario e filosofico.
"In virtù della Costituzione del 1812, Monreale viene considerata città regia e inizia un nuovo periodo per la vita civile". Nella prima metà dell''ottocento, a causa delle condizioni politiche, la cultura monrealese è chiusa in se stessa, senza più contatti. Nella seconda metà del secolo, le tradizioni culturali riprendono vigore, soprattutto per la Pubblica Istruzione. Maurizio Polizzi nel 1877 fa sorgere il "Convitto Guglielmo" nei locali dell'ex Monastero dei benedettini.
Nella pittura, si distingue Antonino Leto, Giaconia e più avanti, tutta la scuola di artisti che "nelle loro opere attingono ispirazione da Monreale, del suo Complesso monumentale, della visione della Conca d'oro, dell'aria caratteristica della nostra città" (G. Schirò).
"...Artisti, dal loro diverso tempo di realizzazione e di indirizzi estetici.... Li accomuna, all'origine, una uguale carica di sollecitazioni: quel sentirsi, da Monreale, dentro lo spazio più vasto del proprio "durare".. Così fu per il Novelli...e poi per Antonino Leto...pittura che si sostanzia dei fermenti culturali europei e che si attua perciò nei migliori riscontri artistici dell'epoca. Una tensione che non si allenta ma che si rigenera nelle più recenti generazioni di artisti monrealesi, sino ad arrivare ai più validi linguaggi delle odierne avanguardie."(F.sco Carbone)
Pietro Oddo Antonino Leto* Andrea Terzi Salvatore Giaconia*
Pietro Novelli
I pittori, i filosofi, i poeti, i letterati, offrono già il ritratto dell'uomo contemporaneo. L'interscambio dei diversi linguaggi, delle esperienze culturali ed estetiche accomuna ed avvicina popoli lontani in un unico denominatore. Dalla fine degli anni cinquanta, le arti figurative si ritrovano di fronte alla dialettica del realismo-astrattismo. Lo scontro fra le due correnti, porta gli artisti a voler superare i due linguaggi per seguire altri itinerari, fatti di esperienze di vita anche casuali. Raggiungere cioè la realtà, non con le applicazioni di regole e codici imposti ma con l'uso di una materia che significhi oggetto ed enigma. Artisti che sentono la necessità di uscire da questa antinomia, per non perdere la spontaneità creativa e che adoperano un linguaggio pittorico, appartenente all'esperienza dei cubisti, degli espressionisti, degli astrattisti. Si fa avanti, in campo internazionale, il nouveau rèalisme fatto con assemblaggi di elementi. In America, la Pop Art che ironizza la civiltà dei consumi e di cui ci si crede protagonisti. Una dissacrazione della società>, in realtà senza valori. La Pop Art americana influisce anche su artisti italiani; si avvicendano e s'intrecciano movimenti e correnti da teorici dell'arte. Altri, tentano invece di dare agli impulsi "pop", forza interiore. Vi è un rifiuto della rappresentazione naturalistica, da parte di quanti scelsero il confronto con il vero e libera reinterpretazione dell'apparenza. Artisti diversi, vicini e lontani ma accomunati dalla volontà di far conoscere i propri racconti, i paesaggi, gli oggetti, le commozioni e le emozioni, le follie umane, il dramma quotidiano, non prescindendo dall'apparenza delle cose. Non soggezione alla perfezione della realtà ma piuttosto la proposta di una larga leggibilità del mondo in cui l'immagine, l'oggetto implichi tanti perchè al di là della loro esistenza fisica. E già agli inizi degli anni settanta si avverte la tendenza di fare gruppo, nel senso che si trattava di porsi in una posizione critica di fronte alla cultura e alla società imperante che tende a lasciare fuori gli intellettuali e a spingerli nell'individualismo. E' vivo il bisogno di creare un rapporto tra l'artista e la società che, malgrado tutto, considerano ancora viva. E nella ricerca di una verità, ognuno intende conservare la propria libertà d'espressione. La Sicilia è presente con interscambi filosofici ed estetici. I giovani conoscono molte opere esposte alle Biennali Veneziane. Informazioni e fermenti che servono a dare risonanze positive e negative all'arte in Sicilia. La generazione dal 1936 al 1951 degli artisti siciliani mostra attenzione agli aspetti più stimolanti dell'arte.
Come scrive Giovanni Bonanno:
"In molti è forte sia la fiducia nella ricerca di nuove forme e significati, sia la necessità di trovare in un ripiegamento nel passato, le ragioni per una creazione pregna di valenze, rimandi, ironie e riletture della storia dell'arte. In un'arte dischiusa all'universalità contemporanea è da escludere, per il superamento del perimetro insulare, qualunque elemento che tenda a uno specifico di sicilianità. La Sicilia non è una realtà concreta, nè una tipologia agli occhi di memorialisti o peggio di turisti. E' una segreta immagine nel cuore di chi, siciliano, incide, dipinge e scolpisce per diverse regioni d'Europa e d'America. Una struggente icona di luce e di dolore che alimenta la coscienza e il senso creativo: ideale riferimento, sempre nell'essere contraddittorio, di vita e di morte. Sicilia, libera da condizionamento neorealisti e da stilemi figurativi, che possiede, su una struttura stratificata da millenni di storia mediterranea ed europea l'eredità del novecento, così come si è voluta dalla seconda guerra mondiale in poi, sotto il carico di paure atomiche e di incertezze post-moderne... internazionalismo formale in Sicilia, radicalmente votato alla fissazione di una verità che non ha sede in un luogo che pertanto è identica a Cuba, a Tokio, a Copenaghen, a San Paolo, Los Angeles e Palermo... una Koinè di strutture e segni, ovunque identici".
FrancescoBosco Giovan Battista Caputo Benedetto Messina
Enzo Aricò Saverio Terruso
Già a Monreale, in quegli anni, varie esposizioni d'arte riflettono i nuovi fermenti artistici e, in alcuni saggi critici, si poteva così leggere:...l'opera rileva un uomo affascinato dalla realtà ...non come spettatore...ma lavoro di ricerca e di meditazione sui mille meccanismi che legano l'umanità.. troppe volte assassinata. Oppure: ...L'arte di oggi è arte intensamente connotativa: liberatosi dai significati, l'artista tende all'espressione pura; la pittura diviene musica, gioco libero di forme e di colori. Come riferimento alla tradizione locale, nel 1959 nasce a Monreale, la scuola d'Arte comunale, nel 1962 come sezione staccata per il mosaico dell'Ist. Statale d'Arte di Palermo e nel 1968, Istituto autonomo: Istituto Statale d'Arte per il mosaico ("M.D'Aleo").
Pino Anselmo Calogero Gambino Emilio Matera
Angelo Cangemi Giosuè Cangemi Antonina La Gumina
Antonino Nacci Franco Nocera Nino Renda
Sergio Mammina Giuseppe Sardisco Cristoforo Sciortino
Il percorso comprende le botteghe, i laboratori di ceramica e di mosaico, gli studi d'arte di un gruppo di artisti.
Come consolidamento di questa tradizione, l'Amministrazione Comunale nel 1971 ha accettato la donazione della Sig.ra Eleonora Nora Posabella, titolare della Galleria "Il Vantaggio" di Roma che ha voluto onorare la memoria dell'illustre scrittore e critico monrealese scomparso Giuseppe Sciortino offrendo, in diversi momenti e, nel corso degli anni, numerose opere d'arte moderna e contemporanea, di famosi maestri del '900. Lo scopo è stato quello di istituire la Civica Galleria d'Arte, per arricchire il materiale artistico monrealese, destinata a stimolare energie giovanili ed educare artisticamente e culturalmente tutta la cittadinanza.
Molti altri pittori, scultori, mosaicisti, ceramisti e, non dimentichiamo, gli artisti che hanno operato, da autodidatta, come Silvio Guardì, tutti, con consensi e successi di critica a Monreale e in altre città italiane e all'estero.
Ed ancora:
Santo Di Bianca*Piero Costa *Franco Panella Fabio Sciortino
Giovanni Alvich Salvo Arena Pantaleo Giannaccari
Nicolò Giuliano Beppe la Bruna Mario Lo Coco
Benedetto Rossi Rorò(Rossella) Zuccaro
Testi consultati:
Giovanni Bonanno "Novecento in Sicilia" Dicembre ed. Serpotta 1990
Giuseppe Schirò "Monreale Capitale Normanna" 1978
Domenico Guzzi "L'anello mancante- Figurazione in Italia negli anni '60 e '70" I° Vol. Editori Laterza anno 2002
LE BOTTEGHE D'ARTE
ARTE ANTICA
Hipocrisia abundabit
"L'illustrazione si riferisce assai probabilmente a papa Nicolò III (1277-1280), della famiglia Orsini, accusato di nepotismo dai suoi nemici e, pertanto, responsabile dei mali del mondo. L'orsa in alto tiene con la zampa la tiara del pontefice e fa pensare ai versi di Dante" (G.Schirò)
e veramente fui figliol dell'orsa
cupido si per avanzar gli orsatti
che su l'avere, e qui me misi in borsa.
continua...
LA CERAMICA A MONREALE
La tradizione artistica
monrealese è forte e persistente.
Al tempo di Re Guglielmo alcuni
monaci benedettini vengono a stabilirsi nel monastero per diffondere la cultura
in quanto esperti amanuensi. Ebbero grande cura nel custodire i libri ricevuti
in dono e destinarono la biblioteca
all’interno del monastero in un ampio salone con volte a botte affrescate e con
pavimento di antica maiolica bianca.
Da fonti storiche apprendiamo che
i primi riferimenti individuali sono Masi e Pietro Oddo, vissuti nel ‘500 che
lavorano come mosaicisti nel Duomo, dimorano presso la torre denominata la vetriera e dove lavorano anche la
ceramica.
Alla famiglia Oddo, si aggiunge
quella dei Nicolosi, Matranga, Zerbo.
Altri artisti, lavorano per
realizzare commissioni da parte di cittadini privati e di Chiese che nel ‘500,
con il fenomeno associativo delle Confraternite, Corporazioni religiose e
Associazioni, diventano sempre più numerose.
A Monreale, nel ‘600 si distingue
il famoso pittore Pietro Novelli ma tra le preziosità esistenti nella cittadina
normanna, merita sicuramente d’essere ricordato il pannello figurato in mattonelle di ceramica maiolicata policroma
che si può ammirare all’esterno dell’abside della Chiesa del San Salvatore o
Collegiata, dove ancora viene venerata un’immagine del SS. Crocifisso, sin dal
1625, ricorrenza del miracolo della scomparsa della peste al tempo
dell’arcivescovo Girolamo E Leyva.
Lo storico monrealese Giuseppe
Schirò, ci fa sapere che essendo stati perduti gli atti storici, si possono
soltanto rilevare delle ipotesi avanzate da diversi studiosi.
Che inoltre, dopo la morte del
Venero, si effettuano lavori nella Chiesa e che tra il 1716 e i 1719 si
registra l’utilizzo di mattoni per un pannello maiolicato. Ci informa pure di
un mattonaro palermitano che forniva le Chiese di Monreale e di altri centri.
Da un accurato studio di A. G.
Alaimo “Notizie inedite sulla Collegiata del SS. Crocifisso di Monreale e sul
grande pannello d’Italia in ceramica maiolicata del sc. XVIII” si rileva che
originariamente il pannello era formato da circa 1500 mattonelle di cm 18 di
lato per una superficie di ceramica maiolicata policroma di circa cinquanta
metri quadrati e che studiare questo pannello significa avvicinarsi all’arte
della ceramica maiolica in Sicilia, anche se le notizie sugli autori dell’opera
d’arte e sull’anno di realizzazione appaiono discordanti.
L’Alaimo, sostiene che
l’opera non sia stata realizzata nel XVI secolo ma dopo, ci dice che la Chiesa
subisce nel corso degli anni, successivi la morte del Venero, una serie di
interventi e di aggiustamenti e che si darà mano alla costruzione della nuova
Chiesa al principio del secolo XVIII: “Il pavimento della Chiesa della Nuova
Collegiata venne fatto con mattonelle in ceramica di cm 18 di lato con disegni
ornamentali e foglie a colori verde pisello azzurro terroso e giallo canarino e
cromo vivo con disegni perfilati in bruno manganese” e così continua:
“allorquando nel secolo XIX si pavimentò la Chiesa con mattoni di marmo, le
mattonelle di maiolica vennero tolte e
con alcune di esse si provvide a rifare il mattonato ai lati degli altari ed
anche le predelle degli stessi,,”
Intanto, dalla metà del ‘700,
cominciano ad intensificarsi i rapporti con la cultura italiana ed europea. La
Sicilia, anche se posta geograficamente ai margini, partecipa culturalmente e
recepisce le vicende socio-politiche,
filosofiche letterarie e artistiche del tempo.
E se già alla fine del ‘700
l’isola viene attratta da intellettuali e viaggiatori francesi, inglesi,
tedeschi, ora la Sicilia viene affascinata dall’estetica francese, dalla intellettualità poetica che incarna
aspirazioni di libertà ideativa e testimonia l’urgenza di una visione moderna
della natura e della storia.
Monreale è al centro di un vasto
rinnovamento di studi, specie nel campo letterario e filosofico.
Nella pittura si distingue
Antonino Leto, Giaconia e più avanti, tutta la scuola di artisti che “nelle
loro opere attingono ispirazione da Monreale, dal suo Complesso monumentale,
dalla visione della Conca d’Oro”.
La generazione, reduce della
catastrofe mondiale, manifesta la complessità dell’arte, l’interscambio dei
diversi linguaggi delle esperienze culturali ed estetiche, li accomuna in un
unico denominatore, la volontà cioè di far conoscere i propri racconti, i
paesaggi, gli oggetti, le commozioni e le emozioni, le follie umane, il dramma
quotidiano, non prescindendo dall’apparenza delle cose.
A Monreale nel 1962, nasce la
sezione staccata dell’Istituto Statale d’Arte di Palermo grazie all’impegno e
alla determinazione del monrealese Prof. Benedetto Messina e della folta
schiera di allievi-artisti monrealesi ormai famosi e testimoni di quel
particolare periodo storico.
Come riferimento alla tradizione
locale, ancora negli anni sessanta, al Prof.
Lillo Gambino vennero affidati alcuni incarichi d’insegnamento presso
l’Istituto Statale d’Arte e nel suo laboratorio di ceramica, già si producevano
piatti in argilla di eccellente manifattura. Dopo oltre trent’anni di vita da
ceramista artigiano, Gambino era arrivato alla creazione di opere d’arte
“diventate invenzioni fantastiche che non imitano ma creano un’altra natura con
leggi segrete … e creare, è sognare una cosa per tradurla in realtà”.
Negli stessi anni, va ricordata Elisa Messina, quasi un’istituzione
della ceramica monrealese. Fonda infatti l’antico laboratorio ed una scuola di ceramica. Dalle sue mani
nasceva una preziosa oggettistica, visi di donne, vasi antropomorfi, figure coi
mestieri, espressioni di intensa sicilianità.
Negli anni settanta a Monreale si
trasferisce l’artista Nicolò Giuliano.
Inizia la sua carriera negli anni
cinquanta tra le botteghe di Santo Stefano di Camastra, città nota per le sue
maestranze. Il noto Mastro Edoardo Fratantoni sarà il suo maestro ed intanto,
guarda, studia e viaggia.
A Monreale, inizia a costruire
dapprima un laboratorio ed una scuola per ceramisti, in un secondo tempo quello
diventa una fabbrica che inizia ad espandersi a livello locale, nazionale ed
internazionale. Oggi la fabbrica è diventata anche un prezioso museo e punto di
riferimento per le ceramiche di Palermo e non solo.
Vengono realizzati pavimenti,
complementi d’arredo, restauro.
I pavimenti in cotto e le
maioliche nascono dal metodo di lavorazione e dall’estro dell’artista . Il
cotto rosato, fatto a mano con l’utilizzo esclusivo di terra imprunetina,
sassuolese e siciliana. Le piastrelle vengono calcate manualmente in uno stampo
poggiato su uno spolvero di terra fine, poi rifinite a mano ed essiccate a
temperatura ambiente. Successivamente infornate, raffreddate per tre, quattro
giorni.
La maiolica è una ceramica a
smalto. La produzione risale all’epoca classica ma le tecniche persiane di
smaltatura sono state introdotte dagli arabi nel sec. IX. La Sicilia è il
centro più attivo per la produzione della maiolica, soprattutto Monreale, Caltagirone,
e Santo Stefano di Camastra.
Negli anni novanta l’artista e
architetto Rossella Zuccaro in arte
Rorò, realizza oggetti e composizioni di grande originalità.
Il Tempio normanno, le Absidi, il
racconto delle tessere musive, “sono ri-create
ri-vissute caricate dall’artista, di nuove simbologie. Architetture
arabeggianti che evocano un richiamo al
passato verso nuove istanze.
Degne di essere ricordate sono
inoltre le ceramiche di Mario Lo Coco.
Si è diplomato all’istituto
d’arte per il mosaico di Monreale.
Inizia la sua attività di
artigiano lavorando come mosaicista, vetraio e ceramista.
Artista che ha saputo coniugare
la tradizione, la ricerca e l’innovazione. Parlare di Mario Lo Coco significa
infatti parlare appunto di ceramica, della quale conosce tutti i segreti. La
sua produzione inizia nel ’77 quando compaiono le sue prime ceramiche che si
ispirano alla tradizione classica ma in cui appare già la volontà dell’artista
di allontanarsene per affrontare con estrosità il campo dell’astrattismo, quello
che “si adopera a penetrare i segreti stessi della materia”. Dopo, vi è una
vera e propria esplosione della materia
in “veri pezzi scultorei” in cui l’artista può dare sfogo alla sua creatività
più intima. “E’ come se la ceramica si dimenticasse di essere ceramica”.
L’opera dell’artista si evolve
come fusione di quelle tre attività con un risultato artistico unico ed
originale che ha interessato diversi critici.
Il suo spirito di ricerca e di
innovazione, lo porta ad abbracciare l’esperienza della ceramica orientale
RAKU, che significa Gioia.
E’ quella sperimentata in
Giappone nel sec. XVI e la sua caratteristica è la sua modellazione a mano con
pasta tenera di terra porosa, cotta a bassa temperatura di fondo marrone chiaro
o grigio con coperta di vari colori sfumati.
A
Monreale, sono da ricordare altre maestranze
artigianali, laboratori di ceramica e di mosaico, studi d’arte, le famose botteghe d’arte, sparse per il
centro storico del paese che contribuiscono a tramandare e perpetuare la nostra
tradizione artistica monrealese.
DEL LICEO ARTISTICO "MARIO D'ALEO"
DI MONREALE
Nel corso degli anni l'Istituto ha mantenuto viva la tradizione promuovendo una serie di iniziative culturali legate allo studio del mosaico in funzione del restauro e della ricerca di nuove forme espressive, campi di applicazione e destinazione.
Mostra d'arte di manufatti
inchiostro di china e xilografia su carta
cm 81x52x5
Laudato sie, 2014
*
San Martino delle Scale è una frazione del Comune di Monreale e sorge a 589 s.l.m. nei pressi dell'omonimo Monastero benedettino. Il paesaggio montuoso e ricco di boschi ne ha fatto una località di villeggiatura, soprattutto estiva. La località è nota per l'Abbazia fondata in età bizantina, VI sec. da Gregorio Magno; distrutta dai Musulmani e ricostruita nel XIV sec.
All'esterno, accostata alla navata destra è una fontana, "il fiume Oreto" del Marabitti
e
Franco Lo Coco
DEPOSIZIONE - Autore Ignoto
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