ARTISTI MONREALESI 3^ PARTE

SAVERIO TERRUSO
Artista monrealese
Terruso a Monreale - piazza V. Emanuele II

L'Artista con la moglie Aurelia e la figlia Anna alla Mostra al Museo de la Nacion di Lima



SI FA SERA
di Aurelia Borruso

S'alzava all'alba, talvolta, quand'era in campagna.
Usciva furtivo ed andava a sedersi su un'altura, od in riva alla "Saia": un ruscello che scorreva sotto casa con acqua freschissima.
Spiava, di tra i rami degli alberi, l'avanzare del giorno.
La notte scoloriva. Da prima impercettibilmente, poi, in una progressione sempre più rapida, avanzava l'aurora con le sue morbide luci che, in un incalzare sempre più veloce, esplodevano infine in un trionfale sfavillio che andava ad impreziosire ogni arbusto, ogni filo d'erba, o le cime dei monti.
Amava molto la sua terra e lo spettacolo antico e sempre nuovo della natura. Ma non si trattava solo di amore per il creato, che pur sarebbe stato, per tutta la vita, la vera matrice della sua ispirazione.
Era il desiderio vivo, ardente, talvolta tormentoso, di penetrare il segreto della luce, del colore: del colore quale emanazione di luce. 
Giovanissimo, un ragazzino, si sentiva irresistibilmente attratto dalla pittura.
Ragazzo schivo, introverso, taciturno, andava individuando in sè la fascinazione per quella strada che avrebbe poi seguito per la vita. 
Parlando del lavoro di Terruso, non ci si può limitare ad una semplice analisi tecnica e cronologica del suo operato, poichè la sua pittura è indissolubilmente commisurata con la sua anima, e l'indagare lo spirito dell'individuo è sempre impresa ardua.
Ma quando l'individuo racchiude in sè l'artista, è quasi impossibile.
Si tratta dapprima di embrioni di idee, di aspirazioni vaghe, di pulsioni e motivazioni difficilmente individuabili. Cellule erranti nel magma dell'incerto, che arrivano via via ad incontrarsi, saldandosi fino a formare un piccolo arcipelago di certezze maturate col tempo, con le piccole e grandi esperienze, con le inevitabili frustrazioni, che, se non giungono a distruggere uno spirito insicuro, indubbiamente lo fortificano, come in una corsa ad ostacoli.
Il piccolo arcipelago arriva ad estendersi, man mano che affiorano altri isolotti di esperienze, difficoltà superate, conquiste attuate con una volontà di ferro: traguardi voluti e sofferti.
E l'arcipelago finisce col cementare isole e scogli trasformandoli in un continente ben solidificato, nel quale l'artista si muove più spedito, col suo bagaglio di certezze conquistate ad una ad una, ma sempre soggette ad essere rivisitate, rimesse in discussione se occorre, in un'ansia mai sopita di dare il meglio di sè, in una ricerca che è il motivo dominante della sua vita, non conosce indugi ed è in costante evoluzione.
Terruso, il ragazzo magrissimo scuro come un indiano, con una massa di capelli neri, lisci e lucenti, parte coi suoi sogni, ancora informi, di timido adolescente, della Scuola d'Arte di Palermo, dove conosce il modicano Giovanni Blandino e stringe un sodalizio d'amicizia, di complicità e solidarietà che durerà tutta la vita. Giovanni ha dalla sua un poco più d'esperienza, che gli viene dall'aver frequentato, in precedenza, la Scuola d'Arte Inferiore a Modica, e gli elargisce i primi rudimenti di composizione. Insieme nei momenti liberi dalla scuola, vanno fuori città, approfittando di passaggi casuali, in qualità di autostoppisti. Partinico, Borgetto, Montelepre, San Giuseppe Jato: queste le loro evasioni. Disegnano copiando dal vero il paesaggio, per penetrare il segreto della sintesi rappresentativa, per acquistare sicurezza manuale.
Il giovane Terruso lavora, s'accanisce, s'infiamma d'entusiasmo e produce senza sosta.
I pavimenti della sua casa vengono disseminati di carte dipinte a tempera. composizioni, prove, sperimentazioni, progetti da sviluppare. Spesso lo stesso foglio viene utilizzato da due lati, in una frenesia creativa che non conosce ostacoli. Ben presto avverte che i confini, più cari, del suo ambiente, del suo paese, della sua terra, sono un limite all'impellente necessità di esperienza, di confronti e di crescita.
Così, terminata la Scuola d'Arte, parte per Milano e s'iscrive alla Scuola di Pittura di Domenico Cantatore, all'Accademia di Brera. Sono anni duri di lavoro e pur fervidi di volontà d'affermazione. Abbandona l'espressione informale, dedicando gran parte del suo tempo al disegno, allo studio approfondito delle forme, con la caparbia volontà di "capire l'oggetto", di sviscerarlo per appropriarsi della sua essenza.
In pittura i colori sono generalmente cupi, con qualche improvvisa accensione.
Guizzi che preludono a quella che sarà, in seguito, l'esplosione coloristica che, per anni, fino al termine del suo lavoro, verrà riconosciuta come la principale peculiarità delle sue opere.
I dipinti di Terruso emanano un sentimento poetico profondo, assolutamente inconscio, una sensazione di "tempo al di fuori del tempo".
Nelle nature morte, nelle figure dolcissime: "La Stiratrice", "L'attesa", "Maternità", nei paesaggi rivisitati dal ricordo, sorprendono la mancanza d'antitesi fra la rappresentazione decisa, senza traccia di ripensamenti, unita ad una profonda, atavica malinconia che vibra in quelle atmosfere raccolte, quasi icone di una realtà inconscia e pur sovrana del proprio animo.
Sono anni di lavoro intenso, febbrile. Insegna dapprima alla Scuola d'Arte di Cantù. Passa, in seguito, al Liceo Artistico di Busto Arsizio prima, e di Milano poi.
Nel momenti liberi gira per l'Italia. S'inebria della pittura senese che studia attentamente per sviscerare il mistero di quella serenità astratta, quel legame fra terreno e divino, reso possibile dai fondi d'oro. Intensifica così l'uso della foglia d'oro (per altro già sperimentato in precedenza), sul fondo delle tele, dove dipinge processioni, ma anche nature morte, composizioni che assumono un preziosismo trascendente. Nel frattempo vince la cattedra di Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Palermo. Passa poi, successivamente, ad insegnare all'Accademia di Carrara e infine ritorna a Milano all'Accademia di Brera, dove segue gli allievi con passione, con generosità nell'elargire guida e aiuto.
Sono anni fecondi, produttivi, ricchi di esperienze lavorative e di viaggi. E' affascinato ed entusiasmato dalla gioia di vivere che coglie in Brasile, dove lavora ed espone. Dalla luce dei Caraibi.
La sua tavolozza è progressivamente diventata più pulita, più vivace, più brillante.
Di colpo è una festa, è un'esplosione di colori, come una scoperta incontenibile, ma sempre orchestrata con una maestria che solo un lungo e meditato lavoro può raggiungere. Le peregrinazioni attraverso le meraviglie di questo pianeta non fanno che incentivare il suo entusiasmo.
Le albe nella savana in Africa, i tramonti infuocati di Bali, i colori mutevoli delle isole nell'Oceano Indiano, i misteri del Giappone, il favoloso Messico, le Ande Peruviane, tutto contribuisce ad accrescere quella febbre di creatività sempre più impellente e inarrestabile.
Un soggetto simbolo che predilige e rappresenta in mille varianti sempre nuove e uniche, è l'"Albero della Vita". 


2001 "L'Albero della vita" - olio su tela cm 120x100 - Collezione privata

Nel tronco vigoroso e contorto, nelle radici possenti, nelle fronde lussureggianti, sono un dinamismo, un fremito vitale incontenibili: è l'essenza stessa della vita, saldamente radicata alla "Grande Madre" la terra.
La divinità ancestrale universalmente venerata, ma protesa verso il cielo; verso la libertà dell'aria.
I rami fronzuti che, come attraverso un magico caleidoscopio, assumono i colori più imprevedibili, sono mossi dal caldo vento del sud che screzia le foglie di preziosi bagliori e agitando le foglie canta la sua canzone.
E' una melodia antica, primordiale, essenza stessa della vita agreste che l'aria modula attraverso il flauto di Pan, e da millenni attraversa il tempo per arrivare alle orecchie ed al cuore di chi la sa ascoltare.
E' l'inno di gioia alla vita.
Si fa sera.
Alzo gli occhi quando tutto è già in ombra.
Solo un riverbero illumina le cime dei monti, dove indugia ancora un riflesso di sole.
In alto, su un picco in lontananza, vedo distintamente la sua immagine che, sorridendo, alza il fedele Alpen-stock, puntandolo verso il cielo in segno di saluto.
Poi l'ombra lambisce le cime e con l'avanzare della notte svanisce ogni cosa.
AURELIA BORRUSO





Saverio Terruso con l'amico scultore Giovanni Blandino (1960)

Terruso - foto del 1981

Terruso con l'amico mosaicista Anthony Schiavo






           UN <CANTICO DELLE CREATURE> SICILIANO
di Ugo Ronfani

Il ricordo di Monreale, nel tramonto rosa di un pomeriggio di primavera, con l'argento degli ulivi della valle dell'Oreto, le scaglie di colori della Conca d'Oro e i primi veli del crepuscolo che attenuavano le tracce non sempre gradevoli degli insediamenti palermitani, si affaccia alla mia memoria mentre mi accingo a dire quello che credo di sapere e che penso della pittura di Saverio Terruso.
Paesaggio siciliano 1986 olio su tela cm 60x70

1970 "Paesaggio siciliano" olio su tela cm 50x70

1988 "Paesaggio" olio su tela  cm50x70 

                                         1988   "Paesaggio alla finestra" olio su tela cm70x100


Una volta entrato in Monreale, le immagini del ricordo erano vivificate dai riverberi vespertini del cielo sopra i torrioni normanni e dai tagli di luce che adornavano i resti del convento benedettinosvanivano fra le ombre del chiostro con i segni dell'Oriente bizantino e del medioevo cristiano, facevano vibrare i bronzi del portale di Barisano da Traniavviluppavano i capitelli delle tre navate del duomo di Guglielmo e davano splendore all'oro dei mosaici su in alto nelle absidiper lambire infine la figura centrale, maestosa e ieratica, del Cristo Pantococratore.
2000 "Testa di Cristo" olio su tela cm20x20

2002 "A Monreale" olio su tela cm50x70

2002 "A Monreale" olio su tela cm45x55 Collezione privata

1986 "Sacra Rappresentazione"sagome di legno dipinte cmm122x81

1984 "Vescovi" tempera su carta cm100x140 

La luce del tramonto, a quell'ora, era già inghiottita dalle piccole strade della parte vecchia, ignorata dall'espansione edilizia, con i resti del medioevo e le tracce di un mondo rurale. ...
Di taluni artisti si può parlare astraendo dai luoghi dove sono nati e hanno trascorso la giovinezza, ma così non è per Saverio Terruso. 
Le origini monrealesi sono ben presenti in vario grado nella sua opera, con evidenza tematica nelle processioni e nei paesaggi del primo periodo,


1960 Processione olio su tela cm40x60

1971 "Oranti" olio su tavola cm90x90 

1970 "Processione verso il paese" tecnica mista su tela cm50x60

1970 "In Paese" olio su tela cm60x50

 1980 "Oranti" olio su tavola cm180x150

1982 "Processione" olio su tavola cm50x60 Collezione privata

1990 "Oranti" olio su tela cm200x200 Collezione privata

1993 "Processione"olio su tela cm50x70 Collezione privata

1994 "Processione a Monreale" olio su tela cm 60x80 Collezione privata

1996 Verso il paese" olio su tela cm50x70 Collezione privata

 1998/1999 "Oranti" bassorilievo in legno colorato cm59x75x3

1999 "Processione" acrilico su tela cm36x51 Collezione privata

1997 "Oranti" olio su tela cm40x60 Collezione privata

1990 "Oranti" olio su tela cm40x50 Collezione privata

1990 "Processione" olio su tela cm50x60 Collezione privata

1990 "Processione" olio su tela cm50x70 Collezione privata

1990 "Processione" olio su tela cm50x70 Collezione privata

2001 "Oranti" olio su tela cm60x70 Collezione privata

2002 "Processione a Monreale" olio su tela Collezione privata

ma richiamate nelle forme e nei colori delle opere di questi anni, dove ai contenuti di un realismo della memoria sono andate sostituendosi vaste nature morte flamboyant nelle quali sono compresenti strutture geometriche che fanno pensare alle leggi armoniche di Cezanne o allegorie narrative nate da fantasie remote. 
1988 Composizioni di cubi cm 200x150

1988 Composizione geometrica, cubi e sfere  olio su tela cm200x200

1989 Luci al tramonto olio su tela cm200x150

1993 Piramide olio su tela cm 270x270

Fuga olio su tela cm150x120 Collezione privata


Sempre, nella scelta dei soggetti o nella più sottile, metafisica trasposizione-scomposizione di suggestioni ambientali, Terruso attinge a Monreale come a una inesauribile cornucopia della memoria, ed è proprio per questo che il ricordo di quella visita alla Conca d'Oro e all'antico borgo saraceno e cristiano, nella trasfigurazione luminosa di un tramonto, si è ripresentato mentre allineavo nella mente le varie fasi del lavoro di questo artista, e così facendo cercavo, trovandole, le tracce di una coerenza e di una continuità non provvisorie, sostenute da un sentimento che per l'appunto non si può non chiamare fedeltà alle origini . ...
Saverio Terruso lascia giovane Monreale, studia all'Accademia di Brera a Milano; insegna alle Belle Arti di Palermo e di Carrara e poi torna nella capitale del Nord, dove a Brera ottiene per i suoi meriti la cattedra ch'era stata di un altro pittore del Sud. Domenico Purificato. Partecipa alle intemperie artistica milanese, pur preferendo alle discussioni di caffè il raccoglimento operoso del suo studio nel quartiere di Sant'Ambrogio, dove si moltiplicano le tele che raccontano Monreale, in particolare il plurisecolare psicodramma cui la sua gente s'abbandona, nelle strade strette antiche, nella ricorrenza della processione di maggio del Cristo





Foto 
PROCESSIONE DEL TRE MAGGIO




1978  "I portatori" olio su tela cm 50x70
Foto Processione 3 Maggio a Monreale  

1971 Particolare di processione - olio su tavola cm90x100

Studia i suoi pittori, quelli che sente più vicini a lui o meno lontani: Cèzanne, Morandi, Cantatore, Marlotti, Guttuso, Crippa, Dova. E i futuristi, i muralisti sudamericani, Tamayo. ma studiare questi maestri o compagni di strada, taluni formatisi come lui a Brear, non significa per Terruso adottare estremismi stilistici, scandire le tappe della sua ricerca con brusche svolte formali o, peggio, accettare modelli che il mercato dell'arte cerca di imporre. ...
Ma un conto è l'analisi di questi o altri modelli... e un conto è la dipendenza da essi. Questa dipendenza non c'è; l'arricchimento dei modi espressivi grazie all'esperienza lombarda non va a scapito dell'autonomia della ricerca, anzi la completa e la rafforza, stante che Terruso sa prendere quanto può servirgli per rendere più chiaro ed incisivo il suo discorso, ma si guarda dal subire influssi che sono estranei alla sua natura e alle peculiarità del mondo cui intende restare fedele.  
Rifugiarsi nelle memorie del proprio passati - i secoli lunghi della storia, il respiro breve delle generazioni - ma per poi ritrovarsi,per poi sentire che le proprie radici restano ben piantate nella terra... 
Ed ecco allora, di questa religiosità incarnata nel Figlio dell'uomo, impreziosita dai ricordi della devozione infantile, la sequela delle processioni con il Cristo di Monreale, che dal XVII secolo lascia al ritorno di maggio i trionfi dei Vangeli raccontati dai mosaici d'oro del duomo e nelle strette vie antiche s'ingrossa della folla venuta dalla Conca d'Oro e da tutta la Sicilia, sotto gli occhi dei turisti giunti per assistere al rito che torna, rinvigorito, ogni anno, con la primavera. 


1993 "A Monreale" olio su tela cm 300x500 

E' un tema che Terruso ha ripreso, con ossessiva frequenza, per quasi vent'anni; ed è significativo che sia andato rielaborando proprio nel suo studio a Milano, in una lontananza nostalgica dalla sua terra dove la processione rinnova al passione e la morte del Figliuolo dell'uomo: il che spiega il carattere fantasmagorico, talvolta allucinato, delle composizioni con le fiumane umane che svaniscono nei paesaggi di crete, di ulivi, di borghi lontani, nel disfarsi della rappresentazione realistica in forme primordiali, archetipiche, ricondotte all'essenzialità figurativa delle antiche icone. Ecco dunque la ripetuta fissità dei volti delle donne segnati dalle fatiche e dalle sofferenze, nella percezione attonita della tragedia della passione: ecco le mani use ai lavori dei campi che reggono i ceri, gli scialli fluttuanti sui corpi che incedono a fatica verso un Golgota che è la straziante metafora della pena di vivere. 
La passione non è, nelle processioni di Terruso, cerimonia e liturgia; come già gli artisti monrealesi degli affreschi e dei mosaici avevano mescolato d'istinto elementi di realismo e di narratività popolare alle influenze arabe e bizantine, così il nostro pittore traspone remote forme stilistiche nei moduli della pittura del nostro tempo.  
"Processione a Monreale" olio su tela cm 100x70

...Poi dall' inizio degli anni ottanta... nel lavoro di Terruso si determina una svolta...ad altri contenuti: saranno via via le corride spagnole, le scene di Carnevale a Rio, i mercati sudamericani di ortaggi e del pesce, alberi nel ventouccelli esoticinudi che si sposano ai paesaggi. 

"Senza titolo" acrilico su carta intelata  cm 101x72 Collezione privata

"Corrida a Malaga" olio su tela cm50x70 Collezione privata

 1985 "Corrida a Madrid" olio su tela cm60x80

1986 "Carnevale a Rio" olio su tela cm 70x100

1990 "Rio '90" cm 200x300
1997 "Sequenze" olio su tela cm200x250

"Nudi"  olio su  tela  Collezione privata

2002  "Sedano e peperoni"  olio su tela cm80x80 Collezione privata

1997 "Al Mercato" olio su tela cm200x250

2001 "Gli alberi" acrilico su tela  cm 100x50 Collezione privata

1994 "Albero" olio su tela cm 270x270 Collezione privata

1986 "Gli uccelli" olio cm76x128 

In questa nuova direzione costruttivistica prevalgono gli accostamenti dei mitici frutti della Conca d'Oro fra voluttuosi arabeschi di fronde agitate dal vento della memoria, con solidi geometrici - cubi, piramidi, sfere - davanti a finestre spalancate su cieli sereni, aperte sul mare. 


1993 "Alla finestra" olio su tela cm270x270


In altre occasioni, alla ricerca formale si applica a rappresentare stumenti musicali secondo moduli postcubisti, talvolta con certe ombrosità notturne care a Braque, col risultato di rendere con ritmi compositivi e accordi tonali gli effetti acustici della musica. Dalla lotta dell'uomo con il toro nell'arena vociante ai ritmi e alle cromie sfrenati di un carnevale brasiliano, dalla geografia umana dipinta sui volti degli indios del sudamerica alle visioni animistiche di paesaggi dove vecchi tronchi e foglie schiomate dal vento animato simboli e allegorie, ogni tela è parte di un discorso aperto a invenzioni continue.  

1992 Strumenti musicali olio su tela cm200x200

1994 "Strumenti musicali" olio su tela cm100x150

1995 "Composizione di violoncelli" olio su tela cm145x180

1996 "Composizione di strumenti musicali"  olio su tela cm178x235

                                         1999 "Composizione di violoncelli" olio su tela cm400x800


1995 "Les amants de la nuit" olio su tela cm 200x200

1999 "Civette" olio su tela cm50x70 Collezione privata

                                                  2000 "Gufo in volo" acrilico su carta cm72x100



I RACCONTI DI TERRUSO 
di 
Davide Lajolo

... Scrivo di Terruso pittore di Monreale che ha sposato Milano soffrendo da siculo, tenace, per conquistare frusto a frusto un posto nella metropoli del "gran lombardo" che stritola anche i sogni. Ma non stritola la nebbia invernale che ti sfida la fantasia e ti fa delirare per la certezza che il sole tornerà a splendere su Milano a fare umano anche il cemento come sulla piana di Sicilia dove incendia zagare, ginestre e fichi d'india. Soprattutto questa metropoli non stritola l'uomo che ha fiato per le corse tra uno studio e l'altro, che fa del lavoro una sorta di irrinunciabile gioia e del giorno notte e della notte giorno perchè porta dentro buio e luce, luna e sole.
Saverio Terruso ha resistito alla città, al "terrorismo" degli antiterroni, ai mafiosi che per la salvezza della loro ipocrisisa situano la mafia soltanto là dove è nato Terruso. 
Mentre la mafia penetra per l'omertà e la viltà dovunque anche negli animi dei singoli. Terruso ha resistito vincendo prima con se stesso, poi con la pittura e la sua lotta quotidiana. 
Non si finisce mai di andare e venire, di ricercare quello che non si troverà perchè ci vuol forza a continuare a vivere bestemmiando e cantando. Terruso ha questa tempra, l'uomo è tutt'uno col pittore che sta dentro di lui. Non è nato pittore sognando gloria, onori. Neanche s'è lasciato attrarre da quella sirena che viene chiamata vocazione, dono di natura, quella che fa dire o faccio il pittore o null'altro. 
No, Terruso per arrivare alla matita e al pennello ha accettato ogni tipo di lavoro. E' venuto dal sud con l'empito dei vent'anni ma anche col fardello di un ragazzo che non ha conosciuto il padre perchè morto quando lui non poteva ancora riconoscerlo, con il melanconico e l'incanto del suo cielo celeste abbandonato, dalla sua isola circondata dal amre, con le tasche vuote e bisogno di tanto pane da mettere sotto i denti. Terruso studiava, amava i libri, andava all'Accademia, aveva necessità di avere la mano leggera, le spalle non indolenzite. Ma quanto si impara di più quando anche il pezzo di pane è conquistato come il disegno, come il senso del colore. Come si è più patrioti di se stesso, di Monreale e di Milano quando devi tutto a te stesso, alla tua cocciuta volontà. 
Come non confondi i sapori ma come li intoni l'uno all'altro per non tornare mai spaesato in Sicilai e non essere spaesato e senza radici a Milano. Non è questa soltanto la storia di Terruso ma questa è anche la storia di Terruso. Ed è importante che lui, ancora giovane, la possa raccontare e possa voltarsi indietro a misurarla senza iattanza anche perchè il cammino da fare è dinanzi sempre aperto e senza fine.
In questa Milano che mi ha, a mia volta, intriso nel lavoro e nell'amore, dove si sente il fiato della gente ho fatto compagnia ad altri siculi che hanno segnato la città con il loro nome in maiuscolo: Vittorini, Quasimodo, Messina, Migneco, Cappello e, negli anni gagliardi, il fratello Guttuso.
... tutte cose di terra e di cemento, di Sicilia e di Milano, di verde d'alberi, di schianti di sole e di nebbia per arrivare a dire che Terruso ha assorbito tutto l'assorbile nella sua pitura. 
Le donne di Sicilia in eterna processione, rampognanti Dio e tutti i santi, con quei volti scavati di dolore e di fatica e gli occhi come fari per capire quello che resterà per loro sempre misterioso.
Le processioni di gente e di alberi, di volti e di mani e sopra, l'oro degli altari perchè anche i poveri possono non avere ma desiderare l'oro.
Processioni di protesta e di preghiera. Chi mai potrà sciogliere l'una dall'altra? Milano è città che fermenta, ferisce, conquista e Terruso riprende dietro le sbarre i rivoltosi di San Vittore, i condannati colpevoli e innocenti, come i folli diseredati dalla società. Se Migneco ha portato la Sicilai monocorde sulle palme delle mani e sulle tele, Terruso il fervore di chi sa che per un uomo c'è posto dovunque e dovunque c'è da inventare colore, calore e poesia. Terruso naviga nel grande; glipiacerebbe dipingere tele lunghe come le mura di una strada di Milano, alte come il Duomo di Monrele. I suoi colori che splendono nei grandi quadri possono nutrire la gente, il paesaggio, le ombre e le luci. 
Certo che Terruso è dotato. Tutti i critici che gli hanno fatto l'esame l'hanno detto. Ma i doni sono tali quando chi li ha li s aconservare, arricchire, giudicare, non guardarli a testa troppo alta con al superbia di chi crede che bastino a tutto. I don, devono essere accuditi come il buon giardiniere accudisce i fiori, come lo zappatore cura il terreno attorno alla pianta. Ecco così Teruso impossessarsi di cultura. Accanirsi nel lavoro e nella fantasia. Cercare l'invenzioen e l'immagine, ponendo al centro l'uomo e quando c'è uomo e pianta assieme vuol dire che si sono intesi e si parlano così come si conciliano nel murmure misterioso dell'inconscio il verde e il giallo, il rosso e il viola.
 Lo studiare, il ricercare, il sapere, l'osare di penetrare nella terra di nessuno, questo è il dono vero, questa l'ispirazione. 
...La pittura è emozione, è ritmo e musica, è realtà e lotta, come è inconscio e mistero. Perchè un volto di Terruso non ha dentro mille e mille motivi da leggere, da scoprire? Terruso è ancora e soprattutto un narratore. I suoi quadri sono racconti favolosi perchè realissimi, uno richiama l'altro, uno si interseca nell'altro. E a raccontare ci vuole fiato e forza perchè il racconto è movimento. La pittura di Terruso è movimento, cammina come le sue processioni, come i rami dei suoi alberi nel vento. 


Giacalone 
(località montana vicino Monreale)
































































Monreale


                                                                            Duomo 


ex Convento
Chiostro dei Benedettini

Absidi

(Foto R.M.)