LE CHIESE DI MONREALE

LE CHIESE DI MONREALE
storia


La "riscossa" dell'Occidente Cristiano contro i musulmani rappresenta una svolta nella vita civile e politica del mondo europeo. 
L'Occidente si rafforza contro l'Impero d'Oriente che vede diminuire il suo influsso sul piano religioso.
In Sicilia, la trasformazione  si opera in modo equilibrato per la "mirabile capacità di assimilazione dimostrata dai Normanni".
Il re normanno Guglielmo II, per risolvere la questione musulmana, nel 1172 inizia i lavori per fondare un'Abbazia  ricca e potente con annessa una Chiesa di così grande ricchezza da superare ogni altra costruzione precedente.
Nel 1176 cento monaci vengono ad abitare nel monastero. Il primo abbate è Fra Teobaldo. 
Con la deposizione sull'altare maggiore della Bolla d'Oro (15 agosto), documento fondamentale per la storia di Monreale, inizia una lunga serie di concessioni in favore dell'Abbazia che presto diventerà Arcivescovato.
Il re inizia col dire che ha voluto far tesoro delle sue ricchezze costruendo il tempio in onore di Colui che gli ha dato la Corona regale.
L'importante monastero, per le ricchezze e i privilegi concessi, diviene centro propulsore di attività religiosa, politica ed economica.
Tuttavia, nel corso degli anni, la sorte dell'Arcivescovato di Monreale è soggetta ad alterne vicende in connessione con le vicende politiche del tempo. 
Intanto cominciano a costruirsi le prime abitazioni, dapprima attorno al Duomo, a poco a poco anche distante. 
Monreale ha così, uno sviluppo  graduale  come piccolo centro feudale "all'ombra della sede arcivescovile". 
La popolazione è formata da contadini, piccoli proprietari, notai, commercianti. 
Nel 1267 viene consacrato il Duomo e questo favorisce lo sviluppo di Monreale per il notevole afflusso dei visitatori.

Alla fine del '400 nei documenti storici si legge: Chiesa e Città di Monreale>, vale a dire che il Comune aveva già una sua vita propria.
Monreale si sviluppa in quartieri e contrade soprattutto nella prima metà del '500. 

L'aspetto religioso è quello che appare più evidente nella storia di Monreale e quello che occupa il primo posto nella vita del popolo. Nonostante ciò, la vita religiosa appare in quest'epoca oscurata da gravi lacune: ignoranza, immoralità e violenza "dilagano".
Dalla fine del '400, le Istituzioni religiose a Monreale cominciano ad arricchirsi. Quella più antica e più importante è quella dei benedettini che si associano alla Congregazione di S. Giustina (congregazione cassinese).
Cominciano ad apparire i Sacerdoti secolari ai quali, nel 1494, viene affidata la Cappella del Sacramento nel Duomo  e nominati parroci.

Tra Benedettini e clero secolare non vi sono mai specifici rapporti e ciò, rappresenta uno degli aspetti meno felici della vita religiosa di Monreale. 
Nel '500, il fenomeno associativo a Monreale, delle Confraternite, associazioni, corporazioni volontarie di laici, riconosciute dal diritto canonico per promuovere la vita cristiana con attività di beneficenza, il tratto più interessante del fiorire della vita religiosa, esercita un notevole influsso sulla vita cittadina perchè sviluppa il senso dell'interesse comune, di democrazia, di stimolo per lo sviluppo edilizio, per la costruzione di Chiese, per l'amore verso l'arte.
Ogni Confraternita, con fine esclusivamente religioso o con scopi anche sociali ed assistenziali, tende ad avere la propria Chiesa.
Ecco perchè Monreale "si va costellando" di Chiese e fiorisce il culto dei Santi. 
All'interno del Duomo, già esistono  gli altari  della Madonna Bruna, quello dell'Assunta, dei Santi Crispino e Crispiniano, dei Santi Giacomo e Barbera, di S. Girolamo, di Luigi IX re di Francia; sull'altare maggiore, la Madonna del Popolo e ancora l'Altare della Madonna della Pietà, di San Benedetto, di Santa Maddalena e di S. Marta. 
Non lontano dal Duomo, sorge la Chiesa di S. Agata al Monte; più sopra, la Chiesa del Salvatore, considerata nel 1454 la prima Chiesa stazionale nella quaresima; nel 1545, vi si fonda la Collegiata.
Nella parte superiore del paese è la Chiesa di S. Vito. 
Ad occidente, fuori del paese, la Chiesa di S. Castrenze
A nord, la Chiesa Madonna delle Grazie
Chiesa S. Rocco; 
Chiesa S.Nicola.
La Confraternita del Sacramento si costruisce la Chiesa di Maria SS. degli Agonizzanti, nelle vicinanze del Duomo.
Chiesa di S. Domenico
Chiesa di S. Silvestre.
Nel '500 il Cardinale Farnese che regge la diocesi dal 1536 al 1573, rappresenta colui che più da vicino interpreta e mette in esecuzione il piano, concepito da Paolo III, di riforma generale della Chiesa:   "riforma invocata da tutte le parti".
Egli riesce ad aprire il Concilio di Trento che imprimerà alla vita della Chiesa una svolta storica.
Innanzi tutto decide di dare inizio alla pubblica istruzione e  decide di insediare i Gesuiti (una delle forze riformatrici più vigorose) a Monreale. Interviene nel settore degli ordinamenti civili, dispone riforme nel campo della sanità, celebra il sinodo diocesano, aggiorna ed integra le costituzioni del 1554. Il Farnese viene affiancato dall'ordine religioso carmelitano, altra forza trainante del movimento riformatore.
Quest'opera riformatrice del Farnese avrà pieno sviluppo con i successori Ludovico I e Ludovico II Torres
Quest'ultimo, l'Arcivescovo che ha saputo incarnare l'ideale della riforma voluta dal Concilio di Trento con il sinodo diocesano: stringendo  a sè clero, popolo e autorità civili. 
Uno dei meriti più grandi del Torres è quello di avere istituito un importante Seminario per la formazione  culturale e spirituale. 
Gli ordini religiosi si trovano in florido sviluppo. 
Gesuiti, Cappuccini, Carmelitani, meno i Benedettini.
L'Arcivescovo dà impulso alle istituzioni caritative: Monte di Pietà, Monte Frumentario, Compagnia della Misericordia.
Il Venero prosegue l'opera dei Torres. Sotto l'aspetto religioso, l'Arcivescovo organizza l'insegnamento della dottrina cristiana; il Seminario riceve un forte impulso, fonda la Cattedra di filosofia e quella di diritto ecclesiastico. 
L'Arcivescovo Venero promuove il culto al SS. Crocifisso, venerato all'interno della Collegiata. 
Il Venero stabilisce che la sacra effigie venga condotta in processione nel giorno tre maggio di ogni anno. 
Ancora oggi i monrealesi fedeli al Protettore di Monreale, ripetono il tradizionale percorso religioso.
In questo secolo, le manifestazioni religiose raggiungono la massima fioritura. Prosegue la costruzione di Chiese.
Nel 1614, la Chiesa di S. Antonio, in contrada Arancio;
Nei primi del '600, la Chiesa dell'Immacolata Concezione - 
S. Francesco; 
La Chiesa di S. Giuseppe
Chiesa di S. Paolino (fine secolo)
Chiesa dell'Odigitria
Chiesa del Rosario
Chiesa Madonna delle Grazie
Chiesa di S. Vito
Chiesa Madonna dell'Orto
e, all'altra parte del paese, si costruisce la gradinata della Collegiata;
la Chiesa di S. Onofrio
la Chiesa di S.Agata al Monte

Nella seconda metà del '600 il ritmo delle costruzioni delle Chiese rallenta.
Nel 1680 la Chiesa di S. Maria della Catena
nel 1698 si realizza il rifacimento della Chiesa degli Agonizzanti.

Ogni Associazione religiosa ha la propria Chiesa, il Santo protettore, la propria festa, il proprio statuto. 
Ma fra "il lussureggiare del culto non mancavano le zone oscure" a causa di disordini, immoralità e dei contrasti tra i benedettini e il clero secolare.  
Per combattere l'ignoranza religiosa,   che rischiava di dare origine a pratiche superstiziose, gli arcivescovi prendono vari provvedimenti. Attraverso la celebrazioni di alcuni sinodi, viene imposta l'istituzione della confraternita della dottrina cristiana e delle scuole catechistiche; incrementata la predicazione, ordinata la vigilanza contro gli eretici. 
Dopo il Venero, le nuove idee vengono ben recepite. Gli studi nel Seminario si sviluppano.
L'Arcivescovo Francesco Testa nel 1754 fa il suo ingresso a Monreale. "Organizzatore e suscitatore di nuove energie", fonda l'episcopio che accoglieva giovani di qualsiasi condizione che si avviavano al sacerdozio e il convitto con giovani di nobile famiglia: entrambi avevano scuole proprie nel palazzo arcivescovile.
Gli studi a Monreale si fanno assai fiorenti al punto che il Seminario diviene principale centro di cultura in Sicilia.
Il secolo XVIII vede sorgere a Monreale alcuni Istituti che avranno grande influsso sull'aspetto del paese. 
Primo di essi, il Collegio di Maria per opera dell'arciprete Alberto Greco Carlino. Questi istituti risolvevano difficoltà economiche e si proponevano l'istruzione religiosa. Sorge il monastero Boccone del povero con annessa la Chiesa di S. Gaetano. Le numerose congregazioni per tutto il '700 si mantengono vive rinnovando i loro statuti per adattarsi ai tempi. 
La morte del Testa, nel 1773 segna la fine di un'epoca nella storia dell'arcivescovato di Monreale. Il Convitto dei nobili Ecclesiastici viene chiuso e la Diocesi unita a quella di Palermo. 
Nel 1802 Monreale ebbe di nuovo il suo Arcivescovo nella persona di Mons. Mercurio Maria Teresi al quale vengono restituiti i "diritti di mero e misto impero"questo Arcivescovo viene ricordato per avere dato esempio di povertà. 
Intanto, sotto la guida del Sac. Biagio Caruso, il seminario riprende l'antico cammino culturale.
Mons. Benedetto Balsamo, trova una situazione disastrosa ma  riesce a porvi rimedio. Succeduto al Teresi fino al 1844,  fa restaurare il Duomo dopo l'incendio del 1811, istituisce il Convitto dei Chierici Rossi, addetti al servizio liturgico della Cattedrale. 
Nel 1812 la Costituzione considera Monreale città regia
In questi anni viene ingrandita la Chiesa di S. Gaetano annessa al monastero per le suore dell'Istituto di S. Orsola Benincasa. Viene restaurata e decorata anche la Collegiata. 
Nel 1858 viene eletto Mons. Benedetto D'Acquisto, monrealese. Uomo di fama nel campo filosofico, è ben voluto dal popolo per la sua sensibilità. Ma il periodo di crisi legato alle condizioni politiche del tempo,  nel 1866 la confisca dei beni ecclesiastici, turbano la sua attività. 
La Confisca dei Beni Ecclesiastici del 1866, la questione romana del 1870  (per disposizione pontificia, i cattolici in Italia si estraneano dalla vita politica)rende difficile a molti cittadini il compito di "armonizzare nella loro coscienza religione e patria. L'anticlericalismo e la massoneria da un lato, l'integralismo cattolico dall'altro si scontrano anche a Monreale". 
In questo clima sorgono associazioni dedite ad attività assistenziali, per mantenere la fede cattolica e adempiere ai doveri di cristiano.

Agli inizi del secolo i rapporti tra Stato e Chiesa migliorano.
La pastorale del 1904, "dà l'avvio ufficiale dei cattolici nella vita pubblica". Nello stesso anno si tengono le elezioni amministrative. Si forma il partito cattolico.
Nel 1913 rientrano a Monreale i cappuccini cui l'Arcivescovo Domenico Gaspare Lancia di Brolo affida i locali della Casa santa e poi anche la Chiesa della Madonna delle Grazie. Nei primi anni del novecento la ventata del modernismo colpisce anche Monreale. 
Al Brolo succede dal 1919 al 1924, Mons. Intraccialagli; egli cura l'istruzione religiosa e il Seminario; estende i suoi circoli in quasi tutte le parrocchie. Il successore  mons. Ernesto Eugenio Filippi riunisce in un sinodo diocesano le disposizioni e norme sparse per adattarle al nuovo codice di diritto canonico promulgato recentemente. Nel 1937 segue un grande congresso catechistico diocesano, accresce il numero delle parrocchie e promuove la costruzione di case canoniche nella diocesi.
A lui succede Francesco Carpino, instancabile restauratore del duomo, rafforza le strutture ecclesiastiche. Il popolo sente continua e vicina la sua presenza e ne ammira le doti umane e la vasta cultura. 
Con una personalità diversa prosegue l'attività mons. Corrado Mingo il quale fa delle visite pastorali la sua attività preminente.
Gli succede mons. Salvatore Cassisa, dotato di grandi capacità di organizzatore e di realizzazione. 


R. M. 

(testo consultato: "Monreale Capitale Normanna" di Giuseppe Schirò)   



 DUOMO




DUOMO DI MONREALE, breve dissertazione

Per la bibliografia sono stati consultati i seguenti testi:
“Il Duomo di Monreale” di Belfiore, Di Bernardo, Schirò, Scordato
“La Chiesa di Monreale” annuario 2001”
“Il Duomo di Monreale” AA.VV.




La scelta di un luogo sacro e l’individuazione del terreno di una fondazione, si doveva basare secondo la tecnica tradizionale del sistema cosmologico.

Doveva cioè essere una rivelazione ottenuta dall’orientamento e,  la collocazione al suolo dell’edificio, aveva come tema lo schema a croce o il riporto di tipo stellare.
Questi criteri di scelta appartenevano alle antiche civiltà che veneravano rocce, boschi, sorgenti come luoghi sacri, considerando le scienze, astronomia e gnomica, componenti  importanti per decifrare i fenomeni celesti come rivelazione divina dell’uomo.
Tale decodificazione “era alla base di ogni progetto architettonico”, importante per capire le considerazioni sulla scelta del terreno di fondazione del duomo di Monreale in quanto i culti solstiziali influirono direttamente sull’architettura medioevale.
Verificando la pianificazione territoriale, gli studiosi scoprono infatti che la scelta del luogo del tempio di Guglielmo, non è casuale ma progettato sulla base di orientamenti solari.
La cultura medioevale concepiva la costruzione sacra come imitazione terrena di un operato originario divino e questa ripetizione della nascita del cosmo era alla base dei lavori architettonici. Per gli antichi latini la costruzione di un edificio sacro significava dover congiungere cielo e terra e, in termini geometrici, il passaggio dal cerchio al quadrato.
E’ questo il trattato di Vitruvio punto di riferimento progettuale per la cultura medioevale  dove si descrive che,  nel mezzo di una spianata stabilita, il progettista doveva piantare un palo di fondazione, ovvero il centro da cui tracciare il cerchio (il cielo) col quale, secondo il modello cosmogonico, instaurando un rapporto calcolato tra la conformazione dello spazio e la luce che quotidianamente filtra al suo interno, si ottiene il quadrato (la terra). Un progetto regolato dai fenomeni luminosi: alba, tramonto e mezzogiorno che costituisce l’accoglimento della volontà e della rivelazione divina e che agli uomini giunge attraverso la mediazione della luce.
A Monreale, pur non avendo un pilastro centrale, la porta del paradiso rappresenta la prima pietra del cantiere guglielmino, in coerenza con i principi cosmogonici dell’epoca per la presenza di tre segni (le stelle poste lungo il battente bronzeo sinistro quando le ante sono chiuse; la botola sul pavimento che vuole segnalare un accesso agli inferi;in verticale ad essa,il cerchio stellato posto nell’arco) che lo dimostrano.
In tal modo e a differenze delle chiese francesi che occupano il centro della soglia con un pilastro vietando all’uomo il passaggio al sistema terra-cielo-inferi, nel duomo di Monreale tutti hanno accesso dal centro della porta del paradiso permettendo a ciascuno di fare parte dell’ ”axis mundi”: l’uomo al centro della propria cosmogonia.
Per mezzo dell’architettura, il manifesto medioevale benedettino contribuì alla preparazione culturale dell’Europa alla concezione rinascimentale.
Considerare il Duomo di Monreale sradicato dal contesto che lo lega, sia al momento del massimo splendore della monarchia normanna in Sicilia che al grandioso Complesso Monumentale
(Palazzo Reale, Monastero dei Benedettini, Chiostro), sarebbe molto riduttivo.


La splendida città di Monreale è collegata alle origini normanne in Sicilia, recuperata all’area cristiano-occidentale contro gli arabi e contro l’impero d’oriente.
Una trasformazione equilibrata grazie alla straordinaria capacità dimostrata dai normanni in politica di utilizzare ogni elemento preesistente (civiltà occidentale latino-germanica, quella orientale bizantina e quella arabo-islamica) e adattato a tutte le arti. Il re, come legato pontificio per il suo regno, designa i vescovi, nomina i curati e gli abbati dei monasteri. Obiettivo principale della politica interna dei sovrani normanni è la restaurazione del Cristianesimo, favorendo l’elemento latino e servendosi della Chiesa come migliore strumento.
Re Guglielmo II accorda le sue preferenze a Monreale, le cui origini coincidono con il sorgere dell’abbazia–vescovato ed il formarsi di un agglomerato urbano. Tesi discordanti di studiosi del passato sostengono invece che già prima di Guglielmo esistevano precedenti costruzioni e che il re normanno avrebbe ripristinato anziché gettato le fondamenta.
La fondazione del Duomo dovuta al grande impegno di re Guglielmo II, è circondata  da una suggestiva leggenda che narra l’apparizione in sogno della Vergine al re normanno, assopitosi, durante una battuta di caccia, ai piedi di un carrubo.
Gli fu indicato il luogo in cui si trovavano i tesori del Padre. Disseppelliteli, egli decise di innalzare un Tempio dedicato alla Madonna dell’Assunta.
Molti studiosi hanno rivolto la loro attenzione allo studio della Cattedrale, illustrandone i diversi aspetti. Coloro i quali si sono  occupati in modo specifico alla chiesa sono stati Gian Luigi Lello, prestanome dell’arcivescovo cardinale Ludovico II Torres con l’opera pubblicata a Roma nel 1596 che contiene l’illustrazione del tempio sacro e la successione cronologica dei titolari della sede arcivescovile. Nel 1702, l’abate Michele Del Giudice riprende ed aggiorna l’opera del Lello rivolgendo  maggiore attenzione al tempio.
Nel 1859 il Gravina, ultimo degli abati dei benedettini di Monreale, pubblica l’opera la  più illustrata fra tutte; in due volumi, il primo contiene il testo, il secondo le illustrazioni.
Negli anni tra il 1960 ed il 1965, Kroenig  ha trattato l’architettura, Kitzinger ha rivolto la sua attenzione ai mosaici,  Salvini  si è dedicato allo studio del Chiostro.
I lavori per la costruzione della Chiesa iniziarono nel 1172 e nel 1174 quelli per il Monastero ed il Palazzo Reale. Papa Alessandro III con la Bolla “Attendentes quomodo” del 29 dicembre 1174 accorda all’abbazia importanti privilegi spirituali.
Nel 1176 dal Convento dei benedettini di Cava dei Tirreni ottiene 100 monaci, esperti amanuensi, per vivere nel monastero. Il 15 agosto di quell’anno, con la “Bolla d’oro”, inizia una lunga serie di concessioni in favore dell’abbazia. L’esigenza di crearsi uno spazio lontano da interferenze ecclesiastiche  o il desiderio di “placare Dio” per il fatto di essere rimasto senza figli, spinsero re Guglielmo a costruire un luogo alto ed isolato che diede a Monreale un volto nuovo, con la cinta muraria di difesa. L’effetto di sospensione  dall’alto alla città di Palermo che suscita la salita a Monreale  è la prima emozione che si coglie nel rapporto tra la chiesa, la montagna e il cielo. Un movimento simbolico ascensionale che lentamente crea uno spazio mentale.
Un intreccio di motivazioni socio-politiche e di ispirazione religiosa, consapevole del proprio ruolo a… sigillare, per così dire, nella pietra il senso del servizio reso per la liberazione della cristianità dal dominio musulmano.
Una costruzione che celebra la trascendenza divina testimoniata innanzitutto dalla luce che simboleggia la possibilità d’incontro tra Dio e l’uomo.
Acquisizioni del passato dunque, assimilate in un contesto cristiano; eredità classica versata nel Medioevo nella persona di Cristo. Ora, il compito è quello di dare forma cristiana, in tutti gli aspetti della storia, della produzione artistica, delle acquisizioni tecniche.
La concezione medioevale della città-abbazia-chiesa, fortificata dall’esterno e dall’interno,  evoca la discesa dal cielo sulla terra tra gli uomini. Il senso della città Medioevale come Monreale si coglie nettamente dove la Chiesa-forza divina,  stabile e solida nella costruzione  sembra davvero sostenere una lotta spirituale e storica contro il male che incombe in tutti i suoi aspetti.
L’impianto basilicale si trova ad essere un punto d’incontro tra cultura latina e quella orientale mentre, iconograficamente, la presenza di influenze bizantine e anche siciliane, si appropria di una tradizione musiva facente parte di un progetto narrativo della storia della salvezza.
L’ingresso viene preparato da passaggi quali il portico,la facciata, la porta d’ingresso.


La bellezza dell’ingresso in chiesa deve esprimere la consapevolezza che Dio sorprende l’uomo;  il senso del sacro per cui Dio si differenzia   dall’uomo e, come dimora del re, in Dio si antropomorfizzano le caratteristiche del  re terreno; la convinzione teologica dell’attraversamento dell’ingresso come il passaggio da fuori a dentro, evocativo … del transito-pasqua dal mondo dell’uomo a quello di Dio.
Due sono le porte d’ingresso, 
lateralmente, quella di Barisano da Trani, 
quella centrale di Bonanno Pisano: quest’ultima anticipa i temi interni della chiesa. Sicuramente, lo scultore ha tenuto conto dell’ iconografia dei mosaici interni al duomo del linguaggio medioevale  ma variando con la  sua esperienza toscana; diversamente dal punto di vista dei contenuti che vengono intonati al progetto iconografico della chiesa, anticipando  i temi dell’interno del duomo. Scene dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Lo schema fondamentale della decorazione musiva si articola in tre tempi: quello dell’attesa del Messia: la creazione, la storia di Noè, di Abramo, Isacco, Giacobbe fino alla lotta di Giacobbe con l’angelo; quello della venuta di Cristo: dall’annuncio a Zaccaria sino alla Pentecoste; il tempo della Chiesa e  il ritorno di Cristo alla fine del mondo.
Motivi cristologici che sulla porta d’ingresso preparano alla visione interna. Dentro questo scrigno…tutto sia di una grandezza di fronte alla quale si resta tanto più stupiti quanto più essa è inattesa e gratuita.
Il primo messaggio è quello della salvezza dell’uomo e la prima attenzione è rivolta al legame tra decorazione musiva e architettura.
L’enorme superficie di circa 6.500 mq di oro e di colori, coglie ed unifica tutto in un unico contenitore con estrema  adeguatezza .
Dall’ingresso e di fronte si pone il Cristo Pantocratore, ‘Colui che tutto contiene’,  di visione globale nel contesto della creazione e del mondo invisibile. Tutto parte da lui e a lui ritorna. E la realizzazione della sua immagine( come dice il Kitzinger) fu sicuramente prevista dallo stesso artista che ideò l’architettura dell’interno della chiesa.
Icona costante dell’arte cristiana dal V-VI sec. fino al Medioevo, da lui, prende movimento sia la costruzione che la decorazione musiva. Il suo volto  lascia trasparire la Luce che viene incontro agli uomini; l’immensità del suo abbraccio sembra voler contenere tutto ciò che c’è all’interno del duomo e tutta quanta la creazione fatta dal nulla e che  qui protegge col suo abbraccio.
Restando sulla soglia, oltre allo splendore dell’oro delle pareti e alle religiosità dei contenuti, si può cogliere tutto il movimento della narrazione musiva.
Lo schema fondamentale di tutta la decorazione musiva tratta scene dell’Antico e del Nuovo Testamento e si articola in tre tempi: il tempo dell’attesa del Messia e cioè 1) la creazione, lastoria di Noè, di Abramo , di Isacco, Giacobbe; 2) il tempo della venuta di Cristo, dall’annuncio a Zaccaria sino alla Pentecoste; 3)  il tempo della Chiesa e del ritorno di Cristo alla fine del mondo.
Lo schema si sviluppa in cinque cicli principali:
1) L’Antico Testamento, nella navata maggiore, 42 quadri dalla creazione del mondo a Giacobbe
2) La  vita  del  Redentore,  nel quadrato  del  transetto, dall’annunzio a Zaccaria al battesimo di Cristo.
3) Il Pantocratore con la sua corte celeste, centro di convergenza dell’Antico e del Nuovo Testamento
4) Il ciclo della “mirabilia Dei”ovvero i miracoli operati da Cristo durante la sua vita pubblica
5) Il ciclo di San Pietro e di san Paolo
6) Cicli minori

Fatti biblici e sacre leggende dalla creazione al giudizio finale che racchiudono una grande quantità di idee archeologiche sugli usi e costumi sacri del medioevo.


R.M.




DUOMO DI MONREALE , breve storia


Testo consultato: 
 Duomo di Monreale di Sandro Chierichetti

La Bolla di papa Lucio III del 1183, elogia la rapidità dei lavori di costruzione del Duomo di Monreale, di alcuni edifici circostanti (Palazzo Reale e Monastero), concede alla Chiesa il titolo di Metropolitana, di Chiesa-Madre di una provincia ecclesiastica: l'abate del monastero ha il titolo di Arcivescovo.
Giungono da Pisa i battenti in bronzo di Bonanno Pisano, successivamente quelli di Barisano da Trani.
Alla morte di Guglielmo II (1189) il Complesso non era ancora stato ultimato e all'Abbazia, vengono sottratti beni e privilegi, riconquistati nel tempo con tanta fatica. 
Intanto nel Tempio, trovano sepoltura il padre e la madre di re Guglielmo, poi egli stesso e i suoi fratelli Ruggero e Arrigo.
Nel periodo angioino in Sicilia, Carlo D'Angiò fa deporre alcuni dei resti di Luigi IX il Santo, re di Francia, morto di peste a Tunisi. 
Seguono una serie di restauri per il soffitto in legno, i pavimenti, il coro, l'organo, i mosaici. Fra le aggiunte e le varianti, la sacrestia (fine '400 primi del '500), il porticato laterale, la Cappella di San Benedetto, quella di San Castrenze e del Crocifisso. Con Alfonso de Los Cameros si sostituiscono le finestre, costituite da lastre di piombo traforate con vetri; Luigi Veladier crea l'altare maggiore d'argento dorato (1773).
Seguono "episodi funesti": cade il portico della facciata e messo in opera da Ignazio Marabitti di Palermo; un fulmine nel 1807, spezza la torre destra; nel 1811, l'incendio del soffitto, organi, coro, le colonne delle tombe dei re Guglielmo; danneggiati altri sepolcri.
L'atteggiamento liberale dei re Normanni verso le componenti etniche e religiose delle popolazioni sottomesse, si ritrova anche sotto l'aspetto artistico.
Numerose sono infatti le testimonianze architettoniche e decorative dei bizantini e degli arabi: nel Duomo di Monreale, gli elementi latini (la navata tripartita da colonne), bizantini (la crociera del transetto a pianta quadrata priva di cupola), arabi (le arcate a ogiva, la decorazione e la conformazione del soffitto), normanni ( la robustezza delle strutture delle due torri alle estremità della facciata). Arabo e bizantino: la parte superiore della facciata esterna e le absidi, dal tono chiaroscuro, archi ciechi semiacuti, colonnine e rosoni. 
Il portone principale formato da 42 formelle in bronzo modellate da Bonanno Pisano raccontano le storie dei due testamenti: dalla Creazione di Adamo al Cristo in trono che benedice il mondo.
Il portone laterale con battenti in bronzo di Barisano da Trani: 28 formelle con figurazioni sacre e mitologiche.
L'interno del Duomo è a tre navate, la centrale è la più ampia.
Le 18 colonne sono in granito, sormontate da capitelli figurati; il pavimento marmoreo, si eleva simbolicamente verso l'altare maggiore. Lateralmente al presbiterio, a sinistra, la sede riservata alle autorità politiche e religiose, a destra, quella arcivescovile.
L'abside centrale è fiancheggiata da due absidiole, quella di destra detta diakònikon (luogo riservati ai diaconi), quella di sinistra pròtesis (dove il clero si preparava ai riti).
Nel tempio, vennero aperte alcune cappelle, la più antica quella di San Castrenze, Protettore di Monreale; di un secolo posteriore, la Cappella del Crocifisso; da questa, si passa al Tesoro con oggetti d'arte.
Dall'opposto lato del transetto, si entra nella cappella di San Benedetto.

L'opera musiva doveva tenere conto della fede cristiana, dei fatti  significativi della vita di Cristo, raffigurati nei luoghi più importanti del tempio: abside e presbiterio; le altre vicende, negli spazi rimanenti, le navate.
L'illustrazione dei mosaici del duomo inizia dall'abside centrale: a centro il Cristo onnipotente (dal greco Pantokràtor) circondato da creature semidivine (a due ali arcangeli, a sei ali cherubini o serafini con quattro teste simboleggianti i quattro evangelisti; i discepoli (apostoli); i continuatori ( vescovi e santi).
Nella parete sottostante, la Madonna col Bambino fra due arcangeli e gli apostoli. Nella fascia inferiore, le figure dei 14 santi e sante. Accanto all'abside maggiore le due absidiole: Pietro, il principale degli apostoli e Paolo, il maestro delle genti.
Lo spazio antistante l'absidiola destra è detto diakònikon, il busto di Cristo Emanuele (dal greco: Dio è con noi) circondato da quattro cherubini. Nel catino dell'absidiola, S. Pietro seduto in trono  benedice con la mano destra e con la sinistra tiene il libro dei Vangeli e le simboliche chiavi, tutt'attorno raffigurate le vicende della sua vita: la Caduta di Simon Mago per comando di Pietro - preghiera di Paolo e la Crocifissione di S. Pietro.
Nell'absidiola sinistra (pròtesis), storie di San Paolo: che consegna lettere a Timoteo e Sila per la conversione dei popoli -  i discepoli calano S. Paolo dalle mura di Damasco per liberarlo dalle mani dei giudei - il sacerdote Anania battezza Saulo che prende il nome di Paolo -  su Paolo scende il raggio dal cielo che porta lo Spirito Santo in forma di colomba.
Dalla sezione centrale del transetto, prende inizio il ciclo cristologico - dall'Annuncio a Zaccaria al Battesimo di Cristo; transetto destro - dalle tentazioni di Cristo al Giudizio di Pilato; transetto sinistro - dalla salita al calvario alla Pentecoste; navatella destra - dal Risanamento della donna di Cana alla Moltiplicazione dei pani e dei pesci; navatella sinistra - dalla Guarigione della donna curva alla Guarigione del figlio del centurione.
Le pareti della navata centrale narrano i fatti dell'Antico Testamento. Storie disposte su due piani, uno superiore e uno inferiore.
Piano Superiore, parete destra: dalla Creazione del Cielo e della terra  ad Adamo nel paradiso terrestre. Sul retrofacciata: creazione di Eva ed Eva presentata ad Adamo.
Parete sinistra: da Eva tentata dal serpente a Noè che ordina di edificare l'arca.
Piano inferiore, parete destra: dalla Costruzione dell'arca ad Abramo che ospita i tre angeli e Distribuzione di Sodoma.
Parete sinistra: da Dio che ingiunge ad Abramo di sacrificare Isacco alla Lotta di Giacobbe e l'Angelo.
Molte altre le figurazioni che arricchiscono il tempio: angeli, apostoli, santi, vescovi, evangelisti, dottori della Chiesa, martiri, eremiti, diaconi, profeti. 
Non manca il ricordo del fondatore del Duomo, re Guglielmo II.
Neppure trascurato il tessuto decorativo mosaicato: vasi floreali, fregi ornamentali, intrecci geometrici.



PALAZZO ARCIVESCOVILE (esterno)




















CHIESA DEGLI AGONIZZANTI

Posta di fronte al Duomo sulla piazza Guglielmo II. 
La sua collocazione  vicino al Duomop nell'area antistante il pèortale occidentale, sull'attuale piazza guglielmo II, è giustificata  dalla natura della committenza, la Compagnia del SS: Sacramento  che,fondata inizialmente proprio in cattedrale, necesitava di una nuova sede. La scelta cade su uno spazio esterno al fronte occidentale dell'antica cinta muraria  normanna..vengono così riutilliazzati un tratto dellemura e una delle torri , la terza del versante...
Costruita alla fine del '400 su un preesiste edificio arabo. 
Utilizzata come cappella delle carceri nel sec. XIV, ingrandita nel 1698 e abbellita con decori del Serpotta. Gli spazi restaurati dell'intero Complesso Monumentale dei Benedettini  comprendevano anche la  Chiesa degli Agonizzanti, costruita,  "inglobando un tratto delle mura di cinta riportato alla luce durante l'intervento di restauro della Chiesa". Coperta da una volta, fu ornata da decorazioni e statue ad altorilievo e stucco del Serpotta. La nuova copertura della Chiesa eseguita per ridare l'idea originaria, è stata realizzata con legno in lame accostate, di colore bianco realizzato per dare omogenea armonia con le pareti e gli stucchi. Sul fianco interno della Chiesa, lato piazza, è stato riportato alla luce una parete di muro di epoca normanna addirittura antecedente a quelle di altra area abbaziale. Questo muro, decorato da "architetture ogivali cieche" è collocato "al di sotto dell'attuale quota di calpestio sia della Chiesa che della piazza, confermando l'ipotesi della preesistenza di un manufatto architettonico sull'ampio pianoro che domina la Conca d'Oro e dando risposta dell'insolito accesso attuale alla Cattedrale, che avviene scendendo dai gradini per entrare, anzichè salendo come in tutte le Basiliche cristiane.  


piazza Guglielmo II


















CHIESA DEL SALVATORE    
DETTA "COLLEGIATA"





Posta in cima ad una scalinata, in questa Chiesa  viene venerato il SS. Crocifisso, condotto in processione ogni anno nel giorno tre del mese di maggio (ricorrenza del miracolo della scomparsa della peste al tempo del Venero). Situata fuori dall'abitato, nel quartiere Carrubella,  possiede un significato storico e religioso molto più importante rispetto alle altre e numerose chiese di Monreale.
La Confraternita della Chiesa San Salvatore esercita il culto della Croce. 
La Croce, originariamente come strumento "ripugnante inflitto ai peggiori malfattori", successivamente come strumento col quale Cristo compì con la sofferenza la salvezza del mondo. 
Con la Controriforma, l'opera rigeneratrice della Chiesa intende stimolare la devozione dei fedeli col Crocifisso. 
(per approfondimenti sulla storia della Collegiata cfr. Blog "Il Crocifisso di monreale" dall' Home page)






INTERNO 





CICLO PASQUALE




S. ROSALIA



 S. CASTRENZE


S. ONOFRIO




CROCIFISSO DI FATTURA SPAGNOLA

MADONNA ADDOLORATA



GIROLAMO VENERO, ARCIVESCOVO DI MONREALE








Festeggiamenti del SS. Crocifisso nei primi giorni di Maggio



La Chiesa della Collegiata subisce nel corso degli anni una serie di interventi e manutenzioni, per renderla sempre più attiva ed adeguata, si progetta d'ingrandirla ed adornarla di stucchi. Nel 1656 si costruisce la scala d'accesso. 

Dai documenti storici si rileva che tra il 1716 e il 1719 ci sia stato un utilizzo di mattoni per un pannello di maiolica. Si apprende di qualche mattonaro palermitano che forniva la Chiesa di Monreale e altri centri. L'opera in ceramica ha una superficie di circa 50mq, posta all'inizio della strada che dalla piazza principale V. Emanuele II porta al quartiere carrubella dove si trova la Collegiata. Il Pannello, occultato dalle costruzioni vicine e dalla piccola viuzza, non permette d'acquisire una buona visione del capolavoro artistico maiolicato. L'opera è dipinta da festoni e frutta; al centro, il Crocifisso che veglia su Monreale, sotto un baldacchino trattenuto ai lati da quattro angeli. (Vedi Blog ilcrocifissodimonreale

Pannello maiolicato
Per approfondimenti sul Culto del SS. Crocifisso e sulla Chiesa della Collegiata vedi 
Blog ilcrocifissodimonreale




CHIESA DELLA MADONNA DEL CARMINE




dal libro “IL CARMINE DI MONREALE"

di Giuseppe Schirò

…  Il Convento e la confraternita del Carmine nacquero quasi contemporaneamente al quartiere che prese appunto il nome del Carmine. Il convento con la chiesa e la confraternita con l’oratorio furono, nel proprio ambito e con proprie caratteristiche, unico centro propulsore di un’attività che, se pure squisitamente religiosa, era il punto di convergenza degli animi di tutta la popolazione. …Questa attività trova il culmine della sua espressione nella “devozione” alla Madonna del Carmine, che diviene la manifestazione più sentita di quella fede religiosa che era alla base di tutta la vita e che, estrinsecandosi nelle attività umane, civili e sociali, plasma il quartiere e lo rende un tutto omogeneo. …Il convento del Carmine cessa di esistere dopo tre secoli di vita. Sopravvive la Confraternita, la quale però, a sua volta, dopo un periodo di intensa attività, comincia a declinare fino a scomparire del tutto. Allora viene istituita la parrocchia.
…L’arrivo dei Carmelitani a Monreale si inquadra in quel processo di riforma cattolica della seconda metà del cinquecento, che ha la sua codificazione nel Concilio di Trento…
A Monreale non si spiega nulla se non si guarda al Duomo, perché la città è una conseguenza della presenza del magnifico tempio, edificato da re Gugliemo II (+1189). Questi, fin dall’ origine fa venire i Benedettini, per custodire il tempio e celebrarvi il culto. Per essi costruisce il monastero, con il mirabile chiostro. Quindi, dopo avere arricchito il Duomo ed i Benedettini, con donazioni e privilegi,fa elevare Monreale a sede arcivescovile. All’Arcivescovo egli conferisce anche i poteri civili e giudiziari su un territorio molto vasto e molti altri privilegi, secondo un progetto politico di vasta portata. Tutte queste concessioni ed agevolazioni inducono molta gente a fissare la propria dimora nelle vicinanze del Duomo. La città sorge così a poco a poco e va sviluppandosi quindi lungo i secoli. Verso la fine del 400 ha raggiunto una notevole espansione edilizia e il Comune ha le sue strutture ben definite. Nel secolo successivo lo sviluppo sarà ancora maggiore, soprattutto con la nascita del nuovo quartiere del Carmine.
Un altro elemento da tenere in conto è che la sede arcivescovile di Monreale era la più ricca della Sicilia e la più ambita dell’Europa. Per tale motivo veniva riservata a personaggi delle più illustri e nobili famiglie spagnole e romane, i quali però la consideravano quasi esclusivamente una fonte di proventi anziché un impegno di attività pastorale. …..
La popolazione spesso viveva in condizioni di asservimento, sotto le angherie dei rappresentanti (quasi sempre stranieri) dell’Arcivescovo (che spesso non risiedeva in sede ma si faceva rappresentare). Il malcontento esplodeva in tumulti…
La riforma era invocata con urgenza… presso il popolo notiamo un fiorire di associazioni religiose e di confraternite per migliorare la vita cristiana. Il vertice in questo periodo è rappresentato dal card. Alessandro Farnese, Aricivescovo di Monreale dal 1536 al 1573…diversamente da alcuni suoi predecessori mostra un grande interesse per Monreale….L’ideale della riforma penetra profondamente nella sua coscienza.
Egli comincia dalla lotta all’ignoranza. Vengono invitati a Monreale i Gesuiti ad aprire un collegio con annessa scuola pubblica…..Dà inoltre un forte impulso al rinnovamento della vita religiosa,  imponendo energicamente le disposizioni del Concilio di Trento. …Il processo riformatore da lui avviato avrà un seguito splendido nei decenni successivi, specie ad opera dei due arcivescovi Torres. Un altro importante elemento, di cui dobbiamo tenere conto è la nascita e lo sviluppo del quartiere…. (vedi post: Il quartiere del Carmine)
Il merito di aver chiamato i carmelitani a Monreale va a due canonici parroci della cattedrale che a proprie spese comprano un <casaleno terrano> nel Giardino della corte… quello che si chiamerà del Carmine… Nell’atto si dichiara che il casaleno sarà adibito per la costruzione d’una chiesa da dedicare a Maria Annunziata. … Si aprono le trattative con i Carmelitani che avrebbero assicurato il culto in onore dell’Annunziata. I carmelitani si stabiliscono a Monreale in modo permanente. Il modesto alloggio diviene un piccolo convento che, ben presto comincia a crescere ed a svilupparsi grazie al contributo di donazioni, da parte di famiglie e benefattori, che servirono ad ingrandire la chiesa e costruire il convento.
Chiesa e convento assumono dimensioni definitive alla metà del ‘600. La chiesa ha tre navate con sette altari, organo e campanile con tre campane grandi e una piccola. Allora viene costruito il chiostro, ampliata la cucina, restaurate le coperture e le volte. Nel 1655 la copertura viene estesa a tutto il chiostro, la fabbrica viene consolidata, le otto colonne recentemente collocate vengono rinforzate ed abbellite, si collocano ben sette catene di ferro inchiavardate per assicurare solidità alle colonne ed ai muri, si rifiniscono le zoccolature, si raccordano le coperture con le altre recentemente costruite, si costruisce una terrazza e si completa la pavimentazione.
L’influsso del Carmelo sulla vita del popolo si fece sentire in modo preminente attraverso la confraternita. … Le confraternite erano organizzazioni di fedeli quasi sempre laici aventi caratteri di stabilità e di autonomia regolate dal diritto canonico con lo scopo di promuovere la vita cristiana.
Essi rappresentano la risposta ai problemi della vita quotidiana e soprattutto a quelli di cui allora lo Stato non si faceva carico, come quello dell’assistenza, della sanità, della sepoltura dei morti, della difesa sindacale della categoria, dell’avviamento professionale, ecc….Tutti, nell’interesse comune, contribuivano a soddisfare le esigenze di libertà e di democrazia, favorivano lo sviluppo edilizio con la costruzione di chiese, stimolavano glia artisti, scultori, pittori, architetti. Ogni Confraternita aveva una propria sede, meglio se una chiesa, per le proprie attività. A Monreale solo nel 1612 un gruppo di persone per devozione alla Madonna del Carmelo, si costituiscono in confraternita con sede nel convento del carmine e redigono un capitolato con i padri carmelitani. Ben presto e per molti anni, nascono discordie e problemi di convivenza con i Padri del convento con i quali si gareggiava in iniziative e fervore.  La devozione alla Madonna del Carmine suscitava sentimenti di religiosità tenera e semplice nell’animo di tutti ed è certamente questa la nota più profonda che vibrava nell’animo del popolo e che diviene la caratteristica dei carmelitani.
Gli avvenimenti del 1860 turbano la vita della città dove si vissero giorni di vera ansia e di grande paura. Il Convento dei Benedettini e quello del Carmine furono riempiti di soldati. I religiosi dovettero allontanarsi.  Nel 1866 lo stato italiano negava ogni riconoscimento giuridico agli Ordini religiosi e stabiliva che tutti i beni di qualunque specie loro appartenenti venivano devoluti al demanio dello Stato. Benedettini, Cappuccini e Carmelitani dovettero subito abbandonare i loro conventi. …. Rimaneva in piedi la confraternita con l’ oratorio, costruito durante gli anni della discordia con i Padri carmelitani.
Dopo la loro partenza, l’attività religiosa e di culto, durante il periodo in cui si era agitata la questione della cessazione del convento al Comune,  non subisce alcun rallentamento. …
L’attività della confraternita dimostrava ora una grande vitalità e aveva sede nel loro oratorio (dove pure si svolgeva il culto) che si trovava a fianco della chiesa dal lato del convento. Anticamente vi si accedeva dalla chiesa stessa ma in seguito in occasione di uno dei soliti contrasti con i carmelitani, la comunicazione viene chiusa e creato un ingresso laterale direttamente dalla strada.. .
Il 21 marzo 1913 la chiesa viene affidata in consegna alla confraternita del carmine che ormai aveva preso in mano la gestione di tutte le attività e di tutte le iniziative religiose.
Dopo un brillante periodo di circa mezzo secolo di intensa attività, la confraternita si fossilizza.
…Il diffondersi del  modernismo tra le fila del clero provoca una situazione di crisi che ha indubbiamente gravi ripercussioni su tutte le tradizionali forme di culto. …Viene intanto la prima guerra mondiale che porta ulteriori sconvolgimenti.

Viene infine istituita la Parrocchia del Carmine e il primo parroco, nominato il 2 febbraio 1926, come esigenza primaria iniziò a provvedere alla sistemazione della posizione giuridica della confraternita e della chiesa. La Confraternita era ormai divenuta elemento di turbamento e di contrasti. Essa viene sciolta con decreto prefettizio del 18 luglio 1927 e tutte le sue sostanze furono devolute alla chiesa parrocchiale.                                                                                                                                 


CHIESA 
MADONNA DELLE CROCI



Situata nel punto più alto della città, alle pendici del monte Caputo, l'antico Put. 
La facciata, visibile da qualunque punto del paese,  presenta terrazze e rientranze. Dalla sua posizione si può cogliere il territorio di Monreale, in particolare il nucleo attorno al Duomo, la Ciambra dietro le absidi, il quartiere Carmine, quello della Carrubella e di San Vito.
Edificata nel XVIII sec. su disegno di Nicolò Puglia. la realizzazione della Chiesa avvenne dopo l'apparizione della Madonna ad un devoto che si prodigò per raccogliere i fondi necessari alla costruzione. All'interno, le immagini dell'Addolorata, il simulacro di San Raimondo Nonnato, il santo dei partorienti. 



                  Chiesa Madonna dell'Orto

La Chiesa della Madonna dell'Orto è in stile barocco ed è stata eretta nel 1619 in un giardino dove esisteva una piccola cappelletta con l'immagine della Madonna.
A pianta rettangolare a tre navate, la Chiesa fu arricchita da numerose opere d'arte da parte di artisti che passarono e resero omaggio con le loro opere, da artisti locali, fra i quali Pietro Novelli con i quadri che raffigurano l'Angelo, le tre Sante Vergini (Cecilia, Agnese, Caterina d'Alessandria).
Gli stucchi sono di stile barocco. L'altare è circondato da cantorie rifinite in legno intagliato e ricoperto di oro zecchino. La Chiesa, in tutti questi anni, è stata gestita da insigni uomini, primo di essi nel 1680, il canonico Prof. Giuseppe Lombardo. Ma nel 1800, con i successori cominciò ad esserci qualche problema a causa di infiltrazioni di umidità che iniziavano a rovinare gli stucchi e gli affreschi e un canonico erroneamente fece imbiancare le pareti pensando di rendere la chiesa pulita mentre la danneggiava ricoprendone il valore artistico. Nel 1910, i lavori di restauro riportarono la chiesa al suo splendore ma le costruzioni che ora la circondano ne rendono difficile l'individuazione.  







Chiesa dell'Odigitria

Edificata nel 1596 a opera della Compagnia di San Francesco d'Assisi, la Chiesa è dedicata alla Madonna dell'Odigitria. All'interno stucchi attribuiti al Serpotta e con affreschi del Novelli. Qualche traccia rimasta della maiolica nel pavimento. 
Cfr. notizie su questa chiesa nel libro o post "Dietro un muro tra le crepe" di Antonella Vaglica








IL COLLEGIO DI MARIA
LA CHIESA DELLA SS.TRINITA'

 Collegio di Maria e chiesa della SS. Trinità- piazzetta Vaglica, via Roma


COLLEGIO DI MARIA DI MONREALE E CHIESA DELLA SS. TRINITA’

di Mons. Saverio Ferlina

Don Alberto Greco Carlino, giovane sacerdote, si era unito ai Preti Missionari, impegnati nella predicazione al popolo: e trovandosi a Palermo per predicare, in una riunione di persone, manifestò l’idea di fondare dei collegi di Maria in Sicilia, allo scopo di insegnare il catechismo a tutte le ragazze e, insieme, preparare delle buone madri di famiglia, istruendole nei lavori domestici, dal taglio, cucito, ricamo, alla pulizia della casa, della biancheria ed a sapere cucinare. Alcune buone donne, di cui una si chiamava Nazarena Aversa e le altre: Suor Maria Garsia, D. Geronima Romano, D. Aurora Palermo, D. Rosa Cricchio, Filippa Benita, si offrono come volontarie e collaborare con il sacerdote, come maestre per l’educazione morale e religiosa delle ragazze, attraverso scuole gratuite. Così, ebbe inizio il Collegio di Maria di Monreale e fu il primo di altri venti collegi di Maria in Sicilia. Il 6 Agosto 1724 Biagio Greco carlino cede a suo figlio D. Alberto la somma di onze settanta per la erigenda scuola delle bambine.
Allo stesso scopo il Card. Francesco Giudice il 4 ottobre 1724 assegna onze trentasei e il monte di Pietà, ossia dei Bianchi, altre diciotto onze annuali; il 6 gennaio 1725 il Card. Francesco Giudice offre duemila scudi per la fabbrica del collegio di Maria di Monreale. Il 30 agosto1725 Don Alberto Carlino per onze seicentoquaranta e tarì quattordici compra una casa nella piazzetta di Monreale, già appartenuta al Marchese di Monpilieri, per servirsene come edificio del nuovo Collegio di Maria. Il 4 aprile 1736 re Carlo III di Borbone sopra la mensa arcivescovile di Monreale, essendo Arcivescovo di Monreale il Card.Alvaro Cienfuegos, concede onze 344.14 per la fabbrica della nuova Chiesa del Collegio di Maria
Il 4 Aprile 1736 il Vicario Generale Mons. Andrea Santocanale, delega il Can. Parroco D. Alberto Greco Carlino a benedire la pietra inaugurale della nuova chiesa.
Il 10 agosto 1742 Caterina Limanni, madre di Don Alberto Greco Carlino, con testamento lascia l’usufrutto di una terza parte dei suoi beni a tre suoi figli: Lorenzo,Giuseppe, e Suor Giuseppa, e la proprietà al Collegio di Maria.
Il 17 febbraio 1757 Don Alberto Greco Carino, fa testamento costituendo suo erede universale il Collegio di Maria di Monreale. Il 1 agosto 1759 segue altra scheda testamentaria e il 2 agosto 1759 altro codicillo testamentario dello stesso Don Alberto Greco carlino, Canonico Parroco. Dottore In Teologia. Il 12 giugno 1764 il Can. Don Lorenzo Greco carlino, fa testamento eleggendo il Collegio di Maria di Monreale come suo erede universale, lasciando l’usufrutto di alcuni beni al fratello Don Giuseppe e la sorella Suor Giuseppa. Lasciava i suoi libri al Ritiro dei Padri Conviventi a Ben Morire, offerte in denaro per l’Ospedale , per la Collegiata del SS: Crocifisso  e un regalo a tutti i servitori di casa. Alla morte di Don Lorenzo l’amministrazione del Collegio passò nelle mani di don Giuseppe Greco Carlino, fratello del fondatore, il quale il 28 aprile 1774 con testamento elesse il Collegio di Maria di Monreale come suo erede universale, riservando l’usufrutto di alcuni beni per la sorella Suor Giuseppa e per la moglie Donna Di Martino. Nel testamento di Don Lorenzo si pala di somme di denaro che lascia all’amministrazione del Collegio di Maria per 5 corsi di esercizi spirituali per 33 donne per turno: 1° turno per le religiose, bizzoche e donzelle; il 2° turno per le gentildonne e persone di loro famiglia; il 3° turno per le moglie dei borghesi; il 4° turno per le mogli degli artisti; il 5° turno per le persone bisognose di ogni condizione. Altri esercizi spirituali ogni 5 anni per tutta la popolazione di Monreale. Le copie degli atti di cui sopra si trovano nel libro stampato dal Can Gaetano Millunzi, Collegio di Maria di Monreale, Tipografia Pontificia Palermo 1917- Cfr. Archivio Storico Curia di Monreale Fondo Governo Ordinario Sez, II Ser. I nn 11, 12 13-alcuni di questi atti li riporto in appendice.
Progettista del Collegio di Maria fu Alessandro Vanni, principe di San <Vincenzo, assieme all’Ingegnere monrealese Sac. Antonio Romano, i quali hanno collaborato anche per la nuova strada che da Monreale va fino alla Rocca; strada adornata di fontane dal committente Mons. Francesco Testa, Arcivescovo di Monreale. Il disegno del portico dell’ingresso centrale del Duomo di Monreale fu fatto dal Sac. Antonio Romano ed eseguito da Ignazio Marabitti nel 1770. Il disegno dell’atrio interno del Collegio di Maria è opera di Giovanni Battista Filippo Basile (1880).


CHIESA DELLA SS. TRINITA’ DI MONREALE

Un’intera famiglia monrealese: Biagio Greco Carlino, la moglie Caterina Limanni, i figli Alberto, Lorenzo, Giuseppe e Giuseppa, si sono cooperati per la realizzazione del Collegio di Maria e della Chiesa della SS. Trinità. L’idea inizialmente fu di Don Alberto, il quale a 27 anni ne parlò con il padre, il quale gli diede la prima offerta in denaro; poi vi fu la collaborazione della madre Caterina e in seguito collaborarono i suoi fratelli. Tutta la famiglia era piena di amore di Dio e del prossimo, e tutto ciò li spinse a offrire tutti i loro beni per la realizzazione dell’opera pia a servizio delle fanciulle, delle famiglie e di tutto il paese. Costruito il Collegio, occorreva una chiesa adiacente, dove riunire per la preghiera e per gli esercizi spirituali tutti i partecipanti. L’8 aprile del 1736 fu benedetta la priam pietra della Chiesa per autorizzazione del Vicario Generale del Card. Alvaro Cienfuegos, Mons. Andrea Santocanale, del 4 aprile 1736 … Re Carlo III di Borbone concesse onze 344.14 per la fabbrica della chiesa, da prendersi sopra la mensa arcivescovile di Monreale. Dion Alberto, fondatore del Collegio, diede all’architetto Giuseppe Mariani l’idea della forma della Chiesa, cioè a forma ottagonale, a ricordo dell’ottavo giorno della Risurrezione di Gesù, simbolo anche della vita eterna e di Dio: Uno nella natura e Trino nelle Persone. I lavori si svolsero speditamente dato che il 4 settembre 1738, la Chiesa veniva consacrata da Mons.Domenico Valguarnera, Vescovo di Cefalù, il quale consacrando l’altare in onore della SS. Trinità, vi depositava le reliquie di San Pietro Apostolo e dei Santi Fausto Generoso e Costantino, assegnado 40 giorni di indulgenza da lucrarsi ogni anno nell’anniversario della consacrazione da coloro che visiteranno la Chiesa. Al tempo della consacrazione della chiesa era superiora e confondatrice: Suor Nazarena Aversa, come risulta dalla epigrafe in uno scudetto sopra il comunichino della parete a destra del presbiterio. Anche il tetto della Chiesa è a forma ottagonale, con 8 finestre e 8 dipinti a fresco nella vela sopra ogni finestra, dove sono dipinti gli Apostoli: San Pietro, Sant.?Andrea, San Bartolomeo, San Simone con San Giuda Taddeo, San Giacomo Maggiore, San Tommaso, San Filippo, San Paolo con San Giacomo minore e San Giovanni.
All’altare maggiore si trova il dipinto della SS. Trinità e in basso l’Immacolata tra S. Gioacchino e S. Anna; S. Giuseppe col bastone fiorito; S. Pietro con le chiavi e S. Castrenze col pastorale: Il presbiterio è sormontato da una cupola elegante, proporzionata dove nei pennacchi sono dipinti i 4 evangelisti: Sam Matteo, San Marco, San Luca e San Giovanni. Due belle tribune dorate adornano il presbiterio e due gare adatte come comunichino. L’altare è di marmo, dove spicca un bellissimo tabernacolo, pure di marmo, simile a quello che si trova nella Chiesa di Santa Rosalia, costruita dallo stesso Don Alberto Greco Carlino nel 1751. Una bella sedia di legno dorato si trova nel presbiterio a sevizio del prete celebrante.
Nel vano della Chiesa si trovano 4 altari laterali dedicati: Natività di Maria; Circoncisione di Gesù: Gesù con le sorelle Marta e Maria; SS. Crocifisso e Santi Patroni di Monreale. Oltre i dipinti dei 4 altari laterali, vi sono altri dipinti: l’Addolorata, che il 18 gennaio 1794 lacrimò; Sant’Agata e San Castrenze intercessore; questi due ultimi dipinti provengono probabilmente dalla Chiesa di Sant’Agata, detta del Monte; quando il dipinto di San Castrenze fu sostituito da una statua, e l’altare di Sant’Agata fu adattato ad altare del sacramento con apposito tabernacolo: tutti gli altari sono rivestiti di paliotti ricamati dalle suore collegine. Queste suore per secoli hanno lavorato e custodito il Collegio e la Chiesa….

Nella Cripta ddella Chiesa sono seppelliti: Don Biagio Greco Carlino, la moglie Caterina, Don Alberto fondatore del Collegio e della Chiesa, Don Lorenzo, Don Giuseppe, Suor Giuseppa Greco Carlino, il filosofo Vincenzo Miceli, il poeta cristiano il Sac. Don Giuseppe Fedele. Due porte in legno intagliate si trovano nel presbiterio; nei pannelli si trova inciso il nome di Maria, la stella a 8 punte, il triangolo della SS. Trinità,la croce, il calice e un cuore. Dodici croci di marmo si trovano nei muri della chiesa a ricordo della consacrazione; le 12 croci ricordano i 12 Apostoli, fondamento umano della Chiesa. Una grande tribuna si trova sopra l’ingresso e altre grande di ferro dorato. I capitelli delle colonne e i festoni in stucco sono dorati. Due pie in marmo si trovano all’ingresso. Alcuni parati sacri, ricamati dalle suore, paliotti, il tronetto d’argento per l’esposizione del SS. Sacramento, l’urna del giovedì santo, il reliquario con il fazzoletto con cui furono asciugate le lacrime dell’Addolorata il 178 gennaio 1794, si trovano custoditi presso la Curia Arcivescovile di Monreale. Si lamenta la scomparsa dell’Ostensorio.




 Collegio di Maria - parte retrostante in via Antonio Veneziano









il giardino 







SALA GAETANO MILLUNZI


















CHIESA DELLA SS. TRINITA'
a cura di Dott.ssa Antonella Vaglica

Annessa al Collegio di Maria, la fondazione della Chiesa è di qualche anno posteriore a quella del Collegio.
...L'ampia aula ottagonale coperta da una grande cupola, così come l'area del presbiterio, costruita anch'essa su un piccolo ottagono, è completata da una profonda abside, finemente decorata da linee dorate che ne disegnano il profilo. L'ariosa aula ottagonale è scandita da quattro altari, simmetricamente disposti a destra e a sinistra. Ciascun altare in marmi mischi, adornano con pregiati paliotti prodotti all'interno del Collegio, è protetto da una balaustra a colonnine, di forma leggermente convessa. Su tutti e quattro gli altari sono poste tele di grandi dimensioni e di pregevole fattura, realizzate nella seconda metà del XVIII sec. che illustrano storie tratte dal Nuovo Testamento. 
Guardando l'altare, sulla sinistra troviamo La visita di Gesù a Marta e Maria di Betania e La Circoncisione, sulla destra, La Crocifissione e La natività della Vergine.
In alto le otto finestre, una per ogni lato del poligono, sono sormontate da triangoli affrescati con le figure degli Apostoli. Al centro della cupola, una finta architettura dipinta, riproduce al di là di una balaustra a colonnine, un secondo ordine di finestre e conduce lo sguardo al soffitto "sfondato" in cui vola la Colomba dello Spirito Santo.
Di grande eleganza è l'ampia cantoria, celata dietro un parapetto ligneo intagliato e dorato , che nella sua parte interna mostra un raffinato dipinto con volute e motivi floreali di sapore dichiaratamente profano. Interessante risulta inoltre il suo pavimento in maiolica, con motivi floreali e geometrici, che per le sue caratteristiche, può essere collocato tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX.
Particolare attenzione merita la pavimentazione dell'intero edificio, in marmi policromi, che riproduce, reiterandole, le figure geometriche alla base della costruzione dell'intero edificio.

















La Chiesa di S. CASTRENZE

La demolizione della “Badia Grande” annessa alla Chiesa di S. Castrenze fu il tramonto definitivo di una istituzione che dalla fine del ‘400 al 1867, anno della soppressione, era vissuta fiorente e rigogliosa.
Le vicende di questa istituzione, il monastero delle benedettine di S. Castrenze, sono una grossa fetta della plurisecolare vita di Monreale. La storia del monastero di  S. Castrenze, specie nella parte economica, può essere ricostruita quasi giorno per giorno, soprattutto attraverso lo studio dei 493 pezzi archivistici (registri,volumi, carpette) che si conservano, accuratamente sistemati, nel grande archivio storico della Collegiata.
La Chiesa di S. Castrenze, alla fine del ‘400, sorgeva alla periferia del paese e dava verso la campagna. Non si conosce la data precisa della sua origine, ma si puo affermare che essa sorge per la devozione popolare a S. Castrenze la quale nel corso dei secoli a Monreale non è stata priva di momenti felici. Forse quella chiesetta sarebbe stata cancellata o almeno soffocata dall’espansione edilizia di Monreale, che nel ‘500 e nel ‘600 ebbe un notevole sviluppo, se nel 1499 il Card. Borgia, arcivescovo di Monreale, nipote di Alessandro VI, non vi avesse fondato e annesso il Monastero femminile di S. Castrenze dell’ordine benedettino. Lo sviluppo del monastero si deve alla cura degli arcivescovi di Monreale, che profusero ricchezze e lo arricchirono di privilegi, come il Cardinale Cardona nel 1529, il Farnese che nel 1564 donò il terreno antistante alla Chiesa ed il Venero che nel 1624 lo restaurò.
Vi contribui però largamente anche il popolo con le donazioni. Le monache poi dovevano possedere  una buona dote per essere ammesse, e come il parallelo monastero maschile, presente a Monreale fin dalle origini del centro abitato, l’ordine benedettino reclutava i suoi elementi preferibilmente tra il ceto benestante e, pertanto, quei monasteri non scarseggiavano di mezzi. L’influsso del monastero di S. Castrenze nella vita del popolo fu rilevante, non solo sotto l’aspetto religioso, ma anche sotto l’aspetto economico, commerciale e folkloristico. Nel 1508 venne istituita una fiera agricola da tenersi ogni anno, all’inizio della stagione estiva, la terza domenica di maggio. La fiera coincideva con una delle tre festività annuali che si tenevano in onore di S. Castrenze. Essa si svolgeva nello spazio attorno alla Chiesa ed aveva lo scopo di incrementare l’economia del monastero a cui andava una percentuale degli affari stipulati. Agevolazioni ed esenzioni venivano concesse ai commercianti che sceglievano gli otto giorni di fiera per concludere i loro affari. La fiera è estinta da molto tempo.
Le finanze del monastero si accrescevano anche con le donazioni offerte da devoti ed anche con l’industriosità delle suore stesse. Così il monastero possedeva terreni nel territorio di Monreale e fuori , una farmacia, censi sui beni immobili, fondachi e taverne in varie località, acque, mulini, niviere, e poteva far fronte anche a gravi impegni in favore dell’Amministrazione Comunale. Le suore poi raggiunsero un alto grado di bravura nella preparazione di specialità locali. Ancora si parla dei <biscotti di Monreale> che ebbero origine da loro … Il monastero ebbe quindi una vita ingrandita e abbellita, specie nel 1700. Vi si trovano gli stucchi di S. Benedetto e S. Scolastica della scuola  del Serpotta, varie altre pitture pregevoli, tra cui una Sacra Famiglia di Pietro Novelli e il grande quadro centrale d’ingresso, fa ancora ricordare la presenza di quella fiorente istituzione. Nello spazio antistante ala chiesa vi era una bella villa-giardino di clausura. L’aspetto tuttavia più rilevante, anche se vi sono minori possibilità di dimostrazioni è quello religioso. Vi era a San Castrenze un’antica e florida <Compagnia> di laici, dedicata a S. Castrenze ed a S. Benedetto, che raccoglieva numerosi  iscritti. E’ probabile che i relativi documenti siano quelli conservati in una vecchia cassa che ho visto diversi anni fa in una vecchia cassa che ho visto diversi anni fa in un cantuccio del matroneo  della chiesa. La manifestazione più importante dal punto di vista religioso era la processione dela >Madonna del Popolo> il cui simulacro viene portato ogni anno dalla cattedrale a S. Castrenze, nella Domenica in Albis, e vi rimane fino alla domenica successiva, quando la Madonna ritorna alla sua sede. All’inizio, le due processioni di andata e ritorno e l’ottavario a S. Castrenze avevano un carattere religioso-politrico. L’origine della manifestazione infatti risale ad un editto emanato nel 1644 dal re di Spagna es esteso anche alla Sicilia, viceregno spagnolo.
<La catolica Maestà del nostro Re, nelle presenti necessità nelle quali si ritrova per difesa della nostra santa fede e conservazione dei suoi regni have havuto recorso alla Immacolata Vergine Nostra Signora, acciò con la Sua potentissima intercettazione impetrasse da Dio la pace e quieta universale dei suoi popoli…>
In virtù di questo editto il Vicerè di allora, Almirante di Castiglia, ordinò che ogni anno il simulacro della <Madonna del Popolo> si portasse nella chiesa di S. Castrenze, con solenne processione cui erano tenuti a partecipare tutti gli ecclesiastici, sotto pena di scomunica, e che lì stesse otto giorni e si pregasse per la pace universale e per la difesa della fede cattolica. Le medesime finalità di quest’editto vengono ricordate in un altro provvedimento dell’Arcivescovo Francesco Testa del 1761.
Dalla data del 1644 ad oggi questa manifestazione si  è svolta senza interruzione, anche se orami si è perduto il ricordo del movente originario che sarebbe opportuno riprendere nelle forme adatte ai nostri tempi. Lo splendore del Monastero cessò, come accennato, con la soppressione degli ordini religiosi avvenuti nel 1867. Da allora la <Badia grande> così chiamata per lo sviluppo raggiunto, divenne un vecchio edificio abbandonato, finalmente demolito. Intanto la zona attorno, specie verso la campagna andava popolandosi. Le imprese private e l’iniziativa pubblica vi costruirono una serie di edifici a molti piani, nei cui numerosi appartamenti alloggia ormai una grossa percentuale della popolazione di Monreale.
La Chiesa di San Castrenze sembrò messa lì apposta per essere punto di convergenza di questa popolazione. Ed ecco che nel 1952 vi è istituita la Parrocchia. E’ la più grande di Monreale.
Tramontata dunque la vecchia istituzione, superata dalla vita che non rispetta rigidi schemi e leggi preconcette, ecco la nuova istituzione dei tempi moderni.
… Se abbiamo dato uno sguardo al passato non è per rimpiangere senilmente tempi che non tornano più ma per attingere dalla conoscenza dei valori perenni dello spirito nuovo giovanile vigore per il futuro
GIUSEPPE SCHIRO’




FONDAZIONE DI 
SAN CASTRENZE

Fondato dal cardinale Giovanni Borgia per le monache benedettine nel 1499, nella sua collocazione si pone quale limite occidentale della successiva urbanizzazione.  L'impianto di forma rettangolare allungata si struttura su due cortili;  la sua chiesa, ad unica nave con largo coro, ha il suo lato d'ingresso visibile all'esterno della sua piazza. Interamente ristrutturato nel 1526 dall'arcivescovo Cordona; nel 1602, quando le benedettine promuovono il culto della Madonna del popolo la cui statua è in cattedrale, si avvia il sodalizio con la medesima, ufficializzato nel 1644 dall'istituzione della processione annuale di pasqua durante la quale la Madonna sosta per una settimana a San Castrenze. 

La sua Chiesa, restaurata e ingrandita dall'arcivescovo Venero nel 1624, diviene sede dell'omonima compagnia nel 1710 ed è successivamente decorata da stucchi serpottiani oggi scomparsi. A partire dal 1878 subisce pesanti manomissioni e tranne la chiesa, elevata a parrocchia nel 1952, è demolito nel 1934 per l'edificazione dei nuovi edifici pubblici per la città contemporanea: pretura ed ex caserma dei carabinieri oggi comando della Polizia Municipale.

CHIESA DI S. CASTRENZE










S. Agata al Monte

(Cfr. anche post sullo studio della Prof.ssa Antonella Vaglica "Dietro un muro tra le crepe")


La Chiesa, chiusa da molti anni, sulla via Palermo, prende il nome dalla Compagnia del Monte di Pietà. E' ad impianto basilicale a tre navate su supporti modulari di tipo rinascimentale. Dal 1709 al 1712 è documentata la presenza del Serpotta. Pregevole il pavimento in maiolica del VXII secolo e i dipinti decorativi seicenteschi ormai deteriorati. Il portale è sormontato da un'edicola con l' Ecce Homo. Attualmente in completo abbandono si spera venga restaurata.

Facciata - Chiesa Sant'Agata al Monte


lato retrostante della Chiesa di SantAgata sulla via Palermo (parallela alla via B. D'Acquisto)


Interno









Sulla stessa strada, la CHIESA del SACRO CUORE

Il collegio,  fondato nel 1553, gestiva quattro scuole.
Con la soppressione degli ordini religiosi nel 1792 diventò un reclusorio per fanciulle povere con il nome di Sacro Cuore di Gesù. La Chiesa del Collegio riedificata nel 1664 a croce greca ha un portale barocco sulla via Palermo.  
Sulla strada parallela, la via benedetto D'Acquisto, l 'ingresso oggi è adibito per la Scuola.

La facciata della Chiesa di via Palermo






continua