Libri in biblioteca... 

Vanna De Angelis

DALLA PARTE DELLE STREGHE





Molto prima che la Santa Inquisizione stabilisse con illuminata sentenza che tutto ciò che non è Dio appartiene a Satana, condannando al tormento eterno chiunque stesse sospettosamente nel mezzo, molto prima di tutto questo...esistevano le fate. 
Erano donne sapienti che conoscevano i segreti della natura e sapevano curare come i medici uomini. Talvolta anche meglio.
Come Bessie Dunlop, guaritrice scozzese della metà del Cinquecento, grande conoscitrice di rimedi naturali, ostetrica, veggente. Ma per il tribunale ecclesiastico che la mandò al rogo. Bessie era semplicemente una strega.
Dal piacevole intreccio di narrazione e ricostruzione storica, tra riti, saperi, e pratiche di guarigione, rivivono i tempi della Grande Dea della Naturs e quelli, oscuri, in cui non esisteva peccato peggiore che essere donna.

Tempi in cui la distanza tra genio e magia era breve quanto quella tra corda e impiccato. O fra legna e rogo.




VANNA DE ANGELIS, AUTRICE DI SAGGI E ROMANZI, VIVE A MILANO. PER PIEMME HA PUBBLICATO ANCHE AMAZZONI, LE STREGHE, EUNUCHI E IL LIBRO NERO DELLA CACCIA ALLE STREGHE

Libri in biblioteca...Casa Florio

 LIBRI IN BIBLIOTECA...


      CASA FLORIO

di 

Salvatore Requirez  

Flaccovio Editore 1998

La storia della più importante famiglia siciliana che per oltre un secolo resse le sorti dell'economia non solo dell'isola, rivive in queste pagine con taglio preciso e completo. Le vicende delle imprese, degli uomini e dei luoghi che hanno segnato la saga dei Florio, per lungo tempo ritenuti sovrani della Palermo più bella, vengono esposte con equilibrata armonia e romantica partecipazione. Una copiosa documentazione fotografica largamente desunta dagli archivi ufficiali di Casa Florio aricchisce l'opera di un fascino particolare.






(sunto, delle prime pagine del libro)
    Negli ultimi anni del settecento, quando la situazione economica era incentrata sull’agricoltura, salvaguardata dall’aristocrazia palermitana, formata da nobili latifondisti a discapito dell’imprenditoria borghese  che invece auspicava  un rinnovamento e facilitazioni negli scambi commerciali, si inserisce la figura dell’imprenditore calabrese Paolo Florio e del cognato Paolo Barbaro che arrivano  in Sicilia  per mettere in atto le loro capacità economiche, trasferiscono la sede della’azienda fondata a Bagnara nel 1793 “sulle ceneri della drogheria Bottari le cui scorte avevano rilevato avviando un commercio di spezie  e generi coloniali.”

La prima sede cittadina della società calabrese fu posta in via Materassai nel piano di San Giacomo alla Marina. Era una sede adatta, vicina al porto.

Poiché Palermo era rimasta ai margini del traffico di questi generi. il rischio principale era legato ai collegamenti con i paesi esotici o con i punti di smistamento   del Mediterraneo. Florio e Barbaro colgono questa opportunità.

Dopo un periodo di avvio delle attività, i due cognati dividono la società. Florio in pochi anni diventa un’ importante grossista di generi vari non solo siciliani. Questo gli permette di trattare quantitativi sempre più grandi e di accreditarsi prestiti che gli fecero crescere la fortuna.

Alla sua morte avvenuta nel maggio 1807, Paolo Florio lascia come erede il figlio Vincenzo ancora minorenne  e l’amministrazione dell’eredità,  affidata al fratello Ignazio che giunge dalla Calabria a Palermo per curare gli affari.

Divenuto maggiorenne, Vincenzo ristruttura l’antica sede alla Marina e fa allestire un’insegna lignea con un leone malato ed  inginocchiato che beve le acque benefiche intrise dell’essenza della corteccia di china. Era il simbolo dei miracolosi effetti attribuiti alla capacità terapeutica del cortice, antico precursore del chinino, antipiretico naturale efficace contro le febbri forestali e malariche che si vendeva tra i generi nel negozio dei Florio. Vincenzo  fa arrivare a Palermo le macchine adatte alla tritatura della corteccia di china e il cortice  presto viene riconosciuto come un farmaco, venduto solo in farmacia. 

Casa Florio apre così una farmacia, la cui attività crebbe e fece diversificare gli interessi.

Intanto l’aristocrazia siciliana che fondava la sua ricchezza principalmente sull’agricoltura, decade, soprattutto per la legge sul maggiorasco che aveva indebolito le potenzialità economiche dei singoli casati e non potè mantenersi forte sul mercato.

Era invece  cresciuta una solida classe borghese capace di impiegare il denaro accumulato  seguendo le innovazioni più  di quanto aveva fatto l’aristocrazia con l’acquisto di latifondi e con la creazione di immobili. Ignazio Florio moriva nel 1828.

         Lasciava erede Vincenzo raccomandando di salvaguardare il negozio di aromateria che diede origine alle fortune della Casa di Commercio Florio con la dicitura <Ignazio e Vincenzo Florio>.

Riprendendo il punto sull’arretratezza delle comunicazioni terrestre e marittime la Sicilia era esposta ai rischi dei corsari, penalizzata sia negli  scambi  che nel trasporto dei passeggeri. Negli anni ’40, un gruppo di capitalisti  palermitani tra cui Vincenzo Florio,  fonda la Società dei “battelli a vapore siciliani” il cui capitale venne impiegato per l’acquisto di un battello a vapore chiamato “Palermo”. Iniziativa che ebbe effetti positivi e che dava il segnale che un certo tipo di aristocrazia si sganciava dall’immobilismo latifondistico radicato  per modernizzare l’utilizzo dei capitali.

 Il vantaggio fu notevole per gli scambi e per l’affidabilità siciliana. Nel 1848 scoppia la rivoluzione contro l’assolutismo monarchico. Il battello “Palermo” cade in mano ai rivoltosi. Il Florio in quegli anni rafforza la sua potenza economica: acquista nel 1848 il piroscafo “Indipendent ed un’altra nave all’avanguardia, il “Corriere Siciliano”  ch raggiungeva la Francia, cuore della moda  e del saper vivere. Nel 1858 il Regno borbonico gli appalta anche il servizio postale tra Napoli e Palermo tra Napoli e Messina. Un successo enorme per Florio che veniva osservato con grande ammirazione. Egli era riuscito ad inserirsi nel novero di quegli imprenditori  capaci di dialogare  con i vertici dello Stato.  La crescita esponenziale  della nuova realtà marinara di Sicilia ormai si avvertiva. Agli inizi degli anni sessanta Vincenzo Florio era l’uomo più importante del meridione.

Nel 1868 Vincenzo Florio muore lasciando al figlio Ignazio le redine dell’impresa navale e dopo aver superato vicine concorrenze, riesce a rimanere in assoluto predominio  in ambito nazionale. Intanto  si andavano concretizzando sia le linee ferroviarie, a beneficio  delle zone più interne del paese, che lo sviluppo delle aree industriali del nord con una efficace rete ferroviaria. Le aziende marittime non subiscono alcun decremento, grazie anche al supporto assicurato dalla società di cui egli era alla guida ed al sostegno legislativo del Parlamento.  In vista degli impegni assunti con lo Stato per coprire le linee dell’Adriatico, viene acquistato il vapore “Venezia”  poi “Egadi”  “Marsala”  e il “Vincenzo Florio”, una nave magnifica della flotta siciliana . Ad essa si aggiunse il “Washington”. 

Ma negli anni ’80 la compagnia dei Florio inizia  a soffrire la concorrenza dei colossi francesi  e austriaci.

L’Istituto bancario Credito Mobiliare fonde i due colossi della marina mercantile Florio e Rubattino con una nuova società “Navigazione Generale Italiana Società Riunite Florio e Rubattino”.  Quando quest’ultimo due mesi dopo muore, Ignazio Florio rimane unica figura a guidare le sorti della società. Il servizio che egli persegue, viene fruito soprattutto dallo Stato. La N.G.I. si impegna a fronteggiare ma con mezzi sempre più scadenti, con la presenza della concorrenza, i bilanci  scompensati e le azioni che perdono valore. 

La politica dei Florio viene di conseguenza, messa in discussione.

Nel 1891 muore Ignazio Florio e lo avvicenda  Ignazio junior .

         Ne 1894 egli sostituisce il direttore generale della N.G.I. che operava a Roma. Una mossa strategica che univa interessi politici a competenze tecniche ed organizzative. Col nuovo secolo il governo del Regno d’Italia decide di rinnovare la marineria garantendo impulso all’economia nazionale. Bisognava puntare sulla qualità dei sevizi e produrre incentivi per coloro che avessero rinnovato la fotta di imbarcazioni italiane. Vi fu cosi una ripresa generale dell’attività armatoriale e cantieristica.  Florio lotta per la nascita di un Cantiere Navale che avrebbe occupato il bacino dell’Acquasanta e il porto. Vi furono impiantate apparecchiature, macchinari ed attrezzature importanti portandolo ad una avanguardia di livello nazionale.

Ma la politica di governo cambiava, finiva l’epoca delle sovvenzioni in funzione delle linee necessarie allo Stato.

La morte dei figli e la crisi finanziaria lo gettarono  nello sconforto Ignazio jr.

In breve,  Casa Florio usciva dalla principale compagnia marittima d’Italia.

Era la fine di un’epoca e l’inizio di tante difficoltà economiche.    

 

 


SALVATORE REQUIREZ (Palermo 1957). 

A BREVE DISTANZA DAI SUCCESSI DI "LE VILLE DI PALERMO E " TARGA FLORIO" OFFRE, CON IL SUO AVVINCENTE STILE, UN'AGILE REVISIONE STORICA DELLA DINASTIA DEI FLORIO, CURANDO CON PARTICOLARE ATTENZIONE IL PROFILO UMANO DEI PRINCIPALI PROTAGONISTI.