Libri in biblioteca...SOCRATE, processo a



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                Ed. 1973




IN UN CLAMOROSO PROCESSO ATENE UCCIDE IL SUO FIGLIO MIGLIORE

<Meleto accusa accusa Socrate dei seguenti delitti: primo, Socrate non crede agli dei di Atene, secondo, Socrate propone nuove divinità; terzo, Socrate corrompe la gioventù. L'accusatore ...chiede per il colpevole la pena di morte>. ...nell'Agorà ...Socrate è là in fondo sulla tribuna alla sinistra dell'arconte-re. Con il mantello drappeggiato con cura sulla spalla destra, se ne sta seduto tranquillo sulla panca degli accusati. Solo. La mattinata è limpidissima, in quel febbraio ateniese del 399 avanti Cristo, già intiepidita dai primi raggi del sole.
 

IO NON VENDO SAGGEZZA PERCHE' SO DI NON SAPERE

Sul tavolo dell'arconte-re l'acqua della clessidra scorreva qualche istante appena. Socrate ha iniziato la sua arringa difensiva. <Ho ascoltato con molto interesse cittadini ateniesi, le accuse di Anito e soci ma più di queste io temo le calunnie che da molti anni ormai circolano sul mio conto in Atene. Secondo queste accuse io sarei quel Socrate uomo sapiente che specula sulle cose celesti che investiga tutti i segreti dell'Aldilà che fa apparire più forti le ragioni più deboli. ....Socrate non corrisponde a quell'immagine della commedia  cosi come è assolutamente falso che Socrate si sia mai fatto pagare per istruire i suoi allievi . 
Io sono ignorante rispetto a quella saggezza da vendere di cui parlavo prima. Ma c'è un'altra saggezza che chiamerei umana e in questa io sono sapiente. Da cio sono nate le calunnie contro di me e su cio voglio chiamare a testimone qualcuno che è al di sopra di noi tutti. ...Io chiamerò a testimone davanti a voi il dio di Delfi, Apollo....Un democratico che tutti conoscete, Cherofonte, è staro a Delfi a interrogare l'oracolo. suo fratello può ben venire a testimoniare. <E' vero, mio fratello si recò al santuario di Delfi  e lì chiese alla Pizia se vi era la mondo qualcuno più saggio di Socrate>. <E che rispose Pizia?> <La Pizia rispose che nessuno al mondo è più saggio di Socrate>. Piomba sull'assemblea un silenzio agghiacciante: quasi si sente il gocciolare dell'acqua che scorre dal piccolo foro calibrato della clessidra. <La risposta dell'oracolo mi sorprese perchè non avevo proprio coscienza di essere saggio. Ma l'oracolo è la voce del Dio e non può mentire. Così mi misi alla ricerca del vero senso di quelle parole e andai a parlare con coloro che avevano fama di grande saggezza. Trovai il primo, un uomo politico  che ha dato il suo nome a tutta un'epoca della nostra città. Aveva certo l'aria di essere sapiente, soprattutto agli occhi degli altri..>. Ma in realtà non lo era. Cercai allora di far capire a questo brav'uomo che non era sapiente anche se credeva di esserlo. Ma da quel momento gli divenni odioso e anche i suoi amici cominciarono a evitarmi. Dentro di me però conclusi che davvero ero più saggio io di questo uomo: ciascuno di noi due forse non sapeva niente nè di bello nè di buono ma lui credeva di sapere e non sapeva, io almeno ero cosciente della mia ignoranza>. Dopo i politici sono andato a esaminare i poeti e quindi gli artigiani e gli artisti. Certo sono tutti assai capaci nelle loro arti senza dubbio molto più esperti di me. Ma appunto in quanto esperti nel loro mestiere presumono poi di sapere moltissimo anche nelle cose più importanti e difficili che in realtà non conoscono per niente. Così ho scoperto il vero senso dell'oracolo che significa questo: solo il Dio è sapiente, mentre poco o nulla vale la saggezza degli uomini. E' questa la ricerca o cittadini ateniesi che ha provocato intorno a me inimicizie e calunnie. Ma era un compito affidatomi dal Dio una missione che io ho continuato a portare innanzi senza soste per tutti questi anni, dedicandovi ogni momento della mia vita, e trascurando i miei affari e la mia famiglia>: 

IL CONTRADDITTORIO: SOCRATE VINCE IL PRIMO ROUND
E ora Socrate passa al contraddittorio diretto: <L'accusa sostiene che io corrompo i giovani. Io affermo invece cittadini ateniesi, che di questo reato proprio Meleto è colpevole poichè fa finta di occuparsi di problemi che in realtà nemmeno conosce e in questo modo si prende gioco delle cose serie. Vuoi venire a rispondere Meleto?  Così tu ti prenderesti grande cura dell'educazione dei giovani?, non è vero? gli chiede Socrate. Certo che sì, risponde Meleto. Chi secondo te rende migliore i giovani? -Le leggi. Sì le leggi. Ma chi conosce queste leggi? incalza Socrate. Loro, i giudici qui intorno. Ma solo i giudici o solo qualcuno di loro? Tutti quanti... C'è dunque abbondanza di buoni educatori! E anche di spettatori, laggiù in fondo, hanno una buona influenza sulla gioventù? Sì.. certamente, sillaba Meleto. E i membri del consiglio? Sì, per forza. Tutti gli ateniesi dunque a sentire, rendono migliori i giovani. Tutti tranne me che invece li corrompo. E' così? Si, sì è proprio questo che volevo dire.  Allora sono proprio un povero disgraziato, sorride sarcasticamente Socrate. E sono un disgraziato irrecuperabile.: ma lo è proprio per il fatto che tu di giovani non ne capisci nulla. Spiegami adesso un'altra cosa. E' meglio vivere tra le persone buone o tra le persone cattive? Cala di nuovo il silenzio. Via, ...non è vero forse che i malvagi fanno sempre del male a chi li avvicina mentre i buoni sempre del bene? Certo., mormora Meleto.. E ci può essere qualcuno che preferisca ricevere del male anzichè del bene  da chi gli sta vicino? Direi di no... Già, e secondo te, io corromperei i giovani e li farei malvagi volontariamente oppure senza volerlo? Volontariamente, conferma Meleto.
Sicchè allora a tuo giudizio, io non saprei ancora vecchio, come sono, quello che già sa un giovane della tua età: che se rendo cattivi quelli che mi stanno attorno, io corro il pericolo di essere poi trattato male da loro'. Quindi, conclude Socrate, o io non corrompo i giovani, o se lo faccio è senza volerlo. Ma in questo caso io dovrei essere solo ammonito e istruito dal popolo e non portato davanti a un tribunale che è incompetente a giudicare colpe non volontarie. ...Così dunque io corromperei i giovani insegnando loro a non riconoscere gli dei della città per seguire altre credenze. Oppure ho inteso male?
E' proprio quello che sostengo, risponde Meleto.... Secondo te, Meleto, si può credere nelle azioni umane senza credere che esistano gli uomini? Si può credere nelle corse dei cavalli senza credere che esistano i cavalli? Oppure alle sonate per flauto senza i suonatori?Si può credere a cose demoniache senza credere all'esistenza dei demoni? E si può credere a figli di dei senza credere nell'esistenza degli dei? La gente si interroga ad alta voce dietro le transenne, i giudici discutono sommessamente fra loro....Nel corso degli anni la vita in città è diventata più dura e più aspra per tutti. Le difficoltà economiche e i pericolo legati alla guerra, le pestilenze e le razzie dei nemici hanno profondamente scosso la popolazione. Come aver fede negli dei protettori della città quando la città è assediata e umiliata?  Che credibilità possono pretendere le spiegazioni razionali offerte dalla scienza, quando essa non sa trovare nessun rimedio efficace ai dolori.. Come si può avere stima di quei drammaturghi equivoci come Euripide che celebrano sentimenti ambigui e irrazionali . In qual considerazione si possono tenere quei filosofi che deridono le antiche virtù a cui insegnano il disprezzo per le istituzioni democratiche e insieme la liceità di tutti i possibili mezzi per arrivare al potere, dalla corruzione alla falsa propaganda, dalla provocazione all'assassinio terroristico? Con le tasche sempre piene di soldi e i capelli lunghi, spesso ubriachi di vino di canzoni e di donne, non sono stati forse questi "giovani d'oro" a profanare le sacre erme, nel 415 mutilandole tutte quante? Meglio dunque farli star zitti questi intellettuali scienziati o sofisti magari cacciandoli dalla città. Meglio affidarsi  agli indovini agli spacciatori di oroscopi ai maghi che sono in comunicazione diretta con le forze occulte.. E nessuno può negare che mai come ora, siano necessari ad Atene buon senso moderazione ordine. E Socrate, non ha smesso di circolare per le strade s sempre criticando con il suo abituale metodo ogni cosa gli capitasse sotto gli occhi....Bisogna però che Socrate la smetta una buona volta di ficcare il naso nelle più delicate faccende di Atene. Per colpa di Socrate abbiamo già sopportato diverse sciagure ora dobbiamo assolutamente evitare che la sua azione ci faccia subire ancora la punizione degli dei. Socrate avrebbe potuto sottrassi al vostro giudizio andandosene volontariamente in esilio. Ma poichè si è presentato in tribunale, non è possibile fare a meno di condannarlo a morte. E' da queste accuse di Anito che Socrate dovrà difendersi  … guarda a uno a uno i suoi giudici, fino a incontrare gli occhi di Anito. . <E anche se mi prometteste salva la vita a patto che smettessi di importunarvi con la mia ricerca, vi risponderei ugualmente di no: io vi onoro e vi amo, cittadini di Atene, ma più  di voi amo e onoro il mio Dio. E poiché è lui che me l’ha comandato io non smetterò mai di ragionare di esortarvi di ammonirvi. Non infastiditevi per quel che vi dico perché non lo faccio per difendermi ma per aiutare voi a non sbagliare.…Se uno è deciso a combattere veramente per la giustizia e insieme vuole conservarsi in salute fino a tarda età allora è meglio che rimanga un privato cittadino senza dedicarsi mai alla vita pubblica. Dalla clessidra l’acqua sgocciola sempre più lentamente: il tempo della difesa è quasi finito. Nella clessidra non c'è più acqua. < Ho finito cittadini,  conclude Socrate. Non tenterò di ispirarvi pietà facendo salire sul podio come fanno tutti in tribunale, figlioli e amici in lacrime: sarebbe una dimostrazione di incoerenza da parte mia, e un cattivo esempio per voi ...In seguito allo scrutinio dei voti legge a piena voce l'araldo, <Socrate è dichiarato colpevole. . Ora la parola torna a Socrate, proclama l'arconte-re. <Cosa proponi dunque per migliorare la tua pena?>...Il condannato allarga le braccia . <Quale pena? Senza dubbio quella che merito, non è vero? ....Quella che richiede Meleto, la morte, io non so se sia un bene o un male.. Dovrei chiedere il carcere? Un ammenda di denaro? Allora l'esilio? Ma non potresti startene ad Atene quieto e silenzioso senza disturbare nessuno? chiede una voce tra il pubblico.<Ecco il difficile> risponde Socrate pronto. < E' proprio questo che non posso fare e la ragione è semplice, anche se molti di voi non la comprendono: il Dio mi ha comandato di non stare mai tranquillo, di ragionare ogni giorno sulla giustizia e sulla virtù  e di continuare senza stancarmi  la ricerca sugli altri e su me stesso. Solo così la vita è, per me, degna di essere vissuta.>Come vi ho detto io non ho soldi. Anzi no, possiedo una mina d'argento. Allora propongo di multarmi per una mina d'argento.E' matto sul serio: un mina d'argento è il misero riscatto di uno schiavo. E va bene. Riprende Socrate, ci sono dei compagni che vogliono farmi aumentare l'ammenda, Platone , Critone, e anche Apollodoro, garantiscono sul mio conto per trenta mine. Mi multo allora per trenta mine. Giudicate voi....La proposta è stata respinta. L'assemblea ha deciso quindi che Socrate deve morire. Il condannato secondo l'uso, dovrà bere il veleno, la cicuta.  La parola è per l'ultima volta a Socrate. Se vuole, può esprimere le sue ultime volontà...il vecchio e saggio vagabondo è stato condannato a morte, quella che per tanti anni è stata la voce più nota di Atene, la sua coscienza fastidiosa, verrà soffocata e spenta. Ora la gente si accalca nell'Agorà per ascoltare le sue ultime parole in pubblico. < Bastava che aspettaste ancora un poco, cittadini di Atene che mi avete condannato e la morte sarebbe venuta da sè a liberarvi di Socrate. Così per la fretta avete legato il vostro nome a una grave colpa che offende tutta la città. I motivi della condanna non sono infatti quelli portati dall'accusa  ma piuttosto la mia sfrontatezza e impudenza nei vostri riguardi.. Il fatto è proprio questo che io non sono stato alle regole del gioco processuale: non vi ho parlato con la deferenza con l'ossequio che a voi fanno tanto piacere non vi ho supplicato con pianti e lamenti come siete abituati in tribunale....Ma davanti alla morte, prosegue Socrate, non ho voluto  essere vile, oggi come in guerra. State però attenti cittadini, perchè la malvagità corre corre più forte della morte...Oggi voi mi uccidete sperando così di liberarvi dall'obbligo di render conto della vostra vita: invece vi capiterà tutto il contrario, io ve lo predico. Al mio posto verranno infatti i giovani  di tutte le epoche a chiedere il rendiconto delle vostre azioni,  tanto più ostinati quanto più giovani. E voi continuerete a scandalizzarvi senza capire che non è uccidendo le persone che si può impedire loro di contestare il vostro modo di vita. Con questo vaticinio ho chiuso  definitivamente il discorso con coloro che mi hanno condannato....tutti gli avvenimenti di oggi sono stati graditi dagli dei e quindi sono sicuramente un bene. Morire può essere infatti solo una di queste cose: o l'insensibilità completa del nulla come un profondissimo sonno ristoratore, senza fine; o la migrazione dell'anima dalla terra in un altro mondo retto dalle supreme leggi della giustizia universale. In ogni caso non mi fa paura, perchè una grande verità mi conforta: nessun male può essere fatto all'uomo giusto, nè in vita nè in morte. Per questo non serbo rancore verso i miei accusatori  e i giudici che hanno votato contro di me. <E' proprio l'ora di andare, conclude Socrate. Io a morire e voi a vivere: chi di noi vada verso il destino migliore è oscuro a tutti, fuorchè a Dio.> E' passato quasi un mese dal giorno del processo....Anche nelle grotte della prigione giungono i primi pallidi raggi del sole. Colpito dalla luce l'uomo sdraiato sul lettuccio rigido appoggiato alla parete gira la testa e apre gli occhi. Si guarda attorno lentamente. <Oh sei tu, Critone....Ma non è ancora presto?><Sì, Socrate, è appena l'alba> risponde il vecchio. <E come mai il custode del carcere ti ha lasciato entrare?> <Mi conosce bene, ormai.... Senti, comincia, tu accetti la morte, ma i tuoi amici hanno preparato l'evasione. Lasciati persuadere e mettiti in salvo....Che direbbe la gente, prosegue Critone, se sapesse che i tuoi amici ti hanno lasciato morire senza cercare di aiutarti? Ma perchè dobbiamo pensare a quello che dirà la gente? Le persone oneste crederanno che le cose siano andate così, come era giusto, degli altri non vale la pena di preoccuparsi. Invece continui a sbagliare non curandoti di costoro. Sono capaci dei più gravi crimini con le loro calunnie. Come nel caso tuo, Socrate. Ti sbagli, Critone, risponde calmo il maestro. <La massa non è in grado di fare nè il male nè il bene. Certo la sua potenza è grande, ma è una potenza inconsapevole. La gente agisce così, per impulso, può mandare a morte qualcuno con la stessa facilità con cui poi lo richiamerebbe in vita, se ne fosse capace e sempre senza alcuna ragione al mondo. Ora Critone è seduto accanto al vecchio amico, e lo guada con occhi lucidi. - Ma tu devi vivere, Socrate...Caro Critone...Vediamo dunque se è giusto o no che io fugga dal carcere perchè è chiaro che in nessun caso bisogna commettere una ingiustizia neppure per reagire a una precedente ingiustizia.. Sono le idee i pensieri elaborati e approfonditi insieme in tutti quegli anni -sulla giustizia, sull'uomo. sulla società- che vengono ripresi in esame. In una parola è la concezione politica di Socrate che viene messa alla prova nel momento più drammatico della sua vita. Per il vecchio filosofo infatti l'unica e autentica realtà umana consiste nell'essere uomo in mezzo agli altri uomini: quindi egli deve sottoporsi alle leggi che regolano le istituzioni sociali e politiche della comunità: sottrarsi alle leggi del proprio Stato , della propria civiltà vorrebbe dire distruggere questo rapporto armonioso tra sè e gli altri, quindi cessare di essere veramente e interamente uomo. L'uomo di Socrate perciò accetta le istituzioni ma non per obbedienza bensì per elezione per libera scelta. Ed è questo senso della totale sublime libertà e dignità dell'uomo propugnato dalla rivoluzione di Socrate che i governanti sconcertati non possono tollerare..Violando le leggi ora, egli cancellerebbe in un momento solo tutto l'impegno e il senso stesso della sua vita. Avrebbero ragione quelli che mi hanno condannato, dice i  filosofo....dovei continuare a vivere piegando la testa qua e là davanti a tutti e ringraziare come un debitore  No Critone, io berrò la cicuta.Non sarà una cosa giusta, d'accordo ma non per colpa delle leggi: la colpa è degli uomini che usano male queste leggi . Altri argomenti non mi vengono in mente, mio dolce amico., gli dice Socrate  affettuoso.. E credo che nemmeno tu potrai trovare le parole adatte a farmi cambiare idea. Ma parla pure se hai qualcosa da aggiungere

LA CICUTA E' PRONTA


(dal Fedone di Platone, traduzione di Francesco Adorno, Editori Laterza 1970).



                                               


PUO' LA MAGGIORANZA AVERE TORTO? 

di 

Luciano Canfora

I cinquecento giudici che condannarono Socrate costituivano un significativo campione della cittadinanza ateniese. Non è inutile ricordare il meccanismo grazie al quale venivano scelti. La base di partenza per formare una corte era una lista di seimila cittadini, probabilmente volontari, redatta annualmente: semplici cittadini, non esperti di diritto. Nel caso del processo di Socrate si può agevolmente stabilire che i giudici fossero 500; una cifra probabilmente piuttosto usuale. Ogni giuria aveva piena autorità e competenza. I cittadini giudici avevano un salario di tre oboli al giorno: quanto bastava per vivere.Perciò  soprattutto  i non abbienti ambivano ad essere sorteggiati. Al giudizio si giungeva per successive fasi. Il processo contro Socrate per una accusa di empietà fui in realtà un processo <politico>. Perchè si colpiva in lui l'ispiratore degli uomini risultati maggiormente nocivi alla città ma anche politico in una accezione più vasta, in quanto il processo alle idee era di fatto un modo alquanto terroristico di esercitare un controllo sulle devianze. E appunto come maestro di devianza Socrate veniva processato.. I cinquecento cittadini tirati a sorte che lo giudicarono vedevano in lui un disturbatore critico del sistema politico vigente e, insieme, un empio negatore degli dei e dunque delle basi etiche su cui poggiava la vita della comunità. Noi non abbiamo nè il testo nè il resoconto di ciò che Socrate disse a propria difesa durante il processo. Socrate in tutta la sua vita non lasciò nulla di scritto, evidentemente per una precisa scelta volta a privilegiare il dialogo rispetto alla asserzione, la ricerca rispetto alla certezza: Tanto meno provvide come avrebbero fatto altri, a mettere per iscritto la sua autodifesa pronunciata in tribunale: 

Fu Platone che mise per iscritto la Apologia di Socrate ispirandosi con molta probabilità a quanto Socrate aveva effettivamente detto.