Andrea CEFALY...
...a proposito di Giuseppe Sciortino e della Donazione di opere artistiche della Sig.ra E. N. Posabella alla Civica Galleria d'Arte "G. Sciortino" di Monreale.
Andrea Cefaly - Paesaggio, olio su tela cm 48x68 - Galleria Civica"G. Sciortino" Monreale
Andrea Cefaly nasce il 2 aprile del 1901 a Cortale. Nel 1919,
il padre Don Raimondo, superata l’iniziale ritrosia, lo manda a Napoli per
studiare pittura. Nel 1926 è la sua
prima apparizione pubblica con la partecipazione alla IV biennale di Arte
calabrese. In questa occasione viene notato dallo scultore ed insegnante di
Storia dell’Arte all’Accademia di Torino che nel 1927 lo porta con sé per condurlo alla scuola di Felice Casorati.
Viene così a contatto con uno dei climi culturali e artistici più importanti
del Novecento italiano. Nel 1928 è
costretto a tornare definitivamente a Cortale per la morte del padre. Partecipa
a diverse esposizioni.
Nel 1948 Cefaly
va a Venezia in occasione della Biennale d’Arte Internazionale.
Nel 1950
partecipa alla XXV Biennale d’Arte Internazionale di Venezia e nel 1951 alla VI Quadriennale Nazionale
d’Arte di Roma.
Dal 1953 intensifica
la sua attività con numerose altre partecipazioni espositive: Mostra
Internazionale di Pittura Città di Messina, alla Mostra di Pittura
Contemporanea di Winnipeg, a Valdagno, all’esposizione di Brera, alla Mostra
dell’Arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia a Roma dalla quale l’artista
riporta segnalazioni sui giornali come quella a firma di Giuseppe Sciortino su
“La Fiera Letteraria” del 29 marzo dove si legge: La Mostra dell’Arte del
Mezzogiorno ha rivelato alcune figure d’ignoti o mal noti artisti, e questo
basterebbe per giustificare la Manifestazione. Andrea Cefaly di Cortale di
Calabria sino a ieri-pur essendo stato un ottimo allievo di Casorati -era un
ignoto; ha mandato tre quadri: un nudo, una testa ed una figura con fiori- ed
essi sono stati collocati in grande rilievo. Specialmente il “Nudo e la
“Testa”sono ora argomento di discussione e ammirazione; oltre il richiamo
dipisissiano, c’è una natura di sobrio e consequenziale colorista, che non sarà
facilmente dimenticato: Cefaly entra nel novero dei pittori di cui le mostre
d’arte non potranno più fare a meno, se vorranno esporre i migliori fra i
contemporanei.
Ed ancora Sciortino
su “La Fiera Letteraria” del 6 settembre 1953 Cefaly, che siamo andati a
visitare a Cortale tra le sue opere che testimoniano un talento pittorico di
prim’ordine e che, partendo dallo studio dei test più moderni, è giunto ad
esprimersi con i modi propri delicati, a volte appena accennati, con una quasi
timidezza e in cui delle cose e degli esseri è lievemente ritratta l’anima.
Cefaly è senza dubbio il migliore pittore che la Calabria esprima sul piano
Europeo, gli manca spesso lo slancio costruttivo, il coraggio di
cimentarsi anche a costo di
compromettersi pur di giungere alla sua piena espressione.
Nel 1956
l’artista partecipa alla Mostra di Pizzo Calabro.
Di questa esposizione così scriveva Renzo Biasion (artista presente nella
collezione Posabella): ”Dopo Villoresi
(altro artista della collezione P), i pittori di maggior timbro di questa rassegna
ci sembrano Avenali ( artista della
collezione P.)e il calabrese Andrea Cefaly, per la natura pittorica e una sua
quasi aggressiva immediatezza, ma appare ancora disorganizzata e un po’
confusa. Il suo quadro più suggestivo è a nostro avviso la “Chiesa di San
Francesco”.
Nello stesso anno, l’artista prepara la prima mostra
personale alla Galleria del Vantaggio di Roma, presentato da Carlo
Barbieri: Riteniamo da tempo e ci conferma nel giudizio il vario e
indipendente fiorire di vocazioni artistiche lungo tutta l’Italia meridionale che
al naturalismo congeniale alle aspirazioni del sud, non sia data altra
possibilità di proseguimento e di superamento che attraverso le più svariate
manifestazioni d’un espressionismo tipicamente nostrale che trovi moda
d’inverarsi nei più differenti aspetti a seconda delle singole personalità.
L’espressionismo meridionale può assumere, soprattutto in Sicilia e in taluni
settori dell’arte giovanile, a Napoli, un andamento più documentario nel
disegno attraverso la funzione neorealistica ma sempre di risentito colorismo;
e non per questo potrà rinnegare quella strenua e tormentosa esagitazione
spirituale , quell’assillo della coscienza che tende, sempre ad oltrepassare il
momento della contemplazione in vista d’una passionale esaltazione
dell’oggetto. Andrea Cefaly è pittore calabrese di nome che fu altra volta, nel
giro della generazione risorgimentale, illustre, anche fuori della cerchia
della provincia catanzarese; ha raggiunto gli anni della prima maturità, e pur
nel suo isolamento, mostra di perseguire, con accanita fedeltà al proprio
sentimento la linea d’arte che gli conviene e lo collega ad un panorama di
complesse esperienze e di giustificata moralità. L’originalità di Cefaly
consiste in una tormentosa ricerca di verità indagata nell’aria di un paesaggio
oppure nei lineamenti d’un volto che prosegue a sbalzi e a soprassalti di
osservazioni e di divinazioni, riducendo sempre al minimo quel margine di
arbitrario, d’inespresso e di sconvolto che è di certi modi di istintiva e
approssimativa foga espressiva. Il suo scandaglio fisionomico e formale non si
avvale d’una pletora e frastornante congerie di elementi, ma procede, lucido e
acuto, a determinare quelle linee, quei colori, quelle forme che prima si
presentarono quale poetico fantasma. Procedendo con uno spirito di analisi, che
non implica alcuna freddezza intellettiva, con un calcolato fervore, intimo
frutto di una persuasione visiva; sempre teso all’unità dell’immagine, ancora
calda del significato emotivo dell’affettuosa partecipazione umana.
Ed il risultato, elaborato in una definitiva sintesi,
a conclusione di quel travaglio interpretativo, e di una libertà pungente:
stretto ad una realtà, che è sempre riassunta nella dimensione della fantasia.
Su La Fiera
Letteraria del 21 ottobre 1957
sarà ancora una volta Sciortino a raccontare la sua arte:
Dopo aver partecipato a molte e importanti mostre collettive che lo hanno reso noto Andrea Cefaly ha allestito soltanto lo scorso anno la sua prima personale in una nota galleria romana senza che l’avvenimento – indubbiamente importante nella sua carriera artistica - riuscisse a strapparlo per qualche giorno al suo eremo di Cortale. Siamo stati due volte a Cortale l’una e l’altra per conoscere e approfondire la conoscenza di questo pittore che pur vivendo isolato partecipa della più aggiornata problematica artistica contemporanea con esiti naturalmente vari ma con una costanza ed un’interna coerenza che meritano di essere messe in rilievo. Partito già, studente a Torino, dalla matematica, tendenzialmente metafisica d’un Casorati, la pittura di Cefaly, con gli anni si è venuta orientando verso più libere e sciolte forme, quasi portata a una evanescenza cromatica dell’assillo di uscire da ogni e qualsiasi conato naturalistico. Le case, i campi, i muletti, i fiori di Cefaly, (ed anche i paesaggi, se vogliamo) hanno l’effettivo significato di immagini evanescenti, che non abbisognano della terza dimensione per attingere un loro particolare e singolare lirismo. Un impianto cordiale, degli accordi felici (magari-servendosi del cartone lasciato scoperto) e delle forme appena accennate, bastano all’artista per condurci in una zona di schietta poesia. Ed è curioso come passando alla trattazione delle figure di Cefaly si senta portato ad atteggiamenti espressionistici che, pur essendo marcati, in un certo senso non contraddicono la grazia e l’eleganza – congeniali alla sua ispirazione.
Dopo aver partecipato a molte e importanti mostre collettive che lo hanno reso noto Andrea Cefaly ha allestito soltanto lo scorso anno la sua prima personale in una nota galleria romana senza che l’avvenimento – indubbiamente importante nella sua carriera artistica - riuscisse a strapparlo per qualche giorno al suo eremo di Cortale. Siamo stati due volte a Cortale l’una e l’altra per conoscere e approfondire la conoscenza di questo pittore che pur vivendo isolato partecipa della più aggiornata problematica artistica contemporanea con esiti naturalmente vari ma con una costanza ed un’interna coerenza che meritano di essere messe in rilievo. Partito già, studente a Torino, dalla matematica, tendenzialmente metafisica d’un Casorati, la pittura di Cefaly, con gli anni si è venuta orientando verso più libere e sciolte forme, quasi portata a una evanescenza cromatica dell’assillo di uscire da ogni e qualsiasi conato naturalistico. Le case, i campi, i muletti, i fiori di Cefaly, (ed anche i paesaggi, se vogliamo) hanno l’effettivo significato di immagini evanescenti, che non abbisognano della terza dimensione per attingere un loro particolare e singolare lirismo. Un impianto cordiale, degli accordi felici (magari-servendosi del cartone lasciato scoperto) e delle forme appena accennate, bastano all’artista per condurci in una zona di schietta poesia. Ed è curioso come passando alla trattazione delle figure di Cefaly si senta portato ad atteggiamenti espressionistici che, pur essendo marcati, in un certo senso non contraddicono la grazia e l’eleganza – congeniali alla sua ispirazione.
Di queste indubbie caratteristiche, positivamente
accentuate, si accorse la più responsabile critica romana parlando della
preaccennata personale di Cefaly (pur facendo qualche riserva sugli echi
depisissiani che a noi non sembrano in definitiva di gran momento). Non se ne
sono accorti invece, i collezionisti più lenti e più cauti ovviamente a
penetrare ad accettare la validità di certe personalità originali e quindi un
po’ aspre per chi non ci abbia fatto il palato. Andrea Cefaly dalla sua rocca
di Cortale è riuscito a trasfigurare,
attraverso la sua opera, un mondo reale in un mondo favolistico; ed è questo
clima fiabesco, quest’aria sospesa, sobriamente irreale, che riescono a
caratterizzare, fuori di ogni riferimento culturistico, la produzione recente –
e sommariamente significativa – di Cefaly. Pensiamo quindi, che su codesta
pittura sia sempre il caso di insistere e, come suol dirsi, di puntare: prima o
poi Cefaly vedrà crescere il numero dei suoi ammiratori. Sicchè la sua voce,
prima o poi, verrà ad aggiungersi a quelle degli artisti italiani di oggi più
significativi.
Nel 1959 si dà notizia della presenza di opere
dell’artista alla Galleria Puccini di Ancona :…esposizione di venti fra i
più grandi maestri dell’arte contemporanea ;: venti firme, venti opere del
rinnovamento artistico italiano, Bartolini (presente nella nostra collezione
P.), Bernasconi, Bianco, Borra, Cagli, Cefaly, Consadori, Cremona, De
Chirico(nella nostra collezione P.), De Pisis (nella nostra collezione P.), De
Grada, Del Bon, Guidi (nella nostra collezione P.), Levi (nella nostra
collezione P.), Maccari (nella nostra collezione P.), Morelli, Rosai (nella
nostra collezione P.), Santomaso, Sassu, Seibezzi, Tamburi (nella nostra collezione).
Su la rivista bimestrale di cultura “Il Vantaggio” del
gennaio-febbraio 1970 è un omaggio al maestro a firma Giuseppe Sciortino dal
titolo Conoscere Cefaly: “Tanti anni fa, alla Mostra d’Arte nel
Mezzogiorno, al Palazzo delle Esposizioni in Roma un calabrese volevo far ammirare a Felice Casorati che, un giorno, visitava con me la mostra: un calabrese che aveva una parete che al centro un grande quadro rappresentante un asino in prato. Vieni, avevo detto a Casorati - ti voglio far ammirare un artista calabrese ignoto, che ha talento pittorico da vendere. Ohi, esclamò Casorati una volta di fronte ai quadri -il mio Cefaly!... Proprio a me vuoi farlo conoscere? è un artista sul serio. Figurati che rimane tale, anche se isolato in una montagna calabra, in un paesetto che si chiama Cortale per curare la madre inferma; inizi più che compromettenti, scomparsa dall'agone artistica. Sicchè, trovandomi in Calabria, a distanza di anni andai più di una volta a trovarlo , ad ammirarne le opere e a godere - sia pure per un giorno - della sua impareggiabile ospitalità. Più volte, con amici calabresi, ho parlato di questo artista che, pur godendo la stima di un Casorati, pur avendo più volte partecipato a mostre nazionali non è mai riuscito - come si dice - a sfondare decisamente. Tuttavia oggi lo conosciamo un numero di persone maggiore di quanti non lo conoscessero quindici anni fà; in calabria non c'è collezionista che non abbia un'opera di Cefaly; qualche anno addietro Valerio Mariani, che avevamo fatto invitare a Catanzaro per una conferenza, su sollecitazione di comuni amici, si recò a Cortale e rimase talmente sbalordito della bellezza delle opere di Cefaly che scrisse un ampio articolo su un quotidiano romano, proponendosi di fare ben altro, qualora amici e ammiratori dell'artista avessero coadiuvato. Eppure a una mostra di Pizzo, mostra suggerita e condotta in un primo tempo da me, ebbi contro specialmente una personalità indigena quando proposi per il primo premio un paesaggio di Cefaly che rappresentava, come sognato, il golfo di S. Eufemia; alla mostra di Villa San Giovanni, tanti artisti minori o mediocri hanno avuto il primo premio, ma nessuno ha osato proporre Cefaly, il più grande pittore che abbia avuto la Calabria da cinquant'anni a oggi, se consideriamo Boccioni nato a reggio Calabria, da genitori romagnoli, per un semplice caso. Diciamo queste cose con una certa amarezza, e col rammarico di non avere noi fatto tanto da smuovere la situazione intorno a Cefaly. Però se gli amici lo stimano, in Calabria e fuori, pensano che qualche cosa si possa e si debba fare, noi siamo a disposizione. la pittura di Cefaly svoltasi durante l'ultimo quarantennio, merita di essere più largamente conosciuta e apprezzata.
Opere
Ritratto del padre con candela 1915 olio su tela 28,5x16,5
Ritratto di fanciulla 1920 olio su tela cm 50x37
Titta seduto 1923 olio su tela cm40x30
Autoritratto 1926 olio su cartone cm 56x33
Bambino che si volta 1930 olio su cartone cm55x36
Mimì 1937 olio su cartone cm39x29
Composizione 1937 olio su cartone cm42x34
Composizione 1944 olio su cartone cm 52x41
Giardino di palazzo Cefaly 1947 olio su tavola cm 33x43
Vaso di fiori 1947 olio su cartone cm 70x50
Massimiliano 1947 olio su cartone cm 51x35
Roma 1949 olio su tela cm 51x36
Caterina 1949 olio su cartone cm 72x82
Suonatore di mandolino 1949 olio su cartone cm 79x70
Contadino calabrese 1953 olio su cartone cm69x60
Figura grottesca 1954 olio su cartone cm 70x41
Figura ghignante 1954 olio su cartone cm 70x62
Mary 1954 olio su cartone cm55x45
Riga 1955 olio su cartone cm 69x53
Terrazza di palazzo Cefaly 1957 olio su cartone cm30x26,5
Figura 1958 olio su cartone cm 104x71
Vasetto con fiori 1960 olio su masonite cm93x64
Composizione floreale 1964 olio su cartone cm74,5x47
Amici 1966 olio su cartone cm108x75
Maternità 1966 olio su cartone cm74x52
Autoritratto 1967 olio su cartone cm51x36
Donna in giardino 1968 olio su cartone cm50x60
Apollonia 1968 olio su tela cm60x40
Ritratto di donna 1969 olio su carta cm 70x50
Autoritratto con tavolozza 1970 olio su cartone cm 70x50
Bernardo 1970 olio su cartone cm 71x55
Agostino Russo 1971 olio su cartone cm60x50
Autoritratto doppio 1974-80 olio su cartone cm73x63
Donna seduta 1976 olio su tela cm60x40
Autoritratto al cavalletto 1977 olio su cartone cm71x51,5
Autoritratto 1980 olio su cartone cm 71x57
Autoritratto 1982 olio su tela cm70x50
Autoritratto 1982 olio su cartone cm50x35
Composizione 1985 olio su cartone cm71x51
Ritratto di donna 1985 olio su tela cm70x50
Composizione 1985 olio su cartone cm71x50
Pulcinella e le uova 1986 olio su cartone cm 73x40
Dal catalogo ANDREA CEFALY - Il maestro ritrovato - a cura di Vincenzo Farinella e Gianni Schiavon in occasione di una Mostra realizzata a Catanzaro, Complesso Monumentale del San Giovanni il 9 ottobre 2004-6 gennaio 2005