L’Abbazia di S. MARTINO DELLE SCALE
di Anselmo Lipari
Seguendo l’itinerario artistico,
culturale e spirituale di Palermo e Monreale, troviamo a pochi chilometri, una
località amena: San Martino delle Scale.
E’ una grande vallata tra i 500 e gli
800 metri sul livello del mare, circondata e quasi protetta dai monti, culla di
una ridente e vivace borgata. ….
Le numerose villette edificate in
mezzo ai boschi aprono spontaneamente al contatto con la natura e diffondono
tranquillità. Gli alberi e il verde rendono salubre l’atmosfera, i monti
circostanti invitano e stimolano alle escursioni…. Al centro un imponente
edificio: l’Abbazia benedettina, che trasmette pace e ricrea lo spirito….
A San Martino delle Scale si arriva
dalla strada panoramica di Monreale (circa 9 Km) o dalla provinciale di Palermo
– Boccadifalco (10 Km) e da Baida. Data questa vicinanza con il capoluogo
siciliano e la splendida città normanna, San Martino è meta abituale per coloro
che intendono fare una distensiva passeggiata e per coloro che sono interessati
ad ammirare i monumenti dell’antico e storico monastero benedettino o vogliono
partecipare alla vita e alla spiritualità della comunità monastica.
…………………………
L’Abbazia di San Martino, secondo una
antica tradizione, deve la sua origine a Papa Gregorio Magno verso il 590. Il
Pontefice effettivamente aveva dei possedimenti in Sicilia, e sembra abbia
provveduto ad edificare ben sei monasteri nell’Isola interessandosi così non
poco a farvi sviluppare il monachesimo. Documenti certi legano l’Abbazia al
1347 quando un piccolo gruppo di monaci provenienti da Catania su invito
dell’Arcivescovo di Monreale Emanuele Spinola si è stabilito nel <Feudo>
di S. Martino messo a disposizione dal Presule della Cittadina normanna. Il
merito di aver posto solide fondamenta sia alla riedificazione dell’edificio
sia alla vita monastica va al Priore Angelo Sinisio ed ai suoi compagni. Il
Sinisio infatti ha retto con prudenza e dolcezza la piccola comunità ed ha
incarnato autenticamente la vocazione secondo l’impostazione proposta da
Benedetto Da Norcia ove costitutivi e determinanti risultano la lode e la
ricerca di Dio, il lavoro, la <Lectio> sia della Sacra Scrittura sia dei
testi patristici ed agiografici. Eletto Abate nel 1352 resse la comunità fino
al 1386, anno in cui morì, dopo aver dato l’abito monastico a 135 monaci. Per
la fama della sua santità e della carità verso i poveri è comunemente venerato col titolo di Beato. Col
concorso e la generosità della gente l’Abbazia assume dimensioni sempre più
ampie; la saggia amministrazione garantisce sviluppo ed espansione. San Martino
diventa centro di interesse in ambito ecclesiale, monastico, civile e punto di
aggregazione e di irradiazione e svolge ruoli di grandissimo prestigio in vari
settori. Dopo il Sinisio il monastero sarà retto da otto Abati durante il cui
governo S. Martino godrà di un vero splendore. Tanto che i sec XIV-XV possono ben dirsi i secoli d’oro della
vita monastica in Sa. Martino. …
Nella seconda metà del ‘500 il
monastero mette in cantiere una serie di costruzioni ed ampliamenti: chiesa,
coro, chiostri e poi sculture, fontane, ecc.. Altre opere d’arte vengono create
da G. Pampillonia (fontane, statue in marmo nero in Chiesa, ecc.). da Polo De
Matteis (le sei tele del coro), da Pietro Novelli (pala della’altare S.
Benedetto e altre), F. Paladini, G. Salerno, ecc. Altri locali costruiti in quel periodo ( 2^ metà del ‘500 e 1^del
‘600) sono: il chiostro snello e leggero, con 36 colonne di marmo bianco e il
refettorio monastico con una tela (la
cena di Levi) del pittore fiammingo Simone De Wobrech. Verso la fine del ‘700
si costruisce un nuovo dormitorio e la bellissima facciata del Monastero, opera
dell’architetto Venanzio Marvuglia, lunga 132mt. Con un atrio di 16 colonne
marmoree e in fondo un gruppo monumentale (S. Martino a cavallo e il povero) di
I. Marabitti, autore anche della suggestiva fontana Oreto.
……………..
Nel 1860 Garibaldi annette la Sicilia
al nascente Regno d’Italia e nel 1866 diventa operante anche per i monasteri
siciliani la legge di soppressione degli Ordini religiosi. Il monastero, che
nel 1862 aveva fondato, una colonia agricola nella speranza di restare in vita,
viene spogliato di tutto. I monaci sono allontanati, i beni del monastero
incamerati dal demanio, la ricca biblioteca dispersa, la colonia agricola
diventa casa correzionale per i minorenni traviati gestita da un legato
prefettizio.
Nel 1878 la nostra Chiesa viene
eretta in Parrocchia… Nel 1932 il
Monastero fu riconosciuto dal governo italiano come ente giuridico. Le
difficoltà e la povertà in questi anni di ripresa erano enormi. Così fra stenti
e coraggio si arrivò al 1946 quando il monastero fu dichiarato <sui
juris> e venne nominato il primo priore conventuale nella persona di D.
Guglielmo Placenti (1913-1977). Sotto il suo governo la vita monastica si
consolidò e la comunità crebbe. Nel 1969, essendosi raggiunto il numero
sufficiente, si procedette all’elezione del primo Abate nella persona di D.
Angelo Mifsud.
…Nel tempo il monastero acquista una
fisionomia tipica… S. Martino conserva ancora tutto questo patrimonio e lo dona
con semplicità a quanti vi si accostano.
Altri testi in Biblioteca:
r.m.
Nessun commento:
Posta un commento