I Mosaici di NINO RENDA
I miei mosaici sono realizzati con materiali trovati e recuperati un pò ovunque. "Io non cerco, io trovo".
"Bisogna prendere il buono ovunque lo si trovi, bisogna lavorare in modo che ogni realizzazione diventi di pubblico godimento "
E' molto bello per me far rivivere questi materiali che hanno il loro tempo ed una storia. Quando lavoro sono solo, solo in compagnia della mia solitudine e delle mie pietre ascoltando la musica. E mi sento felice, come quando partecipo ad un grande gioco.
Non sono stanco ma felice perchè "ludo ergo sum".
Nino Renda
Nel cuore di Monreale, in prossimità del Duomo, un'insegna musiva indica "Via Ritiro". E' una strada breve su cui si affacciano alcune botteghe artigianali e in cui si sente il profumo di vecchi sapori: del pane cotto a legna, del basilico, del gelsomino...Volgendo indietro lo sguardo si staglia sullo sfondo una torre della Cattedrale.
Qui è la casa di Nino Renda e il suo laboratorio. Ha ricoperto la facciata di un decoro che sta a metà tra la millenaria tradizione del mosaico e l'esperienza modernista di Gaudì senza dimenticare l'immaginario barocco. Lo ha realizzato con vecchie maioliche siciliane spezzate e ricomposte in modo da incorniciare le aperture (anche la saracinesca rossa che acquista così nuova dignità), risalire lungo le pareti, aggrapparsi come un rampicante sui balconi, fingere una pianta, giocare a nascondino con i gerani e lasciare alla fantasia la possibilità di continuare all'infinito.
All'interno c'è disordine, ma è un disordine laborioso, fatto soprattutto di piastrelle, accatastate, rotte, in restauro, da catalogare...
Da vent'anni Nino renda raccoglie piastrelle, le restaura, le pulisce, le accarezza, le ama. Non ne butterebbe mai un pezzetto: quelle intere vanno ad arricchire la collezione, quelle danneggiate le utilizza per i suoi lavori. Ma non si limita a ricoprire superfici, da qualche tempo ha inventato un nuovo gioco: con pezzi di vecchie maioliche crea forme diverse e dal piano di cemento emerge un mazzo di fiori, un totem (o una croce) fino ad astratte geometrie, a fluide sinuosità, linee spezzate, rilievi in cui con sensibilità sfrutta i colori (bleu, verde, giallo) e i motivi antichi che vengono riproposti in forme originali.
Monreale 20.03.1992
Licia Scifo
Nel 1991 sulla rivista edita a Milano, "Keramikos" (n. 21) pubblicavo un articolo dal titolo I colori delriuso (con foto di Giovanni Russo) che trattava di quelle straordinarie pareti rivestite di piastrelle maiolicate ancora visibili nella Palermo antica; ex pavimenti divenuti colorate superfici esterne per la difesa di costruzioni fatiscenti, pachwork divertenti nati da una creatività spontanea e popolare. Qualche tempo fà ho avuto modo di conoscere un altro tipo di riuso di maioliche, più sofisticato, attuato da un appassionato collezionista di tali manufatti della gloriosa tradizione ceramica siciliana, Nino renda.
Artigiano, design, arte applicata, operazione di recupero, come definire il lavoro di Nino renda che approda oggi a risultati così sorprendenti? La sua lunga attività di mosaicista, svolta a Monreale, unita alla passione per il collezionismo di antiche mattonelle decorate (ne possiede una enorme quantità) ha generato questa originale esperienza artistica...
E' facile andare con la memoria a Gaudì, al suo genio decorativo che sfruttava molto spesso frammenti di ceramica colorata per rivestire parti di architetture: pensiamo al Parco Guell o ad altri suoi capolavori presenti nella città di Barcellona. Anche Renda recupera dalle discariche frammenti di mattonelle di pavimenti dismessi per conservare, salvare dall'oblìo, dalla distruzione, delicati motivi floreali, accordi cromatici insoliti, segni e colori di pavimenti dimenticati, per farli rivivere in modo nuovo, trasformandone il senso. Nascono allora pannelli dalle originali composizioni con equilibri cromatici mai casuali bensì sapientemente calibrati. Si riciclano così vecchi frammenti, pronti per la distruzione estrema, valorizzandone ed esaltandone l'essenza di manufatto pregiato, depositario di una storia ormai segreta ma che affiora con ironia, ammiccando da un fiorito brulichio di colori. renda ama quei materiali e vuole ad ogni costo farli rivivere creando pannelli, oggetti da arredo, sculture, ecc. nei quali la qualità, specifica, particolare della maiolica, non perda il suo valore,non si banalizzi Collage o meglio puzzle di ceramica su fondi di marmo o di cemento, neutro o colorato, propongono simpatiche trovate formali. renda ha provato, con successo, a dar nuova vita a quei piccoli frammenti, quasi sprigionando da essi una carica vitale insospettata, ideando delle immagini inedite nelle quali la novità degli accordi accende un dialogo nuovo tra i frammenti stessi. Alla nostalgia di un passato irrimediabilmente perduto si oppone l'ottimistica visione della possibilità di un recupero creativo. Renda, custode di oggetti altrimenti annientati dall'inesorabile trascorrere del tempo, certo non trattandoli come reliquie, opera facendo scaturire da essi, attraverso un progetto, emozioni nuove, senza porre limiti alla fantasia. Egli ha dimostrato che si possono nobilitare attraverso il suo modo di operare oggetti funzionali, arredi da usare in esterni, come tavoli, basi di ombrelloni, panchine, ecc. , oltre ai pannelli decorativi. Infine speriamo che tale esperienza, questa sorta di gioco creativo, possa allargarsi, proliferare, anche considerando l'attività didattica di Nino Renda rivolta ai giovani.
Maria Antonietta Spadaro
Nino Renda - "ARMONIA"
Il lavoro di Nino Renda si svolge da tempo intorno ad un nucleo principale di intuizione poetica. Egli non adopera materiali che sono tipici dei mosaicisti ma sono frammenti recuperati e valorizzati. Interviene spesso come se fosse colore utilizzando questi materiali come scansioni rapide e terse, come alla ricerca di un ordine frantumato da ricomporre. si tratta di una nuova realtà musiva....
Francesco Carbone
Il recupero e montaggio di "frammenti e detriti" riportati e rivitalizzanti, in un processo di valorizzazione e di nobilitazione, costituisce spesso il motivo fondamentale della pertinace fatica di Nino renda. opere di questo genere testimoniano la vita dell'Artista dedicata all'insegnamento, alla ricerca ed alla sperimentazione sull'arte musiva. Il racconto figurativo non soltanto assolve una funzione figurativa o decorativa è anche denso di espressione e vitalità...
Dino Ales
Nino Renda - ALBERO BLU
Con le sue opere Antonino Renda, opera una ricerca quale artista del suo tempo in una naturale transizione della classicità dell' "Icona" quale capacità di leggere il passato come il presente. Abile, sensibile e capace mosaicista, si è impegnato nell'arco della sua vita a creazioni di pannelli musivi e di mosaici parietali, che superano la mera riproduzione delle immagini sacre e delle diverse forme geometriche, riconoscendosi nelle stesse un suo linguaggio di reinterpretazione della immagine medesima. la sua ricerca trentennale, è certamente interpretazione del tutto singolare della proposizione di diversi materiali, trasformando la natura inerte e silenziosa dei singoli elementi adoperati su disegno opportunamente predisposto in decorazioni figurative, in "immagini composte", accostando i materiali più diversi "pietre dure, cottoli, marmi, smalti", ancor prima ricercati e selezionati e successivamente applicati in frammenti più o meno grandi o regolari, inseriti, su superfici. Non è un caso che Nino renda sin da giovane ha praticato incessantemente nel territorio, la ricerca di mattoni e maioliche pavimentali integre o meno, di frammenti di materiali diversi provenienti dalle dimissioni di abitazioni, nei luoghi di abbandono, divenute discariche di sfabbricidi, sino a diventare non soltanto un appassionato collezionista, ma un attento classificatore della loro provenienza, della tipologia e della capacità manuale degli artigiani, delle decorazioni raffigurate, dei segni,delle forme geometriche, dei colori degli smalti e così via. I suoi collagès, non si chiudono su se stessi, ma si aprono oltre, con il degradare dei toni,dei colori ora sui pannelli a pareti o come ripiani di tavoli, di sedie, o nella creazione di elementi scultorei che modellano lo spazio e ricercano la luce. Ne scaturisce una singolare creazione di esemplari unici che arricchiscono come elementi del design gli ambienti interni della abitazione o gli spazi di relazione esterni; dei luoghi collettivi di incontro. La sua sperimentazione raggiunge pienamente un forte significato allorquando, interpretando al meglio se stesso, raggiunge la scala urbana, la strada, intervenendo spontaneamente nella facciata della sua casa natale in via Ritiro nel centro antico di Monreale. L'inserimento in parte sulle pareti di frammenti o parti di antiche maioliche ottocentesche colorate, di elementi scultorei "i colombi", che si inseriscono fra le superfici d'intonaco, ricoprendo o modellando con inserti maiolicati gli stipiti delle aperture o porzioni del fondo facciata, ci conduce per certi versi ad un ricordare interventi operati da altri artisti del bacino del mediterraneo come il grande catalano Gaudì che ha rimodellato esternamente alcune sue architetture con gli elementi ceramici colorati le sue sculture, i manufatti esterni del parco Guéll di Barcellona
Cosenza, febbraio 2003
Natale Sabella
Nino Renda - COMPOSIZIONE CIRCOLARE
Secondo Plinio, i mosaici nacquero dapprima per far belli i pavimenti (Naturalis Historia, libro V). Serviranno per arricchire di forme e colori smaglianti le stanze più importanti di edifici pubblici e privati e anche per immortalare in materiali solidi e preziosi quadri e decori dei più famosi artisti dell'antichità. Con l'andare del tempo, questi "tappeti di pietra" dai pavimenti si alzarono a conquistare pareti e soffitti, riempiendo case e basiliche, ville e dimore imperiali. Irradiata dal mondo antico, l'arte musiva conosce una fioritura grandissima nelle capitali cristiane. Roma, Venezia, Ravenna, Bisanzio, Palermo, Cefalù e Monreale si ammantano di cicli imponenti, e solo con l'avanzare dell'umanesimo la decorazione a tessere conosce il suo declino. Il mosaico (che in greco vuol dire "opera paziente degna delle Muse") cade in sub-ordine rispetto alla pittura, ma continua ad essere prodotto. I grandi collezionisti ricercano e fanno spesso pesantemente restaurare quelli antichi, mentre su un altro fronte si diffonde la consuetudine di riprodurre nel prezioso mosaico le opere pittoriche più celebri. Nella stagione del Grand Tour, tra Sette e Ottocento, esplode la moda del "mosaico minuto". Piccoli quadri, oggetti da souvenir e persino gioielli ospitano mosaici in miniatura con soggetti alquanto convenzionali ma resi con notevole virtuosismo. Nei primi decenni del Novecento, soprattutto in Italia, l'arte del mosaico conosce una decisa riaffermazione, grazie alle ricerche compiute da artisti quali Gino Severini e Achille Funi. I quali, ben sapendo che scoloriscono i quadri, ingialliscono i libri ma il mosaico "pittura per l'eternità", resiste, rifanno del mosaico un protagonista del dibattito artistico contemporaneo, ridonando vitalità e vigore a scuole d'arte e botteghe che, spesso, nate nei luoghi storici della produzione musiva, continuano a produrre, con tecniche antiche e materiali anche insoliti, le nuove forme del colore. Ed era inevitabile che, in una città come Monreale, questa tradizione continuasse e si rinnovasse. Ne sono testimonianza le opere di artisti come Nino Renda al quale va il merito di non accettare che il destino del mosaico sia soltanto la riproduzione.. Cosi, il vero protagonista delle opere da lui rappresentate... non è il racconto, bensì la materia alla quale egli ispira un linguaggio evocativo. Lo fa, accogliendo quella corale domanda degli uomini che aspirano alla bellezza, riuscendo a saldare arte e artigianato. E con l'adozione di quella singolare espressione d'arte del collage, esempio tipico di immaginazione e di invenzione autonoma che ha trovato uno di suoi migliori interpreti nel celebre artista tedesco Max Ernest (1891-1976), ma anche in Picasso, in Hans Arp ed in Enrico Baj. L'Artista monrealese, alle paste vetrose (troppo lucide e sgarbate) riesce a strappare la congenita durezza, introducendo, con un collage mediterraneo (a cui non è nuovo), una importante nouveauté: quella di ri-crare con frammenti di mattonelle maiolicate del Sei e Settecento recuperate dagli scarti di vecchie e antiche dimore della cittadina normanna, un'immagine "altra", per un'evocazione: complementare e dissociante. Si tratta di un'operazione estetica con cui conferisce alle sue opere caratterizzate dal tipico decoro e dalla varietà cromatica e dal tradizionale disegno geometrico, l'atmosfera di un dipinto prezioso e raffinato.Non più dunque, le solite colombe su sfondo azzurro, realizzate per essere viste alla distanza, nè il gioco degli angeli e madonne ottenuto con minuti tasselli policromi. Se è vero che non c'è futuro senza passato, il coraggio di rinnovarsi sta proprio nel mantenere credibile la tradizione. Un'operazione artistica con cui nino Reda riesce, nello stesso tempo a mantenere, attraverso le filate mosaicate di contorno (o scontornate), un ordine compositivo, e non ricostruttivo. Le tessere( di marmo, bianche lattimuse) in tal modo, continuano a dettare i propri ritmi, e dal cuore della struttura prendono corpo e anima Concerto di Primavera, Composizioni floreali, Geometriche, Alberi, Crocifisso, ottenuti con i decori di splendidi lacerti di mattonelle mediterranee. Delle quali non è difficile ricordare l'evoluzione delle varie tecniche: dal lavoro a mano completamente libera, all'uso della mascherina, della corda secca e dello spolvero. Ma è nei cuori che risiede il potere vero della loro seduzione. Sono colori di lievissima trasparenza, dall'ocra al ròssolo , all'azulene, convenuti a comporre originali citazioni inscritte nello spazio, vaporosi mazzi di fiori , pause e semicrome barocche, delicati bouquets, esili arbusti, smaltate parvenze mistiche che fanno di queste opere autentici oggetti del desiderio. Di tanto in tanto, il mosaicista torna pittore, si arma di spatole e pennelli e facendo tesoro della sua lunga esperienza didattica, prende a modulare con acuta percezione espressiva, toni, urgenze istintive, assonanze linguistiche, con una certa disposizione depisiana. Ma soprattutto con quel commosso stupore che è il sentimento più genuino da cui germina la sua arte che promana dal dialogo intimo e segreto fra mosaico e maioliche e dà corpo, per amorosa contaminazione, ad un moderno espressionismo che ci fa percepire il piacere della creatività.
Pino Giacopelli
In arte, si sa, esistono sempre vie inventate da sperimentare; il fine, però, è sempre quello fortunatamente inappagabile della pienezza espressiva, la formalizzazione dell'ispirazione nel tangibile fenomeno estetico. Non si può dire che i tentativi fatti in questo senso siano stati pochi: la storia dell'arte, anzi, ne è lo studio riflesso e metodico. E tuttavia il vero, eterno miracolo è scoprire che ancora oggi vi siano artisti in grado di approdare a sistemi di espressioni originali, sintesi nuove; strade, cioè, ancora da percorrere. la produzioen artistica di Antonino Renda rientra nel novero di questi piccoli miracoli di ogni giorno, fusione ingegnosa di tradizione e ricerca. Trattandosi di un mosaicista nella sua pluralità di sensi, s'intende, che questa qualifica può assumere in epoca postmoderna si capisce bene quale "bagaglio a doppio taglio" possa costituire per l'artista la sua nascita monrealese. la capitale del mosaico normanno impregna di sè, con la sua anima al contempo teologica e decorativa, sacrale ed immanente, tutta l'opera di Renda, che acquista così la meditata intensità del linguaggio figurativo bizantino, insieme alla trionfale austerità dell'architettura normanna. La costante presenza di questi maestosi modelli medievali, tuttavia, se da una parte la sua causa generatrice della produzione di Antonino Renda, allo stesso tempo costituisce un punto di riferimento, un genere normativo, rispetto al quale è necessario per l'artista innovare, approfondire. Per questa ragione renda fa propria anche per l'esoperienza novecentesca "dell'arte di recupero", selezionando accuratamente frammenti di maiolica, mattoni ed ogni genere di materiale da cui sia possibile estrarre un'energia comunicativa che il tempo sembrava avere cancellato del tutto. Accade così che i frammenti di antichi pavimenti distrutti, apparentemente degradati al rango di rifiuti, tornino a risplendere di una luce inaspettata, all'interno di composte e raffinate elaborazioni musive. si realizza, in questo modo, un'intrigante incontro fra tradizioni figurative di genere "alto" e cultura materiale, fra creazione pura e creazione d'uso o, come si ama dire oggi, fra arte ed arti applicate ; il pavimento oltraggiato diviene pietosamente decorazione sacra e, parallelamente, l'aulicità dell'immagine d'arte si ammorbidisce nelle cadenze dell quotidiano. Si tratta, però, di una poetica del frammento materiale che, pur affondando le sue radici nello spirito barocco e sensista della più genuina tradizione siciliana, nasce quasi casualmente per una necessità quotidiana. ecco perchè Antonino Renda tiene ad affermare: "io non cerco, io trovo". Per questa stessa ragione, anche se molti sono i riferimenti culturali potenzialmente individuabili per la produzione del nostro artista (la casa di via Ritiro, ridecorata fantasmagoricamente come un immenso mosaico potrebbe, essere ad esempio, ricollegata all'eclettismo di Gaudì), non può sfuggire al retrogusto ludico, edonistico ed ironico che anima questa sua estetica materialista. Senza l'ironia stemperatrice, "l'umorismo professionale" che colora lo zelo della ricerca di Antonino Renda non potrebbe coniugare la sua vocazione al "comporre bellezze" con la passione, altrettanto forte per la didattica, per la sua trasmissione, cioè, dei suoi saperi alla variopinta schiera del mondo giovanile.
Fabio Tutrone
Nino Renda - PELLICANO
Nino Renda - "OMAGGIO A TORRES" collage cm 30x60