LA CATTEDRALE DI MONREALE
Il
sacro tempio, che il re cristiano Guglielmo II di Sicilia eresse per
glorificare Dio, dedicato alla Madonna.
di
NATALE SABELLA
Saggio
pubblicato in concomitanza della solenne celebrazione dell’immacolata
Concezione della Beata Vergine Maria, 8 dicembre 2018
E’ diffuso e condiviso
convincimento affermare, senza incertezza alcuna, che la Cattedrale di
Monreale, <<chiesa fra le più importanti del medioevo>>,
conosciuta nel mondo per l’eccezionale valore storico – artistico - religioso,
conserva in sé, un mosaico d’emozioni “visive e tattili”.
Il visitatore, varcata
la soglia d’ingresso si trova immerso in uno scenario eccezionale, prodotto
dall’armonia insita nell’architettura chiesastica unita alla straordinaria
bellezza delle immagini musive che ricoprono per intero le pareti della
basilica.
Ricordi che restano
indelebili per sempre oltre il tempo e la memoria nell’animo e nello spirito
per le emozioni provate.
La sensazione è di
rimanere coinvolti dal linguaggio universale della bellezza, dell’unicità e
della diversità composita combinata da quel dolce e silente sentire che la
bellezza del Duomo sprigiona unitamente agli aspetti della Fede che avvicinano
lo spirito umano al trascendentale.
La basilica di
Guglielmo, pertanto è la sintesi “ideale, religiosa, spirituale, politica”,
il meglio di quanto è stato compiuto da Guglielmo II nell’ultimo quarto
del secolo XII in Sicilia. Una fondazione regia, che non trova eguale in
nessun’altra parte d’Europa: imponente, maestosa, solenne, magnificamente
superba all’esterno, costruita di sana pianta su un luogo privilegiato, unico,
ritenuto idoneo ad accogliere la basilica, con l’intento di glorificare il Creatore,
il Cristo, il Messia Risorto, e ricordare nei secoli Guglielmo.
Si tratta di un progetto
salvifico, portato a termine sotto gli auspici di una buona stella e la
protezione della Vergine Maria, com’era in uso, utilizzando le “tecniche e
la scienza del tempo”, questo alla luce del “sole e della
conoscenza”, guidati dalla Fede, in Dio Unico e Trino, quale
affermazione del “Sacro potere regale di Guglielmo”.
Eretta sopra un
adeguato piano fondale, fu costruita con solide basi e materiali lapidei
consoni, secondo tecniche costruttive antiche, in parte rivedute aumentando
probabilmente le masse murarie in riferimento all’altezza e alla grandezza
della costruzione ed alla luce dei frequenti terremoti che fecero tremare da un
capo all’altro l’isola.
Un’opera unica ed
eccezionale, che ha del “miracoloso, dello straordinario”, per i
tempi di realizzazione, le energie profuse, le risorse umane e le ingenti somme
di denaro impiegate alle quali si dovette ricorrere per la costruzione, <<fondi
della Corona e sostanze personali dello stesso Guglielmo>>; per la
capacità di avere elaborato un triplice programma: <<scenografico –
ambientale>>; <<strutturale - stilistico architettonico –
scultorio>>; - << musivo, teologico – iconografico -
estetico>>, d’ampio respiro e completo, con una visione d’insieme che
suscita oggi come nel passato un grande interesse, ammirazione, stupore
finanche smarrimento e commozione.
Una Chiesa regale,
costruita a testimonianza del messaggio, operato dall’Altissimo.
All'interno è un
susseguirsi di pagine d’avvenimenti storici riportanti immagini, scene,
personaggi, ambienti all’aperto, figure di santi e angeli, piante, animali,
decorazioni, poste su tutte le pareti del sacro tempio; un connubio d’arte,
culture, tradizioni, felicemente combinate e che interpretano, senza
distorsione alcuna, gli aspetti della Fede Cristiana, il messaggio
Cristologico, la cultura, la storia della Chiesa del tempo.
Una chiesa cattedrale
adeguatamente connessa all’abbazia benedettina, con un fulcro centrale
costituito da un grande chiostro quadrangolare. Il monastero governato da un
abate, a capo di un consistente numero di monaci, “devoti e fedeli al
sovrano”, giunti a Monreale dalla Campania, che si presero cura
dell’Opera di Guglielmo, in quanto portatori del “Messaggio”, di
Pace che il re si apprestava a compiere.
L’insieme che da forma
al complesso abbaziale costituisce un’opera organica
inscindibile,<<chiesa, monastero - chiostro>>, un tutt’uno e l’uno
vive in funzione dell’altro. L’interesse che suscita conduce ad emozioni intimamente legate alla
sfera dello Spirito umano, oltre la ragione stessa, qualcosa che si sente, si
respira nell’aria dentro il Duomo e nel chiostro.
Qui l'arte si traduce
in sintesi, armonia, bellezza, contemplazione. L’utilizzo dell’arco a sesto
acuto di duplice origine, <<islamica e nordica>> nel duomo,
l’inserimento dell’arco trionfale che annuncia il transetto non sono altro che
il segno della compiutezza raggiunta. Come pure l’utilizzo delle colonne di
altezze diverse, degli splendidi capitelli che sembrano appena scolpiti, <<elementi
appartenuti a templi non cristiani>>.
Un puro concentrato
d’arte, di capacità tecniche, che
assurge a pura forma di “poesia”, tanto è l’equilibrio reso,
l’armonia ricercata, il rapporto che intercorre fra pieni e vuoti, il passare
della luce naturale che penetra dalle finestre all’interno della chiesa.
Ma ad ogni modo la
sequenza della narrazione del dettato teologico, il filo conduttore dello
svolgersi della storia Sacra Cristiana, reso vivo e vitale dal vigore della
forma, dai colori, dalla disposizione e dall’accostamento delle tessere musive,
dall’equilibrio riportato dalle raffigurazioni, dall’utilizzo dello sfondo dorato
dei mosaici, rappresentano una forma d’arte antica che diviene tramite, espressione del pensiero teologico che si
traduce in bellezza e annuncio.
Messaggio, ampiamente
presente in tutta la sua spettacolare e singolare bellezza nelle formelle di un
altrettanto importante capolavoro, la porta bronzea, realizzata a Pisa dal
maestro scultore e architetto Bonanno Pisano.
Il fatto più
incredibile per i tempi è stato il risultato complessivo che si è ottenuto,
ovvero il far “cooperare”, insieme maestranze appartenenti a culture, lingue,
Credi, fedi e tradizioni diverse, il cui unico scopo era di portare a
compimento la Chiesa regale, di Guglielmo II. L’avere gestito un ampio
cantiere, vasto e articolato, suddiviso in aree di lavoro, in un sito
inizialmente impervio e non facile da raggiungere agevolmente; qui era
necessario avvalersi di animali trainanti carri, di bestie da soma, deputati a
trasportare i materiali necessari alla costruzione del complesso abbaziale e
della cattedrale.
Un cantiere che,
intorno al 1174, ha dato corso alla costruzione di una fra le più grandi
basiliche del tempo. Un’impresa portata a compimento, nonostante le varie
difficoltà incontrate in ordine a fatti “politici avvenuti in quel periodo,
di “ordine militare, e soprattutto religioso”. Una vera e propria azione di
presa, gestione e mantenimento dei territori sotto l’aspetto strategico, oltre
che economico, commerciale, proprio a dimostrazione del potere regale, della
presenza dell’istituzione ecclesiastica di Guglielmo in un’area della Sicilia
non di facile gestione.
Assume grande
importanza il dettato “trascritto in immagini e rappresentazioni”
lasciato ai posteri, avente carattere divulgativo e conoscitivo riportato dalle
Sacre Scritture in immagine. Un messaggio d’ampio raggio, utilizzato come cassa
di risonanza, della raggiunta forza di Guglielmo, un Avvenimento che anticipa a
Principi e Sovrani, la grandezza, l’importanza del Regno di Sicilia nell’area Mediterranea.
Tutto questo per dettare un nuovo tempo:
quello che, nonostante la comunanza e la generale pacificazione raggiunta,
segnava la fine della dominazione Araba in Sicilia.
Era un monito alle
etnie Arabe, di fede musulmana, nate e cresciute nell’isola da diverse
generazioni, e a tutto coloro che continuavano a fare resistenza e si
opponevano alla Corona.
Una Cattedrale
abbaziale innalzata per dimostrare ed affermare lo Status politico e religioso
in contrapposizione alla pratica di fede musulmana ancora presente in Sicilia,
che per tanto tempo aveva relegato la Chiesa Bizantina in ambienti nascosti,
lontani dalla zona.
Era così diventato un
luogo simbolico per quella Cristianità da tempo costretta alla fuga.
Il Duomo Monrealese pertanto è il frutto, la
volontà preordinata di fermare anche l’avanzare del potere della chiesa Romana
nel Regno, testimonianza della stabilità e del potere esercitato dalla
monarchia Normanna; una Chiesa sorta per glorificare nei secoli Dio e lo stesso
re Guglielmo fondatore del Sacro Tempio.
Rimane alla base di
tutto questo, l’aver predisposto anticipatamente un accurato progetto che si
poneva l’obbiettivo di costruire il Tempio, e dimostrare che la struttura
monarchica, regge su solide basi consolidate. Una cattedrale, affiancata ad
un’abbazia di nuova fondazione, munita e sorretta da
monaci,
al vertice l’abate – vescovo, divenuto in seguito Arcivescovo, di una delle più
vaste diocesi territoriali che ha reso la Chiesa Metropolitana di Monreale “eccelsa
ed incontrastata” in Sicilia, nelle isole minori e oltre i domini e i
possedimenti del Regno dell’Italia Meridionale.
Risorse fondamentali
per la vita della Chiesa di Monreale erano le rendite ricavate dalle terre
dell’arcivescovado, denari utilizzati per custodire, mantenere, reggere, curare
e fare prosperare la Cattedrale ed il monastero. Una Cattedrale abbaziale
concepita ed ispirata al principio assoluto della grandezza e della bellezza,
della dignità regale, costruita con criteri e connotati che qualcuno direbbe ai
giorni nostri, all’avanguardia, per le tecniche adoperate, i servizi connessi e
annessi realizzati nella cittadella “santa”, fortificata in un arco
temporale alquanto contenuto.
La Chiesa a croce
latina a tre navate e tre absidi Romaniche recuperano nell’impostazione
l’architettura bizantina ed islamica; suddivisa in spazi gerarchizzati,
principiati ed illustrati da immagini musive, ove era dato ascoltare a pochi la
parola di Dio, sentire e non vedere al di là della transenna di marmo che
divideva l’area liturgica dalle navate, il respiro, le voci dei monaci, i
canti, le preghiere, le suppliche, la voce del silenzio.
Una cattedrale che ha
dato corso a percorsi – religiosi, umani, di fede, concepita per riscattare ed
affermare la rinascita del Cristianesimo latino, nella quale si officiava il
rito Bizantino. Una costruzione ideale che poneva fine a quanto era avvenuto
nell’isola, con Guglielmo I, una chiesa rinnovata “autonoma, libera” sorta per consacrare Dio Padre,
rivelatosi all’Umanità tramite il Cristo Redentore, un gioiello di fede
e di arte d’incommensurabile bellezza, d’indiscusso valore spirituale, un
concentrato di ricchezze consacrato sull’altare delle arti.
Un suggello, un diadema
dedicato alla Vergine Madre di Dio protettrice dell’insigne,
gloriosa Cattedrale, una chiesa nella quale la preghiera rivolta al Signore
Dio, unisce e rimane viva senza dividere i Popoli.
Una Cattedrale, pensata
come un’imponente nave di pietra, della “conoscenza” e della fede,
con la prua posta ad Oriente, “arca di Alleanza tra il Padre
Onnipotente, e i figli”, come un sostegno alla fede, ad un credere
incondizionato in un Dio unico e Trino che si è rilevato
all’uomo, nel frangente del cammino umano.
Un tempio innalzato a Dio,
un modo tangibile per testimoniare la parola del Signore, le
Sacre Scritture ed enunciare il mistero della fede, il desiderio
di un re “giovane”, che si era illuso di diventare un giorno imperatore”
di un regno grande e vasto rimasto in attesa del nascere di un figlio legittimo
che non ci sarà mai.
La chiesa di Dio è la
reggia di Guglielmo, una chiesa nata per narrare e illustrare le opere, la
vita, i miracoli del figlio di Dio, Gesù di Nazareth, morto ed infine risorto,
unitamente alla Storia della Chiesa e dei Santi; una fiaccola che propaga la
sua luce ed irradia da oltre otto secoli scintille di fede, conoscenza, amore,
misericordia, concepita quale mezzo e tramite tra la terra e il Cielo, che
illumina il cuore e la mente e riscalda le profondità dell’animo umano.
Un dono di libertà,
deputato a far dialogare le coscienze più controverse, un simbolo della
rinascita religiosa, segno di magnificenza e gloria, eretto ai margini del
Parco Reale di Guglielmo, sull’apogeo naturale dello scenario dei monti della
Conca d’Oro, sulle pendici naturali del versante di un monte chiamato in Arabo:
Africa.
Un luogo spogliato
dell’ambiente naturale rigoglioso che lo ricopriva, che ha dato vita ad una
stupenda Cattedrale.
Un posto ove la quiete,
la tranquillità predominava sopra ogni cosa. Un Tempio cristiano che però consente
a tutte le civiltà di apprezzare l'immanenza di Dio e di capire quanto possa
essere possibile concentrare nell'arte le varie culture, nella pace e
nell'armonia, seppur frutto di equilibri politici.
<< Il Padre
Celeste, severo nella sua grandiosa immagine, posto nell’alto del catino
dell’abside centrale>> è un Padre
accogliente, misericordioso, che si rivolge a tutti e il Cristo Risorto venuto
per sostenere l’uomo è immagine della vita terrena e di quella dopo la morte. La
Cattedrale di Monreale è luogo dell’esegesi biblica espressa
tramite l’arte musiva che consente conoscere il suo unico Figlio, Gesù,
Cristo inviato per risorgere e trionfare sopra la morte, inviato dal Padre
a redimere l’umanità e sconfiggere il peccato.
Monreale è stato quindi
un sito, appositamente selezionato fra tanti altri luoghi nel quale si sono
convogliate le pietre necessarie per l’edificazione di una grande Cattedrale,
che riceve luce dal sole e dalla stella più brillante che appare luminosa e lontana
nella notte.
Una cattedrale
“fortezza” costruita in un’epoca apparentemente tranquilla, piuttosto
controversa, in una Sicilia abitata da molteplici etnie.
Un gigante di pietra
scolpito, sostenuto dalle colonne della conoscenza e del sapere,
sorrette dalla Fede, concepito per descrivere la storia autentica dei Vangeli
e promuovere il trionfo dei cieli in terra.
Un libro Sacro che
narra la Bibbia nelle cui pagine di pietra restano impresse ed
impaginate immagini a mosaico, poste liberamente alla vista di quanti
desiderano vedere la luce di Cristo, sotto la protezione degli arcangeli Gabriele
e Michele e la super visione degli angeli celesti,
il benestare del profeta Giovanni Battista, sotto attenta dettatura
troviamo le parole in immagini delle Sacre Scritture, in un
trascorre di scene ed episodi che illustrano la Storia dei Vangeli, il
Vecchio e il Nuovo Testamento.
Una sequenza d’immagini
puntuali, dettate da conoscitori profondi della Bibbia, non da menti
istruite, da persone illuminate dalla “Luce Divina”, conservatori delle
tradizione, d’immagini care e volti conosciuti, raccolti in appositi scenari
accarezzati dagli sporadici bagliori dei raggi del sole, illuminati sul lato ad
oriente da una stella non facilmente visibile posta sul lato destro dello
spigolo arrotondato del catino dell’abside, indicante il cammino da percorrere.
Un ipertesto sacro di “pietra” che supera per contenuti ed
immagini quanto riportato nelle “Bibbie imperiali” d’età Carolingia
e Ottoniana.
Un annunzio a Popoli
e Sovrani lontani. Un Codice biblico custodito da monaci
in una cattedrale fortezza fondata da un re, irradiazione del Regno
Normanno Siciliano, fecondo e ricco d’immagini, di significati, nella
quale ogni cosa rimane al suo posto, organicamente composta e raffigurata su “tavole
musive vergate” accompagnate da diciture e scritture essenziali, da
tramandare alle genti di Sicilia, ai Popoli del mondo conosciuto, il messaggio Divino
della Chiesa Universale.
Un tempio che è
scaturito come l’acqua fuoriuscita da una fresca sorgente, dal sentimento,
dalla fede di un sovrano cristiano, Guglielmo II, re di Sicilia
(nato a Palermo nel 1153, deceduto il 18 novembre
dell’anno 1189). Un re che ancorché giovane, muore in modo improvviso,
inaspettato, senza un erede, che si è prodigato ad innalzare la Chiesa di
Monreale nel corso della sua intensa e breve esistenza.
Un tempio nel quale Gesù
è presente nell’Eucaristia, è la luce che sconfigge la morte e predomina sul buio delle tenebre,
nel quale in alto, alla sommità
dell’arco trionfale che precede l’immagine di Cristo sopra il catino
absidale, è posto il trono vuoto che attende il ritorno glorioso
di Cristo Giudice Universale.
Un grazie illimitato
all’illuminato sovrano Guglielmo II re di Sicilia
di Natale Sabella - architetto
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PUBBLICATO SULLA TESTATA
GIORNALISTICA ON LINE MONREALE NEWS
IN DUE PARTI, 17 e 18 NOVEMBRE
2015 ; SUL BLOG MONREALE FUTURA
CITTA’ E TERRITORIO, IN DATA 25 DICEMBRE 2015
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