RORO'


roro’

Artista monrealese

  le terrecotte di rorò                                  
                                                                                               tradizione
colore
solarità                       
                                                                              
                                                                      





Nel dicembre 1993 Rorò
entra per la prima volta
in un laboratorio di ceramica e
 ne esce entusiasta.
Frequenta presso
 l’Accademia delle Belle Arti di
San Martino delle Scale “Abadir”,
un corso dio ceramica.
Il suo entusiasmo cresce e
nascono le terrecotte di rorò
intrise di radiosa solarità e
cariche di cadenze geometriche e
suggestioni legate
all’antica tradizione del mosaico e
ai motivi arabo-normanni
del Duomo di Monreale.







Collezione cattedrale
L’originale collezione, carica di cadenze e suggestioni arabo-normanne, riproduce fedelmente le decorazioni delle absidi del Duomo di Monreale.
Nel ritmo geometrico del mondo islamico, nella laboriosa ricerca di temi simbolici e nell’armoniosa alternanza dei materiali eseguita da esperte maestranze, Rorò trova ispirazione.










Collezione intreccio
Affascinata dalla particolare trama di un tessuto e dalle laboriose e creative mani di un vecchio cestaio… Rorò “tesse” il suo smalto e ne fa tessuto per le sue terrecotte, veste così lampade, vasi e oggetti di arredamento.
Rorò, giovane architetto, riscopre in un laboratorio artistico la sua profonda passione per la pittura; riprende così tra le mani un vecchio sogno: Con pennelli e colori comincia la sua avventura nel mondo della ceramica: rompe canoni, regole e tradizioni.











Collezione paesaggio
Adesso Rorò viaggia nell’affascinante mondo mediterraneo sulla scia di Paul Klee, piccole architetture trovano spazio tra cielo e terra, la luminosità è grande protagonista. I colori trasbordano e, caratterizzando le forme, danno vita a un villaggio… una città.










Collezione mosaico
Dal “tempio d’oro” trova ispirazione l’esclusiva tecnica che Rorò definisce a mosaico e che le consente una vasta  produzione di oggetti. Come un vero mosaico, riveste con grande maestria ogni oggetto: tessere gialle o blu, tessere bianche ove il colore dalle tenue e pacate trasmette calore e solarità.














Osservando le terrecotte di Rorò, viene in mente il poetico brano di Vincenzo Consolo “Nottetempo casa per casa”.
Dalla terra nasce ogni terraglia, dal fuoco, dall’aria, dall’acqua, nasce ogni forma dell’informe, dal miscuglio l'ordine, la bellezza, l'armonia dal necessario.
Amore e pazienza muovono il mondo, muovono mano, intelligenza, creano il pieno e il vuoto, il concavo e il convesso".
Tutte caratteristiche che ritroviamo nell'operare di Rorò: l'ordine, il miscuglio, la bellezza, l'armonia, l'autore, la pazienza, l'intelligenza.
Tutti sanno che a Monreale, dal XII secolo si ammira una cattedrale arabo-normanna, rivestita di oltre 7.000 metri quadrati di paste vitree che hanno fatto di questa città la Capitale del Mosaico. Ma pochi ricordano che nel cuore della Conca D'Oro, nella vicina montagna della Moharda, hanno affondato le mani i primi figuli dando inizio all'arte di plasmare la terra con la cultura dell'argilla.
Ma, mentre la tradizione si è interrotta, le vie misteriose del dna dei monrealesi, ogni tanto, scoprono ascendenze, attitudini che sembrano sogni. Si spiegano così alcune presenze antiche e contemporanee e soprattutto, questo approccio nuovo a questa materia povera ed informe, come l'argilla.
La ceramica di Rorò, infatti, - per le ascendenze che ho richiamato e per gli studi da lei compiuti e per la passione che la anima - ha assunto una caratterizzazione particolare: attraverso la "tecnica al mosaico" e quel "sentire" assimilato da uno dei più grandi pittori di questo nostro secolo, come Paul Klee, realizza oggetti e composizioni di grande originalità.
Rorò, come Klee, prende dall'arte (e questo è naturale), perché l'arte nasce dall'arte come il figlio dalla madre, ma prende dalla vita, da quella vissuta realmente e da quella immaginata come possibile.
Di certo il suo linguaggio non può prescindere dai colori della solarità. Ma di una solarità mai arrogante. Eppure calda e vibrante di emozioni.
Nelle sue ultime opere, i colori (che precedentemente avevano caratterizzato una linea, un ciclo: quello del bianco, del giallo, del blu, per l'appunto, con l'aggiunta del rosso), hanno preso a convivere realizzando un accordo cromatico che dà al design una armonia, un anelito nuovo. Una fase nuova, che distingue e fa sintesi, dove la morbida pressione delle dita sulla creta e la sobria mistura degli smalti celebrano la metamorfosi d'una implacabile inclinazione febbrile che esalta l'intuizione e l'ingegno e dà sfogo all'immaginazione.
E' difficile pensare che da una materia così povera come l'argilla, che pure è una materia primordiale e perenne (dello stesso impasto dell'uomo), dopo il suo farsi e il suo comporsi con i colori e la sua cattura nel forno che avvampa, possano ottenersi simili alchimie.
Si sappia però che il mistero si compie perché la mente ha elaborato un progetto per trarne forme di rara bellezza.
Quella bellezza che Rorò sa plasmare con vero talento di artista e dalla quale è lecito aspettarsi esperienze sempre più impegnative.


Pino Giacopelli.