Chiese
monrealesi
chiuse
al culto
Dal libro
“DIETRO
UN MURO TRA LE CREPE”
di ANTONELLA
VAGLICA *
fotografie di Simone Cangemi
*ANTONELLA VAGLICA (Palermo 1977), in seguito alla maturità classica, si laurea in lettere
classiche con il massimo dei voti, all’Università degli Studi di Palermo.
Studiosa di storia dell’arte, continua e approfondisce gli studi presso il
Dipartimento di studi storico-artistici dell’Ateneo palermitano. Conduce sul
territorio monrealese una ricerca sul campo, prendendo in esame gli edifici
religiosi chiusi al culto e non, ed individuando all’interno di essi opere
d’arte inedite e trascurate dalla critica.
“Spesso,
nel corso della storia si è parlato, e si parla ancora oggi, di Monreale, delle sue grandi realtà
artistiche, quali il Duomo di Santa Maria Nuova, il Chiostro Benedettino, il
monastero, le quali, in molti casi, hanno messo in ombra bellezze altrettanto
importanti: parlo delle tantissime chiese che Monreale ha al suo interno e
soprattutto di quelle oggi chiuse al culto. Spesso tesori d’arte rimangono
nascosti dietro muri cadenti, dietro vecchi portali che indossano ancora quella
bellezza maestosa e antica che tutti hanno dimenticato”.
...Sono qui esaminati edifici che ricoprono grandi superfici, e che presentano tre navate, ariosi presbiteri, dotati di ampie absidi, cappelle laterali larghe e profonde, anche se spesso oscure.
Grandi navate maestose, conducono, nella maggior parte dei casi, ad altari sfarzosi che esprimono una devozione vistosa, che vedremo accomunarle tutte.
Altri presentano una planimetria più semplice, ad un'unica navata.
Altri ancora, si riducono a piccole cappelle, ma nelle quali le ridotte dimensioni dell'edificio sono riscattate dalla qualità delle decorazioni.
... Molti di questi magnifici scrigni ogi sono chiusi al culto e agli studiosi, che vi troverebbero un campo fertilissimo di studio e una affascinante luogo d'arte.
...Sono qui esaminati edifici che ricoprono grandi superfici, e che presentano tre navate, ariosi presbiteri, dotati di ampie absidi, cappelle laterali larghe e profonde, anche se spesso oscure.
Grandi navate maestose, conducono, nella maggior parte dei casi, ad altari sfarzosi che esprimono una devozione vistosa, che vedremo accomunarle tutte.
Altri presentano una planimetria più semplice, ad un'unica navata.
Altri ancora, si riducono a piccole cappelle, ma nelle quali le ridotte dimensioni dell'edificio sono riscattate dalla qualità delle decorazioni.
... Molti di questi magnifici scrigni ogi sono chiusi al culto e agli studiosi, che vi troverebbero un campo fertilissimo di studio e una affascinante luogo d'arte.
…La loro condizione odierna, almeno per
gli edifici chiusi al culto, è pessima. Si rileva uno stato di grave degrado:
pavimenti sventrati, volte puntellate, stucchi cadenti, lacune dovute al
trafugamento di oggetti, pitture scrostate.
…E’ bene finalmente che questi edifici,
che hanno per anni interpretato parti secondarie sulla scena monrealese,
tornino a rivestire la parte che ebbero nella storia.
Il mio primo intento è quello di diffonderne la conoscenza.
...conoscenza feconda, che permetta di guardare attentamente a queste seducenti realtà, affinchè si ponga mano ad una loro veloce e sincera rinascita.
Redigere una tesi di laurea è per molti aspetti il giusto coronamento di un corso di studi universitari.
Nel mio intento particolare, questo lavoro, oltre ad un traguardo vuole anche essere l'avvio di una ricerca che possa ridare luce a queste chiese, alla loro storia e al loro valore artistico.
Il mio primo intento è quello di diffonderne la conoscenza.
...conoscenza feconda, che permetta di guardare attentamente a queste seducenti realtà, affinchè si ponga mano ad una loro veloce e sincera rinascita.
Redigere una tesi di laurea è per molti aspetti il giusto coronamento di un corso di studi universitari.
Nel mio intento particolare, questo lavoro, oltre ad un traguardo vuole anche essere l'avvio di una ricerca che possa ridare luce a queste chiese, alla loro storia e al loro valore artistico.
… La nascita di Monreale è conseguente
alla fondazione della Cattedrale e del gruppo abbaziale, che ormai, come
<Arcivescovato Metropolitano> diverrà centro di attività religiosa,
politica ed economica. Infatti un movimento di popolazioni verso i territori
della nuova Arcidiocesi, favorirà la formazione di un abitato intorno al
monumentale Duomo.
ANTONELLA VAGLICA
CAPPELLA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI
Nella teoria degli Arcivescovi che si succedettero a Monreale, dalla fondazione dell’Arcidiocesi ad oggi, un ruolo importante svolse Mons. Ludovico I del Torres. Egli nel 1573 salì al soglio Arcivescovile e portò a termine il mandato nel 1584, anno della sua morte che avvenne a Roma.
Dopo
la sua elezione avviò a Monreale la realizzazione di diverse opere pubbliche e
fu >un vero pastore, sul modello del concilio di Trento>.
Nel
1575 volle che si avviassero i lavori per la realizzazione di una via che
collegasse più agevolmente Monreale a Palermo: La costruzione della Cappella di
Santa Maria degli Angeli va collegata cronologicamente a questo evento, che
dovette essere di grande importanza e utilità per i monrealesi e per tanti
palermitani.
Ciò
è confermato da una iscrizione su una lastra di marmo bianco che sormonta la
porta della Cappella. Dice infatti il Lello:
<fece
fare ancora la strada diritta da Monreale fin’ a confini di Palermo, che però
per memori dopo la sua morte vi si è posta questa iscrizione sotto ad una
cappella, che fece fabbricare ad honore di nostra donna D. LUDOVIEUS DE TORRES
ARCHIEPISCOPUS VIAM AUT INVIAM AUT CERTE NON FACILE PERVIAM D. FINES USQUE
PANHORMI DIREXIT, AEQUAVIT SILICE STRAVIT MDLXXV>
La
piccola Chiesa sorge ad un livello inferiore rispetto alla strada, a cui la collega
una scala a due ali. E’ una costruzione a pianta circolare, coperta da una
cupola. La porta d’ingresso è sormontata da un rosone semplice e piccolissimo,
che peraltro rappresenta l’unico accesso per la luce solare.
…
Forse proprio l’esigua dimensione dell’edificio, unita alla collocazione fuori
dal centro abitato, ha fatto sì che esso non fosse annoverato tra le Chiese di
Monreale … Oggi all’esterno il corpo è dipinto di bianco, la cupola invece e
color mattone …
La
facciata non è rivolta sulla strada, ma sulla Conca d’Oro … Ciò che sorprende è
il contrasto tra la semplicità lineare dell’esterno e la ricchezza decorativa
dell’interno.
Un
piccolo altare parzialmente rivestito in marmo, di tono povero, alto circa 93 cm, sorge sulla parete di fronte alla porta
d’ingresso, affiancato da due sedili in muratura.
Sopra
l’altare, incassato nella parete, si trova un affresco di grandi dimensioni … Vi
è rappresentata la Vergine incoronata Regina …
Si
tratta di un’opera collocabile nel XVI secolo..di ignoto autore …
Allontanandosi dalla iconografia tradizionale, la sacra Colomba è resa con un sottinsù, e ciò crea un effetto illusivo per cui sembra che essa voli non solo sulla sacra scena, ma anche sulle teste dei fedeli.
Allontanandosi dalla iconografia tradizionale, la sacra Colomba è resa con un sottinsù, e ciò crea un effetto illusivo per cui sembra che essa voli non solo sulla sacra scena, ma anche sulle teste dei fedeli.
…
Anche la cupola è interamente decorata …
La
cupola è divisa in sei spicchi. … Ogni spicchio, oltre ai motivi decorativi,
contiene un piccolo riquadro rettangolare.
Tra
di questi quadri sono ancora leggibili e ritraggono rispettivamente : La nascita della Vergine, lo Sposalizio, La
Visitazione.
In queste tre scene ancora leggibili si
intravedono i grani di un rosario da cui pende un Crocifisso: motivo, questo,
che serve da legame ideale tra le scene. …
Sulla
base della cupola, proprio sopra l’affresco dell’altare, s’intravede ancora lo
stemma di Mons. Ludovico I De Torres, a conferma della collocazione della
cappella negli anni 70 del ‘500. Anche il Lello riporta il suddetto stemma che
raffigura cinque torri con una scritta di saluto alla Vergine:<Ave Maria
grazia plena>, ad indicare la devozione mariana dell’Arcivescovo, che
proprio alla Vergine dedicò la Cappella.
…
Lungamente
ho ricercato documenti relativi all’identità dell’artista capace di un tale lavoro.
Le mie aspettative, disattese in molti casi, hanno trovato tuttavia un appiglio
in un’analogia (invero quasi una completa identità), riscontrata fra gli
affreschi della cappella ed una fascia, anch’essa decorata a grottesche
che
si trova all’interno della Cattedrale di Monreale, in una piccola sala attigua
alla sacrestia. …
CAPPELLA
DELL’EX CONVENTO DEI CAPPUCCINI
…G.L.
Lello nella sezione del suo libro relativa alla vita dell’Arcivescovo De Torres
I scrive:
<Al
fin dell’anno partì per Monreale dove ritornato alle sue pastorali occupazioni,
cominciò a fabbricar la Chiesa, e il convento per li frati Cappuccini poco
fuori della città vicino al palazzo dell’arcivescovato>
L’anno
di cui parla G.L. Lello è il 1580. Il convento dei Padri Cappuccini sorse nel
1581. Inoltre Padre Antonio da Castellammare, a conferma dell’autentico
trasporto interiore dell’Arcivescovo verso l’ordine Cappuccino, scrive:
<L’Ill.mo
Mons. D. Luigi o Ludovico Torres, primo, Arcivescovo di Monreale, spinto da
affetto e divozione verso la nostra Riforma, fabbricò a sue spese un convento
ai Cappuccini, distante dal suo palazzo quasi a tiro di palla, in contrada
dalla porta della città chiamata Sciambra. Fabbricò un convento vicino al suo
palazzo, per avere la comodità di visitare spesso i religiosi, che egli amava
con tenerezza di padre>.
Poco
dopo, nel 1584, l’Arcivescovo De Torres I morì. Il nipote, De Torres II,
nominato Arcivescovo nel 1588, si occupò con uguale zelo di completare l’opera
del suo predecessore.
Scrive
sempre il Lello:
<Monsignor
Arcivescovo ha fatto alzare, allargare una strada che conduce al monastero de i
Padri Cappuccini,
fondato dall’Arcivescovo Don Luigi De Torres
suo zio, finito da lui havendo, circondato il giardino di muro, condottovi
l’acqua, finito, finalmente la Chiesa, consacrata da esso in honore dell’uno e
dell’altro san Luigi Vescovo e Re, come apparisce per questa inscrizione in
marmo sotto l’immagine de i detti Santi sopra la porta della Chiesa:
LUDOVICIS
DUOBUS SANCTIS
LUDOVICI
DUO ARCHIEPISCOPI>
Il
convento, negli anni successivi alla morte del Torres II ebbe come benefattori
anche Cosimo Torres, Arcivescovo di Monreale dal 1634 al 1652, nipote del
Torres II, il quale fu <emulatore della devozione che gli zii ebbero per i
Cappuccini, che soccorse con quotidiane elemosine, la chiesa arricchì di doni,
e gli altari di sacre suppellettili; e allargò loro il giardino attaccato al
convento>.
E
infine l’Arcivescovo Giovanni Torresiglia, nipote di papa Sisto V, il quale,
come dice Padre Antonio da Castellammare, <per amore di noi Cappuccini si
privò della gioia più preziosa che possedeva, cioè: del magnifico quadro della
Natività di nostro Signore dello Stomer; facendolo mettere sull’altare maggiore
della nostra chiesa>.
Il
convento aveva una planimetria rettangolare.
Due
cortili si articolavano al suo interno, mentre la chiesa del complesso
conventuale era arretrata rispetto all’ingresso loggiato del corpo principale.
Una
relazione eseguita dal Comune nel 1960 afferma che lo stabile era composto da
un pianterreno, da un primo piano, da una cappella e da cortili interni.
Da
un documento del 1872 si apprende che, la Chiesa del convento aveva:
<cinque
altari formanti quattro cappelloni, al di dietro dell’altare maggiore con due
gradini, avvi un coro con in centro altare, in essa sopra l’altare maggiore che
è in prospetto della porta d’ingresso esiste un celebre quadro sopra tela ad
olio indicante la Sacra famiglia in dipintura originale della Nascita dello
Stomer>.
Inoltre:
<sotto
la Chiesa in un sotterraneo della stessa lunghezza che è servito fin dalla
fondazione a cimitero d’individui di ogni classe di Monreale. In esso esiste
pure un altare, diverse camere mortuarie e cosiddette scolatori>.
Infine
da questo documento è possibile apprendere che all’interno della Chiesa, oltre
alla tela sopraccitata vi erano altre numerosissime tele, di cui il medesimo
documento fornisce puntuale elenco.
Alcune
di queste si trovano oggi al Museo Diocesano di Monreale.
Il
monastero aveva all’esterno un grande giardino che, intorno al XVIII secolo, fu
oggetto di risistemazioni.
Alla
fine dell’ottocento con la soppressione dei beni ecclesiastici il convento
passò al Comune di Monreale (fatta eccezione per gli scantinati) e la Chiesa al
demanio, nel fondo per il Culto.
Così,
abbandonata la sua originaria funzione, il convento cinquecentesco fu
utilizzato dal Comune, che adottò il piano terreno a carcere mandamentale e il
primo piano, un tempo dormitorio dei frati, ad abitazione per le famiglie
indigenti.
Ma
nel 1960 le condizioni del monastero sono così rovinose che il Comune viene
costretto dall’Autorità Giudiziaria a chiudere il carcere, imponendone quindi
la demolizione per poterne ricavare un’area edificabile.
In
questo preciso momento, il Comune avanza la richiesta di una permuta tra l’ara
edificabile dell’ex convento e alcuni locali appartenenti al Seminario
Arcivescovile, contigui al palazzo municipale.
Sull’area
dell’antico convento furono poi costruiti la Chiesa, intitolata Regina Apostolorum …
Dell’intero
edificio si è conservata soltanto una Cappella che doveva trovarsi all’interno
del giardino del convento. …
Entrandovi,
ci si trova di fronte, nel catino absidale, sopra un altare in muratura, un
grande affresco, raffigurante un’Adorazione
dei pastori.
Benchè
le condizioni del dipinto siano pessime, ancora oggi, dopo anni d’incuria, è
possibile cogliere i tratti , quasi larvali, di un’opera di alto livello,
eseguita da una mano sicura e appartenente ad un pittore di notevole personalità.
Al
centro, su un alto basamento, (probabilmente una mangiatoia), è adagiato il
Bambino, fulcro dell’intera rappresentazione.
Intorno,
le altre figure si dispongono su vari piani, rivelando una pregnanza
espressiva, che indubbiamente è segno di una stesura studiata e di qualità.
La
Madonna, dietro la mangiatoia solleva un lembo del bianchissimo panno che
accoglie il Bambino, mentre volge lo sguardo verso i pastori giunti per portare
doni e rendere omaggio.
In
un angolo a sinistra dell’affresco campeggia la figura di San Giuseppe il
quale, in piedi, pensieroso e in silenzio, osserva a distanza l’evento.
Accanto
alla Vergine si affacciano il bue e l’asino, mentre in primo piano, a terra,
nella parte ancora visibile è riposta una semplice greppia che contribuisce a
dare alla scena l’effetto di una realistica intimità.
Nel
registro superiore volano un grande angelo e un putto, reggendo tra le mani una
fascia su cui s’intravede sola la parola Gloria,
mentre altre testine angeliche compaiono tra le nuvole.
Ancora più in alto, sopra il catino absidale, vola la Colomba dello Spirito Santo emanando una luce dorata che, infiltrandosi tra le nuvole, dà l’unico tocco ultraterreno alla scena che, altrimenti, avrebbe un carattere concretamente umano.
Ancora più in alto, sopra il catino absidale, vola la Colomba dello Spirito Santo emanando una luce dorata che, infiltrandosi tra le nuvole, dà l’unico tocco ultraterreno alla scena che, altrimenti, avrebbe un carattere concretamente umano.
Questa
breve descrizione risulta però riduttiva, rispetto alla importanza che questo
affresco riveste, sia per la sua qualità che, in particolar modo, per il suo
carattere di insospettata scoperta.
Siamo
sicuramente di fronte ad un’opera di cultura tardo-cinquecentesca, ma la cui
datazione si può posticipare sino ai primi decenni del ‘600.
Sappiamo infatti che <dopo la consacrazione
della chiesa nel 1592, l’intero seicento è interessato da lavori di
abbellimento e di decorazione che privilegiano gli interventi di artisti
locali>.
Alcuni
elementi nelle figure mi hanno guidata ad effettuare un paragone con un altro
affresco, una Natività, realizzato
nel 1630 da Pietro Novelli a Palermo, per l’Oratorio dei Pollaiuoli. …
…
In aggiunta alle analogie stilistiche… esistono alcune interessanti
notizie storiche che possono offrire
indizi di un rapporto tra Pietro Novelli e l’opera di Monreale.
Infatti
si conosce l’esistenza di frequentazioni tra il Torres II e Pietro Antonio
Novelli, tanto che il Millunzi, nel suo libro <Dei pittori monrealesi Pietro
Antonio Novelli e Pietro Novelli>, edito nel 1911-12, afferma che il 5
settembre 1599 il pittore Pietro Antonio Novelli era presente come testimone
all’inventario della sacrestia, infatti pare che in quegli anni fosse in ottimi
rapporti con il Torres, …
Ma
abbiamo notizie anche sulla sua grande devozione per i Cappuccini: …..
CHIESA
DEL MONTE DI PIETA’
Nota introduttiva dell’Autrice al
capitolo che segue:
…Si
ringrazia l’Architetto Natale Sabella di Monreale per la disponibilità
accordata nell’utilizzo della propria ricerca originale (Relazione storica-illustrativa-tecnica-strutturale,
redatta a corredo del progetto di restauro conservativo e di consolidamento
della chiesa di Sant’Agata del Monte di Monreale), che ha contribuito alla
stesura del seguente capitolo.
…Fu
eretta nell’odierna via Pascoli, nel quartiere Duomo … poco distante quindi dalla
piazza Vittorio Emanuele e di conseguenza dalla Cattedrale di S. Maria la
Nuova.
Dietro
assenso del Cardinale Alessandro Farnese, la Compagnia Del Monte di Pietà (Monte
di Prestamo), che era costituita da alcuni membri del facoltoso gruppo dei
Bianchi, nel 1565 eresse la Chiesa del Monte.
…La
chiesa quindi, fondata nel 1565 e poi ingrandita nel 1592, sarà decorata con
magnifici stucchi nel ‘700: gioielli che ancora oggi, nonostante il degrado, la
caratterizzano.
Furono
chiamati a lavorare al suo interno gli artisti Procopio Serpotta, figlio del
più famoso Giacomo e Domenico Castelli, discepolo di quest’ultimo.
Aspetti
generali:
L’esterno
La
pianta complessiva della costruzione è longitudinale e presenta tre navate. …
Due torri campanarie con ingressi separati, contraddistinguono l’edificio…. Sul
fianco sinistro, che costeggia la via Palermo, è incassata un’edicola votiva
nella quale è dipinta un’immagine sacra della Madonna. Sotto l’edicola, in una
lastra marmorea datata MDCXII, si legge: < Ferma i tuoi passi viaggiatore, inchina il capo a Maria rifugio dei
peccatori. Pensa che si muore>.
… Un’altra
edicola, ormai illeggibile, si trova sul fianco destro della Chiesa, in una via
che è divenuta un semplice passaggio pedonale, in seguito alla crescita abnorme
dell’edilizia abitativa.
…
La facciata principale della Chiesa del Monte si apre su una piazzetta, a cui
si accede tramite una piccola scalinata,
che scende da via Pascoli e fu realizzata nel 1604 dall’artista palermitano
Salvatore Lo Servo; un’altra scalinata collega quest’ultima alla via Palermo.
…Il portale principale, in pietra locale, è inquadrato da due lesene che si
ergono fino a poco più della metà dell’altezza dell’intero edificio.
E’
sormontato da una nicchia, dentro la quiale si trova una statuetta dell’Ecce
Homo, proveniente probabilmente dalla prima Chiesa Del Monte, simbolo della
Compagnia del Monte di Pietà. Il portone in legno, con apertura
quadripartitica, ha borchie a forma di stelle.
Si
trovano peraltro tracce di un altro ingresso, aperto un tempo su via Palermo,
oggi murato.
…
Da una ricerca ho potuto apprendere che la chiusura di questo secondo ingresso
è d’attribuirsi probabilmente al fatto che la via Palermo, su cui esso si
apriva, è stata tagliata a quota più bassa rispetto alla Chiesa. …
L’interno
La
Chiesa è divisa in tre navate da archi a tutto sesto che si ergono su colonne
in pietra arenaria, su piedritti, con pulvino allungato e doppia trabeazione.
…
La grande navata centrale è illuminata da dodici finestre rispettivamente:
cinque sugli archi delle colonne della navata destra, cinque su quelli della
navata sinistra, mentre una grande finestra si apre sopra il portale e un
rosone sopra l’altare maggiore.
…
con l’arricchimento apportato dagli stucchi, la luce, scivolando sulla superficie
liscia delle pareti e delle colonne, e insinuandosi tra le increspature degli
stucchi, ha attenuato l’effetto dell’ascensionalità rinascimentale e ha creato
quell’alternarsi di luci e di ombre, di
chiari e di scuri, che sono oggi l’anima vera della Chiesa.
La
cupola, compresa entro un vano murario le cui strutture perimetrali sono rette
da archi a tutto sesto, si alza su pilastri contornati da quattro finte colonne
e termina con una lanterna.
…
Al centro, sotto il rosone nell’area absidale si trova il grande altare
centrale rialzato su tre livelli di gradini in pietra di Billiemi. Anch’esso,
sovrastato da un arco e da un timpano spezzato, è affiancato da paraste in
stucco.
Il
rosone è circondato da foglie di edera stuccate, le quali sono solo un piccolo
ornamento rispetto ai putti e agli angeli realizzati a tutto tondo che, qua e
là graziosamente adagiati, guardano lo spettatore.
…
Quattro cantorie, in legno dipinto color oro, realizzati tra il XVII-XVIII
secolo da un ignoto artista, si affacciano, sporgendo due per lato,
rispettivamente sull’area presbiteriale e sull’area del transetto.
Tutte
e quattro sono dotate di prospetti e gelosie.
Fanno d’accesso a queste, archi decorati con tondi stuccati, all’esterno dei
quali angeli-suonatori fanno da fastoso contorno.
Le
due navate laterali si distinguono da quella centrale per le dimensioni più
ridotte e per la semplicità delle decorazioni. …Finestre si aprono anche in
queste navate laterali, ma a più bassa quota rispetto a quelle della
principale. Due grandi cappelle si trovano, una di fronte all’altra, sulle
pareti di fondo del transetto.
Gli stucchi
Ma
l’essenza vera della Chiesa che ancora oggi, nonostante tutto, la fa vibrare, è
costituita dai magnifici stucchi settecenteschi.
Fu
precisamente nel 1709 che Procopio Serpotta e Domenico Castelli furono chiamati
dalla compagnia del Monte per rendere più preziosa e significativa la Chiesa,
sede della loro Congregazione.
…
Il tema portante di tutta la decorazione a stucco della Chiesa è quella della Passione e Morte di Gesù Cristo.
…due
scene ne divengono protagoniste, poiché scandiscono l’inizio e la fine di
questo processo: L’Ultima Cena,
che è
posta sulla parete d’ingresso sopra il portone e la Crocefissione, sull’altare.
…
Ma oltre a questo unico tema decorativo e didascalico, l’intero edificio è
ricamato da altri stucchi che contornano le aperture delle finestre, che
seguono tutte le volte e che ne disegnano i contorni e le linee costitutive.
La
parete dell’altare è come una scena teatrale dentro la quale molti personaggi
guardano da diverse angolazioni, i cui sguardi sono puntati sul miracolo
dell’altare.
Esso è arricchito inoltre dalle statue di Santa Rosalia e di San Castrenze, opere di ignoti artisti del XVIII secolo.
Esso è arricchito inoltre dalle statue di Santa Rosalia e di San Castrenze, opere di ignoti artisti del XVIII secolo.
Il pavimento in
maiolica
Di
notevole valore artistico era la pavimentazione originaria in maiolica, di
fattura siciliana, risalente ai primi anni del XVII secolo, le cui mattonelle,
il simbolo della compagnia del Monte di Pietà,costituito appunto da un monte
stilizzato, a tre punte.
Inoltre,
secondo le testimonianze di chi ha avuto modo di prendere visione della Chiesa
prima che cadesse in rovina, si apprende che al centro della navata, le
mattonelle in maiolica disegnavano un grande Pellicano, simbolo probabilmente
di Cristo.
Le opere d’arte
appartenenti alla Chiesa
La
Chiesa del Monte aveva anche al suo interno dei beni mobili, oggi in parte
trasferiti all’interno del locale museo Diocesano.
Il
dipinto che si trovava sulla parete dell’altare maggiore, la Madonna delle dodici Stelle o Madonna dello Stellario, opera di Orazio
Ferraro del 16\12 di cm 400x280.
…il
fatto che risulti velinata non mi ha permesso di fare riprese fotografiche.
Si
trovano all’interno della chiesa altri due dipinti di artisti ignoti del XVII
secolo, rappresentanti San Girolamo
Penitente
e I Sette Arcangeli, anch’essi di grandi dimensioni, rispettivamente di 320x240 cm e 250x170cm circa, entrambi di ignoto artista siciliano. Il primo risale ai primi decenni del XVII secolo;
e I Sette Arcangeli, anch’essi di grandi dimensioni, rispettivamente di 320x240 cm e 250x170cm circa, entrambi di ignoto artista siciliano. Il primo risale ai primi decenni del XVII secolo;
il secondo invece alla metà del XVII secolo.
Anche
una Crocifissione, ascrivibile al XVII secolo di ignoto, apparteneva ai beni
della Chiesa del Monte; oggi questa tela si trova presso i locali del Palazzo
Arcivescovile.
…
Al momento del rilevamento condotto nel 1975 dalla Sovrintandenza ai Beni
Culturali, altri oggetti di grande valore appartenevano ancora alla chiesa:
un’acquasantiera, opera di un ignoto artista del XVII secolo, con alto piede,
tutta in marmo e un paliotto di color rosso granato con ricami in argento e
oro, chiaramente di mano siciliana e risalente al secolo XVIII, le cui
dimensioni erano mt. 2,15x1,05. Ma fino al 1943, data della completa chiusura
al culto, la chiesa era dotata di altre opere d’arte.
CHIESA
DI SANTA MARIA DELL’ORTO
La
chiesa della Madonna dell’Orto di Monreale rappresenta una tappa obbligata e
affascinante per chi svolga un lavoro indirizzato alla riscoperta di luoghi
pregevoli e dimenticati, e altresì volto alla conoscenza in favore del
recupero.
Purtroppo
il tempo, l’oblio e quella sorta di lassismo proprio di noi siciliani, ha
grattato via per sempre l’originario splendore di questo edificio; nonostante
ciò, oggi resta ancora l’impronta forte e concreta di una macchina artistica
davvero unica.
Essa
sorge in un quartiere dove l’edilizia abitativa l’ha pian pianino inglobata,
precisamente <si localizza in contrada Tavola Rotonda, alla periferia
settentrionale dell’abitato>, Risulta infatti difficilmente individuabile
per chi non conosca il paese e tanto
meno la sua articolata geografia. La Chiesa fu fondata nel 1619 dal Can. Pietro
Castagna, <in luogo amenissimo, ricco di acque e fontane>.
<La
tradizione riferisce che ivi sorgesse una cappelletta contenente una immagine
della Madonna, pitturata nel muro dell’Orto, sin dall’epoca araba. Tale
cappelletta stava nella parte alta di Monreale e conteneva un’ara di pietra,
sulla quale dopo venne costruita una piccola Chiesa poi ingrandita da Mons.
Girolamo Venero, uomo insigne e benemerito, rendendolo al culto per i poveri
abitanti di quel rione che ben presto numerosi incominciarono a frequentare le
sacre funzioni>.
…
L’Amministrazione di detta Chiesa, dal fondatore Sacerdote Castagna venne
affidata al Capitolo della Collegiata del SS. Crocifisso in detta Città, e ciò
venne confermato dall’Arcivescovo Venero.
…
fu nel 1680 che la Chiesa venne adornata di stucchi dorati e di pitture.
Il
Can. Giuseppe Lombardo… non solo ornò
l’intero edificio, ma lo dotò anche di arredi di pregevole fattura.
Con
lui giunse nella Chiesa la devozione per San Filippo Neri, a cui è dedicata una
cappella. Inoltre sotto il medesimo rettorato sorse all’interno dell’edificio
una congregazione femminile.
Alcune
donne decise a voler condurre una vita monacale abitarono le case adiacenti
alla Chiesa, come fossero le celle di un convento. Utilizzarono l’orto come
luogo dal quale attingere prodotti della terra, ma anche come chiostro. In esso
infatti, sono ancora oggi rilevabili pezzi di colonne su cui forse poggiavano
pergolati, una fontana ormai in completo disuso e delle panche in pietra,
addossate ai muri perimetrali dell’orto. Inoltre, da questo rigoglioso giardino
le donne attingevano l’acqua, che, abbondante, giungeva in una piccola fontana
a muro, ancora oggi esistente al’interno di una stanza, alle spalle
dell’altare.
Questa
comunità fu dal momento della sua istituzione l’anima vera di questa realtà
religiosa, influendo sull’aspetto spirituale dei fedeli e facendosi esteriore
tramite tutta la decorazione stuccata e affrescata.
…Dal
1827 invece il Sapienza fa partire una lunga schiera di canonici, alcuni tristemente
famosi e altri la cui vita fu degna di stima.
…Nel
1925 durante l’arcivescovo di Mons. Ernesto Filippi, la Chiesa, che per secoli
era stata sotto il rettorato del Capitolo della Collegiata, passa alla
parrocchia di San Francesco, per poi essere affidata definitivamente, nel 1960,
dall’Arcivescovo C. Mingo alla parrocchia di San Vito. Nonostante l’impegno
dimostrato dai sacerdoti che si succedettero negli ultimi anni e gli sforzi
profusi per cercare di risollevarne le sorti, questa Chiesa barocca dalla fine
dell’’800 ad oggi, ha vissuto gradatamente periodi di sempre più grave abbandono.
Aspetti generali:
l’esterno
Il
prospetto principale, che si apre su una via angusta, è incorniciato da lesene
che evidenziano le parti strutturali dell’edificio. Al centro, il portale in
pietra scolpita, risalente alla seconda metà del XVII secolo, è affiancato da
due piccoli affreschi incassati nella parete.
Sul
portale, una finestra è chiusa da grate di ferro battuto.
L’interno
…
L’intreccio di stucchi e affreschi che percorre tutta la superficie della
Chiesa la rende interessante, rivelando, nella pienezza decorativa, la sua
unicità.
Benchè
la decorazione a stucco con fiori e frutti denoti un clichè seicentesco, credo
che nel caso della Madonna dell’Orto sia particolarmente esasperato.
…
Essi sono doni che il cielo fa agli uomini, ma anche offerte degli uomini a
Dio.
Fiori,
frutti, conchiglie, volute e putti, oltre ad essere ornamento per se stessi,
fanno da cornice a piccoli affreschi che si incastonano, naturalmente,
all’interno del percorso che le loro cornici seguono.
…
quadretti biblici, caratterizzati ancora (nonostante tutto) da una policromia
scintillante. Benchè di essi rimangono sporadici esempi, possiamo intuire che
si tratti di episodi della Bibbia, inerenti alla vita di Maria Vergine.
…
L’edificio è diviso in tre navate. Alla navata centrale, grande ed illuminata
da una luce naturale densa e viva, fanno da contorno quelle laterali non meno
pregevoli nello stile, ma più danneggiate e meno luminose.
L’area
presbiterale
Una
volta che finge una crociera, copre l’area presbiterale.
…divisa
in quattro lunette trapezoidale ai lati, mentre un piccolo rettangolo al centro
fa da legame materiale ed ideale tra i trapezi che gli stanno intorno.
…
Al centro è infatti ritratta l’Assunzione della Vergine al Cielo…. Come in una
processione solenne, dai quattro lati, gli angeli in stucco, ne reggono le
frange. Completano l’intero quadro stucchi dorati e bianchi, nei quali si
alternano volute, foglie d’acanto, fiori, teste angeliche.
L’affresco
a sud dell’Assunzione raffigura le sante Vergini e Martiri, con le palme del
martirio fra le mani, mentre nella gloria dei cieli, ricevono la ricompensa per
una vita di santità.
A
sinistra, in un altro riquadro, sono affrescati Santi Martiri, tra i quali è
possibile riconoscere San Lorenzo che ha in mano la griglia del suo martirio e
Santo Stefano protomartire.
Nel
terzo affresco a destra dell’Assunta, possiamo leggere un doppio riferimento al
Vecchio e al Nuovo Testamento.
…
Nella parte sovrastante il quadro centrale l’artista ha ritratto la Chiesa
docente, fra i vari personaggi infatti è possibile riconoscere San Gregorio
Magno, San benedetto da Norcia e san
Filippo Neri.
…
Arricchito da festoni di frutti in stucco ed incorniciato da doppie colonne
tortili decorate da piccole spirali, questo affresco è il più integro
rimastoci. Al centro, all’interno di un arco trionfale, intrecciato dagli
angeli con i fiori del giardino, siede la Madonna nell’atto di incoronare le
Sante vergini e Martiri.
…
Oltre alla scena principale anche quelle complementari sono ambientate in un
giardino fiorito e rigoglioso, metafora dell’Orto della Chiesa. Cieli
azzurrissimi, alberi carichi di frutti, coloratissimi prati coperti da fiori di
ogni genere,verdi colline (forse quelle intorno a Monreale), fanno da
ambientazione mentre recinti di legno completano l’insieme, dandogli un tocco
reale di carattere graziosamente arcadico.
Sulle
pareti laterali del presbiterio, all’interno delle lunette che sormontano le
finestre, è ancora possibile intravedere un cielo azzurro, interrotto solo da
nuvole rade e dai rami verdi di un albero, probabilmente un fico. Dai riquadri generali che affiancano
l’affresco con al Vergine si dipartono verso di Lei dei putti che intrecciano
corone di fiori.
…
Al di sotto di questo grande affresco, si erge l’altare, una vera e propria
macchina artistica, che accoglie il dipinto su ardesia raffigurante la Madonna
col Bambino.
Il
dipinto, realizzato intorno al XVIII secolo, come peraltro conferma la scheda
della Sovrintendenza, benché ricopra un grande valore devozionale, dal punto di
vista artistico tradisce una mano popolaresca.
…
A destra e a sinistra di questo altare monumentale, dentro nicchie incorniciate
da ghirlande a motivi vegetali, si trovano due busti-reliquiari. Al centro del
petto infatti presentano un piccolo incavo, all’interno del quale erano riposte
le reliquie.
Al
di sotto di queste due nicchie, dentro cornici di stucco, sono affrescati due
angeli che rispettivamente fanno il gesto di offrire dei gigli bianchi ed un
mazzetto di rose e viole.
Di
grande pregio sono i due matronei (forse fungenti anche da cantorie), di legno
dorato che si affacciano sul presbiterio.
Nel
matroneo a destra dell’altare sono ritratti tre Arcangeli: Gabriele, Michele e
Raffaele.
In
quello a sinistra invece, è narrata probabilmente la vita di San Gerolamo
penitente nel deserto, come è confermato anche dai simboli presenti: il libro,
il teschio e la croce, particolari che vengono rilevati anche nelle schede
della Sovrintendenza aggiornate nel 1991.
…
L’intera struttura dei due matronei è in pessime condizioni. Pregevolissimo è
tutto l’apparato a stucco, teatrale, che circonda i due corpi aggettanti.
La navata principale
Tramite
un grande arco rialzato si accede alla navata principale della Chiesa. Sulla
fronte di quest’arco, due angeli dalle ali spiegate, portano in volo un
medaglione con su scriotto: “VENI IN HORTUM MEUM/ SOROR MEA SPONSA/ VENI DE
LIBANO CORONABERIS/ CANTUI ET V…”.
Queste
parole estrapolate dal Cantico dei Cantici, introducono tutte le decorazioni
della navata principale, legandole e rendendole maggiormente significative. Al
centro della volta della navata si apre un grande ovale allungato, con un
affresco che ritrae nuovamente la Madonna Assunta in Cielo.
…
Tutta la decorazione della navata principale e dei sei archi che si aprono
quasi tutti gli stucchi della chiesa, essi nella maggior parte dei casi sono
ancora visibili; al contrario, pochissimo rimane degli affreschi.
Due sono posti nella fascia più alta, proprio sotto le lunette… Sembra rappresentino, rispettivamente, Maria Bambina nel Tempio e una ulteriore, atipica, Madonna Assunta al cielo che lascia la tomba raffigurata al centro; in entrambe le scene, ma in controparte, si ripete il personaggio di spalle con il turbante sul capo.
Proprio
a destra dell’ingresso principale è rappresentato L’incontro tra la Madonna e
Santa Elisabetta.
Su uno sfondo naturale, di sapore locale, è possibile riconoscere le figure principali, che in muta conversazione con i volti consapevoli, discutono sugli eventi miracolosi di cui sono protagoniste.
Nella
cornice a sinistra è rappresentata La fuga in Egitto
Nel
riquadro più grande sopra il portone ci viene proposta un’Adorazione dei Magi.
Il punto di vista è molto più ravvicinato e meno spazio è lasciato al paesaggio. Un accenno di architettura classica colloca la scena in luogo semiaperto, dove su un alto gradino è posta la Madonna con il Bambino e dietro di lei san Giuseppe.
Il punto di vista è molto più ravvicinato e meno spazio è lasciato al paesaggio. Un accenno di architettura classica colloca la scena in luogo semiaperto, dove su un alto gradino è posta la Madonna con il Bambino e dietro di lei san Giuseppe.
…
Benchè l’affresco sia reso opaco dalla polvere, permette ancora di scorgere la
ricchezza delle vesti dei Magi, gli atteggiamenti, il movimento delle figure e
persino le espressioni dei volti, soprattutto in San Giuseppe.
Gli
ultimi due lavori ancora esistenti lungo la navata sono una Immacolata e uno
Sposalizio della Vergine.
Tutti
questi affreschi sono accomunati da una vivacissima policromia: raffinati
azzurri, intensi rossi, brillanti gialli e verdi smaglianti.
Una
luce densa e naturale invade tutta la navata. Entrando dalle alte finestre, si
fa materia, temporeggia nelle pieghe degli stucchi e scivola sulle superfici
lisce degli affreschi, tanto che lo spettatore, come in un antro naturale
illuminato dal sole, viene investito da una grande suggestione.
Le navate laterali
Sei
archi, fittamente stuccati e un tempo arricchiti forse da affreschi o piccole
tele, danno accesso alle navate laterali e quindi alla sei cappelle che in esse
si trovano.
…
Ciascuna delle sei cappelle ha un altare in marmi policromi risalenti alla
seconda metà del XVIII secolo, di ambito siciliano e alzato su gradini di
maiolica settecentesca, di produzione siciliana.
L’unica
cappella i cui affreschi siano ancora leggibili è quella dedicata a san Filippo
Neri.
Le due lunette laterali della volta riguardano
eventi della vita terrena del santo, mentre il riquadro centrale, il
riconoscimento dei suoi meriti in cielo.
In
questa cappella anche il vano al di sopra della finestra è affrescato; tra le scrostature,
si possono scorgere contornate dalle nuvole tre testine angeliche, incoronate
da fiori e frutti tra le nuvole.
Uno
stralcio di affresco davvero interessante appartiene ad un’altra cappella.
Le
sue condizioni pessime di conservazione non mi permettono di dire quale ne sia
il tema, anche se la presenza, in passato, all’interno di questa cappella, del
quadro de L’Angelo Custode del Novelli, mi fa pensare ad una tematica attinente
ad esso. Questo affresco mi sembra caratterizzato da un uso della linea di
natura molto diversa rispetto agli altri e da un linguaggio più colto.
La maiolica, le lastre tombali e i
locali attigui
La
pavimentazione presenta mattonelle quadrate di fine maiolica decorate con
motivi geometrici e floreali, disposte a gruppi di quattro. Colori brillanti la
impreziosiscono.
Come
si dice nella scheda della Soprintendenza, si tratta di maiolica di produzione
siciliana risalente al XVIII secolo.
Di
questa oggi rimangono tratti nell’area presbiteriale e al centro della navata
principale.
…
La Chiesa è inserita in un corpo più ampio che comprende dei locali usati un
tempo dalle suore.
Alle
spalle dell’altare maggiore, infatti, invece delle absidi si trova un ampio
salone.
…
Il soffitto ligneo, interamente dipinto con motivi floreali, è ancora in
discreto stato do conservazione.
Inoltre,
il fatto che se ne trovi uno identico all’interno del vecchio seminario
arcivescovile di Monreale, lascia supporre che esistesse nel paese un
artigianato artistico specializzato nella pittura sul legno e che questa
pratica fosse costume usuale.
Il
Sapienza sostiene che questo locale fosse adibito a coro per le suore, ma la presenza a metà del
salone di un arco d’ingresso con il simbolo mariano al centro, mi fa pensare
che sotto vi fosse un portone e, quindi, che questo ambiente fosse semplicemente
un atrio interno. Da questo si accede, tramite delle scale, all’orto ormai in
totale abbandono.
Su
quest’ultimo si affaccia un’immagine in
maiolica della Madonna col Bambino, incassata nella parete esterna, al centro
di un quadrato di maioliche settecentesche a sua volta inserito, con dubbio
gusto, in un contesto di maioliche più antiche e cromaticamente diverse, che
ricoprono il resto dell’intera parete.
Le tele appartenenti alla chiesa
Oltre
alle lunette, oggi conservate nei magazzini di Palazzo Abatellis, altre
tele facevano parte del patrimonio
artistico di questa chiesa.
Alcune
si trovano al museo Diocesano di Monreale, mentre altre sono in custodia nella
chiesa di San Vito.
Nella
prima cappella a sinistra, entrando dal portone principale, era collocata la
tela dell’Angelo Custode attribuita
al Novelli. ….oggetto di continui spostamenti…
Nella
cappella a sinistra, era collocata la tela di san Filippo Neri della seconda
metà del XVII secolo.
Quest’opera
presenta la medesima iconografia di un’altra tela, anch’essa seicentesca, di
uguale soggetto, oggi custodita nella chiesa di San Vito, ma proveniente dalla
sacrestia della chiesa della Madonna dell’Orto.
La
mano di quest’ultima però appare notevolmente più pesante, è probabilmente
quindi che si tratti di un’opera di un pittore locale ispiratosi al dipinto
dell’Orto, che si trova oggi nel locale Museo Diocesano.
…
Nella
terza cappella a sinistra era collocata la tela raffigurante il Crocifisso con
Santa Chiara e Santa Maria Maddalena, del XVII secolo, oggi al museo Diocesano
di Monreale.
Questo
dipinto del quale oggi non si conosce l’autore, mostra una buona qualità,
soprattutto nelle linee morbide e decise dei panneggi e nella soffice chioma
della Maddalena, ma anche nell’atmosfera colma di pathos di tutta la
composizione. …
Nelle
cappelle di sinistra si trovavano partendo dal fondo della navata,
rispettivamente la tela di Sant’Isidoro Agricola, quella del Tre Sante Vergini
e Martiri (Santa Cecilia, Sant’Agnese e Santa Caterina d’Alessandria) ed infine
la Messa di San Giovanni Evangelista, con i due diaconi assistenti San Lorenzo
e Santo Stefano, mentre somministrano la Comunione alla Santa Vergine
(irreperibile).
Facevano
parte del corredo artistico dell’edificio anche altri due dipinti, oggi
conservati nella chiesa di San Vito: una settecentesca Sacra Famiglia.
Ed
un seicentesco San Francesco Saverio entrambi di autore ignoto
All’interno
della chiesa rimane ancora oggi ma in cattivo stato di conservazione una statua
lignea di San Paolo Primo Eremita, alla cui base è apposta la diciture Rosario Bagnasco f. 1898 di proprietà della congregazione dei cestai, che all’interno
della chiesa aveva la sua sede. Il santo rappresentato in preghiera con le
braccia rivolte al cielo ha sulla testa il corvo che secondo la leggenda gli
forniva il cibo necessario per sfamarsi.
Ai
suoi piedi una cesta, colma di frutti, probabilmente datteri.
In
fondo ad una delle navate laterali si può ancora ammirare, deposta entro un
vano di legno, una statua di cera che raffigura una Dormitio Virginis.
La
statua, vestita con abiti di merletto bianco e con dei sandali ai piedi, è
opera di un artista settecentesco.
CHIESA DI MARIA SS. ODIGITRIA
…E’
un altro di quegli edfici chiusi al culto, traccia presente e obliata, tassello
indispensabile nella mappa artistica della storia locale.
La
chiesa dell’Odigitria costituisce, insieme agli altri edifici religiosi
analizzati in questo lavoro, un percorso artistico di notevole interesse per un
pubblico sia di specialisti che di semplici appassionati.
L’attributo
Odigitria (dal verbo greco odeghetèo che significa mostrare la via), allude alla funzione di
guida a cui Maria assolve.
Il
suo nome riporta chiaramente alla sua origine greca.
Infatti
fu fondata nel 1562, probabilmente da un gruppo di immigrati greco-albanesi.
Non bisogna dimenticare a questo proposito la vicinanza di Monreale al grosso
centro di Piana degli Albanesi, dove peraltro esiste una chiesa omonima.
Ma
edifici dedicati alla Madonna dell’ Itria esistono anche a Carini, Contessa
Entellina e Corleone, tutti centri interni alla diocesi e sicuramente
riconducibili a quest’unico e particolare culto.
La
chiesa dell’Odigitria, collocata geograficamente nel cuore del paese, sorge
nell’antico quartiere denominato Giardino della Corte, adiacente al carmine,
nella contrada della Beveratoria Vecchia.
Il
prospetto principale si apre su una piazzetta, crocevia di tante piccole strade
che la collegano rispettivamente al già citato quartiere del Carmine, al
convento Benedettino, alla piazza Vittorio Emanuele e alla via principale di
Monreale, un tempo detta <Via Ranni>.
Tutto
il corpo della Chiesa e i locali annessi sono contigui a quelli dell’antico
Ospedale Santa Caterina, ormai in completo disuso. Delle lesene intonacate
disegnano la facciata mettendo in evidenza il timpano e la finestra centrale,
accentuando peraltro quella verticalità così maestosamente evidente, da fare
apparire tozzo e pesante il campanile.
Su
quest’ultimo inoltre si può ancora intravedere uno stemma mariano per gran
parte cancellato dal tempo.
Sulla
facciata principale si apre una piccola edicola votiva, molto più recente
rispetto all’intero edificio, sotto la quale sono impresse sul marmo le parole
di un’indulgenza; sul fianco destro dell’edificio inoltre, si possono ancora
vedere tracce labili di un’altra piccola cappella, orami quasi totalmente
scomparsa.
Il
corpo più basso e contiguo alla chiesa, visibile nel prospetto principale, è la
cappella di San Bernardo, internamente comunicante con l’edificio principale.
Questa, illuminata da finestre indipendenti, era dotata, un tempo, di un
ingresso proprio oggi murato.
L’interno
Al
centro della facciata principale si apre un portone di legno, da cui si accede
all’interno della chiesa. Una realtà visibilmente diversa si manifesta oltre
questa soglia, che non ha nulla in comune con i connotati esterni.
L’edificio, ad unica navata, è illuminato da sette finestre, di cui, eccettuata quella che sovrasta il portone d’accesso, sei, tre per lato, scandiscono le pareti della navata.
Il
presbiterio è rialzato su due gradini; al centro è posta la macchina
dell’altare in stucco…Sopra la mensa, si levano ai lati due colonne tortili,
decorate con foglioline dorate e completate alla base da teste alate, che
sostengono capitelli riccamente ornati, su cui poggia una pesante architrave.
Al di sopra di questa, e all’interno di un tondo contornato da volute, girali
d’acanto e frutti, è un cartiglio nel quale sono impresse le parole <Ave
Maria>, affiancato a sua volta da due putti.
Inoltre
altri due angeli in basso affiancano le due colonne tortili. Al di sotto di
queste, due false lesene in stucco fingono una profondità inesistente,
ricoprendo una funzione puramente decorativa.
Sulle
due pareti laterali dell’area presbiteriale, cornici più semplici, accoglievano
due tele, oggi tolte dal loro sito originario e conservate presso il locale
museo diocesano.
La
volta a botte che sovrasta il presbiterio è ornata da tre cornici mistilinee in
stucco che accolgono altrettanti affreschi.
Nell’affresco
centrale è raffigurato San Francesco che riceve le stimmate. In alto Cristo,
seduto su una nuvola, porta tra le mani il vessillo della Croce da cui, secondo
la tradizione, il Santo in ascesi mistica, avrebbe ricevuto i sacri segni.
Bisogna inoltre notare come lo spazio celeste nel registro inferiore, si faccia
rosato in quello superiore dove, quasi una diversa ambientazione avvolge il
Cristo, mettendo in evidenza la differenza tra il cielo degli uomini e quello
di Dio.
L’insieme
è reso con estrema perizia, nell’uso della linea, della luce, dello sfumato e
delle regole del movimento e delle proporzioni. Nelle cornici mistilinee
laterali su sfondi azzurri, volano angeli reggicorone.
…L’arco
trionfale a tutto sesto, poggiato su colonne, tramite pulvini, fa d’accesso al
presbiterio.
Alla
sua sommità, due angeli in stucco a tutto tondo reggono il simbolo francescano
della confraternita, sopra il quale una grande corona aggettante, si protende
sulla navata.
Le
pareti di questa sono ornate da grandi cornici stuccate, di varie dimensioni,
che dovevano contenere affreschi di cui oggi non rimane alcuna traccia.
Particolarissime
figure dagli arti alati, si appoggiano alle linee curve delle cornici.
Altre
decorazioni circondano le finestre, con foglie di acanto, fiaccole, angeli, e
la luce che passa da queste finestre illumina l’intera Chiesa.
…
La volta a crociera della navata è decorata da affreschi e stucchi. Le vele
della crociera poggiano su mensole, disegnando grandi rombi, all’interno dei
quali sono racchiusi affreschi con le vicende della vita del profeta Geremia. …
Ipotesi: l’attribuzione degli
affreschi al Novelli
Gli
affreschi sono racchiusi dentro eleganti cornici mistilinee a festoni, dalle
quali pendono a loro volta, eleganti cornici mistilinee a festoni, dalle quali
pendono a loro volta, eleganti nastri e nappe, in stucco.
Nel
primo riquadro, Geremia, odiato dagli uomini per le sue profezie, viene calato
per punizione dentro una cisterna.
Nel
secondo, il Profeta prega Dio, che brandendo probabilmente una verga, si
accinge a punire gli uomini.
Gli altri due riquadri sono di dubbia interpretazione...
Gli altri due riquadri sono di dubbia interpretazione...
Gli
affreschi presenti all’interno della Chiesa dell’Odigitria denunciano tutti un
identico progetto artistico ed un’unica maniera esecutiva. Una particolare
sapienza nella sintesi delle scene rappresentate, la resa, elegantemente
risolta, del primo e secondo piano, oltre ad un uso di colori brillanti, tersi
e sfumati, sono tutte caratteristiche che mi trovano concorde circa la possibilità
di un’attribuzione di questi affreschi a Pietro Novelli.
Gli stucchi
…
Esemplare e rappresentativo della pregevole decorazione a stucco è l’apparato
che si snoda nella cantoria, intorno alla superficie incassata, in cui
sicuramente era inserito l’organo della Chiesa.
Alla
sommità di questo vano, posta quasi al centro, si può vedere la testa, come di
un satiro con gli occhi aperti, e con un grosso naso tondeggiante, la cui
bocca, dalle carnose labbra, rimane aperta lasciando intravedere la lingua e
atteggiandosi ad una larga risata.
Ai
rispettivi lati, due uccelli aggettanti, sono rappresentati a testa in giù.
Questi, dotati di una insolita coda e di zampe, incurvano la loro parte
inferiore, prendendo le fattezze di una schiena umana e terminando con un
piumaggio dalla forma indecifrabile. Forse si tratta di aquile, ma benché se ne
possa supporre la natura, non si può altrettanto definirla logicamente. Ancora
oltre, completano il quadro due grandi teste leonine. Curvate sui due angoli
del riquadro, lasciano appena intravedere il volto con le fauci aperte, che
appena tracciato in alcuni punti, diviene quasi invisibile accanto alla
voluminosa criniera. Quest’ultima lungi dal dare una idea di pesantezza, si
diparte lieve dal volto dell’animale, per divenire poi leggera e quasi mossa da
un vento naturale. E’ chiaro che dietro una tale perizia, si nasconda
un’artista di un certo livello, espresso non solo dall’originalità dei soggetti
rappresentati, ma anche dalla capacità di renderli. Infatti questi volti così
plasticamente definiti, questi piumaggi morbidi e i drappi, le capigliature
mosse, le fiaccole e le volute, sono tutte componenti ugualmente pregevoli e
provenienti da mani esperte ed estremamente colte. Proprio per questi motivi,
concordo col giudizio che la Sovrintendenza ai Beni Culturali ha espresso circa
l’attribuzione di questi stucchi al Serpotta.
Anche
Donald Garstang sostiene infatti, che la decorazione della chiesa dell’Itria
rappresenta la prima commissione ricevuta dal Serpotta nel 1677; …
La maiolica, le sepolture e la
cappella di San Bernardo
La
maiolica siciliana che copriva l’intero pavimento dell’edificio, oggi non
esiste più; nonostante ciò, mi è stato possibile prenderne diretta visione da
frammenti, da me reperiti all’interno della piccola Cappella di San Bernardo.
Volute,
ovvero motivi vegetali stilizzati, color verde smeraldo, si stagliano su un
fondo bianco, fermati qua e là da piccoli nodi color giallo. Vista la somiglianza
con le mattonelle di maiolica presenti nelle altre chiese analizzate, credo si
tratti di un prodotto dell’artigianato siciliano, collocabile probabilmente tra
la fine del seicento e i primi del settecento. …
Riguardo
all’attigua cappella di San Bernardo non mi è stato possibile fare delle
riprese fotografiche idonee. Totalmente puntellata, presenta delle condizioni
di conservazione pessime, che potrebbero peraltro coinvolgere anche la statica
dell’intero edificio cui è attigua. … La cappella, tutta realizzata in pietra
grigia, è dotata di un profondo e altissimo presbiterio in cui era sicuramente
collocato un altare. …. Nessuna decorazione a stucco e nessuno affresco vi si
trova. Tutto è realizzato con estrema linearità, estranea peraltro alla Chiesa
cui la cappella appartiene. Il suo stile visibilmente posteriore, è confermato
dalle fonti storiche.
Le tele appartenenti
Facevano
parte del patrimonio artistico della chiesa quattro dipinti di pregio.
Oggi
, esposte al Museo Diocesano
Madonna dell’Itria
San Francesco che riceve le stimmate
Madonna con il bambino in braccio
Madonna di Monserrato
CHIESA DI MARIA SS. ADDOLORATA
Dietro
una facciata completamente moderna e per nulla pertinente ad un edificio
religioso, oltre la quale nessuno si aspetta di trovare un pezzo d’arte e di
storia, la chiesa esiste, ed è ancora, nonostante tutto, foriera di grande
raffinatezza.
…La
chiesa fu fondata nel 1703, “come cappella dei padri conviventi attigua alla
loro abitazione o ritiro che si edifica alla stessa data”.
…Dallo
statuto organico di questa piccola comunità si apprende che il numero dei padri
assistenti a ben morire, era di otto, e che ricoprivano una loro importanza
nell’ambito delle opere di pubblica beneficienza,
Dallo
statuo infatti si legge:” lo scopo dell’Opera Pia è quello di assistere in
tutti i tempi, di notte e di giorno anche nel caso di malattie epidemiche e
contagiose i moribondi dimoranti dentro le mura della città, escluse le
Comunità, eccetto il Convitto Municipale Guglielmo”.
Credo
quindi che il particolare servizio svolto da questa comunità, questo vivere
sempre a stretto contatto con la malattia e la morte, abbia creato
nell’immaginario comune, una sorta di superstizione e di paura. Si narra
infatti che i padri, fossero soliti seppellire nella cripta della chiesa, i
morti infetti, per timore del contagio. Tutto ciò potrebbe spiegare l’assenza
di notizie storiche; o al contrario, la loro assenza avrebbe potuto creare
questo alone negativo intorno alla chiesa.
Caratteristiche generali: l’esterno
L’accesso
alla chiesa è possibile internamente dai locali oggi appartenenti alla Casa del
Pellegrino e dall’esterno tramite la via Ritiro.
Intorno
a questo accesso nessun limite è stato rispettato, tanto che esso risulta stretto
in mezzo ad un’edilizia che l’ha quasi fagocitato. … Quindi da una facciata
totalmente moderna, tramite un portone, è possibile entrare all’interno di
questo elegante, piccolo edificio.
L’interno
A
navata unica, la chiesa è dotata di una piccola area presbiteriale innalzata su
un gradino.
Sulla
parete di fondo si apre una piccola porta, posta in alto rispetto al piano
calpestabile, che tramite una precaria scaletta di legno, conduce a dei locali
attigui alla Chiesa, che a loro volta la collegano alla casa del Pellegrino e
che sicuramente dovevano servire da sacrestia.
Dalla
cornice si dipartono dei raggi che invadono quasi l’intera parete, mentre al di
sopra della centina, fino a toccare anche la volta del soffitto sono adagiati
ramoscelli con rosette fiorite; ai due lati, sui raggi, vengono fuori nuvole
stuccate che completano la decorazione.
L’altare
è scomparso.
Il
soffitto, a volta ribassata è decorato con stucchi che evidenziandone le parti
strutturali, le abbelliscono con motivi vegetali, a mio parere straordinari.
In
quello superiore si aprono sei lunette, oggi vuote, ma che probabilmente
dovevano essere occupate da tele, di cui oggi non si conosce nulla.
Questo
è diviso dal registro inferiore tramite un cornicione, poggiato su mensole che
si susseguono una accanto all’altra per tutto il perimetro della Chiesa, da cui
si dipartono doppie lesene sormontate da finti capitelli corinzi.
All’interno
dei tre spazi risultanti, per ciascuna parete, sui due lati esterni, l’artista
ha voluto raffigurare in stucco, dentro cornici grigie mistilinee, puttini
intenti ad occupazioni, a cui è difficile dare un’interpretazione….
Al di sopra di questa superficie un tondo in stucco grigio racchiude in bassorilievo, un busto di donna. …
Al di sopra di questa superficie un tondo in stucco grigio racchiude in bassorilievo, un busto di donna. …
L’accesso
a questo piccolo luogo sopraelevato, oggi non più praticabile, non era dotato
di una struttura in muratura, quindi di una scala sicura e permanente, ma vi si
accedeva da un piccolo vano vicino all’ingresso, tramite una scala di legno.
La
cantoria oggi quasi completamente distrutta è dotata di un ampio arco che fa
quasi da contraltare alla cornice dell’area presbiteriale, di cui riprende le
decorazioni floreali.
La decorazione a stucco
L’intera
decorazione è sapientemente concertata, tanto che ogni più piccolo particolare
è curato e nulla vi è di incompleto e di trascurato.
La maiolica e la tela di Maria SS.
Addolorata
Organizzate
a gruppi di quattro formano un grande fiore giallo dai petali trilobati con una
corolla blu e verde; intorno ad esso, più piccoli motivi floreali, insieme alla
ricca cornice gialla e verde, completano la decorazione. Una notevole
differenza allontana questa maiolica dalle altre presenti nelle Chiese
precedentemente analizzate. Per questo concordo con gli esperti del settore che
ipotizzano la provenienza di questa maiolica dal settecentesco ambito
napoletano.
Apparteneva
alla Chiesa una tela raffigurante Maria Santissima Addolorata.
Oggi
questo dipinto si trova presso la Chiesa di Santa Teresa a Monreale, ma auspica
un ritorno al suo sito originario, dopo il restauro della chiesa.
Si ringrazia l'Autrice ANTONELLA VAGLICA per la sua gentile concessione