Questo Blog nasce per consentire una semplice visione del Patrimonio culturale, artistico e monumentale della nostra Città, corredato con gli eventi e le manifestazioni culturali di rilievo soprattutto locale. Con il ricordo e la rievocazione di quanti, nella nostra Città, hanno arricchito il campo della cultura e dell'arte, questo Blog intende inoltre dare un modesto contributo alla diffusione della loro conoscenza. A cura di ROSALBA MADONIA. E-MAIL: monrealecultura@gmail.com
Libri in biblioteca...Casa Florio
LIBRI IN BIBLIOTECA...
CASA FLORIO
di
Salvatore Requirez
Flaccovio Editore 1998
La
prima sede cittadina della società calabrese fu posta in via Materassai nel
piano di San Giacomo alla Marina. Era una sede adatta, vicina al porto.
Poiché Palermo era rimasta ai margini del traffico
di questi generi. il rischio principale era legato ai collegamenti con i paesi
esotici o con i punti di smistamento
del Mediterraneo. Florio e Barbaro colgono questa opportunità.
Dopo
un periodo di avvio delle attività, i due cognati dividono la società. Florio
in pochi anni diventa un’ importante grossista di generi vari non solo
siciliani. Questo gli permette di trattare quantitativi sempre più grandi e di
accreditarsi prestiti che gli fecero crescere la fortuna.
Alla sua morte avvenuta nel maggio 1807, Paolo
Florio lascia come erede il figlio Vincenzo ancora minorenne e l’amministrazione dell’eredità, affidata al fratello Ignazio che giunge dalla Calabria a Palermo per curare gli affari.
Divenuto
maggiorenne, Vincenzo ristruttura l’antica sede alla Marina e fa allestire
un’insegna lignea con un leone malato ed
inginocchiato che beve le acque benefiche intrise dell’essenza della
corteccia di china. Era il simbolo dei miracolosi effetti attribuiti alla
capacità terapeutica del cortice, antico precursore del chinino, antipiretico
naturale efficace contro le febbri forestali e malariche che si vendeva tra i
generi nel negozio dei Florio. Vincenzo fa arrivare a Palermo le macchine adatte alla
tritatura della corteccia di china e il cortice
presto viene riconosciuto come un farmaco, venduto solo in
farmacia.
Casa
Florio apre così una farmacia, la cui attività crebbe e fece diversificare gli
interessi.
Intanto
l’aristocrazia siciliana che fondava la sua ricchezza principalmente sull’agricoltura,
decade, soprattutto per la legge sul maggiorasco che aveva indebolito le
potenzialità economiche dei singoli casati e non potè mantenersi forte sul
mercato.
Era
invece cresciuta una solida classe
borghese capace di impiegare il denaro accumulato seguendo le innovazioni più di quanto aveva fatto l’aristocrazia con
l’acquisto di latifondi e con la creazione di immobili. Ignazio Florio moriva
nel 1828.
Lasciava erede Vincenzo raccomandando di salvaguardare il negozio di aromateria
che diede origine alle fortune della Casa di Commercio Florio con la dicitura
<Ignazio e Vincenzo Florio>.
Riprendendo
il punto sull’arretratezza delle comunicazioni terrestre e marittime la Sicilia
era esposta ai rischi dei corsari, penalizzata sia negli scambi
che nel trasporto dei passeggeri. Negli anni ’40, un gruppo di
capitalisti palermitani tra cui Vincenzo
Florio, fonda la Società dei “battelli a
vapore siciliani” il cui capitale venne impiegato per l’acquisto di un battello
a vapore chiamato “Palermo”. Iniziativa che ebbe effetti positivi e che dava il
segnale che un certo tipo di aristocrazia si sganciava dall’immobilismo
latifondistico radicato per modernizzare
l’utilizzo dei capitali.
Il vantaggio fu notevole per gli scambi e per
l’affidabilità siciliana. Nel 1848 scoppia la rivoluzione contro l’assolutismo
monarchico. Il battello “Palermo” cade in mano ai rivoltosi. Il Florio in
quegli anni rafforza la sua potenza economica: acquista nel 1848 il piroscafo
“Indipendent” ed un’altra nave all’avanguardia, il “Corriere
Siciliano” ch raggiungeva la Francia, cuore della moda e del saper vivere. Nel 1858 il Regno
borbonico gli appalta anche il servizio postale tra Napoli e Palermo tra Napoli
e Messina. Un successo enorme per Florio che veniva osservato con grande
ammirazione. Egli era riuscito ad inserirsi nel novero di quegli
imprenditori capaci di dialogare con i vertici dello Stato. La crescita esponenziale della nuova realtà marinara di Sicilia ormai
si avvertiva. Agli inizi degli anni sessanta Vincenzo Florio era l’uomo più
importante del meridione.
Nel 1868 Vincenzo Florio muore lasciando al figlio Ignazio le redine dell’impresa navale e
dopo aver superato vicine concorrenze, riesce a rimanere in assoluto
predominio in ambito nazionale. Intanto si andavano concretizzando sia le linee ferroviarie,
a beneficio delle zone più interne del
paese, che lo sviluppo delle aree industriali del nord con una efficace rete
ferroviaria. Le aziende marittime non subiscono alcun decremento,
grazie anche al supporto assicurato dalla società di cui egli era alla guida ed
al sostegno legislativo del Parlamento.
In vista degli impegni assunti con lo Stato per coprire le linee
dell’Adriatico, viene acquistato il vapore
“Venezia” poi “Egadi” “Marsala”
e il “Vincenzo Florio”, una nave magnifica della flotta siciliana . Ad
essa si aggiunse il “Washington”.
Ma
negli anni ’80 la compagnia dei Florio inizia a soffrire la concorrenza dei colossi
francesi e austriaci.
L’Istituto
bancario Credito Mobiliare fonde i due colossi della marina mercantile Florio e
Rubattino con una nuova società “Navigazione Generale Italiana Società Riunite
Florio e Rubattino”. Quando quest’ultimo
due mesi dopo muore, Ignazio Florio rimane unica figura a guidare le sorti della
società. Il servizio che egli persegue, viene fruito soprattutto dallo Stato. La
N.G.I. si impegna a fronteggiare ma con mezzi sempre più scadenti, con la presenza
della concorrenza, i bilanci scompensati e le azioni che perdono valore.
La
politica dei Florio viene di conseguenza, messa in discussione.
Nel
1891 muore Ignazio Florio e lo avvicenda Ignazio
junior .
Ne 1894 egli sostituisce il direttore
generale della N.G.I. che operava a Roma. Una mossa strategica che univa
interessi politici a competenze tecniche ed organizzative. Col nuovo secolo il
governo del Regno d’Italia decide di rinnovare la marineria garantendo impulso
all’economia nazionale. Bisognava puntare sulla qualità dei sevizi e produrre
incentivi per coloro che avessero rinnovato la fotta di imbarcazioni italiane.
Vi fu cosi una ripresa generale dell’attività armatoriale e cantieristica. Florio lotta per la nascita di un Cantiere
Navale che avrebbe occupato il bacino dell’Acquasanta e il porto. Vi furono
impiantate apparecchiature, macchinari ed attrezzature importanti portandolo ad
una avanguardia di livello nazionale.
Ma
la politica di governo cambiava, finiva l’epoca delle sovvenzioni in funzione
delle linee necessarie allo Stato.
La
morte dei figli e la crisi finanziaria lo gettarono nello sconforto Ignazio jr.
In
breve, Casa Florio usciva dalla
principale compagnia marittima d’Italia.
Era
la fine di un’epoca e l’inizio di tante difficoltà economiche.
SALVATORE REQUIREZ (Palermo 1957).