GIUSEPPE SARDISCO


Lo Scultore monrealese 
GIUSEPPE SARDISCO 
dona un'opera al Comune di Monreale



L’Artista monrealese Giuseppe Sardisco dona un’opera al Comune di Monreale.
Negli spazi dell’ex Monastero dei Benedettini (al I° piano – piazza Guglielmo ) è stata ubicata la scultura dal titolo “Forme e Spazio”.
“Dono  con piacere quest’opera – dice l’artista – al Comune, come testimonianza del mio operare a Monreale, con la speranza che, insieme alle altre opere dei monrealesi, Nacci, Messina, Spinnato Gambino, Panella, Guardì, Terruso, Mario Lo Coco, Buffa, possa essere da stimolo alle nuove generazioni.  Sin dalle scuole medie sono stato trasportato da questo bisogno di esternare questo sentimento artistico; infatti, ricordo che in quegli anni, avendo disegnato una “natura morta”, il Prof. di disegno ha rilevato che avrei potuto continuare e perfezionare questa mia tendenza”.
Giuseppe Sardisco nasce a Monreale nel 1936 dove vive e lavora . Si è diplomato all’Istituto d’Arte di Palermo e insegnato discipline plastiche fino al 1998 al Liceo artistico di Palermo. Sue opere sono presenti presso collezioni pubbliche e private.
Il critico d’arte Francesco Carbone ha scritto di lui: “ Giuseppe Sardisco, scultore tra i più sensibili nella ricerca del tempo delle forme, e che fa della grafica non un semplice momento autonomo rispetto allo scolpire, ma l’identificazione di un altrettanto importante ed impegnato mezzo espressivo.















GIUSEPPE SARDISCO   Scultore


Giuseppe Sardisco nasce a Monreale nel 1936 dove vive e opera. 
Sin da ragazzo si appassiona alla scultura esprimendo il suo talento su supporti improvvisati come piccole lastre di ardesia, pietre di fiume, legni, ecc. sui quali, con strumenti rudimentali, incide scene di vita agreste. Amante della natura trova sempre in essa fonte di ispirazione. Si diploma all'Istituto Statale d'Arte di Palermo, dove consolidala sua vocazione nella sezione "Scultura marmi e pietre", in particolare sotto la guida dei professori Alessandro Manzo e Aldo Pecoraino. Successivamente si dedica alla carriera artistica partecipando a prestigiose rassegne d'arte ottenendo consensi e riconoscimenti. Realizza, inoltre, diverse mostre personali tra le quali un'antologica sotto il patrocinio del Comune di Monreale. Tra le sue produzioni particolare rilievo occupano gli arredi per edifici di culto (Istituto Villa Nave di Palermo, Chiesa di S. Filippo Neri allo Zen, Centro Poggio san Francesco , l'Istituto Oasi di Palermo ecc.). Sua è la realizzazione del Monumento alla Resistenza nel Comune di Monreale e una parete in bassorilievo per l'androne della scuola media nel Comune di Marcallo Concasone e alcuni restauri di opere antiche Palermo e Monreale. Di lui hanno scritto: Maria Poma Basile, Gemma Salvo Barcellona, Francesco Carbone; Pino Giacopelli, Giovanni Cappuzzo, Alfredo Marsala di Vita, Terry Montesanto. Ha esposto in locali di arredamenti per un dialogo visivo tra spazio abitativo e forme plastiche. Introdurre una mostra di scultura in tale contesto espositivo e non in una Galleria d'arte, può sembrare ridurre l'opera d'arte ad oggetto iconografico assimilabile a qualsiasi bene di uso comune. Se guardiamo però al passato, vediamo che le opere di scultura hanno accompagnato il cammino dell'uomo in tutti gli aspetti del vivere quotidiano attribuendovi una funzione e una fruizione al di là di quello che oggi definiamo opera d'arte. Basti pensare al primitivo "Totem" attorno al quale le danze tribali, con i loro rituali, contribuivano a dare unità, identità e spessore spirituale a tutta la tribù; o ancora, alla cultura greca dove quell'autentico "gioiello" della "Loggetta delle Cariatidi" mostra sculture di donne, bloccate nelle loro tuniche, adempiere ad una triplice funzione: Struttura portante (colonne di sostegno), richiamo spirituale per il popolo, segnale visivo di identificazione nel territorio. Come non fare poi riferimento a tutto quell'arredo urbano che ha caratterizzato paesi e città nell'Età Romana, nel Medioevo, nel Rinascimento e così a tutte quelle opere che fanno parte del patrimonio artistico di tutta l'umanità e che progressivamente hanno conferito alla scultura il valore d'opera d'arte. Nel tempo però, avulsa da qualsiasi contesto, quest'Arte diventa quasi un feticcio fine a se stesso. Oggi considerata da alcune correnti di pensiero "arte morta" ha perduto quel ruolo così pregnante nel contesto sociale isolandosi, nella maggior parte dei casi. nel chiuso dello studio di alcuni scultori come un seme nascosto che attende di riaffiorare in superficie per recuperare la sua funzione originaria. A questo si aggiunge la mancanza del sostegno di quella committenza illuminata, che ebbe nel mecenatismo la massima espressione, e che non trova nelle istituzioni quel supporto per riappropriarsi del suo ruolo. Ecco perchè "farsi posto" negli spazi del quotidiano riempiendoli di nuovi significati, può rivelarsi un'alternativa concreta perchè la scultura esca dal suo isolamento senza timore di contaminarsi.

Maria Pia Badalucco









Antonio Veneziano, poeta monrealese 
gesso

Vincenzo Miceli, filosofo di Monreale
gesso cm 50x44x85



1980 - In occasione di una Mostra dedicata alla Resistenza, avvalorata dal ricordo di Biagio Giordano, un combattente monrealese per la libertà trucidato dai nazisti, Pino Sardisco, concittadino del martire e artista siciliano tra i più prestigiosi e discreti, ne evoca la memoria. 
Un brano della lettera del Giordano, scritta per i familiari poco prima dell'esecuzione della condanna, dice: 
< morirò convinto>.
Una frase secca e incisiva, quasi serena, che ti attraversa in profondità e ti suggerisce di pensare, ma non di andare oltre con le parole. 
La Resistenza assume oggi la dimensione di un mito, perchè la retorica e le contraddizioni della società attuale ne inficiano i valori, disperdendone il senso e la praticabilità osteggiata nel presente dalle forze reazionarie del potere. 
L'affermazione del partigiano monrealese, semplice e placata, ha colpito la sensibilità di Sardisco, la sua coscienza d'uomo, inducendolo alla riflessione e alla ricerca di una proiezione possibile su un dato plastico di memorizzazione. Un "monumento", si dice comunemente, rendendo poi questo codice visivo, questa comunicazione statica nello spazio urbano, un insieme corruttibile di solennità mimetiche sovrapposte, di metafore devianti.
Per Sardisco  però, non è stato così, nè poteva esserlo: scultore che desume strutturalmente le forme della natura, per esaltarle nello spazio, nel tempo e nel movimento ascensionali, sfrondando le morfologie plastiche di ogni residuo riferito alle geometrie euclidee; anche in questa circostanza Sardisco è rimasto se stesso.
L'opera rivela questi postulati: linguaggio essenziale, attento e preciso che intreccia il rapporto tra forma e contenuto, tra memoria e assenza, privilegiandoli sul piano delle percezioni. E non perchè quest'ultima realizzi un ipotetico stato di equilibrio, perchè risolva un problema di pregnanza e, nel senso kantiano, renda possibile un mondo, ma perchè la forma, nelle opere di Sardisco, è l'apparizione stessa del mondo e non la sola condizione di possibilità; perchè essa è l'identità dell'esteriore con l'interiore. Una completezza di sè nella totalità ideologica dell'opera in cui la stessa forma si realizza con densità di vita, anche se in questo caso è la morte del partigiano che percepisce e perpetua la vita nel presente e nel futuro. Ed è proprio quanto, con maggiore esplicitazione grafica, si può notare attraverso gli studi su carta, dove il sacrificio del partigiano monrealese è reso con tensioni rapide e fuse in momenti preparatori dell'opera definitiva incalzati e scanditi dalla efficace mobilità dei movimenti, dai loro gesti allusivi ed emblematici. Da quell'impianto grafico frammentato dalla successione di geometrie che si cercano a vicenda, per conferirsi infine un esito omogeneo di intenzioni e di destinazione. Questa mostra accoglie pure altre opere di Sardisco; opere non  







 Giuseppe Sardisco - Opera senza titolo - Materiale previsto: bronzo

Progetto facente parte di un concorso per l'acquisizione di opere d'arte del 
Nuovo Palazzo di Giustizia di Palermo




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