INAUGURAZIONE
della
MOSTRA ANTOLOGICA
di
A N G E L O DENARO
ex Monastero dei Benedettini di Monreale
Il Sindaco Filippo Di Matteo dà il benvenuto ai presenti
Il Prof. Tommaso Romano invitato per presentare la mostra antologica dell'Artista
EXCURSUS ARTISTICO
DI
ANGELO DENARO
Angelo Denaro nasce a Palermo nel 1940 dove vive e opera.
Il Prof. Benedetto Messina con gli
artisti Angelo Denaro e Vittorio Silvestri
Nel corso degli anni, dall'esperienza artistica di "Ossido e Nichel" nascono i successivi cicli pittori quali:
"OSSIDO E NICHEL"
"Ossido e Nichel" 1965 acrilico polimaterico cm 100x80
"L'Ora", marzo 1979
"TERRITORIO"
...Figurazione moderna e a ben ragione se si pensa a quelle visioni aeree nelle quali il paesaggio si frantuma quasi a cancellare il segno iconografico. Visioni dall'alto che attraverso giochi di trasparenze vanno quasi a smagarsi talvolta in un mondo sub-marino oppure vanno a comporsi come fotogrammi di una ricerca archeologica; una archeologia del presente postindustriale che ha come spazio questo nuovo deserto urbano denso di rifiuti che una vorace tecnologia trasforma rapidamente in fossili. Siamo ai limiti della figurazione, in un processo di sintesi che rimane ancora distante dall'astrazione pura, perchè non arriva a smarrire la memoria di una emozione vissuta. Vale qui ricordare quanto ancora negli anni '60 Franco Grasso notava di Angelo Denaro: < all'ottima preparazione nelle complesse tecniche della pittura attuale aggiunge un modo personale di interpretare i problemi della nostra società, il dramma della sua disgregazione solo in superficie celata di fallaci splendori>. Da quegli anni a oggi se l'ottima preparazione tecnica ha potuto dar luogo ad una più sapiente maturità di linguaggio, il perdurare del suo impegno ecologico, oltre a dargli ampia ragione, lo colloca certamente ai livelli alti di una cultura figurativa non certamente periferica, che vive anzi in sintonia con gli umori, le attese, le profezie che lambiscono in questo volgere del secondo millennio la nostra vecchia Europa. Ma l'Europa e il mondo, attanagliati nell'angoscia per una sempre incombente apocalisse, angoscia ricorrente nell'uomo d'occidente almeno ogni cinquecento anni, e cioè ad una svolta epocale che sembra turbare con un richiamo alla probabile fine, non potranno non avere un futuro. L'arte e la pittura, sembrano suggerire artisti come Denaro, aiuteranno il mondo a salvarsi.
"LE TERRE DAL CIELO"
Un' Isola del Mito e della quotidianeità offesa è firmata da Angelo Denaro. S' innalza per aerei e terrestri confini, per poi espandersi, incantata,verso un cielo corroso dall'alterazione insinuante del macroambiente, ancorata, con la forza strenua della memoria, nel profondo spessore d'una terra dove il racconto degli dei appare sempre tenacemente proteso verso la realtà. Espunta da tanto <oboe sommerso> che, da sempre, hanno caratterizzato la pittura di Denaro e la sua pacata denuncia, avvinta da un cromatismo acceso, legata alla figurazione diretta, partecipe di sentimenti nativi, incisivi. Sulle sue tele, particolarmente quelle risolte in questo ultimo decennio di attività, una composita geometria appare come ordinata dall'alto, giocata, con occhio addestrato, tra il modulo espressionistico della "natura" e l'acuto sentire della dimensione didascalica, e, nello stesso tempo, visibile dell degrado, sospinti verso le attuali ed estreme forme del disimpegno sociale. Una geografia e un'archeologia insulare, affiorano da questa ricerca, nella quale vengono raccolti la franca percettività del suo vedere, le tensioni germinative riversate tra gli echi della storia, avvolte da tralci evocativi intessuti dall'esercizio costante dell'osservazione, dalla mimesi, dalla ri-creazione e dalla partecipazione. Il tutto sembra essere accolto, così come avemmo a leggere per la ricerca fotografica di Pitrone, in "stratificazioni legnose, in metafore botaniche e postindustriali, che sembrano radunare tutta quanta la logica del desiderio storico; quello "spirito del tempo" caro a Friedrich Ast, pronto a ritrovare il motivo sostanziale dell'immanenza del tempo, della distribuita e mortificata armonia della deità".
GRAFFITI
"VIBRAZIONI COSMICHE"
Nel 1973 espone a Monreale presso E.T.A.S.(Ente Turismo Arte Sport). L'Istituzione monrealese è stata fondata nel 1967 come strumento di promozione culturale.
Nel 1985 realizza alcuni murales:
Nel 1988, durante una permanenza in Germania, la Volkbank di Beckum allestisce una sua Personale ispirata alle bellezze naturali spesso condizionate ed alterate dall'incauta mano dell'uomo.
Nel 1989 in occasione del gemellaggio Cinisi-Ville D'Osny, viene presentata presso il Municipio della cittadina francese una sua serigrafia dedicata al monastero benedettino di Cinisi, oggi sede del Municipio.
Nel 2004 la Provincia Regionale di Palermo promuove una personale "Le terre dal cielo" presso la Galleria Biotos.
In occasione del decennale di attività della Galleria "Elle Arte" di Palermo partecipa al Patchwork.
L'Assessore alla cultura Sig.ra Lia Giangreco
Il Prof. Tommaso Romano invitato per presentare la mostra antologica dell'Artista
EXCURSUS ARTISTICO
DI
ANGELO DENARO
Angelo Denaro nasce a Palermo nel 1940 dove vive e opera.
Compie gli studi presso l'Istituto Statale d'Arte della stessa città,
frequenta l'annesso Magistero d'Arte sotto la guida di Alfonso Amorelli che lo
prepara alla tecnica dell'affresco, successivamente completa gli studi presso
l'Accademia di Belle Arti nella Sezione "Decorazione Pittorica".
Lavora per alcuni anni nel campo pubblicitario e soggiorna in Francia e
Spagna.
Ritorna in Sicilia dove ottiene la cattedra di Educazione Artistica nelle
Scuole Medie Statali, successivamente, quella di Discipline Pittoriche presso
l'Istituto Statale d'Arte di Palermo che mantiene fino al 2002.
Dal 1960 partecipa alle più importanti rassegne d'arte figurative nazionali
ed internazionali, quelle che riflettevano i nuovi fermenti artistici ed il
bisogno di confrontarsi con la società, mettendo da parte l'individualismo
degli anni passati, all'indomani del dopoguerra.
Sorgono numerosi centri culturali come spazio di comunicazione.
In quegli anni, anche Monreale ospita artisti che vogliono far conoscere la
propria arte.
Nel 1960, Denaro espone a Monreale al Circolo A.C.L.I. e la rassegna
artistica viene presentata dal Prof. Benedetto Messina, fondatore della Scuola
d'Arte monrealese.
In quell'occasione, insieme ad Angelo Denaro, partecipano Lo Genco
Michelangelo, Franco Riccobono e artisti monrealesi tra cui: Nino Renda - Pino
Anselmo - Giovanni Leto - Lucio Narisi.
La critica più qualificata, in varie occasioni, si è occupata della sua
pittura, sottolineando il costante impegno dell'artista nel messaggio ecologico.
Nel 1964, fa parte del gruppo "El harka",
insieme a A.G. Perricone, G. Leto, G. Antioco, e N. Caruso, elaborando la
ricerca "Matecromatica" (studi polimaterici del ciclo informale
ispirati alla disgregazione del mondo ad opera del dissennato intervento
dell'uomo sul territorio), vedi "Ossido e Nichel" (Francesco Carbone)
Vanta, di già, una vasta produzione di opere - prevalentemente acrilici e
pastelli su tela - dal taglio astratto concreto e di forte denuncia sul degrado
ecologico del pianeta. Esalta la pura e originaria gometricità delle forme
della Natura così come enfatizza i colori che sostanziano quelle forme che sono
anche quelle che l'uomo ha creato nel tempo e nello spazio: templi, teatri,
città, agglomerati industriali, graffiti... un mosaico dalle molteplici valenze
estetiche e contenutistiche.
Nel corso degli anni, dall'esperienza artistica di "Ossido e Nichel" nascono i successivi cicli pittori quali:
"GABBIANO
MECCANICO", "TERRITORIO", "LE TERRE DAL
CIELO", "GRAFFITI", "AMERICAN LANDSCAPE", "VIBRAZIONI COSMICHE"
e infine, "I CINQUE ELEMENTI COSMICI" (TERRA, FUOCO, ARIA,
ACQUA, ETERE).
"OSSIDO E NICHEL"
La fase di esordio della pittura di Denaro, chiamata "Ossido e
Nichel", dal titolo di una sua opera del 1965, è inscrivibile nell'ambito
della pittura informale. Le opere di questo periodo sono caratterizzate da un
impasto materico, in cui l'ossido emblematizzava l'agente chimico del
dissolvimento, il marciume e il nichel la fredda, luminescente patina
splendente che lo ricopre in superficie. Era un modo di rappresentare
visivamente il tema della dissoluzione cui è soggetto il mondo nella sua fisicità,
alludendo alla stessa condizione umana e al suo logorio nel transeunte.
<Inserire in correnti pittoriche - scuole o accademie, secondo l'uso
francese - è quasi d'obbligo da parte del critico nel recensire o nel
presentare monograficamente un artista. Sembrerebbe - in particolare per il
lettore occasionale - che l'opera del critico, oggi, si esaurisca
nell'itichettare con un ismo le opere del pittore recensito. Basterebbe quindi
secondo la moda corrente scrivere che Angelo Denaro è inseribile nella corrente
dei neofigurativi, accennare per i meno provveduti la problematica del
neofiguratismo, e concludere la presentazione in catalogo con voti augurali per
la carriera del giovane artista. Anni di lotte e sofferenze, più spirituali che
fisiche, sarebbero racchiuse in una sgargiante etichetta reclamista. Mentre,
tutta l'opera di Angelo Denaro non è tesa tanto alla ricerca di un inserimento
nel vasto mondo degli ismi, quanto alla ricerca dell'essere. L'essere che dal
proprio io pensante, crea plasmando la materia oggettiva, un proprio mondo, che
non può evidenziarsi con nessuna forma fisica, riscontrabile in natura, in
quanto Denaro rifuggendo la fisicità degli oggetti (essere) trae nuove forme,
create nell'astrazione individuale, nelle quali riscontra il proprio stato
emotivo verificando se stesso.
Un dito mozzo, suscita in generale un emozione di dolore.
Lo stesso effetto fisico-dito mozzo-eccita l'io del pittore non tanto per
l'effetto immediato-dolore-, ma per la scoperta di una violenza che trae
origine dall'effetto. In tal modo tutta la pittura di Denaro è soggettivazione
di effetti, che riporta sulla tela adeguando la fenomenologia emozionale al
proprio cogito.
Gli elementi fisici reagenti stimolano delle sensazioni primarie che
riportate nella materia pittorica (pigmenti coloranti) e fluendo dall'immagine
visiva - effetto ottico - penetrano trasformandosi nel subconscio divenendo
elementi spirituali, che stimoleranno gli organi sensori suscitando delle
emozioni, che non sono sintesi di casualità fisiche, ma effetti di cause
spirituali.
"Ossido e Nichel" non è la raffigurazione dell'effetto fisico. nella corrosione provocata
dagli ossidi sui minerali, Denaro ha soggettivato un dramma, che è forse,
quello che più duramente incide la nostra società. La corrosione dei
sentimenti. Corrosione che produce, come per gli elementi fisici, delle
esplosioni a catena determinando la decomposizione e la ricostituzione di nuovi
elementi, che se hanno in comune con i reagenti la medesima formula organica
non hanno più la stessa struttura molecolare. Disgregazione dell'animo umano.
Da ciò la problematica di Angelo Denaro. Contrasto tra sentimenti ed effetti
degli stessi. Ricerca di una nuova natura, che anche scaturire dalla
disintegrazione. Una umanità nuova, Hiroshima.
Non è la tragedia intesa nel senso classico, ma il dramma che noi tutti
viviamo inconsapevolmente. Un dramma che ha per scenario un mondo, il migliore
dei mondi (Leibniz), ma che l'umanità ha reso inabitabile. Un'umanità alla
conquista del benessere priva di ideali. Una corsa verso il buio.
Un'umanità che dall'arte non trae più il nirvana (Schopenhauer), destinata a
scomparire, per rivivere primordialmente la propria storia (Einstein).
Ossido e nichel per un nuovo elemento.>
A. G. Perricone
"GABBIANO MECCANICO"
...Dei due indirizzi prevalenti in cui si orientò l'arte informale, quello
gestuale o segnico (Wols, Mathieu, Capogrossi, Vedova) e quello materico
(Dubuffet, Fautrier), Denaro è a quest'ultimo che affida la propria ricerca di
rappresentazione sia della vitalità organica della materia che della propria
corrosione, con risvolti e implicazioni quanto meno di metafisica sfiducia. Il
materiale di cui si serviva l'artista era per lo più costituito da sabbia,
silicati, polveri e pietruzze luccicanti, in dense decorazioni, in cui il
dripping si spandeva in macchie e grumi apparentemente casuali e invece
tendenti alla determinazione di effetti di valenza plastica, a esprimere il
tormento stesso della corrosione. Ma già nel cuore di tale ricerca (che si
protrae fino al 1970), Denaro avvertiva come la pittura informale fosse entrata
in una fase di accademizzazione e di ristagno, ponendosi il problema -
avvertito anche da altri coevi - di una riscoperta, su basi nuove,
dell'immagine (che l'informale bandiva per definizione), di una riapertura di
dialogo con la forma. Nel 1967, con l'opera intitolata "Il castello
incantato", può riscontrarsi un primo segnale di tale disagio, che
perverrà a maturazione nei primi anni '70 e, in particolare, con la tela
"Ultime farfalle"(1973); si fanno pressanti, sul piano tematico,
problematiche ecologiche, tecnicamente rappresentate mediante esperimenti con
l'aerografo, oltre che con nuovi materiali, mentre i colori assumono una
peculiare iridescenza. Si era già nell'ambito del neofigurativismo a cui si
deve, appunto, la ricomparsa dell'immagine, non più alla maniera tradizionale,
vale a dire in una sorta di rapporto online tra soggetto e tela (o, se si
vuole, in termini di unità figurativa), bensì con una impaginazione della tela
capace di includere una molteplicità di forme e una pluralità di percezioni e
suggestioni), con un'ottica adeguata a un nuovo modo di guardare il reale (e di
figurare il fantastico) quale proveniva dalle nuove tecniche della visone, che
la scienza moderna e la civiltà industriale avevano fatte emergere e rese
proprie. Dinamismo strutturale e decentramenti di prospettiva si facevano
connaturati al risorgere della forma, mentre i problemi dell'uomo contemporaneo
andavano a coprire l'area dell'impegno sociale e umano dell'artista, comunque
non solo e non sempre nel senso dell'engagement sartriano, assai in auge in
quegli anni ( che per altri versanti, furono detti "di piombo"). Del
1975 è il quadro dal titolo "Ecologia", con aperta denuncia
degli sfaldamenti plurimi a cui, per mano dell'uomo, pare condannato il
pianeta, mentre un sole, attraversato da fili elettrici, splende in un
inconsueto cromatismo. Dal 1976 e per alcuni degli anni successivi l'artista è
impegnato nella serie de " Il gabbiano meccanico", che vola su
visioni di una civiltà dei consumi che finisce per essere soprattutto
produttrice di rifiuti. Nelle opere di questo ciclo, spesso i rifiuti
infrangono (e offendono) la linea dell'orizzonte, simboleggiando inoltre
il disgregarsi della personalità umana, in una difficile (se non impossibile)
ricerca di valori alternativi. L'inquinamento è visto nella duplicità con cui
tale fenomeno si appalesa: inquinamento da supersviluppo (scarichi industriali,
spreco), che crea il problema dei rifiuti materiali; inquinamento da
sottosviluppo (sacche di miseria, nuovi poveri etc.), che crea il problema del
rifiuto dell'uomo socialmente emarginato. La figura umana, assente nelle opere
del cielo, è costantemente intuita nella drammaticità - talvolta inconsapevole
dei problemi che attraverano l'uomo contemporaneo. Questi, nell'immaginazione
dell'artista, si vede destinato a lanciare nell'azzurro, tra angoscia ed
ironia, dei gabbiani elettronici e numerati, quando i gabbiani veri
scompariranno, affinchè si possano ricreare artificialmente, su un pelago
morente, spente visioni marine. Si badi bene: quella di Denaro era
prevalentemente ironia, forse anche provocazione, non profezia, poichè non è
mai venuta meno nell'artista la fede nell'uomo e nelle sue capacità
raziocinanti. Era anche la ricerca di un nuovo umanesimo nell'era della
tecnologia, di una simbiosi tra le due culture. Da qui, l'attenzione sulle
realizzazioni dell'uomo, che pare informare la fase successiva della pittura di
Deanro: si vedano, ad es. la serigrafia "Aeroporto" (1983) e
l'olio "Zementwerk" (1988), ispirato a un algo artificiale in
germania, sorto dallo sfruttamento, dallo scavo, di pietra cementizia. Dello
stesso anno sono i quadri "Il sonno di Paola" e "L'attesa",
caratterizzati, oltre che dal recupero della figura umana, da intensa, da
intensa liricità, nonchè da fascinazioni tra neo-romantiche e liberty e da
un'impaginazione polisensa della tela. Nel successivo decennio, a partire dalle
opere "Torre di terra" e "Torre di mare" e dalle due serigrafie dedicate la monastero benedettino di San Vito
Lo Capo, abbiamo nella produzione artistica di Denaro, in tandem col recupero
ambientale, il suo ingresso nella figurazione pura, per così dire lo sguardo
dell'artista si proietta sul territorio isolano sia per celebrarne gli incanti
paesagistici (Mondello, 1993); Cala,1994; Mattino ad Isola,1994; Monte Cofano, 1995, sia per
denunciare abbandoni e degradi, in particolare delle ville settecentesche della
Piana dei Colli, tra incanto e desolazione, a far data dal 1991, con due opere,
viste da angolazioni diverse, dedicate a Villa De Cordova. Una poetica dei
luoghi, storici o naturalistici che siano, con una sorta di arcanismo che rende
magiche le tele di questo periodo. Su tale linea va osservata, per quanto
compositivamnete diversificata, la produzione dell'ultimo biennio; in "Paesaggio"(1996)
si incunea nell'artista l'impulso alla sistemazione della realtà
circostante,secondo un ordine geometrico, spesso accentuato da visioni
dall'alto. Si vedano opere quali "Parco archeologico" ma anche
"Delfi" nonchè il grande dipinto del 1997, collocabili oltre
il caotico e il degrado. Al contrario si postula un ritorno ai campi,
all'agricoltura, anzi alle colture alternative, mentre la conservazione delle
vestigia del passato appare linfa del nostro futuro, sicchè l'artista si spinge
a visioni sospese tra quotidiane consuetudini e ipotesi avveniristiche,
interplanetarie. La pittura di Denaro tende vieppiù (e con nuove tecniche e prospettive)
nell'armonizzazione delle masse compositive; ancor più di quanto non avvenisse
nel precedente ciclo del "gabbiano meccanico", l'orizzonte è spostato
in alto, in un cielo tuttavia inquieto, dai toni violacei, a indicare come sia
sempre problematica e carica di tensione ogni speinta in avanti. La pittura di
Angelo Denaro, nell'ampio arco temporale della sua produzione, si pone come un
grandioso e variegato universo di figurazioni e trasfigurazioni del nostro
tempo e di interiori risonanze. Una singolare dinamica compositiva, nutrita di
una ricchezza inventiva ed espressiva e di una singolare vivacità cromatica (si
osservi, en passant, una latente predilezione per i colori puri) ha saputo
farsi costantemente compagna di una armonica incisività. Tali elementi rendono,
a nostro parere, difficilmente obliabili le opere di questo fine ed operoso
artista isolano della fine del secondo millennio.
Lucio Zinna
L'agonia di un uccello, il suo volo incespicante, la sua stessa materia
avvilita e corrosa costituiscono la denuncia che Angelo Denaro propone
attraverso il suo dialogo quotidiano. La natura violentata e recisa nella sua
lirica espressione è più vicina al segno di una umanità che mai rinuncia alla
propria apologia ideologica. Lo spettro di una meccanizzazione che incombe su
tutti noi. Denaro lo avverte nel pensiero abbagliato della sua mente e lo
spettrodi un animale meccanizzato, piccola machinerie infernale, non è altro
che l'ecclissi di un tempo che nulla sa più dire. la materia stessa della
speranza emerge nel celeste degli orizzonti o nella fiamma improvvisa di un
sole che l'artista prende come punto di riferimento, ove fa capo tutta la
morsura della materia e la forza primordiale del suo pensiero. Avere raggiunto,
nella simbologia senza inibizioni delle prprie insoddisfazioni, i risultati di
una ricerca che è necessità semantica, non soddisfa lo stesso Angelo Denaro, il
quale ripropone motivi lirici e pensieri sempre più graffianti e colmi di
quella rabbia interiore che è - motu primu - della sua dialettica pittorica.
Aldo Gerbino
"Ecologia" 1975 acrilico polimaterico cm 80x70
Gabbiano meccanico 1979 acrilico cm 70x70
[...] La disumanizzazione ecologica è il tema di
Denaro, in cui l'acceso colorismo fa da contrasto al deserto provocato
dall'inquinamento industriale; particolarmente riusciti sono un paio di quadri
(il gabbiano meccanico in un cielo-mare assoluto; la sfera vitrea che
tragitta nel cosmo recando morte).
"L'Ora", marzo 1979
Giuseppe La Monica
"TERRITORIO"
...Denaro apre al sentimento, così come apre al respiro cosmologico, quale
intuizione propria di nuovi itinerari artistici che riescano ad intuire e a
cogliere in tutta la sua interezza la frattura con gli schemi tradizionali di
una filosofia vincolata ad una cultura che chiamava il mondo extraterrestre
utopia.
Ora, se una definizione può darsi della elaborazione artistica di Denaro è
appunto quella di una sperimentazione sofferta e maturata che propone come
realtà ciò che ormai utopia non è. Ed è un discorso valido sia come figurazione
sia come trasfigurazione, che potrebbe sollecitare non fruizioni oniriche,
bensì consapevolezza di realtà sempre meglio attengibili. Spaziare, librarsi e
liberarsi possono essere verbi perspicui per l'invito che Angelo Denaro ci
continua a fare per debordare, insieme a lui, dalle cornici di modi pittorici
rimasti ormai a livello di testimonianza di conservazione. Così solo
dall'ecologia può sopraggiungere per l'uomo di oggi, presuntuosamente
distratto, una catarsi anche artistica.
F. Giunta
...Figurazione moderna e a ben ragione se si pensa a quelle visioni aeree nelle quali il paesaggio si frantuma quasi a cancellare il segno iconografico. Visioni dall'alto che attraverso giochi di trasparenze vanno quasi a smagarsi talvolta in un mondo sub-marino oppure vanno a comporsi come fotogrammi di una ricerca archeologica; una archeologia del presente postindustriale che ha come spazio questo nuovo deserto urbano denso di rifiuti che una vorace tecnologia trasforma rapidamente in fossili. Siamo ai limiti della figurazione, in un processo di sintesi che rimane ancora distante dall'astrazione pura, perchè non arriva a smarrire la memoria di una emozione vissuta. Vale qui ricordare quanto ancora negli anni '60 Franco Grasso notava di Angelo Denaro: < all'ottima preparazione nelle complesse tecniche della pittura attuale aggiunge un modo personale di interpretare i problemi della nostra società, il dramma della sua disgregazione solo in superficie celata di fallaci splendori>. Da quegli anni a oggi se l'ottima preparazione tecnica ha potuto dar luogo ad una più sapiente maturità di linguaggio, il perdurare del suo impegno ecologico, oltre a dargli ampia ragione, lo colloca certamente ai livelli alti di una cultura figurativa non certamente periferica, che vive anzi in sintonia con gli umori, le attese, le profezie che lambiscono in questo volgere del secondo millennio la nostra vecchia Europa. Ma l'Europa e il mondo, attanagliati nell'angoscia per una sempre incombente apocalisse, angoscia ricorrente nell'uomo d'occidente almeno ogni cinquecento anni, e cioè ad una svolta epocale che sembra turbare con un richiamo alla probabile fine, non potranno non avere un futuro. L'arte e la pittura, sembrano suggerire artisti come Denaro, aiuteranno il mondo a salvarsi.
Dino Ales
La spiaggia di San Vito 1990 cm 70x60
serigrafia
Paesaggio archeologico cm 50x70
Paesaggio archeologico cm 70x50
Parco archeologico cm70x50
Paesaggio cm 70x50
Paesaggio cm42x28
Paesaggio cm 50x40
Villa De Cordova cm 150x100
L'Arno cm 50x40
Riserva Orientata cm 150x100
Monte Cofano cm 70x60
Interminabili spazi di là da quella e sovrumani
silenzi e profondissima quiete
2010 - acrilico polimaterico
"LE TERRE DAL CIELO"
Un' Isola del Mito e della quotidianeità offesa è firmata da Angelo Denaro. S' innalza per aerei e terrestri confini, per poi espandersi, incantata,verso un cielo corroso dall'alterazione insinuante del macroambiente, ancorata, con la forza strenua della memoria, nel profondo spessore d'una terra dove il racconto degli dei appare sempre tenacemente proteso verso la realtà. Espunta da tanto <oboe sommerso> che, da sempre, hanno caratterizzato la pittura di Denaro e la sua pacata denuncia, avvinta da un cromatismo acceso, legata alla figurazione diretta, partecipe di sentimenti nativi, incisivi. Sulle sue tele, particolarmente quelle risolte in questo ultimo decennio di attività, una composita geometria appare come ordinata dall'alto, giocata, con occhio addestrato, tra il modulo espressionistico della "natura" e l'acuto sentire della dimensione didascalica, e, nello stesso tempo, visibile dell degrado, sospinti verso le attuali ed estreme forme del disimpegno sociale. Una geografia e un'archeologia insulare, affiorano da questa ricerca, nella quale vengono raccolti la franca percettività del suo vedere, le tensioni germinative riversate tra gli echi della storia, avvolte da tralci evocativi intessuti dall'esercizio costante dell'osservazione, dalla mimesi, dalla ri-creazione e dalla partecipazione. Il tutto sembra essere accolto, così come avemmo a leggere per la ricerca fotografica di Pitrone, in "stratificazioni legnose, in metafore botaniche e postindustriali, che sembrano radunare tutta quanta la logica del desiderio storico; quello "spirito del tempo" caro a Friedrich Ast, pronto a ritrovare il motivo sostanziale dell'immanenza del tempo, della distribuita e mortificata armonia della deità".
Ora la pittura di Denaro guida a sè l'ingovernabilità delle luci, lo
sconfinamento insistito degli orizzonti, della geometria e delle
stratificazioni architettoniche, vi riversa la propria lucidità espressiva,
immergendosi in una sorta di arcaismo pittorico, che richiede alla natura e
all'occhio vivace capacità di interconnessione. Qui sono il mare, le colline, i
teatri greci, le fondamenta puniche, la stessa geologia, il sole impallidito
che viaggia su ogni confine planetario (dalle "riserve orientate" ai
"parchi archeologici", dai aesaggi visti dall'alto alle policromie
dei graffiti), perconsegnarci, così, la valenza migliore delle sue esigenze
creative, pronte a sottolineare squarci di realtà che, proprio per la loro
esaltata evidenza si spostano oltre i segni stessi del visibile, intersecandosi
sul piano di una ridondante emotività. Ed allora ecco affiorare i corpi delle
terre disperse, umiliate dall'uomo: porti punici, approdi e sensuali pulsioni
della storia, acque, cieli terrei e dolenti.
Aldo Gerbino
Da anni Angelo Denaro racconta la sua intima verità d'artista attraverso
tele e colori, esperienze e coscienza. Angelo ci consegna un modo osservato e
rivivificato nel solco di una cultura e di una sensibilità che hanno connotato
la sua interpretazione delle cose, fin quasi a possedere il cuore del mondo
nella sua profondità. Il segno che si dipana nell'opera di Denaro è così la sua
forte cifra di riconoscibilità, approdo consolidato ormai di un cammino che
prende avvio nella sperimentazione , nell'informale e sorprendente ciclo
materico di "Ossido e Nichel" degli impasti primordiali del colore,
negli anni Sessanta. Continua poi pittoricamente verso la nuova figurazione
cioclicamente legata all'ambiente minacciato e alla sua difesa, con il totem del
"Gabbiano Meccanico" così carico di rimandi e stimoli ideologici.
Da qualche tempo Denaro rilegge magicamente luoghi, paesaggi e siti
archeologici visti (anche) dall'alto, quasi a voler marcare una necessaria
distanza dal nostro inquieto pianeta e che pure va amorosamente ri-accolto
nella visione d'insieme.
Dire di questo iter non esaurisce certo la complessa struttura tematica e
la liricità fondante la pittura di Angelo. Che intanto si palesa autentica
nella maestosità metafisica della luce che si fa vivido colore mediterraneo: la
componente cromatica nelle opere di Denaro è essenziale ad ogni geometria, a
qualsiasi spazio investigato, alle stesse immagini che sceglie di affrintare,
filtrandole. Angelo Denaro ha trovato il suo personalissimo baricentro
essenziale fra la natura e la storia, costruendo un clima, uno stile nella sua
pittura dove l'anima trova la sua elezione, il suo humus profondo. Nei suoi
quadri non mancano i segni emblematici a cominciare dalla festa principio della
vita, da una retta nera confine fra il noto e l'ignoto, a fili conduttori di
pensiero, di orizzonti che, leggeri ma inesorabili, avvolgono quasi le opere
compiute: sono sigilli di una identità e connotati di una gnosi.
Per Angelo Denaro questa percezione profonda ricostruisce il senso della
vita e l'ineluttabilità dell'oltre, in una prospettiva di durata che solo
l'arte, malgrado tutto, continua ad assicurare. V'è rbadiamo, consapevolezza in
Angelo Denaro e la sua pittura così fortemente contaminata di energia cosmica è
intersecata fra domande divergenti in una dimensione arcaica ma non innocente,
dove la stessa citazione di un tempio greco, di un anfiteatro o di un reperto
di "archeologia del fututro" o degli abissi, rimanda comunque al
tempo dell'uomo, inteso come tempo dell'umanità, della memoria e della
perennità,m in cui l'esistenza individuale resta contributo essenziale,
irripetibile.
La godibilità d'insieme e le spiccate qualità estetiche dell'artista
palermitano risultano così potenziate dalla sua idea-atto di naturalità
primigenia, di arte-vita, dalla capacità formale di resa simbolico cromatica.
In tale contesto i riferimenti concreti e ideali fra assoluto e relativo si
intrecciano liberamente, quasi a comporre una grammatica pitagorea, lascindo
aperta la risposta alla nostra lettura ammirata e partecipe.
Tommaso Romano
ANGELO DENARO ESPLORA LA SCALA DEI
TEMPLI
ANGELO DENARO si è affacciato alla ribalta dell'arte negli anni sessanta e da
allora, partecipa attivamente alle vicende artistiche del nostro tempo,
esponendo le su eopere oltre che in Italia, in Francia, in Germania e negli
Stati Uniti d'America. Lo ha fatto da una posizione di sperimentazione creativa
importante: basterebbe pensare al suo primo ciclo di composizioni
materiche "Ossido e Nichel". Ma lo ha fatto anche da una
posizione di frontiera: come accade che (nonostante tutto) si verifichi in
questa nostra terra e, segnatamente a Palermo, crogiolo, nel bene e nel male,
di fermenti, di soggettività cariche di forte personalità e di significative
intuizioni. Nel suo percorso, nè ripetitivo, nè avventuroso (val la pena di
ricordare i suoi studi all'Accademia di Belle Arti e la sua lunga e brillante
carriera di docente di materie artistiche) si individua una sequenza di
plurimi, determinata da una specie di cellula primaria di base che, nel tempo,
si è dilatata, moltiplicata, cercando approdi che sono diventati nuovi punti di
partenza. Basterebbe pensare al ciclo de
"Il gabbiano meccanico".
L'artista palermitano, sia che proponga tragitti svincolati dalla fantasia
o la geometria come astrazione o siti archeologici ripresi anche dal cielo,
ricerca ritmi, modulazioni, atmosfere. Evoca lo spirito del tempo. Denaro è un
innamorato del sole, della luce, del mare, del paesaggio, dell'aria ma anche
della trasparenza, della levità, della leggerezza con cui coniuga nuove
architetture, ricreandole con l'immaginazione di un poeta. Nelle sue opere, il
pensiero trova il suo spazio e il tempo la sua dimensione. Nella sua feconda
attività (si veda questa ultima produzione "Le terre dal cielo"), c'è
un impegno a recuperare alla pittura il ruolo di una significativa capacità
comunicativa, senza rinunziare a raffigurare quanto accade intorno a lui o a
descrivere quanto si propone alla sua meditazione o alla sua visione: dal mare
e le sue profondità abissali, alle fondamenta puniche affioranti dal passato,
dalle colline, ai teatri greci, alla Valle dei Templi, all'archeologia del
futuro. Da qui, la sua appassionata difesa per l'ambiente, per gli elementi
architettonici da salvaguardare, per i simboli da celebrare. Dove il
"territorio" (tema di una sua interessante mostra del 1996), può
essere ancora l'immagine dell'Eden che l'uomo ha tradito. Ed è qui che il
sole-il suo sole rutilante o impallidito-si fa sempre più immanente ed effusivo
di energie vitali. E l'infinito, senza orizzonte. Segnato da un filo di luce
che segnala la dicotomia tra l'essere e il non essere. Ho accennato a come la
pittura di Angelo denaro esplora la scala dei tempi (così importante per capire
ogni processo di natura), e disegna la realtà, gli indizi geologici, senza
banali ripetizioni, ben sapendo che l'arte non è la realtà. Ho ricordato come
egli sia fortemente affascinato dal senso del tempo e dalla poesia della luce.
Ho segnalato come ama raccontare la sua terra e il suo universo e come la sua
riflessione sia tutta incentrata a dare un'anima al colore e ad una fervida
tavolozza mediterranea vibrante e orgogliosa. Per concludere, voglio aggiungere
soltanto che, attraverso queste qualità. orchestrate su una molteplicità di
accordi di grande perfezione stilistica, le sue opere respirano sempre la
lucidità dell'intelligenza e la disciplina del pensiero, come in un
bell'affresco (alla stregua di De Chirico e Francesco Trombadori). E,
soprattutto, si connotano di una forte identità che ne sottolinea la
riconoscibilità, lo stile inconfondibile. Tutte qualità artistiche e umane che
assicurano al Maestro siciliano, un posto di primo piano nella cultura
figurativa contemporanea.
Pino Giacopelli
Civiltà nascosta 2004 acrilico cm70x50
Parco archeologico 1996 acrilico
La valle dei templi, 2003 acrilico
su tela cm 70x70
Paesaggio 1996 acrilico e pastello su tela cm
100x80
San Vito Lo Capo 1996 acrilico su tela cm 70x50
Parco archeologico 2, 1999 acrilico e pastello
su tela cm 100x80
"Le acque della salute" 2004 acrilico
e pastello su tela cm 80x60
"E la nave va" 2004 acrilico su tela
cm 78x48
"Isulidda" 2001 acrilico su tela cm
70x50
"Mon Saint Michel" 2004 acrilico su tela cm
68x58
Lo stesso anno il Comune di Bagheria sponsorizza una sua personale dal
titolo "Oltre le architetture" presso il palazzo Cutò.
In questo ciclo, Denaro rivisita i siti preistorici attraverso la pittura
auspicando la salvaguardia e la conservazione di questi luoghi meravigliosi e
carichi di mistero.
Nel 2008, l'Osservatorio dell'Arte Contemporanea in Sicilia
"Museum" di Bagheria, promuove il tascabile "Graffiti" a
cura di Ezio Pagano
GRAFFITI
Un rapporto profondo e meditato con la tradizione pare essere il carattere
saliente e costitutivo del fare artistico di Angelo Denaro. Rapporto di tipo
eminentemente dialettico - quello intessuto dal Nostro nel suo incidere
pittorico - poichè non limitato alla semplice e passiva evocazione (o più
propriamente rievocazione) di quei "topio" visuali del passato
prossimo e remoto eletti a ideali linee guida del proprio iter incessante, ma
piuttosto perchè mirato all'attenta collocazione all'interno d'un ben preciso
orizzonte di ricerca dei tanti spunti e dalle tante indicazioni da essi
mutabili. Nessuna acquiescenza o passività, dunque, rispetto ad inappellabili
insegnamenti "ex cathedra"; nessun atteggiamento subalterno nei
riguardi di un "museo" inteso come referente irraggingibile, ma un
dialogo decisamente serrato e costruttivo, e - come tale - ben capace di
produrre esiti "maieutici"di crescita e affinamento di carattere
linguistico e soprattutto narrativo. Quale erma bifronte, Angelo Denaro guarda
pertanto alle sue spalle, mantenendo però ben saldo lo sguardo innanzi a sè e
avendo al contempo una piena coscienza del proprio essere ed esistere in un
presente storico, che è naturale punto di arrivo d'una meccanica evolutiva
scaturente da epoche remote, anche lontanamentepreistoriche o protostoriche.
Non si tratta, tuttavia, d'un semplice "eclettismo" di sapore
storicistico (adeguato alle "leggerezze" della post-modernità), nè-
tanto meno-d'un agire per sterile e filologica <<citazione e
imitazione>> (con tanto di inevitabile <<immalinconimento>>
da consapevolezza dell'impossibilità di andare oltre il già detto e visto),
quanto -viceversa- d'un consapevole "citazionismo", che compendi
l'insistito tentativo di inserire le icone prescelte in una trama lessicale già
autonoma e decisamente personale. La scelta "primitivistica" di
Angelo Denaro non risponde- in definitiva -all'esigenza di far fronte a un
vuoto ideativo tramite un robusto ricorso all'universo segnico-ideografico dei
nostri lontani antenati paleo e neolitici, ma - in vero - si configura come
l'interessante innesto ibridativo d'un articolato immaginario di epoche lontane
(eppure di attualissimo impatto ottico) all'interno d'una griglia
estitico-artistica dai connotati ampiamente definiti e -ciò non di meno- capaci
di interagire come un humus assai fertile con tali vitalissimi
"contaminanti" visuali. In tal senso, il progetto e il gesto
artistico di Angelo paiono discostarsi in maniera abbastanza chiara e
inoppugnabile dalle tante esperienze paradigmatiche del secolo trascorso ( a
partire da quelle delle avanguardie storiche fino a quelle alimentate dal
recente successo e dalle avanguardie storiche fino a quelle alimentate dal
recente successo e dalla rapida diffusione della pittura dei nativi australiani)
legate alla riscoperta e all'irruzione dell'arte aborigena nei perimetri
"visivi" dell'occidente e al conseguente innesco di quella radicale
palingenesi linguistica - si pensi a Les demoiselles d'Avignon di
Picasso o alle tante figure di Modigliani - che ha di fatto segnato
l'attività di gran parte dei protagonisti degli uiltimi cent'anni. Nel caso di
Angelo, infatti, non si assiste ad una crasi tra difformi modalità estetiche
che conduca all'improvviso palesarsi di esibitie censure linguistiche rispetto a
quanto in atto nel contesto circostante, ma piuttosto ad una
"certosina" integrazione -con modalità di attento
"incastro"- di veri e propri "ideogrammi (desunti da
lontanissime culture) all'interno d'un processo ideativo e gestuale già ben
strutturato, così da operare una sorta di "completamento" (a mò di
autentico "rinforzo") degli strumenti espressivi e narritivi coni
quali sostanziare l'agire di pittore. Sono soprattutto le intense (e ancora
assolutamente rilevanti ) potenzialità affabulatorie, insite in queste
suggestive immagini dipinte o graffiti sulle rocce svariati millenni fa, a
costituire il vero e proprio polo d'interesse che ha astratto il nostro Angelo,
inducendolo ad analizzare e studiare attentamente ogni singolo segno o grafema
- con occhio a metà strada fra quello dell'archeologo e quello dell'antropologo
culturale - e, infine, ad operarne un mirato inserimento nei perimetri
"ottici"del proprio incedere pittorico. L'irretente senso di
ineffabile arcano ed insondabile mistero, l'incredibile e inquietante forza
evocatrice, il grande potere di suggestione, l'assoluta attualità del tratto
grafico, che caratterizzano tali apparati segnici, ne fanno - a tutti gli
effetti - delle icone atemporali, in grado di "parlare" e "raccontare"
con estrema suadenza e penetranza, catturando l'attenzione degli osservatori
d'oggigiorno come quella degli uomini preistorici . Poco importa, dunque, che
esse narrino di eventi in atto o in divenire, che esprimano auspici fausti o
preghiere per gli dei, che costitiscano di già dei veri e propri documenti e
resoconti storici: quel che conta - innanzitutto - è il loro carattere di
puntuale "racconto" ed "attestato" dell'essere ed esistere
di chi le ha realizzate. Un comune filo conduttore - quest'ultimo - di
significativa valenza "ontologica", declinato da culture di contesti
spaziali e temporali assai diversi (da quella paleolitica dell'Addaura a quella
di Altamira, dalla neolitica di Tassili a quelle storiche dei Nazca e dei
Navajos, fino agli sconfinamenti in ambito Maya) con un analogo "sentire
visuale" di forte espressività grafico-segnica, del quale Angelo Deanro si
è ampiamente impossessato per le proprie traduzioni immaginifiche. Come già
fatto in ambito vedutistico-paesaggistico - attingendo al repertorio architettonico
della classicità insulare, ai fini d'una personale rielaborazione
"dall'alto" in termini di sintesi tendente al geometrismo astratto -,
il nostro Angelo ha parimenti innestato queste articolate e ancestrali figurali
in una tessitura coloristica di grandissima accensione, le cui sottili
vibrazioni di carattere tonale si pongono come una sorta di plasma avvolgente,
capace al contempo - con la sua informalità di fondo - di astrarre tali sistemi
iconografici dalla loro matrice originaria e di proiettarli ulteriormente in
una circonfusa dimensione atemporale. Un processo di spossamento e di
depurazione delle relatività etniche e antropologiche - questo attuato da
Denaro - tutto orientato verso il pieno raggiungimento di quella assolutezza
visionaria, in grado di riscattare il segno dalla leggibilità legata alla
contingenza storica e di collocarlo in una sfera ben più ampia di universalità
fruitiva. Scandendo l'intera superficie delle tele con una ritmica
graffistica d'incidenza assai elevata, avvalendosi inoltre d'una tramatura
geometrica che ne favorisca - attraverso l'incrocio di linee ortogonali - una
ben mirata "messa a fuoco" e servendosi dei flussi coloristici quale
strumento di esaltazione dell'iconicità, Angelo si sottrae alle ovvie insidie
di una stanca riproposizione "ecolica", sì da rilanciare la
"freschezza" visuale e narrativa di questa recente ricerca condotta
da Denaro , ma una fattiva restituzione della vis connaturata a queste
ideografie, grazie a un uso sapiente e cogitato delle interpolazioni cromatiche
e compositive. Una personale e autonoma traduzione ( nella'accezione latina del
"tradere"), che, pur senza puntare ad una obbligata filologia
semiotica (travalicando, per tanto, la natura primigenia del rapporto tra
significante segnico e significato concettuale), tuttavia riesce nell'intento
di attualizzare questa vasta ed etereogenea iconografia (o, più propriamente, di
rimarcarne l'inconsunta attualità), ribadendo l'imprescindibilità
dell'ideazione artistica contemporanea dalla riflessione sui retaggi del
passato e - soprattutto- l'incorrotta vitalità di molte espressioni provenienti
da epoche antichissime e remote. Un naturale dipanarsi lungo un continuum
temporale - lo sviluppo storico e artistico che ha condotto fino ai
dipinti di Denaro -, che fa della vera arte quel "comune" sentire
proiettato sin dalle nebbie della preistoria verso l'imperscrutabile futuro,
in un procedere - al contempo evolutivo ed iterativo - caratteristico di
quanto non è strettamente confinabile negli angusti limiti di una sola età.
Salvo Ferlito
NOTA (CRITICA) PER ANGELO DENARO
Forse ho qualche titolo per concedere investiture agli artisti, essendo uno
storico, per così dire, di pieno orizzonte (che potrebbe includere anche la
storia dell'arte). Ma pur avendo molto chiari i limiti della mia autorevolezza,
osa rappresentarmi Angelo Denaro, con la sua peculiare vicenda di artista,
rientra nel secondo caso. Ma anche le potenze del mercato, dovranno prima o poi
accorgersi del suo "valore esclusivo", e stanno infatti cominciando
ad accorgersene con queste mostre americane (New York, San Diego) che seguono
altre fortunate apparizioni, con personali o collettive, in numerose gallerie
italiane: Di questo splendido pittore, un "contemporaneo" come me
sarebbe indotto a privilegiare soprattutto i "contenuti" di certe sue
insistenti tematiche "narrative" svolte in vari decenni di lavoro
sulle tele; tematiche narrative così interne ai più drammatici ed inquietanti
problemi del vivere nel nostro tempo: l'appassionata visitazione pittorica
della "questione ecologica"; l'ideazione critica ( e polemica) di
contesti urbani liberati, "al di là dell'architettura", dalla
condanna al degrado e agli orrori delle periferie dell'emarginazione sociale; l'immedesimazione
emotiva con le conseguenze mondiali del terribile 11 settembre americano per il
noto attacco terroristico; ed altri temi ancora.
Ma essendo in questo caso investito di un compito da "critico
d'arte", mi importa adesso mettere a punto una nota che sia adeguata al
fine di offrire ai visitatori della mostra una spiegazione della particolare
poetica alla quale quei particolari "contenuti" narrativi, quele
molteplici letture della nostra cronaca del nostro tempo, sono da ricondurre
unitariamente.
In proposito, posso subito azzardare un'interpretazione assai sintetica ed
evocatrice che ciascuno dei visitatori della mostra potrà accertare, integrare,
manipolare o respingere , in rapporto e in misura della sua personale
percezione. Mi sembra che Angelo Denaro sia, e voglia essere, l'intenso poeta
del puro orizzonte fisico dello spazio-tempo esteso e realizzato nello spazio
(e, viceversa, e nel contempo, dello spazio che si realizza e si trasforma nel
tempo), Angelo Denaro, nelle sue figurazioni linde e pastose e dai colori
sempre discreti e sapienti, appare a volte, intensamente figurativo e
"realista" fino ad una rappresentazione quasi calligrafica degli
oggetti e dei luoghi delle sue visioni.
Entrambe le forme espressive - l'improprio astrattismo ( che pure ha
rappresentato ì, in passato, una fase propria e importante della sua biografia
di pittore) e l'improprio realismo (un "realismo magico" che sembra
oggi prevalere) - sono riconducibili alla sua peculiare attitudine a tradurre
immediatamente in una poetica la fisica delle cose e dei luoghi (paesaggi di
superficie , escavazioni geologiche, aggregati di forme inconsuete, città
reali immaginarie, ecc.) che per molti anni egli è stato aduso a cogliere e a
trasfigurare dall'alto, dall'illimitata spazialità del cielo, in quadri assai
suggestivi che ribaltano l'ottica comune e pedestre della visione. Nella sua
più recente produzione Angelo Denaro si avventura in un singolare viaggio,
affrontato con l'ausilio di un'accresciuta sensibilità critico-estetica e con
una tecnica grafico-pittorica inimitabile. E' un viaggio ideale che -
conformemente alla sua poetica - ha il fine di una riscoperta dei segni
attraverso i quali il mondo fisico diventa, in progress, possibilità di
significare e, quindi fonte profonda della civiltà umana. Di qui il suo
immaginarsi una specie di discesa agli inferi, nelle viscere della terra, per
il ritrovamento, immaginato e simbolico, della primitiva coscienza che emerge
dalla materia che è all'origine della vita: graffiti, ovvero immagini anch'esse
idealmente destinate ad un'illimitata "spazialità" di significazioni
nell'illimitato tempo delle trasformazioni della realtà; tracce, infatti, di
una faticosa e favolosa evoluzione dal caos, nelle quali si coglie l'emozione
della nascita e il suo senso misterico, e il suo potenziale futuro, nel
formarsi della presenza dell'uomo, in un rischioso passaggio dalla preistoria
alla storia. Ed ecco che così, con i suoi graffiti, Angelo Denaro conferma - su
un altro coerente percorso creativo, adesso collegato alle istanze di una
lettura poetica dei processi profondi dello spazio-tempo (con una sensibilità
quasi scientifica e certamente con un'acuta versatilità antropologica) - le sue
qualità di eccellente ed originalissimo pittore delle energie e delle magie del
cielo e della terra.
Giuseppe Carlo Marino
LA FANTASTICA AVVENTURA
Nella profondità di un antro terrificante, nelle viscere della montagna,
nel buio minaccioso, vischioso, un uomo, agli albori di un'avventura frutto di
una curiosità vitale, che non ha conosciuto confini temporali e spaziali, si immerse nell'ignoto; quasi un primigenio "Ulisse", dato fuoco
ad una fumigante torcia vide, nella luce rossastra e baluginante, la fine del
suo mondo misterioso. Volle pertanto dedicare quel luogo, al termine del
viaggio nel mistero dell'ignoto, ad entità sconosciute, per accattivarsi la
loro benevolenza.
Una benevolenza che lo aiutasse nella vita colma di stenti, nella caccia a
quegli animali che erano alla base della sua dieta alimentare e, spesso, causa
di morti violente nel tentativo di sfuggire all'abilità di quegli esseri strani
che camminavano su due gambe e scagliavano dardi che penetravano ardenti di
dolore nei fianchi indifesi. Fu allora che, insieme ai primi bagliori del falò,
scoccò una scintilla divina che generò stupendi disegni e graffiti di tori
possenti, di gazzelle e cervi eleganti e sfuggenti, di cavalli disegnati dal
vento e ...figure umane danzanti in riti sacrificali, spesso con i genitali
posti in grande evidenza ad augurare una fertilità duratura capace di
perpetuare un'infinita discendenza ad esseri pensanti che creavano oggetti, che
amavano, piangevano, tracciavano disegni propiziatori, non rozzi, anzi esprimenti
una vitalità naturale che ancora oggi incanta gli uomini del ventunesimo secolo
e, in modo particolare, artisti come Angelo Denaro, ricchi di sensibilità
artistica e sentimentale, un mixer che conduce inevitabilmente alla
comprensione di una soprannaturale creazione, un evento ancora oggi misterioso
ai più ma, forse, comprensibile ad un animo disposto a cullare la verità di un
evento trascendentale. Denaro ha ritratto l'uomo nel suo iniziale imporsi sulla
natura, fino a quando, una indispensabile conoscenza, gli ha consentito di
librarsi in volo e dominare, nel bene e nel male, il creato, lungo un cammino
inarrestabile. Angelo Denaro, nella sua ormai cospicua produzione pittorica, ha
sempre messo al primo posto del suo operare l'impegno ambientale, il rispetto
per la natura e per il sociale, nella volontà di lanciare un forte messaggio
per tentare di risvegliare le troppe coscienze assopite, per tentare di
risvegliare le troppe coscienze assopite, per tentare, attraverso l'arte, di
ridare dignità ad uomini emarginati da un frainteso concetto universale di un
modernismo basato sullo sfruttamento morale e fisico dei propri simili.
L'uomo delle caverne, timoroso del mondo esterno, guardava con sempre più
desiderio l'orizzonte e si chiedeva cosa e chi avrebbe trovato oltre
quell'ostacolo lontano, altri mondi. Altri uomini come lui? Prede sufficienti a
saziare la sua inesauribile fame fisica e di conoscenza? E, abbandonato ogni
timore, si mise in cammino e ad un orizzonte ne seguì un altro ed un altro ancora,
fino a popolare l'intero pianeta nel contemporaneo procedere di nuove
conoscenze e sempre trainato da una forza incontrollabile che, al fine, gli
permetterà di dar vita a civiltà sempre più progredite, evolute, fino alle
conquiste del nostro secolo; queste fantastiche conquiste del nostro secolo;
queste fantastiche conquiste costeranno però dolore e sangue, inevitabile
pedaggio di un'umanità protesa verso dimensioni sempre più vaste. Ed è per
questo che Angelo Denaro vuole esprimere; la scintilla primordiale diverrà, a
poco a poco, un fuoco inesorabile che gli esseri umani non sapranno estinguere,
ormai votati ad un olocausto che seguirà l'accettazione di un'avventura voluta
dall'intelligenza e dal sapere: armi micidiali nelle mani di esseri straordinari
ma imperfetti. Prima però che tutto ciò accada, questo artista in possesso di
doti artistiche straordinarie arricchite da una sensibilità spirituale che gli
suggerisce intuizioni ad altri negate, ci condurrà in un percorso culturale che
da umilmente terreno diverrà, presto, volo sublime a scorgere dal cielo quello
che il giogo terreno ci nega: ed ecco templi e anfiteatri, rovine di civiltà
mediterranee incastonate in una natura prorompente di vita, di colori
"invadenti" a significare l'ubertosità di una terra generosa che ha
dato vita a civiltà che hanno posto le basi all'espansione, nei secoli, di un
cammino di progresso. Punici,greci, romani, e prima ancora, egiziani, ...e
ancora, al di là del grande oceano, popoli meravigliosi, che seppero elevare monumenti
unici per imponenza e splendore. Angelo Denaro, nelle sue opere,
"sorvola" i misteriosi disegni sul deserto Nazca: segreti messaggi ad
esseri ultra terreni? Omaggio a divinità celesti? O semplici "follie"
artistiche a perpetrare la forza inesauribile dell'intelletto umano? Forse
tutto questo ed altro ancora nel perpetrare un evento miracoloso che non si è
ancora esaurito.
Claudio Alessandri
"Graffiti 8" 2004 - acrilico
su tela cm 70x50
"Primordialità" 2004
acrilico su tela cm 48x48
"Graffiti" 2005 -
acrilico su tela cm 70x50
"Tassili 2" 2005 - acrilico su tela
cm 70x50
"Tassili 1" 2005 - acrilico su tela
cm 70x60
"Il grande capro" 2005 - acrilico
su tela cm 70x60
"La grotta dell'addaura" 2005 - acrilico
su tela cm 50x60
"Altamira" 2005 - acrilico
su tela cm 48x48
"Il carro a quattro ruote"
2005 - acrilico su tela cm70x70
"Società primordiale" 2006
- acrilico su tela cm 58x68
"Shaman" 2006 - acrilico
su tela cm 50x60
"Navaho" 2006 - acrilico
su tela cm 50 x60
"I navigatori" 2006 -
acrilico su tela cm 76x111
"Composizione" 2007 -
acrilico su tela cm 60x70
"Figure" 2007 - acrilico
su tela cm 60x70
"Guerrieri" 2007 - acrilico su
tela cm 48x68
"AMERICAN LANDSCAPE"
Nel 2006 l'Italian Community Center, invita l'artista ad esporre nel
proprio centro il ciclo dei "I Graffiti".
In questa occasione, Angelo Denaro percorre un itinerario visivo da Rosarito
(Messico) a San Francisco (California), stigmatizzando luoghi
incantati, coste interminabili, deserti misteriosi, paesaggi.
Le opere di questo periodo sono il frutto di esperienze visive ed umane in
occasione di due mostre personali in America, la prima nel 2005 alla Dellonix
Famiglia Angelino di New York e la seconda nel 2006 presso l'Italian Community
Center di San Diego in California e infine, sempre nel 2006, ha partecipato ad
una interessante mostra collettiva presso l'Ayuntamento di Rosario in Messico,
in cui ha condiviso progetti e speranze con un gruppo di pittori messicani e
non.
Angelo Denaro ha cercato in questo viaggio ideale e pragmatico nel
"nuovo mondo" non il "sogno americano", ma linfa importante
e nuove ispirazioni per il suo mestiere di pittore. Ha rivisto "la grande
mela" diversa dal 1991, periodo in cui l'Associazione culturale italiana
"Ieri, oggi, domani" promosse una sua Personale a Rutheford, nel New
Jersey. Si è soffermato al Ground Zero, dove aveva visitato le celebri Twin Towers, delle quali rimane il dipinto omonimo.
"Twin
Towers" anno 2002 acrilico cm 80x60
"VIBRAZIONI COSMICHE"
Infine, l'ultimo ciclo di questo progetto viene chiamato da Denaro
"Vibrazioni cosmiche"; potrebbe sembrare un continuum del precedente,
ma questa volta l'artista decide di indagare la parte intimistica di se stesso,
una sorta di riflessione spirituale.
I primi dipinti di questo periodo sono costituiti da sette opere di grandi
dimensioni che hanno come titolo " I Chakra" e "Ipotesi
di rinascita".
CHAKRA
"Il Terzo occhio"
Mostra Personale al CHIODO - Palermo
Nel 1968, illustra il volume "Poesie"di Franco Amato, Ed. S.G.P.,
Palermo.
Nel 1970 realizza la copertina de "Il dono della fatica",
liriche di Nino Balletti. Ed. Bea Palermo;
Copertina di Angelo Denaro
e la Copertina di "Democrazia e Tragedia" di Bernardo
Puleio-Nuova Ipsa ed. srl.
Nel 1971 illustra il volume "Fantocci di...esistenza" di Lidia Galvano. Ed. Asla, Palermo.
Copertina di Angelo Denaro
Nel 1973 espone a Monreale presso E.T.A.S.(Ente Turismo Arte Sport). L'Istituzione monrealese è stata fondata nel 1967 come strumento di promozione culturale.
...Un accento particolare affidato alla materia ed una appassionata
attitudine al tratto informale contraddistinguono le opere di Angelo Denaro.
Ogni opera, in qualsiasi maniera risolta, risponde a queste insorgenze
spontanee che, pur restando a tutt'oggi una operazione di verifica, sono già
idonee a precisare lo stimolo culturale e l'afflato poetico dell'artista. Una
musica a tema, costruita di espressioni melodiche, sapientemente calate nella
partitura, in cui la forza diffusiva dell'ispirazione si muove secondo il ritmo
di una esaltante sinfonia. La pittura di Angelo Denaro è ardente, piena di
passione, ricca di poesia ed i giochi materici, nei quali si accende la luce
aggressiva dei colori, muovono significative figurazioni surreali che anelano
alla libertà. In definitiva l'Artista, mentre sembra compiacersi di un certo
preziosismo plastico, insegue concettualmente un sogno meraviglioso, e la
materia, vinta dal colore avvolgente e dallo svilupèpo dinamico delle forme, si
fa voce e grida e canta il dramma della vita che prorompe nella fantasia di un
pittore che ha fede nell'arte e che invita, come in uno spiritual di J. M. Riley, a combattere per affrancarsi dalla schiavitù:
<...Quando ti pare che tutto è finito - avanti!
Bevi la dolcezza della tua coppa
Guarda gli uccelli in volo:
Senti le campane che suonano
Quando vuoi cantare - Canta!
Tieni su la testa, e avanti...>
PINO GIACOPELLI
Nel 1978 l'Edigrafica di Firenze pubblica una sua cartella di cinque
acqueforti - acquetinte dedicate a "Sagana" con poesie di Lucio Zinna.
Angelo Denaro - "Terra d'esordio" -Tecnica
China - (poesia di Lucio Zinna)
Nello stesso anno espone ancora a Monreale presso L'E.T.A.S.
Figura (disegno preparatorio)
Nel 1982 realizza la cartella di tre acqueforti - acquetinte per "Sagana"
con poesie di Lucio Zinna ed. La Bottega di Hefesto, Palermo
Nel 1985 realizza alcuni murales:
Nel 1988, durante una permanenza in Germania, la Volkbank di Beckum allestisce una sua Personale ispirata alle bellezze naturali spesso condizionate ed alterate dall'incauta mano dell'uomo.
La mostra ha suscitato interesse e consenso di pubblico e stampa.
Nel 1989 in occasione del gemellaggio Cinisi-Ville D'Osny, viene presentata presso il Municipio della cittadina francese una sua serigrafia dedicata al monastero benedettino di Cinisi, oggi sede del Municipio.
"Monastero benedettino di Cinisi"
Nel 1990 realizza la serigrafia "La spiaggia di San Vito Lo Capo"
stampata nell'officina di Patrizio De Lollis, Palermo.
"La spiaggia di San Vito Lo Capo"
Nello stesso anno partecipa a "L'ultima di agosto, pratiche creative,
poeti e poesia in Sicilia"- Biblioteca Comunale di Palermo.
Nel 1991 ha partecipato al "Multimedia from Sicily" presso la
Pyramid Gallery a New York, 71 Prince Street.
Nello stesso anno, presso la sede dell'Associazione italiana "Ieri, oggi,
domani" al 169 Park Avenue di Rutherford nel New Jersey, viene inaugurata una
sua personale di pittura.
Nel 1992 espone
alla "June Kelly Gallery" di Broadway, New York.
Nel 1994 espone all'Ayuntamento di Madrid presso il Centro Cultural Buenavista.
Nel 1995 espone alla "Left
Bank Gallery" North Coast Highway, Laguna Beach e alla "Palm
Desert Gallery" in California.
Nel 2000 partecipa alla rassegna "2000 segni di pace"
presso la storica Stamperia d'Arte di Cesare Linate a Milano.
Nel 2001 espone alla "Galeria de Artemix" di Madrid.
Natura inquinata (1991) acrilico su tela
cm 50x70
(Galleria d'Arte Moderna "G. Sciortino
di Monreale)
"Totem: Il serpente piumato"
Nel 2004 la Provincia Regionale di Palermo promuove una personale "Le terre dal cielo" presso la Galleria Biotos.
Nel 2005 la Dellonix italiana, famiglia Angellino, presenta una sua personale a New York.
Nel 2006 l'Italian Community Center di San Diego (California) presenta una
sua personale dal titolo "Graffiti" nel suo centro e a
Casa Italia presso Balboa Park (California).
Nello stesso anno partecipa presso il Centro Municipal de Arte y Cultura
alla collettiva promossa dall'Ayuntamiento de Playes, Rosarito, (Messico).
Nel 2007 La Galleria Studio 71 promuove una personale a due con la pittrice
Gilda Gubiotti dal titolo "Paesaggio da amare".
Nel 2008 l'Osservatorio dell'arte Contemporanea in Sicilia "Museum"
di Bagheria promuove il tascabile "Graffiti" a cura di Ezio
Pagano.
Nello stesso anno il pittore presenta una sua personale del ciclo "Graffiti"
presso la Galleria Spazio Bquadro di Palermo.
La pinacoteca del Castello di Carini recepisce una sua opera dal titolo "Ombre
al Castello" .
In occasione del decennale di attività della Galleria "Elle Arte" di Palermo partecipa al Patchwork.
Il Comune di Palermo promuove una personale dal titolo "Dal 1988 al
2008" presso la Galleria di Villa Niscemi a Palermo.
Nel 2009 partecipa alla rassegna "De gustibus", sedici
dissertazioni visuali sul tema della gastronomia siciliana presso la galleria
d'arte "Studio 71" a Palermo; partecipa alla rassegna "Fatti
ad Arte" oggetti d'artista presso la galleria
"SpazioBquadro" a Palermo; partecipa all'esecuzione dei "Totem"
sul tema della "Cultura, ambiente e legalità all'ombra della montagna
sacra", nell' ambito della manifestazione organizzata dal gruppo
"Graffiti" per i dieci anni della mostra permanente promossa
dall'Addaura Arte di Palermo.
Partecipa alla XV edizione "La terracotta nell'arte del Presepe in Sicilia" Palazzo Corvaja di Taormina a cura di Marcello Scorsone.
Nel 2010 partecipa a "IMAGINARIE, letture visuali" -
Loggiato San Bartolomeo Provincia Regionale di Palermo.
Nel 2011 partecipa a "DIALETTICA Generazioni a confronto" a cura di Salvo Ferlito.
Partecipa ad "Angeli per una collezione" Museo dell'Angelo
Di Sant'Angelo di Brolo (ME).
Partecipa alla rassegna "CONFRONTI" alla Galleria d'Arte
Moderna Le Ciminiere di Catania.
Nel 2012 espone alla mostra: "Presepe. Quest'ora su tutte le ore" presso il complesso della chiesa di S. Mamiliano di Palermo:
Nel 2012 espone alla mostra: "Presepe. Quest'ora su tutte le ore" presso il complesso della chiesa di S. Mamiliano di Palermo:
Angelo Denaro - "La volata dell'Angelo"
Nel 2013 partecipa alla mostra "I colori della Costituzione" presso Complesso dei Domenicani - Cappella di Santa Barbara - Palermo con l'opera d'arte: "Teatro greco".