ANGELO DENARO

INAUGURAZIONE 
della
MOSTRA ANTOLOGICA
 di

A N G E L O   DENARO

ex Monastero dei Benedettini di Monreale





Il Sindaco Filippo Di Matteo dà il benvenuto ai presenti

L'Assessore alla cultura Sig.ra Lia Giangreco

Il Prof. Tommaso Romano invitato  per presentare la mostra antologica dell'Artista















































































EXCURSUS ARTISTICO 
DI 
ANGELO DENARO

Angelo Denaro nasce a Palermo nel 1940 dove vive e opera.
Compie gli studi presso l'Istituto Statale d'Arte della stessa città, frequenta l'annesso Magistero d'Arte sotto la guida di Alfonso Amorelli che lo prepara alla tecnica dell'affresco, successivamente completa gli studi presso l'Accademia di Belle Arti nella Sezione "Decorazione Pittorica".
Lavora per alcuni anni nel campo pubblicitario e soggiorna in Francia e Spagna. 
Ritorna in Sicilia dove ottiene la cattedra di Educazione Artistica nelle Scuole Medie Statali, successivamente, quella di Discipline Pittoriche presso l'Istituto Statale d'Arte di Palermo che mantiene fino al 2002. 

Dal 1960 partecipa alle più importanti rassegne d'arte figurative nazionali ed internazionali, quelle che riflettevano i nuovi fermenti artistici ed il bisogno di confrontarsi con la società, mettendo da parte l'individualismo degli anni passati, all'indomani del dopoguerra.
Sorgono numerosi centri culturali come spazio di comunicazione. 
In quegli anni, anche Monreale ospita artisti che vogliono far conoscere la propria arte.
Nel 1960, Denaro espone a Monreale al Circolo A.C.L.I. e la rassegna artistica viene presentata dal Prof. Benedetto Messina, fondatore della Scuola d'Arte monrealese.
In quell'occasione, insieme ad Angelo Denaro, partecipano Lo Genco Michelangelo, Franco Riccobono e artisti monrealesi tra cui: Nino Renda - Pino Anselmo - Giovanni Leto - Lucio Narisi.








Il Prof. Benedetto Messina con  gli artisti Angelo Denaro e Vittorio Silvestri

La critica più qualificata, in varie occasioni, si è occupata della sua pittura, sottolineando il costante impegno dell'artista nel messaggio ecologico. 

Nel 1964, fa parte del gruppo "El harka",



insieme a A.G. Perricone, G. Leto, G. Antioco, e N. Caruso, elaborando la ricerca "Matecromatica" (studi polimaterici del ciclo informale ispirati alla disgregazione del mondo ad opera del dissennato intervento dell'uomo sul territorio), vedi "Ossido e Nichel" (Francesco Carbone)
Vanta, di già, una vasta produzione di opere - prevalentemente acrilici e pastelli su tela - dal taglio astratto concreto e di forte denuncia sul degrado ecologico del pianeta. Esalta la pura e originaria gometricità delle forme della Natura così come enfatizza i colori che sostanziano quelle forme che sono anche quelle che l'uomo ha creato nel tempo e nello spazio: templi, teatri, città, agglomerati industriali, graffiti... un mosaico dalle molteplici valenze estetiche e contenutistiche. 

Nel corso degli anni, dall'esperienza artistica di "Ossido e Nichel" nascono i successivi cicli pittori quali: 
"GABBIANO MECCANICO", "TERRITORIO", "LE TERRE DAL CIELO",  "GRAFFITI", "AMERICAN LANDSCAPE",   "VIBRAZIONI COSMICHE" e infine, "I CINQUE ELEMENTI COSMICI" (TERRA, FUOCO, ARIA, ACQUA, ETERE).


                      "OSSIDO E NICHEL"

La fase di esordio della pittura di Denaro, chiamata "Ossido e Nichel", dal titolo di una sua opera del 1965, è inscrivibile nell'ambito della pittura informale. Le opere di questo periodo sono caratterizzate da un impasto materico, in cui l'ossido emblematizzava l'agente chimico del dissolvimento, il marciume  e il nichel la fredda, luminescente patina splendente che lo ricopre in superficie. Era un modo di rappresentare visivamente il tema della dissoluzione cui è soggetto il mondo nella sua fisicità, alludendo alla stessa condizione umana e al suo logorio nel transeunte. 


<Inserire in correnti pittoriche - scuole o accademie, secondo l'uso francese - è quasi d'obbligo da parte del critico nel recensire o nel presentare monograficamente un artista. Sembrerebbe - in particolare per il lettore occasionale - che l'opera del critico, oggi, si esaurisca nell'itichettare con un ismo le opere del pittore recensito. Basterebbe quindi secondo la moda corrente scrivere che Angelo Denaro è inseribile nella corrente dei neofigurativi, accennare per i meno provveduti la problematica del neofiguratismo, e concludere la presentazione in catalogo con voti augurali per la carriera del giovane artista. Anni di lotte e sofferenze, più spirituali che fisiche, sarebbero racchiuse in una sgargiante etichetta reclamista. Mentre, tutta l'opera di Angelo Denaro non è tesa tanto alla ricerca di un inserimento nel vasto mondo degli ismi, quanto alla ricerca dell'essere. L'essere che dal proprio io pensante, crea plasmando la materia oggettiva, un proprio mondo, che non può evidenziarsi con nessuna forma fisica, riscontrabile in natura, in quanto Denaro rifuggendo la fisicità degli oggetti (essere) trae nuove forme, create nell'astrazione individuale, nelle quali riscontra il proprio stato emotivo verificando se stesso.
Un dito mozzo, suscita in generale un emozione di dolore. 
Lo stesso effetto fisico-dito mozzo-eccita l'io del pittore non tanto per l'effetto immediato-dolore-, ma per la scoperta di una violenza che trae origine dall'effetto. In tal modo tutta la pittura di Denaro è soggettivazione di effetti, che riporta sulla tela adeguando la fenomenologia emozionale al proprio cogito.
Gli elementi fisici reagenti stimolano delle sensazioni primarie che riportate nella materia pittorica (pigmenti coloranti) e fluendo dall'immagine visiva - effetto ottico - penetrano trasformandosi nel subconscio divenendo elementi spirituali, che stimoleranno gli organi sensori suscitando delle emozioni, che non sono sintesi di casualità fisiche, ma effetti di cause spirituali.
"Ossido e Nichel" non è la raffigurazione dell'effetto fisico. nella corrosione provocata dagli ossidi sui minerali, Denaro ha soggettivato un dramma, che è forse, quello che più duramente incide la nostra società. La corrosione dei sentimenti. Corrosione che produce, come per gli elementi fisici, delle esplosioni a catena determinando la decomposizione e la ricostituzione di nuovi elementi, che se hanno in comune con i reagenti la medesima formula organica non hanno più la stessa struttura molecolare. Disgregazione dell'animo umano. Da ciò la problematica di Angelo Denaro. Contrasto tra sentimenti ed effetti degli stessi. Ricerca di una nuova natura, che anche scaturire dalla disintegrazione. Una umanità nuova, Hiroshima.
Non è la tragedia intesa nel senso classico, ma il dramma che noi tutti viviamo inconsapevolmente. Un dramma che ha per scenario un mondo, il migliore dei mondi (Leibniz), ma che l'umanità ha reso inabitabile. Un'umanità alla conquista del benessere  priva di ideali. Una corsa verso il buio. Un'umanità che dall'arte non trae più il nirvana (Schopenhauer), destinata a scomparire, per rivivere primordialmente la propria storia (Einstein). 
Ossido e nichel per un nuovo elemento.>
A. G. Perricone     

"Ossido e Nichel"  1965 acrilico polimaterico cm 100x80


"Hiroshima" 1965 acrilico polimaterico cm 80x60

"L'uomo e lo spazio" 1965 acrilico polimaterico cm 100x80



"GABBIANO MECCANICO"

...Dei due indirizzi prevalenti in cui si orientò l'arte informale, quello gestuale o segnico (Wols, Mathieu, Capogrossi, Vedova) e quello materico (Dubuffet, Fautrier), Denaro è a quest'ultimo che affida la propria ricerca di rappresentazione sia della vitalità organica della materia che della propria corrosione, con risvolti e implicazioni quanto meno di metafisica sfiducia. Il materiale di cui si serviva l'artista era per lo più costituito da sabbia, silicati, polveri e pietruzze luccicanti, in dense decorazioni, in cui il dripping si spandeva in macchie e grumi apparentemente casuali e invece tendenti alla determinazione di effetti di valenza plastica, a esprimere il tormento stesso della corrosione. Ma già nel cuore di tale ricerca (che si protrae fino al 1970), Denaro avvertiva come la pittura informale fosse entrata in una fase di accademizzazione e di ristagno, ponendosi il problema - avvertito anche da altri coevi - di una riscoperta, su basi nuove, dell'immagine (che l'informale bandiva per definizione), di una riapertura di dialogo con la forma. Nel 1967, con l'opera intitolata "Il castello incantato", può riscontrarsi un primo segnale di tale disagio, che perverrà a maturazione nei primi anni '70 e, in particolare, con la tela "Ultime farfalle"(1973); si fanno pressanti, sul piano tematico, problematiche ecologiche, tecnicamente rappresentate mediante esperimenti con l'aerografo, oltre che con nuovi materiali, mentre i colori assumono una peculiare iridescenza. Si era già nell'ambito del neofigurativismo a cui si deve, appunto, la ricomparsa dell'immagine, non più alla maniera tradizionale, vale a dire in una sorta di rapporto online tra soggetto e tela (o, se si vuole, in termini di unità figurativa), bensì con una impaginazione della tela capace di includere una molteplicità di forme e una pluralità di percezioni e suggestioni), con un'ottica adeguata a un nuovo modo di guardare il reale (e di figurare il fantastico) quale proveniva dalle nuove tecniche della visone, che la scienza moderna e la civiltà industriale avevano fatte emergere e rese proprie. Dinamismo strutturale e decentramenti di prospettiva si facevano connaturati al risorgere della forma, mentre i problemi dell'uomo contemporaneo andavano a coprire l'area dell'impegno sociale e umano dell'artista, comunque non solo e non sempre nel senso dell'engagement sartriano, assai in auge in quegli anni ( che per altri versanti, furono detti "di piombo"). Del 1975 è il quadro dal titolo "Ecologia", con aperta denuncia degli sfaldamenti plurimi a cui, per mano dell'uomo, pare condannato il pianeta, mentre un sole, attraversato da fili elettrici, splende in un inconsueto cromatismo. Dal 1976 e per alcuni degli anni successivi l'artista è impegnato nella serie de " Il gabbiano meccanico", che vola su visioni di una civiltà dei consumi che finisce per essere soprattutto produttrice di rifiuti. Nelle opere di questo ciclo, spesso i rifiuti infrangono (e offendono) la  linea dell'orizzonte, simboleggiando inoltre il disgregarsi della personalità umana, in una difficile (se non impossibile) ricerca di valori alternativi. L'inquinamento è visto nella duplicità con cui tale fenomeno si appalesa: inquinamento da supersviluppo (scarichi industriali, spreco), che crea il problema dei rifiuti materiali; inquinamento da sottosviluppo (sacche di miseria, nuovi poveri etc.), che crea il problema del rifiuto dell'uomo socialmente emarginato. La figura umana, assente nelle opere del cielo, è costantemente intuita nella drammaticità - talvolta inconsapevole dei problemi che attraverano l'uomo contemporaneo. Questi, nell'immaginazione dell'artista, si vede destinato a lanciare nell'azzurro, tra angoscia ed ironia, dei gabbiani elettronici e numerati, quando i gabbiani veri scompariranno, affinchè si possano ricreare artificialmente, su un pelago morente, spente visioni marine. Si badi bene: quella di Denaro era prevalentemente ironia, forse anche provocazione, non profezia, poichè non è mai venuta meno nell'artista la fede nell'uomo e nelle sue capacità raziocinanti. Era anche la ricerca di un nuovo umanesimo nell'era della tecnologia, di una simbiosi tra le due culture. Da qui, l'attenzione sulle realizzazioni dell'uomo, che pare informare la fase successiva della pittura di Deanro: si vedano, ad es. la serigrafia "Aeroporto" (1983) e l'olio "Zementwerk" (1988), ispirato a un algo artificiale in germania, sorto dallo sfruttamento, dallo scavo, di pietra cementizia. Dello stesso anno sono i quadri "Il sonno di Paola" e "L'attesa", caratterizzati, oltre che dal recupero della figura umana, da intensa, da intensa liricità, nonchè da fascinazioni tra neo-romantiche e liberty e da un'impaginazione polisensa della tela. Nel successivo decennio, a partire dalle opere "Torre di terra" e "Torre di mare" e dalle due serigrafie dedicate la monastero benedettino di San Vito Lo Capo, abbiamo nella produzione artistica di Denaro, in tandem col recupero ambientale, il suo ingresso nella figurazione pura, per così dire lo sguardo dell'artista si proietta sul territorio isolano sia per celebrarne gli incanti paesagistici (Mondello, 1993); Cala,1994; Mattino ad Isola,1994; Monte Cofano, 1995, sia per denunciare abbandoni e degradi, in particolare delle ville settecentesche della Piana dei Colli, tra incanto e desolazione, a far data dal 1991, con due opere, viste da angolazioni diverse, dedicate a Villa De Cordova. Una poetica dei luoghi, storici o naturalistici che siano, con una sorta di arcanismo che rende magiche le tele di questo periodo. Su tale linea va osservata, per quanto compositivamnete diversificata, la produzione dell'ultimo biennio; in "Paesaggio"(1996) si incunea nell'artista l'impulso alla sistemazione della realtà circostante,secondo un ordine geometrico, spesso accentuato da visioni dall'alto. Si vedano opere quali "Parco archeologico" ma anche "Delfi" nonchè il grande dipinto del 1997, collocabili oltre il caotico e il degrado. Al contrario si postula un ritorno ai campi, all'agricoltura, anzi alle colture alternative, mentre la conservazione delle vestigia del passato appare linfa del nostro futuro, sicchè l'artista si spinge a visioni sospese tra quotidiane consuetudini e ipotesi avveniristiche, interplanetarie. La pittura di Denaro tende vieppiù (e con nuove tecniche e prospettive) nell'armonizzazione delle masse compositive; ancor più di quanto non avvenisse nel precedente ciclo del "gabbiano meccanico", l'orizzonte è spostato in alto, in un cielo tuttavia inquieto, dai toni violacei, a indicare come sia sempre problematica e carica di tensione ogni speinta in avanti. La pittura di Angelo Denaro, nell'ampio arco temporale della sua produzione, si pone come un grandioso e variegato universo di figurazioni e trasfigurazioni del nostro tempo e di interiori risonanze. Una singolare dinamica compositiva, nutrita di una ricchezza inventiva ed espressiva e di una singolare vivacità cromatica (si osservi, en passant, una latente predilezione per i colori puri) ha saputo farsi costantemente compagna di una armonica incisività. Tali elementi rendono, a nostro parere, difficilmente obliabili le opere di questo fine ed operoso artista isolano della fine del secondo millennio.
Lucio Zinna



L'agonia di un uccello, il suo volo incespicante, la sua stessa materia avvilita e corrosa costituiscono la denuncia che Angelo Denaro propone attraverso il suo dialogo quotidiano. La natura violentata e recisa nella sua lirica espressione è più vicina al segno di una umanità che mai rinuncia alla propria apologia ideologica. Lo spettro di una meccanizzazione che incombe su tutti noi. Denaro lo avverte nel pensiero abbagliato della sua mente e lo spettrodi un animale meccanizzato, piccola machinerie infernale, non è altro che l'ecclissi di un tempo che nulla sa più dire. la materia stessa della speranza emerge nel celeste degli orizzonti o nella fiamma improvvisa di un sole che l'artista prende come punto di riferimento, ove fa capo tutta la morsura della materia e la forza primordiale del suo pensiero. Avere raggiunto, nella simbologia senza inibizioni delle prprie insoddisfazioni, i risultati di una ricerca che è necessità semantica, non soddisfa lo stesso Angelo Denaro, il quale ripropone motivi lirici e pensieri sempre più graffianti e colmi di quella rabbia interiore che è - motu primu - della sua dialettica pittorica.
Aldo Gerbino

"Ecologia" 1975 acrilico polimaterico cm 80x70

                               Gabbiano meccanico 1979 acrilico cm 70x70

                  
[...] La disumanizzazione ecologica è il tema di Denaro, in cui l'acceso colorismo fa da contrasto al deserto provocato dall'inquinamento industriale; particolarmente riusciti sono un paio di quadri  (il gabbiano meccanico in un cielo-mare assoluto; la sfera vitrea che tragitta nel cosmo recando morte).

"L'Ora", marzo 1979
Giuseppe La Monica



                          "TERRITORIO"

...Denaro apre al sentimento, così come apre al respiro cosmologico, quale intuizione propria di nuovi itinerari artistici che riescano ad intuire e a cogliere in tutta la sua interezza la frattura con gli schemi tradizionali di una filosofia vincolata ad una cultura che chiamava il mondo extraterrestre utopia.
Ora, se una definizione può darsi della elaborazione artistica di Denaro è appunto quella di una sperimentazione sofferta e maturata che propone come realtà ciò che ormai utopia non è. Ed è un discorso valido sia come figurazione sia come trasfigurazione, che potrebbe sollecitare non fruizioni oniriche, bensì consapevolezza di realtà sempre meglio attengibili. Spaziare, librarsi e liberarsi possono essere verbi perspicui per l'invito che Angelo Denaro ci continua a fare per debordare, insieme a lui, dalle cornici di modi pittorici rimasti ormai a livello di testimonianza di conservazione. Così solo dall'ecologia può sopraggiungere per l'uomo di oggi, presuntuosamente distratto, una catarsi anche artistica.   
F. Giunta


...Figurazione moderna e a ben ragione se si pensa a quelle visioni aeree nelle quali il paesaggio si frantuma quasi a cancellare il segno iconografico. Visioni dall'alto che attraverso giochi di trasparenze vanno quasi a smagarsi talvolta in un mondo sub-marino oppure vanno a comporsi come fotogrammi di una ricerca archeologica; una archeologia del presente postindustriale che ha come spazio questo nuovo deserto urbano denso di rifiuti che una vorace tecnologia trasforma rapidamente in fossili. Siamo ai limiti della figurazione, in un processo di sintesi che rimane ancora distante dall'astrazione pura, perchè non arriva a smarrire la memoria di una emozione vissuta. Vale qui ricordare quanto ancora negli anni '60 Franco Grasso notava di Angelo Denaro: < all'ottima preparazione nelle complesse tecniche della pittura attuale aggiunge un modo personale di interpretare i problemi della nostra società, il dramma della sua disgregazione solo in superficie celata di fallaci splendori>. Da quegli anni a oggi se l'ottima preparazione tecnica ha potuto dar luogo ad una più sapiente maturità di linguaggio, il perdurare del suo impegno ecologico, oltre a dargli ampia ragione, lo colloca certamente ai livelli alti di una cultura figurativa non certamente periferica, che vive anzi in sintonia con gli umori, le attese, le profezie che lambiscono in questo volgere del secondo millennio la nostra vecchia Europa. Ma l'Europa e il mondo, attanagliati nell'angoscia per una sempre incombente apocalisse, angoscia ricorrente nell'uomo d'occidente almeno ogni cinquecento anni, e cioè ad una svolta epocale che sembra turbare con un richiamo alla probabile fine, non potranno non avere un futuro. L'arte e la pittura, sembrano suggerire artisti come Denaro, aiuteranno il mondo a salvarsi.   
Dino Ales

Monreale - 1989  "La fontana del Pescatore" acrilico


Cinisi -Monastero Benedettino - 1989 serigrafia cm 70X60


La spiaggia di San Vito 1990 cm 70x60 serigrafia


Palermo -   Romagnolo cm 80x70


Paesaggio archeologico cm 50x70


Paesaggio archeologico cm 70x50


Parco archeologico cm70x50


Paesaggio cm 70x50


Paesaggio cm42x28


Paesaggio cm 50x40


Villa De Cordova cm 150x100


L'Arno cm 50x40


Riserva Orientata cm 150x100


Monte Cofano cm 70x60


Interminabili spazi di là da quella e sovrumani silenzi e profondissima quiete 
2010 - acrilico polimaterico


"LE TERRE DAL CIELO"




Un' Isola del Mito e della quotidianeità offesa è firmata da Angelo Denaro. S' innalza per aerei e terrestri confini, per poi espandersi, incantata,verso un cielo corroso dall'alterazione insinuante del macroambiente, ancorata, con la forza strenua della memoria, nel profondo spessore d'una terra dove il racconto degli dei appare sempre tenacemente proteso verso la realtà. Espunta da tanto <oboe sommerso> che, da sempre, hanno caratterizzato la pittura di Denaro e la sua pacata denuncia, avvinta da un cromatismo acceso, legata alla figurazione diretta, partecipe di sentimenti nativi, incisivi. Sulle sue tele, particolarmente quelle risolte in questo ultimo decennio di attività, una composita geometria appare come ordinata dall'alto, giocata, con occhio addestrato, tra il modulo espressionistico della "natura" e l'acuto sentire della dimensione didascalica, e, nello stesso tempo, visibile dell degrado, sospinti verso le attuali ed estreme forme del disimpegno sociale. Una geografia e un'archeologia insulare, affiorano da questa ricerca, nella quale vengono raccolti la franca percettività del suo vedere, le tensioni germinative riversate tra gli echi della storia, avvolte da tralci evocativi intessuti dall'esercizio costante dell'osservazione, dalla mimesi, dalla ri-creazione e dalla partecipazione. Il tutto sembra essere accolto, così come avemmo a leggere per la ricerca fotografica di Pitrone, in "stratificazioni legnose, in metafore botaniche e postindustriali, che sembrano radunare tutta quanta la logica del desiderio storico; quello "spirito del tempo" caro a Friedrich Ast, pronto a ritrovare il motivo sostanziale dell'immanenza del tempo, della distribuita e mortificata armonia della deità".
Ora la pittura di Denaro guida a sè l'ingovernabilità delle luci, lo sconfinamento insistito degli orizzonti, della geometria e delle stratificazioni architettoniche, vi riversa la propria lucidità espressiva, immergendosi in una sorta di arcaismo pittorico, che richiede alla natura e all'occhio vivace capacità di interconnessione. Qui sono il mare, le colline, i teatri greci, le fondamenta puniche, la stessa geologia, il sole impallidito che viaggia su ogni confine planetario (dalle "riserve orientate" ai "parchi archeologici", dai aesaggi visti dall'alto alle policromie dei graffiti), perconsegnarci, così, la valenza migliore delle sue esigenze creative, pronte a sottolineare squarci di realtà che, proprio per la loro esaltata evidenza si spostano oltre i segni stessi del visibile, intersecandosi sul piano di una ridondante emotività. Ed allora ecco affiorare i corpi delle terre disperse, umiliate dall'uomo: porti punici, approdi e sensuali pulsioni della storia, acque, cieli terrei e dolenti.  
Aldo Gerbino




Da anni Angelo Denaro racconta la sua intima verità d'artista attraverso tele e colori, esperienze e coscienza. Angelo ci consegna un modo osservato e rivivificato nel solco di una cultura e di una sensibilità che hanno connotato la sua interpretazione delle cose, fin quasi a possedere il cuore del mondo nella sua profondità. Il segno che si dipana nell'opera di Denaro è così la sua forte cifra di riconoscibilità, approdo consolidato ormai di un cammino che prende avvio nella sperimentazione , nell'informale e sorprendente ciclo materico di "Ossido e Nichel" degli impasti primordiali del colore, negli anni Sessanta. Continua poi pittoricamente verso la nuova figurazione cioclicamente legata all'ambiente minacciato e alla sua difesa, con il totem del "Gabbiano Meccanico" così carico di rimandi e stimoli ideologici.
Da qualche tempo Denaro rilegge magicamente luoghi, paesaggi e siti archeologici visti (anche) dall'alto, quasi a voler marcare una necessaria distanza dal nostro inquieto pianeta e che pure va amorosamente ri-accolto nella visione d'insieme.
Dire di questo iter non esaurisce certo la complessa struttura tematica e la liricità fondante la pittura di Angelo. Che intanto si palesa autentica nella maestosità metafisica della luce che si fa vivido colore mediterraneo: la componente cromatica nelle opere di Denaro è essenziale ad ogni geometria, a qualsiasi spazio investigato, alle stesse immagini che sceglie di affrintare, filtrandole. Angelo Denaro ha trovato il suo personalissimo baricentro essenziale fra la natura e la storia, costruendo un clima, uno stile nella sua pittura dove l'anima trova la sua elezione, il suo humus profondo. Nei suoi quadri non mancano i segni emblematici a cominciare dalla festa principio della vita, da una retta nera confine fra il noto e l'ignoto, a fili conduttori di pensiero, di orizzonti che, leggeri ma inesorabili, avvolgono quasi le opere compiute: sono sigilli di una identità e connotati di una gnosi. 
Per Angelo Denaro questa percezione profonda ricostruisce il senso della vita e l'ineluttabilità dell'oltre, in una prospettiva di durata che solo l'arte, malgrado tutto, continua ad assicurare. V'è rbadiamo, consapevolezza in Angelo Denaro e la sua pittura così fortemente contaminata di energia cosmica è intersecata fra domande divergenti in una dimensione arcaica ma non innocente, dove la stessa citazione di un tempio greco, di un anfiteatro o di un reperto di "archeologia del fututro" o degli abissi, rimanda comunque al tempo dell'uomo, inteso come tempo dell'umanità, della memoria e della perennità,m in cui l'esistenza individuale resta contributo essenziale, irripetibile.
La godibilità d'insieme e le spiccate qualità estetiche dell'artista palermitano risultano così potenziate dalla sua idea-atto di naturalità primigenia, di arte-vita, dalla capacità formale di resa simbolico cromatica. In tale contesto i riferimenti concreti e ideali fra assoluto e relativo si intrecciano liberamente, quasi a comporre una grammatica pitagorea, lascindo aperta la risposta alla nostra lettura ammirata e partecipe.  
Tommaso Romano



ANGELO DENARO ESPLORA LA SCALA DEI TEMPLI 



ANGELO DENARO si è affacciato alla ribalta dell'arte negli anni sessanta e da allora, partecipa attivamente alle vicende artistiche del nostro tempo, esponendo le su eopere oltre che in Italia, in Francia, in Germania e negli Stati Uniti d'America. Lo ha fatto da una posizione di sperimentazione creativa importante: basterebbe pensare al suo  primo ciclo di composizioni materiche  "Ossido e Nichel". Ma lo ha fatto anche da una posizione di frontiera: come accade che (nonostante tutto) si verifichi in questa nostra terra e, segnatamente a Palermo, crogiolo, nel bene e nel male, di fermenti, di soggettività cariche di forte personalità e di significative intuizioni. Nel suo percorso, nè ripetitivo, nè avventuroso (val la pena di ricordare i suoi studi all'Accademia di Belle Arti e la sua lunga e brillante carriera di docente di materie artistiche) si individua una sequenza di plurimi, determinata da una specie di cellula primaria di base che, nel tempo, si è dilatata, moltiplicata, cercando approdi che sono diventati nuovi punti di partenza. Basterebbe pensare al ciclo de 
"Il gabbiano meccanico".
L'artista palermitano, sia che proponga tragitti svincolati dalla fantasia o la geometria come astrazione o siti archeologici ripresi anche dal cielo, ricerca ritmi, modulazioni, atmosfere. Evoca lo spirito del tempo. Denaro è un innamorato del sole, della luce, del mare, del paesaggio, dell'aria ma anche della trasparenza, della levità, della leggerezza con cui coniuga nuove architetture, ricreandole con l'immaginazione di un poeta. Nelle sue opere, il pensiero trova il suo spazio e il tempo la sua dimensione. Nella sua feconda attività (si veda questa ultima produzione "Le terre dal cielo"), c'è un impegno a recuperare alla pittura il ruolo di una significativa capacità comunicativa, senza rinunziare a raffigurare quanto accade intorno a lui o a descrivere quanto si propone alla sua meditazione o alla sua visione: dal mare e le sue profondità abissali, alle fondamenta puniche affioranti dal passato, dalle colline, ai teatri greci, alla Valle dei Templi, all'archeologia del futuro. Da qui, la sua appassionata difesa per l'ambiente, per gli elementi architettonici da salvaguardare, per i simboli da celebrare. Dove il "territorio" (tema di una sua interessante mostra del 1996), può essere ancora l'immagine dell'Eden che l'uomo ha tradito. Ed è qui che il sole-il suo sole rutilante o impallidito-si fa sempre più immanente ed effusivo di energie vitali. E l'infinito, senza orizzonte. Segnato da un filo di luce che segnala la dicotomia tra l'essere e il non essere. Ho accennato a come la pittura di Angelo denaro esplora la scala dei tempi (così importante per capire ogni processo di natura), e disegna la realtà, gli indizi geologici, senza banali ripetizioni, ben sapendo che l'arte non è la realtà. Ho ricordato come egli sia fortemente affascinato dal senso del tempo e dalla poesia della luce. Ho segnalato come ama raccontare la sua terra e il suo universo e come la sua riflessione sia tutta incentrata a dare un'anima al colore e ad una fervida tavolozza mediterranea vibrante e orgogliosa. Per concludere, voglio aggiungere soltanto che, attraverso queste qualità. orchestrate su una molteplicità di accordi di grande perfezione stilistica, le sue opere respirano sempre la lucidità dell'intelligenza e la disciplina del pensiero, come in un bell'affresco (alla stregua di De Chirico e Francesco Trombadori). E, soprattutto, si connotano di una forte identità che ne sottolinea la riconoscibilità, lo stile inconfondibile. Tutte qualità artistiche e umane che assicurano al Maestro siciliano, un posto di primo piano nella cultura figurativa contemporanea.

Pino Giacopelli

Teatro di Siracusa 2001 acrilico cm 70x50



Civiltà nascosta 2004 acrilico cm70x50

Barumini 2004 acrilico 80x80


Parco archeologico 1996 acrilico


La valle dei templi, 2003 acrilico su tela cm 70x70


Paesaggio 1996 acrilico e pastello su tela cm 100x80


 San Vito Lo Capo 1996 acrilico su tela cm 70x50


 Parco archeologico 2, 1999 acrilico e pastello su tela cm 100x80


 "Le acque della salute" 2004 acrilico e pastello su tela cm 80x60


 "E la nave va" 2004 acrilico su tela cm 78x48


 "Isulidda" 2001 acrilico su tela cm 70x50


"Mon Saint Michel" 2004 acrilico su tela cm 68x58



Lo stesso anno il Comune di Bagheria sponsorizza una sua personale dal titolo "Oltre le architetture" presso il palazzo Cutò.


"GRAFFITI"


In questo ciclo, Denaro rivisita i siti preistorici attraverso la pittura auspicando la salvaguardia e la conservazione di questi luoghi meravigliosi e carichi di mistero.
Nel 2008, l'Osservatorio dell'Arte Contemporanea in Sicilia "Museum" di Bagheria, promuove il tascabile "Graffiti" a cura di Ezio Pagano



GRAFFITI
Un rapporto profondo e meditato con la tradizione pare essere il carattere saliente e costitutivo del fare artistico di Angelo Denaro. Rapporto di tipo eminentemente dialettico - quello intessuto dal Nostro nel suo incidere pittorico - poichè non limitato alla semplice e passiva evocazione (o più propriamente rievocazione) di quei "topio" visuali del passato prossimo e remoto eletti a ideali linee guida del proprio iter incessante, ma piuttosto perchè mirato all'attenta collocazione all'interno d'un ben preciso orizzonte di ricerca dei tanti spunti e dalle tante indicazioni da essi mutabili. Nessuna acquiescenza o passività, dunque, rispetto ad inappellabili insegnamenti "ex cathedra"; nessun atteggiamento subalterno nei riguardi di un "museo" inteso come referente irraggingibile, ma un dialogo decisamente serrato e costruttivo, e - come tale - ben capace di produrre esiti "maieutici"di crescita e affinamento di carattere linguistico e soprattutto narrativo. Quale erma bifronte, Angelo Denaro guarda pertanto alle sue spalle, mantenendo però ben saldo lo sguardo innanzi a sè e avendo al contempo una piena coscienza del proprio essere ed esistere in un presente storico, che è naturale punto di arrivo d'una meccanica evolutiva scaturente da epoche remote, anche lontanamentepreistoriche o protostoriche. Non si tratta, tuttavia, d'un semplice "eclettismo" di sapore storicistico (adeguato alle "leggerezze" della post-modernità), nè- tanto meno-d'un agire per sterile e filologica <<citazione e imitazione>> (con tanto di inevitabile <<immalinconimento>> da consapevolezza dell'impossibilità di andare oltre il già detto e visto), quanto -viceversa- d'un consapevole "citazionismo", che compendi l'insistito tentativo di inserire le icone prescelte in una trama lessicale già autonoma e decisamente personale. La scelta "primitivistica" di Angelo Denaro non risponde- in definitiva -all'esigenza di far fronte a un vuoto ideativo tramite un robusto ricorso all'universo segnico-ideografico dei nostri lontani antenati paleo e neolitici, ma - in vero - si configura come l'interessante innesto ibridativo d'un articolato immaginario di epoche lontane (eppure di attualissimo impatto ottico) all'interno d'una griglia estitico-artistica dai connotati ampiamente definiti e -ciò non di meno- capaci di interagire come un humus assai fertile con tali vitalissimi "contaminanti" visuali. In tal senso, il progetto e il gesto artistico di Angelo paiono discostarsi in maniera abbastanza chiara e inoppugnabile dalle tante esperienze paradigmatiche del secolo trascorso ( a partire da quelle delle avanguardie storiche fino a quelle alimentate dal recente successo e dalle avanguardie storiche fino a quelle alimentate dal recente successo e dalla rapida diffusione della pittura dei nativi australiani) legate alla riscoperta e all'irruzione dell'arte aborigena nei perimetri "visivi" dell'occidente e al conseguente innesco di quella radicale palingenesi linguistica  - si pensi a Les demoiselles d'Avignon  di Picasso o alle tante figure di Modigliani -  che ha di fatto segnato l'attività di gran parte dei protagonisti degli uiltimi cent'anni. Nel caso di Angelo, infatti, non si assiste ad una crasi tra difformi modalità estetiche che conduca all'improvviso palesarsi di esibitie censure linguistiche rispetto a quanto in atto nel contesto circostante, ma piuttosto ad una "certosina" integrazione -con modalità di attento "incastro"- di veri e propri "ideogrammi (desunti da lontanissime culture) all'interno d'un processo ideativo e gestuale già ben strutturato, così da operare una sorta di "completamento" (a mò di autentico "rinforzo") degli strumenti espressivi e narritivi coni quali sostanziare l'agire di pittore. Sono soprattutto le intense (e ancora assolutamente rilevanti ) potenzialità affabulatorie, insite in queste suggestive immagini dipinte o graffiti sulle rocce svariati millenni fa, a costituire il vero e proprio polo d'interesse che ha astratto il nostro Angelo, inducendolo ad analizzare e studiare attentamente ogni singolo segno o grafema - con occhio a metà strada fra quello dell'archeologo e quello dell'antropologo culturale  - e, infine, ad operarne un mirato inserimento nei perimetri "ottici"del proprio incedere pittorico. L'irretente senso di ineffabile arcano ed insondabile mistero, l'incredibile e inquietante forza evocatrice, il grande potere di suggestione, l'assoluta attualità del tratto grafico, che caratterizzano tali apparati segnici, ne fanno  - a tutti gli effetti - delle icone atemporali, in grado di "parlare" e "raccontare" con estrema suadenza e penetranza, catturando l'attenzione degli osservatori d'oggigiorno come quella degli uomini preistorici . Poco importa, dunque, che esse narrino di eventi in atto o in divenire, che esprimano auspici fausti o preghiere per gli dei, che costitiscano di già dei veri e propri documenti e resoconti storici: quel che conta - innanzitutto - è il loro carattere di puntuale "racconto" ed "attestato" dell'essere ed esistere di chi le ha realizzate. Un comune filo conduttore - quest'ultimo - di significativa valenza "ontologica", declinato da culture di contesti spaziali e temporali assai diversi (da quella paleolitica dell'Addaura a quella di Altamira, dalla neolitica di Tassili a quelle storiche dei Nazca e dei Navajos, fino agli sconfinamenti in ambito Maya) con un analogo "sentire visuale" di forte espressività grafico-segnica, del quale Angelo Deanro si è ampiamente impossessato per le proprie traduzioni immaginifiche. Come già fatto in ambito vedutistico-paesaggistico - attingendo al repertorio architettonico della classicità insulare, ai fini d'una personale rielaborazione "dall'alto" in termini di sintesi tendente al geometrismo astratto -, il nostro Angelo ha parimenti innestato queste articolate e ancestrali figurali in una tessitura coloristica di grandissima accensione, le cui sottili vibrazioni di carattere tonale si pongono come una sorta di plasma avvolgente, capace al contempo - con la sua informalità di fondo - di astrarre tali sistemi iconografici dalla loro matrice originaria e di proiettarli ulteriormente in una circonfusa dimensione atemporale. Un processo di spossamento e di depurazione delle relatività etniche e antropologiche - questo attuato da Denaro - tutto orientato verso il pieno raggiungimento di quella assolutezza visionaria, in grado di riscattare il segno dalla leggibilità legata alla contingenza storica e di collocarlo in una sfera ben più ampia di universalità fruitiva. Scandendo l'intera superficie delle tele con una ritmica graffistica d'incidenza assai elevata, avvalendosi inoltre d'una tramatura geometrica che ne favorisca - attraverso l'incrocio di linee ortogonali - una ben mirata "messa a fuoco" e servendosi dei flussi coloristici quale strumento di esaltazione dell'iconicità, Angelo si sottrae alle ovvie insidie di una stanca riproposizione "ecolica", sì da rilanciare la "freschezza" visuale e narrativa di questa recente ricerca condotta da Denaro , ma una fattiva restituzione della vis connaturata a queste ideografie, grazie a un uso sapiente e cogitato delle interpolazioni cromatiche e compositive. Una personale e autonoma traduzione ( nella'accezione latina del "tradere"), che, pur senza puntare ad una obbligata filologia semiotica (travalicando, per tanto, la natura primigenia del rapporto tra significante segnico e significato concettuale), tuttavia riesce nell'intento di attualizzare questa vasta ed etereogenea iconografia (o, più propriamente, di rimarcarne l'inconsunta attualità), ribadendo l'imprescindibilità dell'ideazione artistica contemporanea dalla riflessione sui retaggi del passato e - soprattutto- l'incorrotta vitalità di molte espressioni provenienti da epoche antichissime e remote. Un naturale dipanarsi lungo un continuum temporale  - lo sviluppo storico e artistico che ha condotto fino ai dipinti di Denaro -, che fa della vera arte quel "comune" sentire proiettato sin dalle nebbie della preistoria verso l'imperscrutabile futuro, in un procedere - al contempo evolutivo ed iterativo - caratteristico di quanto non è strettamente confinabile negli angusti limiti di una sola età.        
Salvo Ferlito

NOTA (CRITICA) PER ANGELO DENARO

Forse ho qualche titolo per concedere investiture agli artisti, essendo uno storico, per così dire, di pieno orizzonte (che potrebbe includere anche la storia dell'arte). Ma pur avendo molto chiari i limiti della mia autorevolezza, osa rappresentarmi Angelo Denaro, con la sua peculiare vicenda di artista, rientra nel secondo caso. Ma anche le potenze del mercato, dovranno prima o poi accorgersi del suo "valore esclusivo", e stanno infatti cominciando ad accorgersene con queste mostre americane (New York, San Diego) che seguono altre fortunate apparizioni, con personali o collettive, in numerose gallerie italiane: Di questo splendido pittore, un "contemporaneo" come me sarebbe indotto a privilegiare soprattutto i "contenuti" di certe sue insistenti tematiche "narrative" svolte in vari decenni di lavoro sulle tele; tematiche narrative così interne ai più drammatici ed inquietanti problemi del vivere nel nostro tempo: l'appassionata visitazione pittorica della "questione ecologica"; l'ideazione critica ( e polemica) di contesti urbani liberati, "al di là dell'architettura", dalla condanna al degrado e agli orrori delle periferie dell'emarginazione sociale; l'immedesimazione emotiva con le conseguenze mondiali del terribile 11 settembre americano per il noto attacco terroristico; ed altri temi ancora.
Ma essendo in questo caso investito di un compito da "critico d'arte", mi importa adesso mettere a punto una nota che sia adeguata al fine di offrire ai visitatori della mostra una spiegazione della particolare poetica alla quale quei particolari "contenuti" narrativi, quele molteplici letture della nostra cronaca del nostro tempo, sono da ricondurre unitariamente.
In proposito, posso subito azzardare un'interpretazione assai sintetica ed evocatrice che ciascuno dei visitatori della mostra potrà accertare, integrare, manipolare o respingere , in rapporto e in misura della sua personale percezione. Mi sembra che Angelo Denaro sia, e voglia essere, l'intenso poeta del puro orizzonte fisico dello spazio-tempo esteso e realizzato nello spazio (e, viceversa, e nel contempo, dello spazio che si realizza e si trasforma nel tempo), Angelo Denaro, nelle sue figurazioni linde e pastose e dai colori sempre discreti e sapienti, appare a volte, intensamente figurativo e "realista" fino ad una rappresentazione quasi calligrafica degli oggetti  e dei luoghi delle sue visioni.
Entrambe le forme espressive - l'improprio astrattismo ( che pure ha rappresentato ì, in passato, una fase propria e importante della sua biografia di pittore) e l'improprio realismo (un "realismo magico" che sembra oggi prevalere) - sono riconducibili alla sua peculiare attitudine a tradurre immediatamente in una poetica la fisica delle cose e dei luoghi (paesaggi di superficie , escavazioni geologiche, aggregati di forme inconsuete, città reali immaginarie, ecc.) che per molti anni egli è stato aduso a cogliere e a trasfigurare dall'alto, dall'illimitata spazialità del cielo, in quadri assai suggestivi che ribaltano l'ottica comune e pedestre della visione. Nella sua più recente produzione Angelo Denaro si avventura in un singolare viaggio, affrontato con l'ausilio di un'accresciuta sensibilità critico-estetica e con una tecnica grafico-pittorica inimitabile. E' un viaggio ideale che - conformemente alla sua poetica - ha il fine di una riscoperta dei segni attraverso i quali il mondo fisico diventa, in progress, possibilità di significare e, quindi fonte profonda della civiltà umana. Di qui il suo immaginarsi una specie di discesa agli inferi, nelle viscere della terra, per il ritrovamento, immaginato e simbolico, della primitiva coscienza che emerge dalla materia che è all'origine della vita: graffiti, ovvero immagini anch'esse idealmente destinate ad un'illimitata "spazialità" di significazioni nell'illimitato tempo delle trasformazioni della realtà; tracce, infatti, di una faticosa e favolosa evoluzione dal caos, nelle quali si coglie l'emozione della nascita e il suo senso misterico, e il suo potenziale futuro, nel formarsi della presenza dell'uomo, in un rischioso passaggio dalla preistoria alla storia. Ed ecco che così, con i suoi graffiti, Angelo Denaro conferma - su un altro coerente percorso creativo, adesso collegato alle istanze di una lettura poetica dei processi profondi dello spazio-tempo (con una sensibilità quasi scientifica e certamente con un'acuta versatilità antropologica) - le sue qualità di eccellente ed originalissimo pittore delle energie e delle magie del cielo e della terra.    
                                                                    Giuseppe Carlo Marino 


LA FANTASTICA AVVENTURA
Nella profondità di un antro terrificante, nelle viscere della montagna, nel buio minaccioso, vischioso, un uomo, agli albori di un'avventura frutto di una curiosità vitale, che non ha conosciuto confini temporali e spaziali, si immerse nell'ignoto; quasi un primigenio "Ulisse", dato fuoco ad una fumigante torcia vide, nella luce rossastra e baluginante, la fine del suo mondo misterioso. Volle pertanto dedicare quel luogo, al termine del viaggio nel mistero dell'ignoto, ad entità sconosciute, per accattivarsi la loro benevolenza. 
Una benevolenza che lo aiutasse nella vita colma di stenti, nella caccia a quegli animali che erano alla base della sua dieta alimentare e, spesso, causa di morti violente nel tentativo di sfuggire all'abilità di quegli esseri strani che camminavano su due gambe e scagliavano dardi che penetravano ardenti di dolore nei fianchi indifesi. Fu allora che, insieme ai primi bagliori del falò, scoccò una scintilla divina che generò stupendi disegni e graffiti di tori possenti, di gazzelle e cervi eleganti e sfuggenti, di cavalli disegnati dal vento e ...figure umane danzanti in riti sacrificali, spesso con i genitali posti in grande evidenza ad augurare una fertilità duratura capace di perpetuare un'infinita discendenza ad esseri pensanti che creavano oggetti, che amavano, piangevano, tracciavano disegni propiziatori, non rozzi, anzi esprimenti una vitalità naturale che ancora oggi incanta gli uomini del ventunesimo secolo e, in modo particolare, artisti come Angelo Denaro, ricchi di sensibilità artistica e sentimentale, un mixer che conduce inevitabilmente alla comprensione di una soprannaturale creazione, un evento ancora oggi misterioso ai più ma, forse, comprensibile ad un animo disposto a cullare la verità di un evento trascendentale. Denaro ha ritratto l'uomo nel suo iniziale imporsi sulla natura, fino a quando, una indispensabile conoscenza, gli ha consentito di librarsi in volo e dominare, nel bene e nel male, il creato, lungo un cammino inarrestabile. Angelo Denaro, nella sua ormai cospicua produzione pittorica, ha sempre messo al primo posto del suo operare l'impegno ambientale, il rispetto per la natura e per il sociale, nella volontà di lanciare un forte messaggio per tentare di risvegliare  le troppe coscienze assopite, per tentare di risvegliare le troppe coscienze assopite, per tentare, attraverso l'arte, di ridare dignità ad uomini emarginati da un frainteso concetto universale di un modernismo basato sullo sfruttamento morale e fisico dei propri simili.
L'uomo delle caverne, timoroso del mondo esterno, guardava con sempre più desiderio l'orizzonte e si chiedeva cosa e chi avrebbe trovato oltre quell'ostacolo lontano, altri mondi. Altri uomini come lui? Prede sufficienti a saziare la sua inesauribile fame fisica e di conoscenza? E, abbandonato ogni timore, si mise in cammino e ad un orizzonte ne seguì un altro ed un altro ancora, fino a popolare l'intero pianeta nel contemporaneo procedere di nuove conoscenze e sempre trainato da una forza incontrollabile che, al fine, gli permetterà di dar vita a civiltà sempre più progredite, evolute, fino alle conquiste del nostro secolo; queste fantastiche conquiste del nostro secolo; queste fantastiche conquiste costeranno però dolore e sangue, inevitabile pedaggio di un'umanità protesa verso dimensioni sempre più vaste. Ed è per questo che Angelo Denaro vuole esprimere; la scintilla primordiale diverrà, a poco a poco, un fuoco inesorabile che gli esseri umani non sapranno estinguere, ormai votati ad un olocausto che seguirà l'accettazione di un'avventura voluta dall'intelligenza e dal sapere: armi micidiali nelle mani di esseri straordinari ma imperfetti. Prima però che tutto ciò accada, questo artista in possesso di doti artistiche straordinarie arricchite da una sensibilità spirituale che gli suggerisce intuizioni ad altri negate, ci condurrà in un percorso culturale che da umilmente terreno diverrà, presto, volo sublime a scorgere dal cielo quello che il giogo terreno ci nega: ed ecco templi e anfiteatri, rovine di civiltà mediterranee incastonate in una natura prorompente di vita, di colori "invadenti" a significare l'ubertosità di una terra generosa che ha dato vita a civiltà che hanno posto le basi all'espansione, nei secoli, di un cammino di progresso. Punici,greci, romani, e prima ancora, egiziani, ...e ancora, al di là del grande oceano, popoli meravigliosi, che seppero elevare monumenti unici per imponenza e splendore. Angelo Denaro, nelle sue opere, "sorvola" i misteriosi disegni sul deserto Nazca: segreti messaggi ad esseri ultra terreni? Omaggio a divinità celesti? O semplici "follie" artistiche a perpetrare la forza inesauribile dell'intelletto umano? Forse tutto questo ed altro ancora nel perpetrare un evento miracoloso che non si è ancora esaurito.
Claudio Alessandri
   
 "Graffiti" 1996 - acrilico su tela cm 80x100 (Museum di Bagheria)

"Graffiti 8" 2004 - acrilico su tela cm 70x50


"Primordialità" 2004 acrilico su tela cm 48x48


"Graffiti"  2005 - acrilico su tela cm 70x50


"Tassili 2" 2005 - acrilico su tela cm 70x50


"Tassili 1" 2005 - acrilico su tela cm 70x60


"Il grande capro" 2005 - acrilico su tela cm 70x60


"La grotta dell'addaura" 2005 - acrilico su tela cm 50x60


"Altamira" 2005 - acrilico su tela cm 48x48


"Il carro a quattro ruote" 2005 - acrilico su tela cm70x70


"Società primordiale" 2006 - acrilico su tela cm 58x68


"Shaman" 2006 - acrilico su tela cm 50x60


"Navaho" 2006 - acrilico su tela cm 50 x60


"I navigatori" 2006 - acrilico su tela cm 76x111


 "Composizione" 2007 - acrilico su tela cm 60x70


"Figure" 2007 - acrilico su tela cm 60x70


"Guerrieri" 2007 - acrilico su tela cm 48x68


 "AMERICAN LANDSCAPE"

Nel 2006 l'Italian Community Center, invita l'artista ad esporre nel proprio centro il ciclo dei "I Graffiti".
In questa occasione, Angelo Denaro percorre un itinerario visivo da Rosarito (Messico) a San Francisco (California), stigmatizzando luoghi incantati, coste interminabili, deserti misteriosi, paesaggi.
Le opere di questo periodo sono il frutto di esperienze visive ed umane in occasione di due mostre personali in America, la prima nel 2005 alla Dellonix Famiglia Angelino di New York e la seconda nel 2006 presso l'Italian Community Center di San Diego in California e infine, sempre nel 2006, ha partecipato ad una interessante mostra collettiva presso l'Ayuntamento di Rosario in Messico, in cui ha condiviso progetti e speranze con un gruppo di pittori messicani e non.
Angelo Denaro ha cercato in questo viaggio ideale e pragmatico nel "nuovo mondo" non il "sogno americano", ma linfa importante e nuove ispirazioni per il suo mestiere di pittore. Ha rivisto "la grande mela" diversa dal 1991, periodo in cui l'Associazione culturale italiana "Ieri, oggi, domani" promosse una sua Personale a Rutheford, nel New Jersey. Si è soffermato al Ground Zero, dove aveva visitato le celebri Twin Towers, delle quali rimane il dipinto omonimo. 
"Twin Towers" anno 2002 acrilico cm 80x60


Niagara 2009 acrilico cm 111 x76

"La barca su monte" Polimetrico su tela cm 80x80


"VIBRAZIONI COSMICHE"


Infine, l'ultimo ciclo di questo progetto viene chiamato da Denaro "Vibrazioni cosmiche"; potrebbe sembrare un continuum del precedente, ma questa volta l'artista decide di indagare la parte intimistica di se stesso, una sorta di riflessione spirituale.
I primi dipinti di questo periodo sono costituiti da sette opere di grandi dimensioni che hanno come titolo " I Chakra" e "Ipotesi di rinascita". 

CHAKRA
1

2

3

 4

 5

 6

 7



"Ipotesi di rinascita" Polimaterico su tela cm 96x73


"Mutazioni" Polimaterico su tela cm 80x80





"Il Terzo occhio"

Nel corso degli anni, l'Artista illustra libri e riviste, allestisce Mostre Personali e Collettive.







Mostra Personale al CHIODO - Palermo

Nel 1968, illustra il volume "Poesie"di Franco Amato, Ed. S.G.P., Palermo.

Copertina di Angelo Denaro


Mostra Personale AI FIORI CHIARI - Palermo

Nel 1970 realizza la copertina de "Il dono della fatica", liriche di Nino Balletti. Ed. Bea Palermo; 
Copertina di Angelo Denaro




e la Copertina di "Democrazia e Tragedia"  di Bernardo Puleio-Nuova Ipsa ed. srl.




Nel 1971 illustra il volume "Fantocci di...esistenza" di Lidia Galvano. Ed. Asla, Palermo.




Copertina di Angelo Denaro

Nel 1973 espone a Monreale presso E.T.A.S.(Ente Turismo Arte Sport). L'Istituzione monrealese è stata fondata nel 1967 come strumento di promozione culturale.





...Un accento particolare affidato alla materia ed una appassionata attitudine al tratto informale contraddistinguono le opere di Angelo Denaro. Ogni opera, in qualsiasi maniera risolta, risponde a queste insorgenze spontanee che, pur restando a tutt'oggi una operazione di verifica, sono già idonee a precisare lo stimolo culturale e l'afflato poetico dell'artista. Una musica a tema, costruita di espressioni melodiche, sapientemente calate nella partitura, in cui la forza diffusiva dell'ispirazione si muove secondo il ritmo di una esaltante sinfonia. La pittura di Angelo Denaro è ardente, piena di passione, ricca di poesia ed i giochi materici, nei quali si accende la luce aggressiva dei colori, muovono significative figurazioni surreali che anelano alla libertà. In definitiva l'Artista, mentre sembra compiacersi di un certo preziosismo plastico, insegue concettualmente un sogno meraviglioso, e la materia, vinta dal colore avvolgente e dallo svilupèpo dinamico delle forme, si fa voce e grida e canta il dramma della vita che prorompe nella fantasia di un pittore che ha fede nell'arte e che invita, come in uno spiritual di J. M. Riley, a combattere per affrancarsi dalla schiavitù:
<...Quando ti pare che tutto è finito - avanti!
Bevi la dolcezza della tua coppa
Guarda gli uccelli in volo:
Senti le campane che suonano
Quando vuoi cantare - Canta!
Tieni su la testa, e avanti...>

PINO GIACOPELLI 


Nel 1974 la Galleria Civica di Arte moderna di Palermo, acquisisce l'opera "Gabbiani":




Nel 1978 l'Edigrafica di Firenze pubblica una sua cartella di cinque acqueforti - acquetinte dedicate a "Sagana" con poesie di Lucio Zinna.








Angelo Denaro - "Terra d'esordio" -Tecnica China - (poesia di Lucio Zinna)



Nello stesso anno espone ancora a Monreale presso L'E.T.A.S.




Nel 1981 realizza un'acquaforte per i "Tondi solari", versi di Paolo Maura, ed.  Giada - Palermo





Figura (disegno preparatorio)


Nel 1982 realizza la cartella di tre acqueforti - acquetinte per "Sagana" con poesie di Lucio Zinna ed. La Bottega di Hefesto, Palermo







Nel 1983 realizza la serigrafia "Aereoporto" ed. L'Altro Palermo

Nel 1985 realizza alcuni murales:





Nel 1988, durante una permanenza in Germania, la Volkbank di Beckum allestisce una sua Personale ispirata alle bellezze naturali spesso condizionate ed alterate dall'incauta mano dell'uomo. 
La mostra ha suscitato interesse e consenso di pubblico e stampa.


Nel 1989 in occasione del
 gemellaggio Cinisi-Ville D'Osny, viene presentata presso il Municipio della cittadina francese una sua serigrafia  dedicata al monastero benedettino di Cinisi, oggi sede del Municipio.


"Monastero benedettino di Cinisi"


Nel 1990 realizza la serigrafia "La spiaggia di San Vito Lo Capo" stampata nell'officina di Patrizio De Lollis, Palermo.

"La spiaggia di San Vito Lo Capo

Nello stesso anno partecipa a "L'ultima di agosto, pratiche creative, poeti e poesia in Sicilia"- Biblioteca Comunale di Palermo.

Nel 1991 ha partecipato al "Multimedia from Sicily" presso la Pyramid Gallery a New York, 71 Prince Street.

Nello stesso anno, presso la sede dell'Associazione italiana "Ieri, oggi, domani" al 169 Park Avenue di Rutherford nel New Jersey, viene inaugurata una sua personale di pittura.
Nel 1992 espone alla "June Kelly Gallery" di Broadway, New York.
Nel 1994 espone all'Ayuntamento di Madrid presso il Centro Cultural Buenavista.
Nel 1995 espone alla "Left Bank Gallery" North Coast Highway, Laguna Beach e alla "Palm Desert Gallery" in California. 
Nel 2000 partecipa alla rassegna "2000 segni di pace" presso la storica Stamperia d'Arte di Cesare Linate a Milano.
Nel 2001 espone alla "Galeria de Artemix" di Madrid.
Lo stesso anno la Galleria Civica "G. Sciortino" di Monreale acquisisce l' opera "Natura inquinata"



Natura inquinata (1991) acrilico su tela cm 50x70 
(Galleria d'Arte Moderna "G. Sciortino di Monreale)

Nel 2002 espone con la "Graffiti" dell'Addaura Hotel Residence di Palermo. 


"Totem: Il serpente piumato"

Nel 2004 la Provincia Regionale di Palermo promuove una personale "Le terre dal cielo" presso la Galleria Biotos.
Nel 2005 la Dellonix italiana, famiglia Angellino, presenta una sua personale a New York
Nel 2006 l'Italian Community Center di San Diego (California) presenta una sua personale dal titolo "Graffiti" nel suo centro e a Casa Italia presso Balboa Park (California).
Nello stesso anno partecipa presso il Centro Municipal de Arte y Cultura alla collettiva promossa dall'Ayuntamiento de Playes, Rosarito, (Messico).
Nel 2007 La Galleria Studio 71 promuove una personale a due con la pittrice Gilda Gubiotti dal titolo "Paesaggio da amare".
Nel 2008 l'Osservatorio dell'arte Contemporanea in Sicilia "Museum" di Bagheria promuove il tascabile "Graffiti" a cura di Ezio Pagano. 

Nello stesso anno il pittore presenta una sua personale del ciclo "Graffiti" presso la Galleria Spazio Bquadro di Palermo. 
La pinacoteca del Castello di Carini recepisce una sua opera dal titolo "Ombre al Castello" . 

In occasione del decennale di attività della Galleria "Elle Arte" di Palermo partecipa al
 Patchwork.
Il Comune di Palermo promuove una personale dal titolo "Dal 1988 al 2008" presso la Galleria di Villa Niscemi a Palermo.
Nel 2009 partecipa alla rassegna "De gustibus", sedici dissertazioni visuali sul tema della gastronomia siciliana presso la galleria d'arte "Studio 71" a Palermo; partecipa alla rassegna "Fatti ad Arte" oggetti d'artista presso la galleria "SpazioBquadro" a Palermo; partecipa all'esecuzione dei "Totem" sul tema della "Cultura, ambiente e legalità all'ombra della montagna sacra", nell' ambito della manifestazione organizzata dal gruppo "Graffiti" per i dieci anni della mostra permanente promossa dall'Addaura Arte di Palermo.
Partecipa alla XV edizione "La terracotta nell'arte del Presepe in Sicilia" Palazzo Corvaja di Taormina a cura di Marcello Scorsone.
Nel 2010 partecipa a "IMAGINARIE, letture visuali" - Loggiato San  Bartolomeo Provincia Regionale di Palermo.
Nel 2011 partecipa a "DIALETTICA Generazioni a confronto" a cura di Salvo Ferlito.
Partecipa ad "Angeli per una collezione" Museo dell'Angelo Di Sant'Angelo di Brolo (ME).
Partecipa alla rassegna "CONFRONTI" alla Galleria d'Arte Moderna Le Ciminiere di Catania. 
Nel 2012 espone alla mostra: "Presepe. Quest'ora su tutte le ore" presso il complesso della chiesa di S. Mamiliano di Palermo:
Angelo Denaro - "La volata dell'Angelo"


Nel 2013 partecipa alla mostra "I colori della Costituzione" presso Complesso dei Domenicani - Cappella di Santa Barbara - Palermo con l'opera d'arte: "Teatro greco".