750
° anniversario della dedicazione delle storiche Cattedrali di Cefalù e Monreale
(1267
– 2017)
Personaggi, luoghi, storie, avvenimenti
di due realtà tra loro poste a confronto, Cefalù e Monreale
di Natale
Sabella
Tre quarti di millennio sono trascorsi dal giorno in
cui le Cattedrali di Cefalù e Monreale sono state consacrate.
Dalla storiografia ecclesiastica apprendiamo come i
riti di dedicazione abbiano avuto inizio nello stesso anno, il 1267, quindici
giorni l’uno dall’altro. Il 10 aprile, giorno della consacrazione della
cattedrale di Cefalù. Il 25 aprile consacrazione del tempio di Monreale. Due
celebrazioni avvenute alla presenza del Legato apostolico di Papa Clemente IV,
Raoul Grosparmy normanno di nazione, Vescovo di Albano. Italianizzato con il
nome di Rodolfo Grasparmi, nominato cardinale da papa Urbano IV, nel concistoro
di Albano tenutosi a Viterbo. Proveniente dalla Francia al pari dei pontefici
Urbano IV e Alessandro IV. Eminente personalità della Chiesa di Roma, residente
in San Clemente in Laterano. Già vescovo di Evreux e canonico di Bayeux,
diocesi di Normandia.
Legato pontificio incaricato di presiedere alla
dedicazione della chiesa normanna di Naro nel medesimo anno in cui Carlo I
D’Angiò, sopraggiunge in aiuto del pontefice e compartecipa alla sconfitta di
re Manfredi di Sicilia, (eletto dai baroni dell’isola nel 1258) nella battaglia
di Benevento. Un episodio da considerare di auspicio alla dedicazione delle
cattedrali che avverranno l’anno successivo in Sicilia. Diverso nella persona
che compierà i riti di celebrazioni che in altre chiese d’Italia aveva visto il
Papa a presiedere la liturgia. Nella Sicilia di Carlo d’Angiò spetta al legato
pontificio, il compito di consacrare le chiese normanne. Celebrazioni, che
assumono un valore e una importanza eccezionale, anche per il modo con il quale
procedono i preparativi e per come sono state celebrate le solenni funzioni
religiose.
Un rituale liturgico al quale assistono fedeli giunti
da ogni parte del regno, prelati, chierici, nobili, visitatori pellegrini. Una
opportunità, occasione per revisionare il rito liturgico, offrire stabilità
alle celebrazioni sacramentali, e al sacramento dell’Eucaristia. Nonché modo
per attenuare controversie, contrasti, rapporti animosi, nei Capitoli delle Cattedrali
tra ordini religiosi e clero secolare. Rimuovere acredini e rancori. Mostrare
la forza, la pienezza della Chiesa di Roma, alle sedi episcopali e al mondo
feudale dell’isola.
È Clemente IV ad incoronare re di Sicilia di Carlo
D’Angiò, (figlio del re Luigi VIII,e fratello di Luigi IX re dei Francesi), il
Papa che attraverso combinate azioni politiche, diplomatiche, militari ha
determinato il destino della Sicilia, e far si che sieda sul trono un principe
angioino d’arme francese. Ed è in questo clima di apparente stabilità politica
che Clemente IV provvede alla dedicazione delle Chiese regie normanne di Cefalù
e Monreale.
Per la Chiesa di Roma è un modo per riappacificare gli
animi in seno alle comunità ecclesiali, in un
tempo in cui i dominatori dell’isola sono francesi, la “mala Segnoria “
come l’apostrofa Dante Alighieri nel canto VIII del Paradiso. I feroci
oppressori del popolo Siciliano, che dopo quindici anni dalla consacrazione
delle cattedrali sono soggetti a furibonde rivolte di popolo e baroni, che
coinvolgeranno in pochi anni l’isola tutta.
Si tratta della guerra dei Vespri Siciliani come
riportato nei libri di Storia. Epilogo culminato con la cacciata degli Angioni
dall’Isola. Chiusa questa parentesi storica, proiettata in avanti rispetto a
quando sono avvenute le celebrazioni, tenteremo di comprendere perché la Chiesa
di Roma abbia celebrato la festività delle dedicazioni con una solennità tanto
così imponente. Alcune risposte potrebbero essere le seguenti: occasione per
ridimensionare la liturgia di rito greco, affermare la dottrina della Chiesa
cattolica, rafforzare quanto più il Culto divino, la liturgia, il canone
giuridico quali strumenti validi per garantire l'osservanza delle regole;
concedere e assegnare diritti e privilegi che spettano solamente alla Chiesa
Universale di Roma conferire. Condurre a sé quel che prima era diviso.
Sostenere che in forza del diritto divino sia il Pontefice di Roma a concedere
al sovrano il potere di regnare.
Per la Chiesa di Guglielmo si tratta dell’inizio di un
nuovo tempo, di un nuovo percorso. Linea di demarcazione fra quanto avvenuto in
passato e quanto deve avvenire in futuro. Compiere il rito liturgico nella
lingua latina e non più nella lingua greca diviene un passaggio obbligato. Così
come ridimensionare quanto più possibile ogni aspetto che riguardasse la
liturgia della tradizione della Chiesa greca in Sicilia, legata al patriarcato
di Costantinopoli. <<…La
neolatinizzazione condotta dalla dinastia Aragona nel Trecento, la caduta di
Costantinopoli nel 1453 ed il Concilio Tridentino (1545 – 1563) unitamente a
considerazioni di opportunità politica posero definitivamente in minoranza la
Chiesa Bizantina di Sicilia nel corso del XVI secolo…>>.
E’ quindi probabile che le consacrazioni abbiano rappresentato
una opportunità, una occasione in tal senso. L’inizio di un nuovo tempo che
porterà la Chiesa di Monreale a guardare avanti e aprirsi all’esterno, aldilà,
oltre le mura dell’Abbazia. Questo nonostante il potente, sacro ordine
monastico benedettino dell’abbazia Monrealese dal tempo in cui ha occupato il
monastero si era tanto prodigato ed agito in tal senso. Per la Chiesa di
Monreale, dal giorno seguente alla festa della dedicazione, si è dato il via ad
un nuovo e glorioso periodo di apertura al mondo, attraverso, in primo luogo,
l'incontro con i pellegrini.
Accolti con benevolenza secondo lo spirito della
tradizione della Regola benedettina all'interno della Basilica. Per la Chiesa
di re Ruggero, qualcosa di molto diverso. Come diversi lo sono stati i monaci
conventuali, che si sono presi cura della chiesa, i frati mendicanti di Sant’Agostino che Ruggero fa
giungere a Cefalù da Bagnara Calabra.<<Gli
agostiniani, infatti, sono i più indicati a insediarsi in questa zona dove è
ancora forte il rito bizantino, avendo più volte dato grande prova di
elasticità tra le diverse esigenze religiose. Potranno, dunque, mediare tra la
nuova fede latina portata dai Normanni e quella tradizionale greca>>.
Non è, infatti, un caso che il movimento dei crociati
si riconosca nella regola di Sant’Agostino. Ma discutendo sulle origini di
Cefalù non possiamo non ricordare che essa fu Città fortezza nella quale al
tempo di dedicazione della basilica si era insediata l’aristocrazia feudale che
faceva riferimento alla influente famiglia Ventimiglia la cui origine era
Ligure.
Signoria feudale che da li a poco entrerà in diretto
contrasto con la civitas episcopale.
Un esercizio del potere in diretto contrasto con quello a guida episcopale.
Realtà nella quale chi sta al capo di tutto è un nobile “laico” feudale che si
contrappone al vescovo che dipende dal pontefice. Ma ciò che a tanti ancora
oggi non è dato sapere è che le regie cattedrali rimasero collegate dal tempo
della fondazione alla tradizione episcopale greca. E che nello specifico, il
Santuario del Tempio di Monreale è espressione di una spazialità architettonica
di matrice culturale bizantina. E le solenni liturgie che in essa si
svolgeranno seguono la liturgia di tradizione greca e quindi non è un caso se <<all’inizio la nuova fondazione viene
collegata alla tradizione episcopale greca rappresentata nella cappella di
Santa Kiriaca presso Monreale>>.
Il fatto di collegare la fondazione di Monreale
alla chiesa di Santa Ciriaca, che si
trova immersa nelle campagne fuori la Città di Palermo (nella cui chiesa trova
rifugio e celebra messa in segreto il Vescovo Nicodemo), non è altro, che un
intelligente escamotage al quale ricorre Guglielmo II al fine di
conferire dignità canonica alla fondazione e portare a compimento in autonomia
il Tempio e l’annesso complesso residenziale del monastero. È con la bolla del
1176 che il Pontefice riconosce (perchè posto innanzi ad un avvenimento
compiuto) canonicamente il nascente monastero benedettino di Monreale. A questo
deve aggiungersi quanto ha inciso scegliere, come luogo di sepoltura di Ruggero
II e di Guglielmo II, le cattedrali di Cefalù e Monreale. Scelta che conferisce
dignità ed esprime maggiore valore simbolico alle due reali fondazioni. Azioni
da interpretarsi come gesto, segno di indipendenza ed autonomia dei monarchi,
nei confronti della Chiesa di Roma.
Una decisione che sottolinea e pone in maggiore
evidenza le fondazioni delle regie Cattedrali dalla Chiesa di Palermo, sede
dell’arcivescovo, che dipende dal pontefice di Roma. Nello specifico la chiesa
di Monreale assolve più funzioni: chiesa di palazzo associata ad un monastero di obbedienza reale e
mausoleo. Chiesa la cui giurisdizione è
di gran lunga superiore alla Chiesa di Palermo. Anche i contesti nei quali si
maturano gli eventi, riconducibili per la chiesa di Cefalù al periodo che intercorre tra il 1131
e il 1170 e per la chiesa di Monreale, tra il
1174 e il 1189, è assai diverso. Come diversa è l’epoca e quanto accadde
in quel frangente della storia. Epoca nella quale le Chiese regie in un modo e
nell’altro restano al centro della storia Siciliana ed Europea. Alcune parole,
adesso, si devono spendere in relazione ai due sarcofagi di porfido della
chiesa di Cefalù. Si tratta di sacelli porfirei commissionati da re Ruggero
donati dallo stesso alla Cattedrale di Cefalù nel 1145 che Federico II, nel
1225, sottrae forzatamente alla città, insieme al tesoro della Cattedrale, per
poi trasferirli nella Chiesa Cattedrale di Palermo. Come pure è da valutare
quel che avviene causa l’improvvisa scomparsa dei sovrani. Ad iniziare da
quando muore Ruggero II, la cui morte improvvisa non consente il proseguire i
lavori del duomo. Preludio al trasferimento dei sarcofagi reali e del
seppellimento del corpo del sovrano in tomba situata nella Chiesa Cattedrale
Metropolitana della Capitale, Palermo. Questo nonostante il Capitolo
Cefaludense avesse addotto una serie di motivati argomenti e si fosse tanto
speso affinché i sarcofagi rimanessero nella Chiesa di Ruggero II e non fossero
spostati a Palermo.
Tutt’altra cosa quel che avviene a Monreale, alla
morte di Guglielmo nel 1189. La chiesa
ultimata di Guglielmo consente di accogliere le tombe reali dei suoi familiari.
Al suo interno, come noto, troviamo posto il primo sarcofago di Re Guglielmo I, e a seguire i sacelli dei
principi, fratelli di Guglielmo, ai quali fa seguito la tomba della regina
madre di Guglielmo, (1182) Margherita di Navarra. E nel 1270 il sepolcro di
Luigi IX Re di Francia, canonizzato Santo nel 1297. E secoli dopo il sarcofago
cinquecentesco che contiene le spoglie del fondatore della Cattedrale Guglielmo
II. Terminata questa concisa sintesi è il caso di soffermarci su come Guglielmo
si ponga nei confronti del Pontefice in termini giuridici e canonici: <<… la libertà di azione del re, per
quanto riguarda la realizzazione del suo piano nella Capitale Siciliana era
limitata dal punto di vista giuridico canonico; d’altra parte egli doveva avere
grandi interessi, per ragioni politiche a non contrastare il Papa, come aveva
fatto suo nonno a realizzare i suoi piani in pieno accordo con Roma…>>.
La considerazione da farsi in proposito è la seguente: Legazia Apostolica si,
Legazia Apostolica no, la monarchia normanna, è parte dell’Occidente latino.
Politica e religione, un connubio perfetto inscindibile, in un'epoca
altrettanto controversa ed instabile. Un tempo in cui ogni azione, ogni atto
che compie il sovrano se non adeguatamente calibrato, conduce inevitabilmente a
creare rapporti non buoni, motivo pertanto di scontro con il Pontefice romano.
Fatti che comunque andavano evitati. Non in ultimo, la questione canonica e
ogni cosa che attiene e fa riferimento alla liturgia e al rito. La
consacrazione delle cattedrali conferma quanto ho sostenuto prima.
Ma in realtà, quindi, cosa hanno in comune le due
cattedrali, essendo trascorsi tra una fondazione e l’altra più di quaranta
anni?
La cattedrale di Cefalù risale come anno di fondazione
al 1131; la fondazione del duomo di Monreale al 1174. Ciò che alla fine
risulterà evidente è che nonostante le cattedrali siano parte dello stesso
“Stato” normanno, il contesto nel quale si trovano è completamente diverso
l’uno dall’altro, come sono diversi l’ambiente, la realtà sociale, la politica,
l’ economia ed il territorio. E questo
non solo con riferimento ai luoghi di edificazione; come è noto, infatti, la
Cattedrale di Monreale è parte di un complesso territoriale molto più ampio e
vasto rispetto a quello di Cefalù, collegato precedentemente sia al Parco Reale
che ad una precedente magione.
La Chiesa di Cefalù prossima al mare, quella di
Monreale, invece, adagiata sopra il rilievo di un alto pianoro che guarda il mare.
Solo una cosa accomuna le due località: la bellezza
dei luoghi, l’abbondanza e la freschezza delle sorgenti. C’è certezza soltanto
nel sapere che i fondatori hanno avuto in comune una grande fede, credere in
Dio unico e Trino e che entrambi i
sovrani sono passati alla storia come colti e “giusti”, dediti a mantenere alto
il prestigio della monarchia normanna, in un tempo che ha visto avvicendare,
vescovi, papi, antipapi, dignitari,
imperatori e sovrani, nel quale, peraltro, non sono mancate epidemie,
terremoti, battaglie, guerre cruente mitiche, epocali. Un fatto solo è certo,
la Chiesa di Guglielmo, dai primi anni della fondazione mantiene a sé il titolo
di Città. Un fatto che non deve sorprendere e stupire nessuno, essendo Monreale
in origine un nome non di città. Monreale, è prima un borgo e secoli dopo una
stupenda città arcivescovile. Solo a pochi anni dalla fondazione con la bolla
di papa Lucio III, “Licet Dominus” (1182 o 1183?) la sede di Monreale elevata
ad arcivescovado, riporta per la prima volta la dicitura Monreale. Il primo
documento a sancire la nascita della chiesa, e non della Città di Monreale. Ma
bisogna attendere la consacrazione del 1267 affinché i primi pellegrinaggi
giungano all’abbazia di Monreale non nella basilica di Guglielmo, la cui stella
è volta ad Oriente, ma nella basilica cattedrale della Chiesa di Roma,
saldamente stabilizzata ad Occidente. Chiesa e Santuario Mariano. Se invece si
pone attenzione alla Chiesa di Cefalù ed al monastero edificato dall’illuminato
Ruggero (coronato da Anacleto antipapa della chiesa di Roma) forse appare in
qualche modo comprensibile il motivo per il quale il normanno Ruggero II,
figlio, successore di Ruggero I, fece rinascere l’episcopato, Cefaludense non
più esistente da più di due secoli. Ancora una volta è la cronaca a venirci in in
aiuto e ci consente compiere una lettura “cronologica” degli eventi accaduti. L’avo
del buon Guglielmo, re Ruggero II, per edificare la Chiesa di Cefalù, chiede e
riceve l’assenso dell’arcivescovo Ugone di Messina. Ma è con bolla di Anacleto
II, del “settembre 1131”, che la chiesa di Ruggero è consacrata Basilica,
Cattedrale; ma devono più o meno trascorrere altri quarant’anni per essere
riconosciuta dalla Chiesa di Roma. L’intenzione del sovrano è rifondare la
primitiva sede episcopale, riportare in auge e in vita la chiesa Cefaludense
ridare dignità al suo Status. Dignità goduta in passato,poiché chiesa
importante dalle origini antiche, come antico è importante è il suo
insediamento urbano. Luogo del mito e della bellezza. Città, ricca, prospera e
con differenti toponimi. Piazza culturale, economica, mercantile. Cristiana,
intorno al IV secolo (le preesistenze venute alla luce negli ultimi decenni del
secolo passato testimoniano e confermano la sua antica esistenza). Città
fortezza, avamposto, in età bizantina e mussulmana. Città munita, fortificata.
Lume della fede, oltraggiata, oscurata, più volte rasa al suolo. Onte che
Ruggero elimina e cancella quando caccia via dalla città i “fratelli
mussulmani”. Città portuale, adagiata su un leggero declivio delle coste
settentrionali della Sicilia, prossima a Palermo, più distante da Messina.
Insediamento sicano - fenicio, infine, in parte greco. Città decumana in epoca
romana. Punto di arrivo dalla via del mare. Luogo dal quale partire,
intraprendere viaggi per mare e per via terra, attraverso aspri, tortuosi
valichi montani che conducono verso le montagne più interne della Sicilia. Polo
strategico e militare. Sede vescovile dall’ VIII secolo. Essendo il vescovado
di Cefalù prima ancora della dominazione araba appartenuto al patriarcato di
Costantinopoli. La volontà di Ruggero II, fare risorgere dalle ceneri la Città
e la Diocesi. Un fatto prioritario per Ruggero del quale la cattedrale che
innalza al Salvatore è segno, testimonianza di fede. Fede e devozione, non alla
“Chiesa”, che ne è tramite, ma a Gesù Cristo, al quale rivolgere un voto di ringraziamento.
Ecco il motivo che anima il sovrano a dedicare con fervido sentimento
religioso, la Chiesa al SS. Salvatore.
Sì proprio Ruggero II, re di Sicilia, padre nobile,
costruttore di uno “Stato moderno”,
solido reso efficiente e ben organizzato, secondo le regole del diritto comune.
Uno Stato che riunisce in un solo regno i territori conquistati dell’Italia
Meridionale. Un’impresa non solo audace ma straordinaria tenuto conto che
avviene nel Medioevo. La sua Cattedrale, da lì a pochi anni, sarà centro e
testimonianza di una fede che seppur legata ad un mondo religioso antico, si
esprime attraverso linguaggi bizantini. La Chiesa, un segno concreto,
tangibile, di rinascita, e splendore, di una rinnovata ricchezza che ricorda
Cefalù in età greca. Città nella quale, sotto il dominio bizantino prima ed
arabo dopo, gli abitanti trovano rifugio sul pianoro della rocca, simbolo che
ha contraddistinto da tempi immemori la
Città di Cefalù, per la sua particolarità. Orientata con sapienza, eretta con
una acume intelligenza non comune di un sovrano che prima ne ha stabilito e
ordinatone l’impianto e poi l’ha dolcemente adagiata al piede, discosta dalla
rupe. Cattedrale il cui sfondo è un pezzo di cielo infinito. Un re che ha
acconsentito a chi vi abita e dimora di costruire le loro case entro il
perimetro delle mura cittadine, che
Ruggero ha innalzato sulle primitive rovine. Resti di mura megalitiche
molte antiche. Corrisponde a verità quel che monsignor Salvatore Fertitta
(abate e canonico della cattedrale di Cefalù, Vicario Capitolare rettore della
sede vacante episcopale della diocesi per ben 33 anni), ha avuto modo di
scrivere e pubblicare in un suo libro dal titolo: (Cenni storici su la
chiesa di Cefalù edito a Napoli, tipografia Moschitti, 1847) con il quale
ha inteso esprimere l’importante
dell’episcopio Cefaludense: nella greca Diatiposi, (autorevole fonte d’epoca
bizantina) che sopra detta è, presso
l’Assemanni, all’appendice di Carlo da San Paolo, l’ordine dei vescovi al
siracusano metropolita suffraganei, è a questo modo:<<…1,°Catanae,2°Tauromeneii,3,°Messanae,4.°
Cephaledii,5.°Termarum,,6:°Panormi,7,°Lilybaei,8.°Trocaleorum,9.°Agrigenti,10.°Tyndarii,11.°Leontines,12.°Aleses,
13.°Melitae…>>. Cefalù, in ordine numerale e non alfabetico, è quarta
diocesi episcopale suffraganea dell’arcidiocesi metropolitana, chiesa di
Siracusa. (suffraganea, che segue le
disposizioni e obblighi di diritto canonico). Ruggero II, alla luce della
storia quando si accinge a realizzare la cattedrale di Cefalù, ne recuperare la
storia e le sue gloriose tradizioni, ne riconferma dignità e prestigio.
Cosa assai diversa da ciò che avviene con la
fondazione regia della Cattedrale di Monreale quarantatrè anni dopo. Il
progetto di Guglielmo è quello di realizzare di sana pianta la chiesa, alla
quale assegna la sede episcopale. Un progetto che Guglielmo porta a
“compimento” in modo straordinario, grandioso, preciso e puntuale. Chiesa
abbaziale concepita negli stili e nella forma, a un repertorio classico antico,
che la monarchia riscopre e fa proprio. Un intervento che ricorre a risorse non
da poco, di tipo economico, materiale culturale ed umano non indifferente.
Concentrate in un luogo inizialmente impraticabile, impervio sul quale è stato
eretto un grandioso complesso architettonico, splendido, definito, completo,
dal quale è possibile contemplare un panorama di una bellezza incomparabile.
Chiesa abbaziale, “monumento” dell’anima e dello spirito, simbolo della
rinascita cristiana latina nell’isola. Luogo appositamente sorto per narrare,
celebrare la Storia della Chiesa, mostrare la Santa immagine di Cristo
Redentore, il figlio di Dio, che parla e dialoga col Padre Celeste, onnipotente
e misericordioso, Gesù di Nazareth venuto sulla terra ad offrire la redenzione
e la salvezza eterna. Ciò che nella chiesa di Cefalù inizio e termina con
l’immagine del Pantocratore, nella chiesa di Monreale, dal Pantocratore si
espande sino a farsi Cosmo. Monreale, in modo diverso da Cefalù, incarna una
concezione nuova, “moderna”.
Lo dimostra il fatto stesso che Guglielmo sceglie con
cura un sito “vergine ed incontaminato” sul quale erigere la maggiore chiesa
del regno di Sicilia che dedica alla Madre di Gesù, ascesa in cielo ed alla
quale conferisce il nome di Santa Maria La Nuova. Chiesa, abbazia e vescovado di uno “Stato dentro un
altro Stato” dal quale governare in autonomia assoluta vasti territori, gestire
esistenze e vite di uomini e donne. Chiesa abbaziale alla quale è suffraganea
la Chiesa di Siracusa nel 1188, quella che un tempo fu la prima chiesa di
Sicilia, Siracusa nella cui comunità, San Paolo, venne a spargere la parola del
Vangelo per far germogliare il seme del cristianesimo.
Ultimato questo raffronto viene naturale affermare che
la gloriosa storia delle cattedrali normanne di Cefalù e Monreale sono la
faccia di una sola medaglia.
Tanto che la ricorrenza della consacrazione del 1267,
finiranno col rivestire un grande significato simbolico. Se poniamo inoltre una
giusta attenzione alle “ricorrenze liturgiche”, ed osserviamo con una lente di
ingrandimento fatti ed avvenimenti avvenuti, ci viene molto più facile
comprendere quel periodo storico. Due avvenimenti vicini, fra loro suggellati
da due Santi, il Profeta Ezechiele, che la Chiesa festeggia il 10 aprile e i
Santi, Stefano vescovo e martire e Marco evangelista che la Chiesa festeggia il
25 aprile. Santi venerati dalla Chiesa d’Oriente e dalla Chiesa Occidente,
secondo la tradizione del calendario liturgico del martirologio di San Beda e di altri santi autori.
NATALE SABELLA, Architetto
SAGGIO
PUBBLICATO SU FILO DIRETTO – MONREALE IT IL 25 APRILE 2017
E VDS (GIORNALE DEI VESCOVI SICILIANI) IN DATA 26 APRILE 2017
E VDS (GIORNALE DEI VESCOVI SICILIANI) IN DATA 26 APRILE 2017
CONSULTAZIONE
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
ENCICLOPEDIA ITALIANA di SCIENZE, LETTERE ED ARTI. TRECCANI.
SULLE PRESTAZIONI pretese DALLA MENSA VESCOVILE DI
CEFALU’ BREVI CONSIDERAZIONI DI ENRICO
PIRAJNO BARONE di MANDRALISCA. Palermo. Stamperia di Franc. Lao 1844.
(Stamperia di D. M. A. CONSOLE VIA S. Giuseppe ab Arimathea 1844) RIPRODUZIONE ANASTATICA.
FONDAZIONE MANDRALISCA DI CEFALU’. PUBBLISICULA PALERMO, Giugno 1999.
SALVATORE FERTITTA. Brevissimi Cenni Storici su la Chiesa di
Cefalù. Stampato per la prima volta a Napoli nel 1847. RISTAMPA ANASTATICA a
cura della Fondazione Culturale Mandralisca CEFALU’.Pubblisicula Industria
Grafica Editoriale, Palermo, Marzo 2001.
CEFALU’ Kalòs LUOGHI di SICILIA Collana monografica a cura
di Guido Valdini, Edizione Ariete. Palermo - Azienda Autonoma di Soggiorno e
Turismo Corso Ruggero 77, Cefalù.
La Cattedrale di Palermo Studio per l’Ottavo centenario
della fondazione a cura di Leonardo Urbani. Sellerio editore Palermo via
Siracusa 50, Palermo 1993.
IL TESORO DELLE CITTA’
Strenna dell’Associazione Storia della Città Edizione Kappa. VI - 2008/2010.
Giuseppe Antista. Cefalù: l’assetto urbano in età medievale.
RODO SANTORO, Spazio Liturgico Bizantino Nell’Architettura
Panormita DAL XII AL XVI Secolo, Renzo Mazzone editore. I.l.Palma Palermo – San Pauolo, 1978.
Beni Culturali ed Ambientali Sicilia anno II – N.3-4 1981.
Bollettino trimestrale per la divulgazione delle attività degli organi
dell’Amministrazione per i Beni culturali ed ambientali della Regione
Siciliana. Stampa POLIGRAF/Palermo.
De VITA, ET REBUS GESTIS. GUGLIELMI II SICILIAE REGIS
MONREGALENSI ECCLESIAE FUNDATORIS LIBRI QUATUOR MONREGALI MDCCLXIIX EXCUDEBAT
CAJE TANUS M. BENTIVEGNA IMPRESSOR
CAMERALIS POTESTATIBUS PERMITTENTIBUS.
SALVATORE SPOTO, SICILIA SEGRETA E MISTERIOSA. VICENDE
ENIGMATICHE FAVOLE POPOLARI E CRONOCA CONTEMPORANEA di UN’ISOLA CONTROVERSA. NEWTON COMPTON EDITORI. PRIMA EDIZIONE EBOOK GIUGNO 2016.
KITZINGER, E. – I
mosaici di Monreale, Palermo, 1960.
KRONING, W. – Il duomo di Monreale e l’architettura normanna
in Sicilia, Palermo, 1965.
LA CHIESA di MONREALE Annuario 1997. Stampato nel mese di
Gennaio 1997nella Tipografia – Litografia Puccio di Fiorello Paolo&C. Via
Castiglia Partinico.
GIUSEPPE MANDALA’, VICENDE E FIGURE DELLA CHIESA MONREALESE SILLOGE ARCIDIOCESIDI MONREALE ARCHIVIO STORICO DIOCESANO. STAMPA TIPOGRAFIA FIORELLO. Via Castiglia 69/71 Partinico (PA) ANNO 2015.
Nessun commento:
Posta un commento