"NELLO STATO DEL GRANDE INQUISITORE:
FRANCESCO TESTA
ARCIVESCOVO DI MONREALE"
ARCIVESCOVO DI MONREALE"
*In questo saggio sulla politica monrealese dell'arcivescovo Testa si anticipano alcune ipotesi di lavoro e i parziali risultati di una ricerca in corso, soggetta a precisazioni e aggiustamenti.
Viene per il momento privilegiata l' osservazione di alcune iniziative sul disciplinamento dei comportamenti e la committenza architettonica, che offrono un inedito punto di vista sulla storia sociale della Sicilia di quegli anni.
Nel Prospetto della Storia letteraria di Sicilia Domenico Scinà tramanda la memoria dei meriti culturali di mons. Francesco Testa, che molto aveva operato per la pubblica educazione della gioventù, speranza dello Stato e della nostra Sicilia e che, da arcivescovo di monreale, eresse in questa città un seminario che la scuola divenne, non che della sua diocesi, ma di tutta la Sicilia...lo fornì di abilissimi professori in tutte le scienze.
Mons. Testa è fra i protagonisti della storia politico-culturale isolana la cui memoria viene positivamente trasmessa, fra i modelli indicati ai giovani del "partito siciliano": mentre era stabile e generale, perchè dipendeva da privati, e lentissimo era il progresso nelle scienze naturali, l'arcivescovo era stato fra quei pochi("alcuni") che "valsero ad illustrare il clero e le città principali dell'isola".
Il primo volume del Prospetto viene pubblicato nel 1824, quando Francesco Testa è morto da quarant'anni e il tempo ha portato una serie di cambiamenti accelerati: a palermo i contraccolpi della rivoluzione francese comprendono due soggiorni della corte, la costituzione voluta da BentinicK, la nascita del Regno di Sicilia, l'estensione all'isola della legislazione del 1820.
L'Arcivescovo Testa appartiene a un mondo ormai superato, ma è da ricordare per almeno due iniziative: la raccolta dei Capitula e la riforma degli studi, cioè l'orgogliosa rivendicazione delle prerogative della nazione siciliana e l'operazione di rinnovamento interno, capace di formare i nuovi siciliani.
La valutazione di Scinà consegna ai contemporanei un protagonista del recente passato, l'attenzione verso l'arcivescovo-confermata da alcune pubblicazioni-continua sino ai primi anni '40 dell'800 per poi declinare in maniera definitiva.
La storiografia contemporanea ha sottolineato il contesto conflittuale di cui mons. Testa è parte, lasciando ad ulteriori indagini il compito di definirne il profilo in maniera più completa. L'arcivescovo è fra i protagonisti della storia siciliana del XVIII secolo, un riformatore che agisce seguendo due steele polari: le prerogative della nazione e la gloria di Dio, da coniugare assieme perchè impensabile risulterebbe la loro divisione.
Il ripudio della filosofia scolastica e la rinomanza raggiunta dal seminario no esauriscono le sue multiformi capacità di intervento, come Inquisitore Generale per il regno di Sicilia e capo del Braccio ecclesiastico del Parlamento Francesco testa contribuisce a definire il clima culturale del suo tempo.
Ma Monreale è la scena in cui si muove da demiurgo, il piccolo "Stato" dove agisce come Abate e Signore e - nei quasi vent'anni in cui governa la ricca diocesi - l'arcivescovo cambia il volito della cittadina.
La santità dei costumi, il decoro civile, la preghiera e una moderata attenzione per quanto avviene nel vasto mondo sono i valori che ne improntano la multiforme attività riformatrice; il disciplinamento dei corpi e delle anime ma anche del trritorio propongono al Regno un esempio, un modello di virtù religiosa che dal piccolo Stato teocratico si contrappone "naturalmente" a quello di virtù civile elaborato dall'Illuminismo". L'attività di committente urbanistico-architettonico è l'aspetto più immediatamente visibile di un riformismo globale che vuole tracciare una "via siciliana" per la modernità, che rifiuta il laicismo del secolo ma anche l'ignoranza e la superstizione. Le iniziative messe in campo per educare il popolo alla morale cristiana si dispiegano sullo sfondo di una "razionalizzazione" del territorio, che mons. testa compie in gran parte con il suo patrimonio personale: sposta due delle porte urbane per includere i nuovi insediamenti, allarga e albera la via principale, porta l'acqua nella parte alta di un paese tutto in salita e costruisce un canale in muratura per consegnare altre acque ai giardinieri di Palermo. L'iniziativa più impegnativa è la costruzione di una spettacolare via-monumento decorata da artistiche fontane, creata per facilitare i collegamenti con la capitale e tutta pensata sotto il segno della bellezza.
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Il 7 maggio 1773 la morte dell'arcivescovo chiude in maniera definitiva un esperimento già esaurito, che non portava frutti. all'ombra della cattedrale normanna Francesco Testa aveva posto le premesse per un progresso graduale, necessariamente lento, dove religione e carità avrebbero risolto i problemi sociali e ristabilito la pace. Il suo obiettivo era la creazione di un uomo nuovo: severo rigorista in religione, solidale nella vita pubblica, amante del decoro e della moderazione. Un obiettivo ambizioso per cui aveva speso ogni soldo delle sue ricchezze e delle rendite, ogni energia. Dovette contentarsi di <nobilissimi funerali> e un mausoleo marmoreo offerto dal re, scolpito dallo stesso artista che aveva adornato le fontane della via-monumento.
E presto il piccolo Stato teocratico di mons. Francesco Testa viene cancellato: poco dopo la sua morte, l'arcivescovato di Monreale è associato alla sede di Palermo e le rendite della Mensa vengono destinate alla creazione di una flotta di triremi.
...(segue).
da "Quaderni MEDITERRANEA Ricerche Storiche"-Collana diretta da Orazio Cancila - Agosto 2010 n. 19
AMELIA CRISANTINO
Dottore di ricerca in Storia (Storia della cultura, della società e del territorio in età moderna), continua l'attività di studio presso il Dipartimento di Studi storici e artistici dell'università di Palermo. Tra le sue pubblicazioni, il saggio "Della segreta e operosa associazione-Una setta all'origine della mafia (Sellerio, Palermo, 2000). Ha in corso di stampa, nella collana dei Quaderni di mediterranea, il volume Introduzione agli "Studi sulla Sicilia dalla metà del XVIII secolo al 1820" di Michele Amari, e l'edizione a sua cura degli "Studi sulla storia di Sicilia dalla metà del XVIII secolo al 1820" di Michele Amari.
Il 7 maggio 1773 la morte dell'arcivescovo chiude in maniera definitiva un esperimento già esaurito, che non portava frutti. all'ombra della cattedrale normanna Francesco Testa aveva posto le premesse per un progresso graduale, necessariamente lento, dove religione e carità avrebbero risolto i problemi sociali e ristabilito la pace. Il suo obiettivo era la creazione di un uomo nuovo: severo rigorista in religione, solidale nella vita pubblica, amante del decoro e della moderazione. Un obiettivo ambizioso per cui aveva speso ogni soldo delle sue ricchezze e delle rendite, ogni energia. Dovette contentarsi di <nobilissimi funerali> e un mausoleo marmoreo offerto dal re, scolpito dallo stesso artista che aveva adornato le fontane della via-monumento.
E presto il piccolo Stato teocratico di mons. Francesco Testa viene cancellato: poco dopo la sua morte, l'arcivescovato di Monreale è associato alla sede di Palermo e le rendite della Mensa vengono destinate alla creazione di una flotta di triremi.
...(segue).
da "Quaderni MEDITERRANEA Ricerche Storiche"-Collana diretta da Orazio Cancila - Agosto 2010 n. 19
AMELIA CRISANTINO
Dottore di ricerca in Storia (Storia della cultura, della società e del territorio in età moderna), continua l'attività di studio presso il Dipartimento di Studi storici e artistici dell'università di Palermo. Tra le sue pubblicazioni, il saggio "Della segreta e operosa associazione-Una setta all'origine della mafia (Sellerio, Palermo, 2000). Ha in corso di stampa, nella collana dei Quaderni di mediterranea, il volume Introduzione agli "Studi sulla Sicilia dalla metà del XVIII secolo al 1820" di Michele Amari, e l'edizione a sua cura degli "Studi sulla storia di Sicilia dalla metà del XVIII secolo al 1820" di Michele Amari.