ARCHIVIO STORICO COMUNALE
"G. SCHIRO'"
La premessa storica sulle Origini e vicende dell’ Archivio Storico Comunale*
del nostro concittadino Prof. Giuseppe Schirò inizia con una citazione
del Prof. Amedeo Tullio* per sottolineare e meglio far comprendere
l’enorme valore dei documenti storici di un territorio e che qui si
riporta:
"Noi
siamo perchè eravamo, noi non saremo se non fossimo stati. Con questa
semplice, incisiva affermazione si vuole mettere in rilievo l'importanza
sociale e morale della memoria storica che fa gli uomini che siamo e
non quello che altri vorrebbero che fossimo; l'unico valore che ci
differenzia da tutti gli altri esseri viventi e che motiva ogni nostra
azione..."
La
nascita dell’Archivio Storico Comunale è strettamente collegata alla
fondazione del Duomo e dell’Arcivescovado che coincide con la
prestigiosa presenza dei normanni in Sicilia ed in particolar modo con
l’opera di re Guglielmo il quale favorì la penetrazione della cultura
latino-occidentale che doveva poggiare su una solida base giuridica ed
economica. Il re sarà difensore dei cittadini che gli saranno
fermamente fedeli; egli è fonte di diritto, ha poteri illimitati e, come
legato pontificio, per il suo regno designa i vescovi, nomina i curati e
gli abbati dei monasteri. Attorno al re, la famiglia regale e la curia
che è l'organo di governo. Molta influenza esercitano gli ecclesistici,
infatti un posto importante è dato ai vescovi e agli abbati. I sovrani,
per Legazia apostolica, intervengono nella vita della Chiesa,
largheggiano di privilegi in favore dei monasteri, concedono feudi per
facilitare il sorgere di centri abitati. Così è sorto il Comune di
Monreale e altri ancora. Guglielmo II accorda le sue preferenze a
Monreale e inizia la sua opera di cristianizzazione.
Guglielmo
II fa venire qui i Benedettini e affida loro una serie di privilegi
come l'esenzione dalla giurisdizione spirituale, di qualsiasi altra
autorità; la facoltà di ricevere beni di qualsiasi specie da ogni parte e
da chicchessia; l'esenzione dalle tasse; il diritto di asilo; le
insegne di vescovo per l'abbate e la giurisdizione spirituale sul
territorio e sulle persone appartenenti al monastero. Quando ai
Benedettini di Cava dei Tirreni re Guglielmo assegna il compito di
custodire e di gestire le donazioni di libri per la Biblioteca, allo
stesso modo sorge l’esigenza di custodire un Archivio per la
conservazione dei documenti storici: testimonianze dei fatti, delle
persone, delle attività dei nostri predecessori sul territorio
monrealese. Questa esigenza venne maturandosi soprattutto dopo la morte
prematura del re avvenuta nel 1189 quando si manifestò la cattiva
intenzione di volere distruggere l’imponente grandezza del re e del suo
operato. La "Bolla d'Oro", attribuisce all' abbate i poteri giudiziari
sui territori e sulle persone sottoposte al monastero. Nel 1182, papa
Lucio III, confermando tutti i privilegi e le concessioni regie
conferisce all'abbate il grado di arcivescovo metropolita. Il Monastero
di Monreale diventerà un centro propulsore di attività religiosa,
politica ed economica su tutto il territorio monrealese e l'Arcivescovo
abbate del monastero, come alto signore temporale, avrà dunque la
giurisdizione civile e penale sulle città e terre della diocesi. La sua
attività si esplica in ogni campo ed è per questo che la documentazione
ha il carattere della complessità, infatti la distinzione tra la sfera
spirituale e quella temporale non era netta.
Agli inizi del XIV sec. infatti i preziosi documenti erano conservati male e spesso venivano dispersi.
Il
diplomatista Arnoldo di Rexac, Arcivescovo di Monreale dal 1306 al
1324, anche se ostacolato da molti, raccolse in un libro i documenti più
importanti della sua Chiesa, il famoso “codice di Rexac” che venne
denominato “Tabulario di S. Maria di Monreale”: i primi documenti in
pergamena istitutivi dell’arcivescovado, di concessione e di conferma
dei privilegi che hanno una storia particolare perché rappresentano il
nucleo originario intorno al quale si sviluppa l’Archivio Generale e
perché rivestono una grande importanza nei confronti della storia di
Monreale. Oggi il Tabulario si trova sin dal 1939 presso la Biblioteca
Regionale di Palermo.
L’Archivio
Generale che venne a costituirsi aveva sede nella casa comunale, la
quale era detta appunto “Arcivu”, dove si conservavano i documenti e i
registri ecclesiastici e civili dell’Arcivescovado. Nello stesso
“Arcivu” si conservano anche i registri e gli atti della “Mensa
arcivescovile”, cioè dell’Amministrazione dei beni di quell’Ente,
dell’Arcivescovado, istituito da Guglielmo II ed avente funzioni
religiose, civili, giudiziarie. .
Re
Guglielmo, conferendo all’arcivescovo di Monreale i poteri civili e
giudiziari non rinunciava alla sovranità su quel territorio ma delegava
all’Arcivescovo, poteri propri del sovrano per facilitarne l’opera di
penetrazione latino occidentale in Sicilia.
Questa
delega rimane operante fino al 1812 quando vengono aboliti i privilegi
feudali e cessati i poteri civili e giudiziari dell'Arcivescovo.
...<Poichè l'Arcivescovo assommava...potere religioso, civile e
giudiziario, l'archivio dell'Arcivescovado , non può considerarsi
prettamente ecclesiastico, ma misto, cioè ecclesiastico e civile.
Tuttavia esso ha un carattere unitario e, direi, inscindibile, come di
un corpo unico, sia soprattutto per la compenetrazione tra la sfera
dello spirituale e del temporale che a quell'epoca era considerata
pienamente legittima. Di Tale realtà bisogna anzitutto tener conto nella
valutazione della natura di quell'Archivio, che riflette "in re" quella
fusione tra temporale e spirituale che era "in intellectu" degli
operatori. In sostanza l'archivio comunale non aveva propria identità ma
era incorporato nell'archivio dell'arcivescovato, in modo
inseparabile>.
Come
dice il Prof. Schirò, quella dell'Archivio <una storia della lotta
contro le sottrazioni e le dispersioni dei documenti, cioè della civiltà
contro le barbarie>. L'Arcidiocesi di Monreale che era di regio
patronato, periodicamente, veniva ispezionata da "visitatori regi" che
si occupavano della conservazione dei documenti relativi ai beni
dell'Arcivescovado i cui Archivi sono tre: il primo è il Tabulario che
conserva i privilegi, i diplomi e le pergamene originali; il secondo è
un piccolo archivio dell'Arcivescovo con registri riguardanti la menza;
il terzo è l'Archivio della giurisdizione episcopale sia ecclesiastica
che temporale dove si conservano decreti, processi civili e penali,
libri dei redditi e altri atti di cancelleria sia ecclesiastica che
civile. Il visitatore emana una serie di disposizioni legislative
affinchè venga costruito un solo archivio generale arcivescovile sotto
la direzione di un solo archivio ecclesiastico.
Durante
i moti del 1820 l'Archivio subisce ancora gravi dispersioni. Alcuni
anni dopo una legge stabilisce che tutte le carte e i registri delle
antecedenti giurisdizioni e quelle delle amministarzioni esistenti nelle
città e provincia di Palermo dovevano concentrarsi nel Grande Archivio
di Palermo. Le carte appartenenti allo spirituale allora, dovevano
essere consegnate all'Arcivescovo, le altre, quelle del Comune,
dovevano seguire le sorti assegnate dalla legge. Comunque la separazione
non avvenne e l'Archivio rimase nel Palazzo Comunale. La situazione
dell'Archivio si aggrava quando sopraggiungono i rivolgimenti del '48
che lasciano l'Archivio in totale disordine anche a causa di passate
incomprensioni fra Chiesa e Comune. In seguito all'avvento dell'Unità
d'Italia, lo stato di abbandono persiste e di tanto in tanto, si fa
qualche tentativo di riordino. Il più importante nel 1904, è quello
fatto dal Can. Gaetano Millunzi, acceso sostenitore dei diritti della
Chiesa monrealese, che portò al trasferimento della maggior parte dlla
documentazione nei locali dell'Arcivescovato, eccetto poche cose. Questo
spiega perchè i due archivi hanno profonde connessioni fra di loro, in
quanto i contenuti di esso si riferivano indistintamente ai due Enti.
Fino al 1929 l'Archivio del Comune è in perfetto disordine. Addirittura
in quegli anni la Croce Rossa Italiana col sostegno del Governo,
conduceva una campagna per l'acquisizione di materiale cartaceo di
rifiuto o sostegno di opere di beneficienza: l'apposita "Azienda
Autonoma rifiuti d'Archivio", di grande interesse nazionale. Una
relazione dell'Archivista Giuseppe Mammina descrive la situazione
delittuosa delle carte. Con lui tutti i documenti vengono portati nella
parte superiore del palazzo comunale. Così il nuovo grande Archivio
viene diviso in "Deposito e Corrente". Gli atti anteriori alla
costituzione del Regno d'Italia vennero a formare l'Archivio Storico.
Testimone
vivente delle vicende successive è stato
il Prof. Giuseppe Schirò che,
per incarico dell'Amministrazione Comunale, ha effettuato il riordino di una parte dell'archivio di deposito trasformandolo in Archivio Storico del Comune recuperando così il patrimonio documentario oggi consultabile grazie a lui.
* L'Archivio Storico Comunale ordinamento e guida inventario (2 Volumi) a cura di Giuseppe Schirò con annotazioni sugli altri archivi di Monreale. Vol. I Monreale, luglio 1995
* da Memoria di Cefalù, I, Antichità, Palermo 1994, p.5.
Post di R.M.