GLI ARTISTI CHE MODELLAVANO LA FEDE-
di AMELIA CRISANTINO
ma prima,
da Monreale, un
Buon
Natale
a
tutto
il
mondo
Ezzina Chokri - Ceramiche artistiche, Monreale
(esposizione all'interno dell'ex monastero "Guglielmo II")
Matthias Stomer - "Adorazione dei Pastori"
Aula Consiliare, Monreale
Ezzina Chokri - Ceramiche artistiche, Monreale
(esposizione all'interno dell'ex monastero "Guglielmo II")
Matthias Stomer - "Adorazione dei Pastori"
Aula Consiliare, Monreale
Virgilio Guidi - "Natale" - litografia
Galleria Civica "Giuseppe Sciortino"- Monreale
Galleria Civica "Giuseppe Sciortino"- Monreale
Elisa Messina - "I Presepi" -
Ceramica artistica, Monreale
Ceramica artistica, Monreale
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Articolo della scrittrice monrealese Amelia Crisantino,
tratto dal quotidiano "La Repubblica" di Palermo, Giovedì 8 Dicembre 2011:
IL NATALE DI CERA
GLI ARTISTI CHE MODELLAVANO LA FEDE
di Amelia Crisantino
La ceroplastica, l'arte di modellare la cera, ha una lunga storia legata alla rappresentazione della fede. Verosimilmente risale agli Egizi, mentre in epoca greca e romana con la cera si realizzano giocattoli, statuette votive, ritratti e maschere funerarie: la facilità con cui la cera viene modellata favorisce l'affermarsi di un artigianato che per secoli diffonde i suoi prodotti in tutta Europa.
Anche in Sicilia è diffusa la pratica di modellare la cera, e l'affermarsi del cristianesimo aggiunge forti valenze simboliche. Le api sono spesso assimilate a Cristo, nella loro capacità di produrre la cera senza contaminazioni sessuali si coglie un paragone con la nascita di Cristo dalla Madonna: non per caso la cera pura è chiamata "vergine".
In conventi e monasteri la produzione di ex voto continua per tutto il medioevo e il rinascimento, arricchendosi nel tempo; vengono realizzati ritratti, si copiano quadri famosi. La fragilità della materia prima causa la distruzione di molte opere, ma lo stesso è possibile seguire il filo di uno sviluppo stilistico destinato ad approdare a risultati di grande espressività e raffinatezza: c'è ancora molto da scoprire, e il volume di Santina Grasso e Maria Concetta Gulisano Mondi in miniatura. Le cere artistiche nella Sicilia del Settecento (Flaccovio Editore, 207 pagine, 45 euro) ci dà la misura di quanto le sorprese potrebbero essere numerose. Basti pensare che il più decantato ceroplasta del Settecento è una donna, la palermitana Anna Fortino: su di lei non si hanno notizie certe, sappiamo però che è stata allieva di Rosalia Novelli - a sua volta figlia del famoso pittore Pietro - e la notizia rende per un attimo visibili genealogie femminili di cui ancora si sconosce ogni cosa.
Per i siciliani artisti della cera il Settecento è secolo di massimo splendore. la committenza ecclesiastica e nobiliare genera un'infinità di opere che in varie maniere inseguono la moda, e qualche volta i bassorilievi in cera applicati su lastre d'ardesia vengono ricoperti da vernici per simulare la più preziosa porcellana. Ma l'arte della cera, così come quella dello stucco, sa creare capolavori in proprio. I materiali poveri lasciano affiorare la bravura degli artisti, finchè la produzione non diventa ripetitiva e seriale.
Nella Palermo di fine Ottocento i fabbricanti dei Gesù Bambino hanno le loro botteghe in via dei Bambinai: si producono soprattutto madonne, santi e bambinelli., la ceroplastica è un'arte ormai in declino. Presto gli stessi soggetti sarebbero stati realizzati nella più economica plastica.
L'età d'oro della ceroplastica sembra collocarsi in anni ben definiti, quando gli artisti si riuniscono in maestranze e rispondono a una committenza attenta ai giusti europei. Buona parte della produzione è di argomento religioso, ma siamo lontani dalla devota semplicità degli oggetti di culto. Le valenze estetiche finiscono per prevalere, anche nei presepi.
Le figure dei presepi vengono incorniciate in teche da appendere a parete, arricchite da preziose cornici: la composizione è realizzata nel rispetto delle leggi della prospettiva, le figure in primo piano sono a tutto tondo e le altre via via degradanti verso il fondo. Il risultato è un microcosmo, un "mondo in miniatura" che col tempo accoglie sempre più elementi mondani. A fine Settecento la componente religiosa è ormai un residuo, nei quadri-presepi in cera prevalgono gli elementi profani e vengono inseriti accessori in altro materiale: in corallo, in argentoe anche in tessuto o merletti. Tutto è miniaturizzato. nelle dimensioni lillipuziane si esalta il tentativo illusionistico de ricreare il mondo in scala ridotta e compare un nuovo contenitore, la campana di vetro. Presto sarebbe cominciata la parabola discendente, l'epoca della riproduzione seriale che vanifica la bravura degli artisti: i quali dal canto loro non hanno per niente disdegnato di facilitarsi il lavoro, e le botteghe più affermate che dovevano far fronte a molteplici richieste erano all'avanguardia anche in questo campo. Il palermitano Gabriele Marino che ha la bottega nella capitale, in via Toledo-l'attuale corso Vittorio Emanuele-ricorre alla tecnica dello stampo: le figure sono cave all'interno, una volta sformate vengono rifinite a mano solo nelle parti più delicate. Gli abiti dei personaggi sono frutto di una pratica che esige molta bravurta: vengono trattati a caldo sottilissimi fogli di cera precolorata, che molto rapidamente si applicano sulle figure formando panneggi generalmente profilati in oro. Palermo sembra affollata da artisti che con virtuosismo nobilitano anche i materiali poveri: Giacomo Serpotta è un maestro dello stucco ma non disdegna i bozzetti in cera, a Messina sono molto ammirati i presepi di Giovanni Rosselli. Il ceroplasta più conosciuto fuori dalla Sicilia è però il siracusano Gaetano Zumbo, che viene assunto al servizio del granduca di Toscana e le cui opere sono oggi custodite nei musei di londra e Firenze. Il perfezionismo, la continua ricerca sullo stile e il colore distanziano nettamente Zumbo, anche dai più virtuosi creatori di presepi ed ex voto. Zumbo, che muore a Parigi nel 1701, si specializza in cere anatomiche che gli valgono l'ammirazione anche di Luigi XIV, e in composizioni intitolate La peste, Il trionfo del Tempo, la corruzione dei corpi, La sifilide sono i "teatrini della morte" conservati a Firenze nel chiuso degli armadi, per evitare che l'estetica dell'orrore praticata dall'artista siciliano possa turbare la delicata sensibilità degli spettatori.
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A Monreale, la Confraternita del SS. Crocifisso della Chiesa Collegiata, come da tradizione, ogni anno nei primi giorni di maggio, conduce il Simulacro in processione per le vie del paese, sopra una "vara" adornata di fiori, trasportata dai "Fratelli" che invocano le storiche proclamazioni religiose rivolte al Crocifisso, Protettore della città.
La stessa Confraternita, ormai da alcuni anni, in prossimità delle festività natalizie, espone un Presepe nei pressi della Chiesa della Collegiata, in un angolo del paese molto suggestivo: un Presepe nel Presepe!
Andiamo a visitarlo
Si ringraziano i ragazzi della Confraternita del SS. Crocifisso per la disponibilità
r.m.