SALVATORE GIACONIA

Arte


L'OTTOCENTO RITROVATO: 
pitture nascoste del monrealese Salvatore Giaconia 
(1825-1899)
a cura di Giulia Davì

Allievo di Giuseppe Patania, pittore palermitano che "può legittimamente apparire come elemento di confluenza e di filtraggio delle esperienze che lo avevano preceduto e come sedimentazione di quelle che dal Continente erano venute diffondentesi lungo la penisola in elaborazioni spesso artificiose e non sempre convincenti", il monrealese Salvatore Giaconia porta a compimento i suoi canoni artistici a Roma dove si reca nel 1847 e dove combatte per la costituzione della Repubblica romana (1849).
Sulla scia del maestro, e sia pure nei decenni successivi, anch'egli "riuscì ad attuare quel compromesso tra la pittura edonistica, pittura mitica, storica, religiosa, che fu di decennio in decennio, il mutevole ideale della prima metà del secolo", come dimostrano, ad esempio, le due gustose tele con il supplizio di fra Romualdo e suor Gertrude e con il martirio di suor Gertrude oggi custodite presso la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis (Palermo) e l'inedita piccola tavola con la realistica rappresentazione di uno scorcio della caratteristica processione del SS. Crocifisso di Monreale, oggi in collezione privata monrealese, che presenta peraltro sul retro un pregevole studio, sempre attribuibile allo stesso artista, che riproduce il chiostro dei benedettini della cittadina normanna. 
Opera di spontanea osservazione naturalistica dal tratto deciso e dalle incisive, sia pur sfaldate, tonalità cromatiche, sembra legarsi a talune esperienze pittoriche di Michele Catti o del conterraneo Leto, per cui appare plausibile proporre una datazione allo scorcio del XIX secolo. Ad un periodo precedente, ma pure maturo dell'attività del pittore e sempre in linea con le correnti artistiche del tempo, quando la sua pittura diviene sempre più evanescente e luminosa, risalgono le rappresentazioni che decorano il cimitero monumentale di Monreale, ancora oggi parzialmente conservate.
Nel 1865 l'architetto Giovan Battista Filippo Basile riceve, infatti, l'incarico di realizzare la citata opera secondo un progetto che egli realizza contestualmente alla partecipazione al concorso per il teatro Massimo di Palermo nel periodo compreso tra il 1865 ed il 1867.
In particolare, l'ingresso monumentale dello stesso " è costituito da un cancello a tre elementi, il cui disegno archiacuto rinvia, per sottrazione, alla soluzione del portico a tre fornici del cimitero di Caltagirone... Abbandonati i riferimenti all'architettura siculo-normanna, Basile procede in questo cimitero sul filone dell'architettura gotica francese anche se non rinuncia alla manipolazione delle forme e degli elementi caratterizzanti.
I due padiglioni del suddetto ingresso sono decorati da due pitture a tempera, poste all'interno di una finta finestra, raffiguranti rispettivamente L'Angelo della Morte e L'angelo della Resurrezione. 
Le opere, edite dall'Accascina nel suo fondamentale scritto sull'ottocento siciliano, comprendevano pure nello stesso cimitero una pittura con L'Addolorata, oggi non identificata. 
I dipinti, definiti "di sapore preraffaellita" da Riccobono-Spadaro, sono racchiusi entro finte finestre archiacute, a simulare uno sfondato spaziale, e presentano, a sinistra l'angelo detto comunemente della "Morte", ma che meglio potrebbe definirsi "messaggero della giustizia divina, come simboleggia la spada posta al suo fianco. Con tunica rossa, fascia celeste e calzari, simboli questi dell'immanente e quindi attributi legati al mondo terreno, indica con l'indice della mano destra il suolo, verso cui volge pure lo sguardo e regge con la mano sinistra la clessidra con cui viene misurato e scandito il tempo della vita mortale. A destra di chi entra nel sacro recinto è, invece effigiato l'angelo della "Resurrezione" con tunica bianca, colore della festa celeste, e drappo rosso, simbolo di regalità e di vita. Il volto dell'angelica figura, dalle sembianze estatiche, ha lo sguardo rivolto verso l'alto ed impugna con la mano destra la tromba del Giudizio universale. L'indice della mano destra indica, a sua volta, il cielo. E pure gli sfondi delle due pitture assecondano l'inclinazione ed il richiamo all'umano ed al divino delle stesse con una resa coloristica più forte e naturalistica quello di sinistra e più sfaldata ed eterea quello di destra. La scelta del tema biblico delle raffigurazioni, oltre che dal luogo dell'ubicazione rientra, peraltro, a pieno titolo, fra quelli favoriti dei preraffaelliti, di cui anzi costituisce una predominante.
Le raffigurazioni angeliche monrealesi, il cui stile è pure influenzato dalla corrente del simbolismo, si configurano, quindi, come piene trasposizioni pittoriche del decadentismo pittorico italiano. Pur ostentando quindi il Giaconia in queste composizioni il rifiuto di ogni accademicità, non riesce tuttavia a nascondere la sua profonda conoscenza dell'arte italiana e di quella siciliana in particolare: a cominciare, per citare solo alcuni snodi focali, dagli angeli di Juan de Matta, del Quartararo, di Mario di Laurito, del Giordano, per giungere, passando dalle angeliche identità del secondo manierismo isolano, ai superbi esemplari di Guido reni, presente in Sicilia, attraverso varie repliche e copie ed all'Angelo Custode, copia da Antiveduto Grammatica, oggi custodito presso la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis. Il tutto naturalmente filtrato tramite la robusta lezione del "compaesano" Pietro Novelli che proprio nelle raffigurazioni degli angeli raggiunge talune delle sue vette più eccelse. E basti citare per tutti l'arcangelo Gabriele dell'Annunciazione del Museo Diocesano di Palermo e l'Angelo Custode già nella chiesa di S. Maria dell'Orto in Monreale.




-Monreale, Sala Rossa del Palazzo di Città-

Opere del pittore monrealese dell''800 
SALVATORE  GIACONIA 




 Ritratto del Pittore monrealese Pietro Novelli (1603-1647) di Salvatore Giaconia 

 Ritratto del filosofo Benedetto D'Acquisto (1790-1862)di Salvatore Giaconia 

 Ritratto del filosofo Vincenzo Miceli (1733-1781)di Salvatore Giaconia

Ritratto del poeta monrealese Antonio Veneziano (1543-1593)di Salvatore Giaconia



ARTE E MECENATISMO
Il pittore Salvatore Giaconia e il Comune di Monreale nel XIX secolo

NOTA DOCUMENTARIA 
DALL'ARCHIVIO STORICO COMUNALE