MONREALE, L'INFORMAZIONE CULTURALE: CIRO PALUMBO

CIRO PALUMBO

"di ARIA di ACQUA di TERRA di FUOCO
SONO LE SOSTANZE DEI SOGNI"

Esposizione d'Arte

presso

ex Monastero dei Benedettini

Ciro Palumbo nasce a Zurigo nel 1965.

Dopo un percorso lavorativo nel mondo della pubblicità, prima come grafico e poi come Art Director comincia, nel 1994, a dedicarsi alla sua vera grande passione: la pittura.

Si forma in una moderna Bottega d'Arte, prima come allievo e poi come assistente.

Attualmente lavora a Torino, presso il suo atelier. Il suo percorso artistico è ricco e poliedrico, e la sua poetica ricalca le orme della Scuola Metafisica di Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, per reinventare i fondamenti secondo un'interpretazione personalissima e originale. Le sue opere sono un tripudio di simboli onirici e palcoscenici fantasmagorici. Nessuna realtà è più vera e autentica del Sogno, questo sembra volerci comunicare, con i suoi dipinti, Ciro Palumbo.

dal Catalogo d'Arte

Il Sindaco Avv. Filippo Di Matteo

L' Assessore alla Cultura Lia Giangreco

Paolo Levi

L'ERESIA DI HERMES
di Paolo Levi

Le via per interpretare il Mito, come del resto quelle del Sogno, sono infinite, e ancora una volta si deve fare appello alle intuizioni di Carl Gustav Jung sugli archetipi legati ai signori dell'Olimpo, che soggiornano ancora nell'inconscio collettivo e nei nostri sogni. Questo ciclo pittorico di Ciro Palumbo comprende e unifica ambedue gli aspetti, quello mitologico e quello onirico, in una sintesi inedita, e solo per poche analogie raffrontabile al Simbolismo del primo Novecento. E ancora una volta si avverte, in questa raffinata espressività visionaria, l'eco del dialogo tra i fratelli Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, le cui personalità, per altro, furono sempre inconciliabili. Tuttavia nè De Chirico nè Savinio ebbero mai interesse a impegnarsi sui quattro elementi, l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco, considerati fondanti dell'essenza vitale dalla filosofia antica e poi dalla scienza alchemica, e infine compenetrati, assieme all'archetipo, nell'analisi junghiana della psiche. In questo contesto di sapore esoterico, il pittore torinese - e non dimentichiamo che a Torino la magia pare sia di casa ancora oggi - mette in scena un sapiente gioco delle parti, dove il colore, steso con calda determinazione e controllo, è basilare a livello formale, come i passaggi e le armonie visive che concertano lo spartito sulla tela. L'alchimia non è certamente una disciplina funzionale alla critica d'arte, ma in questo caso ci viene in aiuto, e non solo per riconoscere l'oggetto dell'elegante ricerca visiva di Palumbo, ma anche per stabilire la sua capacità di amalgamare, coagulare, sciogliere e trasformare la materia cromatica. E se Hermes, il dio padre dell'alchimia, era anche ispiratore d'arte ed ermetico tramite fra l'umano e il divino, la sua parola arrivava ai poeti e agli artisti attraverso il Sogno. Il cerchio si chiude così, intorno a Ciro Palumbo, in una lettura eretica che parte dai quattro mattoni della vita per raggiungere la amteria dei sogni, da Hermes pare arrivare fino Shakespeare e poi a Jung, per dire infine che tutto questo percorso si conclude nella quietessenza e nella sublimazione che siamo soliti chiamare arte. E possiamo anche aggiungere come postilla che, in questo contesto, l'eresia è funzionale contro i fideisti, per i quali l'opera d'arte deve essere codificata e decodificata solo secondo canoni stabiliti storicamente e a priori. Nel frattempo, Ciro Palumbo ci chiede amabilmente di soffermarci davanti ai suoi lavori con animo quieto, ma consci di quell'essenza misterica, alchemica, illusoria, che De Chirico definiva Enigma, e che per lui è soprattutto Sogno.