MONREALE, L'INFORMAZIONE CULTURALE

Questo Blog nasce per consentire una semplice visione del Patrimonio culturale, artistico e monumentale della nostra Città, corredato con gli eventi e le manifestazioni culturali di rilievo soprattutto locale. Con il ricordo e la rievocazione di quanti, nella nostra Città, hanno arricchito il campo della cultura e dell'arte, questo Blog intende inoltre dare un modesto contributo alla diffusione della loro conoscenza. A cura di ROSALBA MADONIA. E-MAIL: monrealecultura@gmail.com

COMUNICATO MOSTRA DIALOGUS...


Comunicato Stampa



Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista”
Biblioteca Centrale per le Chiese di Sicilia
Biblioteca della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia
Palermo, Corso Vittorio Emanuele 463

Oggetto: mercoledì 3 aprile 2013 ore 18:00 inaugurazione della anteprima della mostra

Dialogus Creaturarum Moralisatus
libri d'artista in formato leporello
a cura di Antonina Greco

La mostra, ideata e realizzata da Antonina Greco con la collaborazione della dott. Francesca Paola Massara e di Padre Cosimo Scordato, raccoglie opere di Artisti Libristi Siciliani che si sono impegnati nella realizzazione in forme figurate del testo tardo-medievale Dialogus Creaturarum Moralisatus, pubblicato per la prima volta a Stoccolma nel 1483: una raccolta di centoventidue favolette che hanno per oggetto animali, piante, e tutti gli altri elementi del Creato in relazione duale, con un sotteso insegnamento etico.
In particolare questi manufatti realizzati in formato leporello hanno uno straordinario apparato scenografico e permettono al contempo una rappresentazione più completa e variegata del tema proposto.


Opere di: Giuseppe Agnello, Mariano Brusca, Michele Canzoneri, Franco Castiglione, Liliana Conti Cammarata, Nicolò D'Alessandro, Rosetta D'Alessandro, Antonio Freiles, Laura Giambarresi, Nella Giambarresi, Giuseppe La Bruna, Michele Lambo, Carlo Lauricella, Rosella Leone, Giovanni Leto, Gaetano Lo Manto, Carmelo Marchese, Gina Nicolosi, Arianna Oddo, Enzo Patti, Marilena Pecoraro, Lorenzo Reina, Salvatore Rizzuti, Salvatore Salamone, Paolo Sardina, Franco Spena, Enzo Venezia, Vincenzo Ventimiglia.


La mostra resterà aperta dal 3 al 9 aprile 2013 con il seguente orario: lunedi-giovedì ore 9:00-19:00; venerdì ore 8:00-18:00

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STORICHE PORTE DI MONREALE



LE PORTE DI MONREALE 

costruite dagli Arcivescovi Venero e Testa

di Salvatore Autovino


PORTA DELLA CARRUBELLA



PORTA DELLA CARRUBELLA
 OGGI


PORTA DELLA VIA VENERO



PORTA VERGHE


Significativo, nel corso dei secoli, è stato lo sviluppo urbanistico della città di Monreale nata come è noto per volontà del re normanno Guglielmo II.
Attorno allo splendido  duomo, fatto edificare dal sovrano in onore della Vergine, il paese comincia ad espandersi con il quartiere Ciambra sede dei servitori del monarca. Non è documentabile lo sviluppo urbanistico di Monreale durante i primi secoli, pur tuttavia è certo che agli inizi del ‘400 il nucleo originario si sviluppa con le “contrade” del Pozzillo, detto anche di San Vito e della Carrubella.
Nel ‘500 la città si espande ancora di più con la contrada dell’Arancio e con quella della Turbe e comincia ad assumere la fisionomia attuale.
La Monreale del ‘600 è racchiusa invece dentro una cinta muraria, fatta costruire dall’arcivescovo Girolamo Venero nel 1624 allo scopo di salvaguardare l’abitato della peste che devastava la vicina Palermo. Della cinta, oggi non è rimasto quasi nulla, ma ancora sono visibili, a testimonianza di quell’epoca, i PILASTRI DI TRE DELLE SEI PORTE dislocate simmetricamente. 
La porta di SAN CASTRENZE, successivamente chiamata di Venero, portava verso la campagna; 
quella detta delle VERGHE conduceva all’attuale strada che si dirige verso Pioppo, mentre dall’altra parte del paese, si trovavano 
la porta SAN MICHELE (nei cui pressi esisteva la chiesa omonima e una fontana) 
e quella della CARRUBELLA . 
La quinta porta era quella del PALAZZO ARCIVESCOVILE, dietro le absidi del duomo e per mezzo di essa si scendeva al convento dei Cappuccini e ai giardini della Conca d’Oro. A monte della città esisteva 
un’altra porta in alto all’attuale via Fontana dell'Orto. Costruite quasi tutte contemporaneamente, ognuna delle sei porte ha avuto una propria storia. La porta CAPPUCCINI, conseguentemente alla costruzione del convento da cui prende nome, è stata costruita su una precedente porta medievale. Esistente fino alla metà dell’’800, di essa oggi rimangono i resti di un pilone. La porta San Michele esistente fin dal tardo Medioevo si trovava ad Oriente alla fine della strada Rocca-Monreale esattamente all’inizio della via Palermo. Esistente fino al 1790 pare che sia stata demolita verso la metà dell’Ottocento.
La Porta Carrubella il cui toponimo è legato alla vegetazione spontanea del luogo, era posizionata poco oltre l’edificio del Boccone del Povero sorto successivamente nell’’800. Nel 1756 l’illuminato arcivescovo Francesco Testa  volendo riparare la vecchia cinta muraria, la sistema nello stesso luogo e la abbellisce ponendo dei vasi sopra i pilastri in tufo. In seguito a medicazioni avvenute negli anni successivi, della porta oggi si può ammirare solamente un pilastro addossato alla vecchia chiesa di San Giovanni.
La vecchia Porta Castrenze detta poi di Venero, coeva alla costruzione delle mura era posizionata all’incirca nei pressi dell’attuale piazza Spasimo. Nel 1768 cessa la sua funzione perché a causa dell’espansione urbanistica fuori le mura, l’arcivescovo Testa è costretto a spostarla più avanti nel luogo dove ancora oggi la si può ammirare. A ricordo della porta seicentesca rimane oggi qualche resto del pilone destro, una lapide di marmo sormontata da tre stemmi in uno dei quali è raffigurata una stella a otto punte. L’attuale porta sita nei pressi di piazza Basile presenta i suoi due imponenti pilastri di tufo compatto sormontato da vasi.
La porta Verghe subisce le stesse vicissitudini. Ai tempi del Venero era situata ad occidente di quella che in quell’epoca costituiva la via principale del paese e cioè corso Pietro Novelli. La strada che iniziava dall’ospedale Santa Caterina, nel primo tratto veniva comunemente chiamata “Varanni” e cioè via Grande e proseguiva in direzione Pioppo e arrivava fino alla porta che era collocata all’incirca dove oggi si trova Chiasso Baracca. Nel 1768 l’arcivescovo Testa, per gli stessi motivi per cui portò più avanti Porta Venero, fece demolire la vecchia porta e trasportò i pilastri più avanti dove ancora oggi si trovano, lasciando una lapide marmorea con iscrizione latina sul posto dove il Venero aveva costruita la precedente.
Le porte pertanto anche se non presentano la splendida magnificenza del duomo e del chiostro, anch’esse concorrono alla promozione dell’immagine di Monreale che con il suo immenso patrimonio storico-artistico può offrire al visitatore itinerari alternativi di alta valenza culturale.
Le porte, pregevoli manufatti voluti da due grandi arcivescovi succedutisi nel tempo alla guida della Diocesi, contribuiscono a fornire una visione più completa di quella che è la fisionomia storica, culturale e artistica di questa splendida città considerata uno dei centri di attrazione turistica più incantevoli della Sicilia.

S. Autovino




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STORIA DELLA CITTA' NORMANNA di G. Schiro'


GIUSEPPE SCHIRO’
E LA SUA STORIA DELLA CITTA’ NORMANNA
di Giuseppe Schirò





(dal giornalino “Il Guglielmo” di Onofrio Sanicola – Periodico di Monreale e dintorni, Maggio 2000)


Avevo appena finito le elementari che cominciai a frequentare la Biblioteca comunale. Volevo leggere il libro della storia del mio paese. Era bibliotecario il famoso padre Gullo, un vero pozzo di scienza, che noi ragazzi guardavamo con venerazione. Era un uomo pieno di premure e di incoraggiamento verso quei ragazzi che volevano studiare e persino i professori più bravi andavano da lui a chiedere spiegazioni su brani di latino o di greco. Egli mi mise sotto gli occhi, uno dopo l’altro, alcuni volumetti scritti dal Millunzi che trattavano di argomenti monrealesi particolari, come Antonio Veneziano, Pietro Novelli, il Collegio di Maria. Ma io cercavo un libro che parlasse della storia di Monreale nel suo insieme. Arrivò al punto da permettermi di tuffarmi nella monumentale opera del Gravina, un libro che quando aperto occupa tutto il piano di una scrivania, ma che parla solo del Duomo di Monreale. Insoddisfatto, decisi di scrivere io la storia di Monreale e, per cominciare, comprai sei quaderni da sedici fogli ad una riga, come si diceva allora (era da poco passato il 1940), per raccogliere le notizie che andavo prendendo dai libri, inserendole nei quaderni secondo vari argomenti. Naturalmente il primo quaderno lo dedicai al Duomo, che è stato sempre l’elemento che salta subito agli occhi non appena si pensa a Monreale. Il secondo all’arcivescovado, fattore che appare subito determinante nella vita del paese. Ancora conservo qualcuno di quei quaderni.
Ovviamente, al maggior parte delle notizie erano quelle che riguardavano il Duomo, ma, a poco a poco, anche gli altri quaderni videro completarsi alcune pagine. Ma più andavo avanti più aumentava la mia curiosità e la mia insoddisfazione. Questo paese come era nato? Dove trovare notizie sulle altre chiese, oltre che sul Duomo? E notizie sullo sviluppo del paese, sulle quattro porte, sulla porta Verghe all’uscita del paese verso Pioppo, sulla porta Venero sulla strada che percorrevo spesso per andare in campagna, sulla porta cappuccini, della quale ancora si vedeva un’arcata sulla discesa sottostante il palazzo arcivescovile ed oltre la quale noi ragazzi delle elementari alloggiate allora nel palazzo Cutò andavamo a soddisfare elementari bisogni fisiologici negli intervalli concessici dai maestri.
Ai miei occhi si stagliava la figura di quel personaggio che aveva pubblicato diversi libri su argomenti monrealesi e specialmente la guida ai monumenti di Monreale, quel canonico Millunzi, del quale pure mia nonna parlava raccontando che era stato assassinato dalla mafia alcuni anni prima che io nascessi.
In realtà feci più piena conoscenza di questo straordinario personaggio molti anni dopo e ne compresi l’animo a fondo. Quando egli venne ucciso, nel 1922, aveva 63 anni, essendo nato nel 1859. Aveva studiato nel seminario di Monreale , ed era divenuto sacerdote nel periodo in cui il clero di alcune nazioni europee, come la Francia e la Germania, era preda del modernismo, una dottrina nata nella mente di un sacerdote francese, Alfredo Loisy, il quale sosteneva che la verità della fede cattolica, i cosiddetti dommi, non potevano essere considerati come l’interpretazione che la fede aveva dato a quelle verità nel corso dei secoli, perché tutto si evolve in relazione all’evolversi stesso della società: era perciò necessario “modernizzare” le verità della fede, donde il nome di modernismo. In realtà quella teoria era molto più complessa perché il modernismo sfuggiva ad una organica sistemazione teorica e dottrinale, ma certamente esso finiva con lo svuotare i contenuti delle verità della fede. Del gravissimo pericolo ebbe la chiara sensazione il papa Leone XIII, Gioacchino Pecci, ma soprattutto Pio X, Giuseppe Sarto, poi proclamato santo, il quale, nel 1907, pubblicò l’Enciclica “Pascendi”, che conteneva una lucidissima sintesi della dottrina modernistica ed adottava energici provvedimenti per arginare i danni nel campo cattolico. Gaetano Millunzi fu un sostenitore dell’ortodossia ardente e acuto. Egli infatti si dedicò a profondi studi sulla dottrina di San Tommaso, arrivando anche ad esperia in un corposo poema in versi esametri latini, perché, come la pensava papa Leone XIII, suo amico personale, vedeva nel diffuso abbandono di quegli insegnamenti la causa più profonda dello sbandamento dottrinale (e non solo di quello) di buona parte del clero. La sua profonda preparazione teologica, filosofica e letteraria, la sua attività nel campo sociale e politico le resero un punto di riferimento, assai qualificato nella cultura monrealese e palermitana e nella difesa dei diritti della Chiesa di Monreale, al punto che in fine pagò con la vita. La figura del Millunzi è stata oggetto anche di una recente pubblicazione di un appassionato cultore delle memorie monrealesi, ma credo che questo non sia stato sufficiente a mettere in evidenza lo spirito da cui era mosso nella sua attività, che non esiterei a definire vulcanica. Era certamente uno che amava la sua terra, la sua Monreale, la sua proprietà di Realcelsi, sulle alture della Conca d’Oro, e per questo suo amore intraprese ricerche, che lo portarono a pubblicare tanti libri su cose di Monreale. Ai miei occhi appariva un gigante. Forse anche lui avrebbe voluto scrivere una storia di Monreale, ma non ci arrivò, e chi sa come l’avrebbe scritta, dato che non sapeva liberarsi da una certa mentalità clericale che gli impediva di scorgere, nella giusta dimensione, i valori della società civile.Certo che la sua personalità meriterebbe altri approfondimenti. In questo momento ricordo solo quanto mi ha interessato la sua “Guida ai monumenti di Monreale”, pubblicata senza il suo nome nel 1899, a Palermo, e ristampata a Roam nel 1986. Le notizie contenute erano pienamente degne di fede, ma mi fece impressione soprattutto una relazione del 1877 sull’esplorazione delle grotte sotterranee della piazza di Monreale.  
Nel 1877, in occasione dei lavori di sistemazione della piazza, si scopersero lunghe gallerie sotterranee, che attrassero subito la curiosità dell’architetto Giambattista Filippo basile, che dirigeva i lavori. Ne aveva fatto un fuggevole cenno il Gravina nella sua monumentale opera sul Duomo, pubblicata nel 1859. Il Basile organizzò subito una esplorazione, incaricando i due ufficiali del I Reggimento dei Bersaglieri, Giacinto Tua e Cesare Ferrari. Accompagnati da un ingegnere agronomo e dal capomastro, i due ufficiali perlustrarono le grotte compilarono una relazione che il Basile inviò al giornale palermitano “IL Precursore” che la pubblicò nel suo numewro 214 del 5 agosto 1877. Sull’esploraione delle grotte è stata pubblicata un’altra interessante relazione dallo speleologo Giovanni Mannino, il 7 settembre 1958, sul periodico del Club Alpino Italiano “Montagne di Sicilia”. Un’altra accurata esplorazione è stata eseguita  nel 1976, sotto la guida dell’architetto Lucio trizzino, accompagnato da alcuni speleologi del gruppo “Stela d’Artoi” ed alle grotte ha rivolto la sua attenzione, nel 1986, il circolo Arci di Monreale, che ha coinvolto la stampa, le soprintendenze e perfino il Museo di Paleontologia “Gaetano Giorgio Gemellaro” dell’Università di Palermo.

Giuseppe Schirò  


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Giornata della donna 2013


8 Marzo 2013

Giornata della Donna

Progetto grafico di Rocco Micale su opera di Rosalba Madonia


“NON UNA DI PIÙ”

- SEMINARIO SULLA VIOLENZA DI GENERE -


Monastero dei benedettini


Aula Consiliare

piazza Guglielmo II



PROGRAMMA





Ore 9.30     Saluti del Sindaco

INTRODUZIONE       ESTER BONAFEDE
                                         Assessore Regionale per la Famiglia

MODERATORE         LIA GIANGRECO
Assessore alla Cultura del Comune di Monreale                                                       

   Ore 10.00                       RELAZIONI:

VALERIA AJOVALASIT
Presidente Nazionale Arcidonna
“La relazione tra i generi nelle nuove generazioni, cosa è cambiato e cosa no”


    MAGDA CULOTTA
Sindaco di Pollina
“Diritti delle donne e democrazia: un connubio fra Politica e Passione”


    ANNA SIDOTI
Sindaco di Montagnareale
“Le donne e la rappresentanza: il punto di vista “di genere” nell’Azienda Comune”


ANTONELLA MONASTRA
Componente del Consiglio Comunale di Palermo – Ginecologa, madre di due figli, Responsabile del Consultorio Familiare Danisinni Asl 6
 “Le Leggi degli uomini sul corpo delle donne”



ROSARIA CICATELLO
Insegnante
“Da Antigone ad Athenaïs. Modelli di παρρησία al femminile” 


MIRELLA FEDELE
Insegnante
"Stereotipi del femminile nel mito e nella filosofia"






Ore 11.00            Coffe Break                  
                           
Ore 11.15            Presentazione  del Video “Il Commino delle Donne” realizzato dall’associazione “Benedetto Balsamo” Onlus in occasione della Partecipazione al Progetto “Da Antigone a Ipazia ad oggi: una scuola di pari opportunità a Monreale” presentato dalla Dott.ssa Rossana Messina
        
                  
Interverranno:
MARIA DANIELA MICELI           
Funzionario Assistente Sociale
                           
MASSIMILIANO TERZO
Psicologo
                                    

GIOVANNI FERRARO
Psicologo

 Ore 12.00                      DIBATTITO

Ore 12.20                     CHIUSURA DEI  LAVORI
ALBERTO ARCIDIACONO
Presidente del Consiglio Comunale Monreale
                                              

Ore 12.30                     Inaugurazione
della
MOSTRA DI ARTI FIGURATIVE
“Non una di più”
organizzata                                     
dall’Assessorato alla Cultura
del
Comune di Monreale

Ha collaborato all’organizzazione dell’evento l’Associazione culturale “Giovani artisti crescono”


Esposizione di libri sulla tematica del giorno


***


COMUNE DI MONREALE 
Provincia di Palermo


COMUNICATO STAMPA


“NON UNA DI PIÙ” SEMINARIO E MOSTRA D'ARTE PER LA GIORNATA DELLA DONNA
Si aprirà con un seminario sulla violenza di genere, la giornata dell’otto marzo dedicata alla donna. Alla manifestazione che sarà aperta con il saluto del sindaco Filippo di Matteo e dell’Assessore alla Cultura Lia Giangreco, interverranno: Ester Bonafede, Assessore Regionale per la Famiglia. Tra i relatori Valeria Ajovalasit, Presidente nazionale Arcidonna con “La relazione tra i generi nelle nuove generazioni,cosa è cambiato e cosa no”, Magda Culotta, Sindaco di Pollina che parlerà di “Diritti delle donne e democrazia: un connubio fra Politica e Passione” ,Anna Sidoti, Sindaco di Montagnareale che curerà una relazione su:“Le donne e la rappresentanza: il punto di vista “di genere” nell’Azienda Comune”. L’insegnante Rosaria Cicatello “Da Antigone ad Athenaïs. Modelli di παρρησία al femminile” e l’insegnante Mirella Fedele, parlerà degli“Stereotipi del femminile nel mito e nella filosofia. L’assessre Giangreco ha voluto sottolineare che “Monreale è riuscita ad
organizzare questo seminario per affrontare un tema importante e scottante
in un giorno in cui l'attenzione su di esso è massima per ottenerne il massimo dei
risultati”.
Nel corso del seminario sarà presentato il video “Il Commino delle Donne” realizzato dall’associazione Benedetto Balsamo Onlus in occasione della Partecipazione al Progetto “Da Antigone a Ipazia ad oggi: una scuola di pari opportunità a Monreale” presentato dalla Dott.ssa Rossana Messina.   E’ prevista anche la presenza di Antonella Monastra; Maria Daniela Miceli, Funzionario Assistente sociale e  dei psicologi Massimiliano Terzo e Giovanni Ferraro. Al termine sarà aperto un dibattito le cui conclusioni sono state affidate al Presidente del Consiglio Comunale Monreale, Alberto Arcidiacono. Alle 12.30 è prevista la inaugurazione della mostra di arti figurative “Non una di più” , collettiva di opere d’arte, organizzata dall’Assessorato alla cultura del Comune di Monreale.

 Villa Belvedere -  ex Dormitorio dei Benedettini





















Milioni di donne e ragazze di tutto il mondo sono aggredite, picchiate, violentate, mutilate o addirittura uccise in ciò che costituisce violazioni terribili dei loro diritti umani. Dal campo di battaglia a casa, per strada, a scuola, sul posto di lavoro o nella loro comunità, fino a 70 per cento delle donne subiscono violenza fisica o sessuale ad un certo punto della loro vita. Ben un quarto di tutte le donne in gravidanza.

Troppo spesso, i responsabili restano impuniti. Le donne e le ragazze hanno paura di parlare a causa di una cultura dell'impunità. Dobbiamo combattere il senso di paura e di vergogna che punisce le vittime che hanno già sopportato la criminalità e ora stigma. Sono gli autori che dovrebbero essere puniti, non le loro vittime.

Il mio unirsi per porre fine alla violenza contro le donne si sta impegnando in una campagna insieme a governi, organizzazioni internazionali, gruppi della società civile, i media e semplici cittadini. L'anno scorso, in riunione hanno chiesto ai giovani di tutto il mondo come avevano intenzione di far progredire questa causa fondamentale, mi ha molto incoraggiato dalle risposte. Molti giovani hanno chiesto di porre fine all'ignoranza. Hanno detto che non dovremmo tollerare atteggiamenti negativi. Hanno chiesto che alzare la voce per promuovere i diritti umani, e unire le forze per aiutare le vittime. Un giovane ha detto semplicemente che i ragazzi possono combattere la violenza contro le donne " di crescere fino a essere padri responsabili e rispettosi e mariti."

Le Nazioni Unite stanno lavorando su tutti questi fronti. Stiamo sensibilizzando attraverso programmi pubblici di sensibilizzazione. Il nostro Fondo fiduciario delle Nazioni Unite per porre fine alla violenza contro le donne proprio questo mese ha annunciato l'intenzione di erogare 8 milioni di dollari iniziative locali in 18 paesi. I membri della mia rete in espansione di Uomini Leader stanno affrontando la violenza, sensibilizzando i cittadini, sostenendo per leggi migliori e tenere i governi responsabili.

Come si costruisce su questi sforzi, dobbiamo fondamentalmente sfidare la cultura di discriminazione che permette la violenza di continuare. In questa Giornata Internazionale, esorto tutti i governi a mantenere le loro promesse di porre fine a tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze in tutte le parti del mondo, e invito tutti a sostenere questo importante obiettivo.

Ban Ki-moon



EX MONASTERO DEI BENEDETTINI 
Aula Consiliare




L’intervento della prof.ssa Ajovalasit, Presidente Nazionale Arcidonna, invitata a partecipare al  Seminario organizzato dall’Assessorato alla Cultura dal titolo “Non una, di più”,  è un invito alla  riflessione sulla tematica del giorno.
La massiccia presenza di un pubblico, composto per la maggior parte dagli alunni delle scuole territoriali, viene infatti coinvolta nelle argomentazioni della Ajovalasit che partono dall’ interrogativo del persistere di una  mancanza di rispetto nei confronti dell’altro.
Quando ciò avviene siamo di fronte ad una società incivile.
Fa riflettere sul perché le donne, confermato il  loro ruolo fondamentale nella società,  non riescono a fare un cambiamento vero.
Qualcosa dunque non funziona nella relazione uomini/donne. Questo è il punto principale che  la professoressa intende focalizzare.
Esistono tanti tipi di violenze che non verranno sconfitte se non si considerano i processi culturali.
Il fenomeno del femminismo ha cambiato il ruolo della donna che ha rivendicato la parità degli individui. Persiste un problema di relazione e dalla sua insoluzione scaturiscono i problemi.
La professoressa esorta il pubblico ad iniziare ad interrogarsi su come fare perché la relazione non diventi un conflitto e sul perché la società infierisce sulla donna!?
Esiste un concetto di proprietà del corpo.
Quando alcuni uomini non possono averlo, scattano le violenze.
Dunque, come mai, improvvisamente si ammazza o si fa del male?
Forse l’uomo è impazzito? Certamente no!
Ci si chieda il perché!?
Perché esiste la concezione del corpo, “che è mio”!
Le scuole italiane dovrebbero affrontare una seria e costante campagna di sensibilizzazione, perché non si può sempre parlare di violenza per poi non far niente per arginare: non è possibile tollerare un fenomeno così distruttivo per l’umanità.
Bisogna iniziare dal rispetto dell’individualità e una società civile deve fare i conti con la relazione uomo/donna.
L’Italia non è un paese abbastanza democratico fino a quando la donna non riesce a confermarsi in ogni ruolo, come gli uomini.
Spetta alla futura generazione raggiungere l’obiettivo della libertà individuale.

La docente Rosaria Cicatello del Liceo “E. Basile” nel suo intervento cita Eva Cantarella, studiosa di storia antica. La differenza di genere è un problema che risale all’antichità classica. L’Antigone di Sofocle è, per esempio, una donna che si macchia di “parresia” (termine greco: libertà di parola- la colpa di dire la verità) al femminile: la violenza, anche verbale, relega la donna in uno stato di marginalità. Antigone è la donna che si oppone al tiranno.
I docenti hanno allora un ruolo importante perché dovrebbero, nell’ambito delle proprie discipline, affrontare il problema sulla violenza della donna e sulle differenze, sotto l’aspetto storico-culturale e in relazione col mondo greco.

Anna Sidoti, sindaco di Montagnareale che cita l’aforismo dell’ex Primo Ministro Inglese Margaret Tacher: “in politica se vuoi qualcosa di detto chiedi ad un uomo, se vuoi qualcosa di fatto chiedi ad una donna”) e Magda Culotta, sindaco di Pollina che racconta le proprie esperienze per conquistare l’attuale traguardo.


Relazione della Professoressa Mirella Fedele 


Lo stereotipo del femminile si è stratificato e sedimentato nella storia culturale dell’Occidente; lo si può rintracciare nella memoria del passato, nel patrimonio dei miti e della filosofia antica. Lo scenario delle origini di tale stereotipizzazione del femminile e, dunque, greco ed è da lì che bisogna ripartire per comprendere ancora oggi il peso del passato sul presente e, in modo particolare, quell’immaginario collettivo che rimanda alla percezione e alla rappresentazione dei due sessi con i loro differenti ruoli. Ancora oggi, alcuni dati che emergono da ricerche sociologiche ed indagini psico-sociali condotte dall’ Istituto nazionale IARD sulla percezione giovanile delle differenze di genere invitano a riflettere. Si evidenzia che tra le nuove generazioni le visioni stereotipiche della differenza di genere sono ancora lontane dall’essere sopite. Nel 2004 (la sesta indagine del Rapporto IARD) su un campione di giovani d’età media compresa tra i 15-19 anni, il 41% di maschi, a fronte del 19,5% di femmine è d’accordo sul fatto che sia soprattutto l’uomo che deve mantenere la famiglia; il 24% dei maschi a fronte del 6,6% di femmine reputa giusto che in casa sia l’uomo a comandare; il 65,8% dei maschi a fronte del 53,8% di femmine è d’accordo che in presenza di figli piccoli sia sempre meglio che il marito lavori e la moglie resti a casa a curare i figli.

Ora, quando si parla di violenza di genere non bisogna riferirsi solo alla violenza fisica, certamente l’espressione più drammatica che colpisce un numero sempre crescente di donne in un Paese come il nostro, in cui i valori della democrazia, del rispetto, della collaborazione reciproca, delle pari opportunità stentano ad affermarsi nelle pratiche sociali. La violenza che si ripercuote sulle donne è anche di tipo culturale: è un passato che purtroppo si fa ancora oggi presente, costruendo in modo pregiudiziale la femminilità e la mascolinità. Rimando a quelle figurazioni classiche del femminile che attraverso la forza evocativa del mito e le argomentazioni filosofiche possiamo oggi  ricostruire brevemente. Lungo le tracce del passato troviamo, infatti:

-donne ridotte al silenzio e private della dignità del dire come ci ricorda il mito di Lala, dea del Silenzio, che assunse il nome di Tacita muta e come madre dei Lari, venne chiamata Acca proprio perché la lettera H è muta; il mito è narrato da Ovidio nei Fasti e ripreso dalla scrittrice Eva Cantarella in  Donne romane da Tacita e Sulpicia;

-donne estraniate dallo spazio pubblico della pólis,

-donne che tessono come Penelope ed Andromaca, che viene invitata da Ettore a curarsi  delle sue stanze e a comandare alle ancelle le opere domestiche, mentre la guerra la fanno gli uomini  che diventano eroi lottando per la patria;

-donne che piangono le sorti del marito come la stessa Andromaca, che nel canto VI dell’Iliade incontra Ettore presso le porte Scee e cerca in tutti i modi di dissuaderlo dalla fredde ragioni della guerra;

-donne che vengono ricordate semplicemente in qualità di compagne degli uomini, come Aspasia, che pur eccellendo nell’arte oratoria viene ricordata come compagna di Pericle, eppure Aspasia, come dice Socrate nel dialogo platonico intitolato Menesseno, è una brava maestra di arte oratoria e prepara a Socrate un discorso eccellente. Lungo le tracce della filosofia platonica si possono scorgere anche altre figure del femminile: Fenarete, la madre di Socrate, ricordata come brava levatrice e Diotima, eccellente sacerdotessa che pur rivelando a Socrate il tema centrale dell’amore non parla nel Simposio platonico. Il discorso centrale sull’Amore viene, infatti, riferito, da Socrate stesso sebbene quest’ultimo dichiari esplicitamente  di avere appreso dalla sacerdotessa Diotima il discorso centrale sul tema di Eros che di lì a poco si accingerà a presentare.

La differenza di genere viene ricondotta all’interno della tradizionale dicotomia mente/corpo, pubblico/privato, ragione/sentimento. Nel dialogo platonico Teeteto, la maieutica, l’arte del far partorire è considerata da Platone stesso un’arte di cui solo gli uomini sanno avvalersi, poiché le donne esercitano quest’arte solo attraverso il corpo, invece gli uomini “partoriscono le idee” e , quindi, mentre gli uomini danno vita alle leggi e a tutto quello che riguarda lo spazio politico, le donne partoriscono i figli. Nota bene Adriana Cavarero nel sottolineare che la fecondità del nous è ricondotta solo alle virtù maschili invece la fecondità corporea è vista come esclusiva arte del femminile che risulta pertanto per natura assegnato a compiti meramente riproduttivi e ai lavori di cura domestica.






Interventi da parte di alcuni  alunni delle scuole 


Intervento di Giulia Sardisco, studentessa della classe IV B liceo scientifico :

Durante il periodo della rivoluzione francese le donne chiedono di essere riconosciute come soggetto politico. Olympe de Gouge, che verrà ghigliottinata sotto il governo Robespierre, si fa promotrice, insieme ad altre donne, della stesura della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, un documento notoriamente sconosciuto, di cui adesso darò una breve lettura del preambolo in lingua madre.

Les merès, les filles, les soeurs, représentantes de la Nation, demandent d'être constituées en assemblée nationale. Considérant que l'ignorance, l'oubli ou le mépris des droits de la femmes, sont les seules causes des malheurs publics et de la corruption des gouvernements, ont résolu d'exposer dans une  déclaration solennelle, les droits naturel, inaliénables et sacrée de la femme, afin que cette déclaration, constamment présente à tous les membres du corps social, leur rappelle sans cesse leurs droits et leurs devoirs, afin que les actes du pouvoir des femmes, et ceux du pouvoir des hommes, pouvant être à chaque instant comparés avec le but de toute institution politique, en soient plus respectés, afin que les réclamations des citoyennes, fondées désormais sur des principes simples et incontestables, tournent toujours au maintien de la constitution, des bonnes moeurs, et au bonheur de tous. En conséquence, le sexe supérieur en beauté, comme en courage dans les souffrances maternelles, reconnaît et déclare, en présence et sous les auspices de l'Etre suprême, les Droits suivants de la Femme et de la Citoyenne.

Prosegue Giulia Trapani, della classe IV B liceo scientifico:

Dalla lettura in francese della Dichiarazione della Donna e della Cittadina emerge che:


ArticoloI: la donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell' uomo


ArticoloIII : il principio di sovranità risiede nella nazione che è la riunione della donna e dell' uomo.


Articolo VI: la legge deve essere l' espressione della volontà generale, tutte le cittadine e i cittadini devono concorre alla sua formazione


ArticoloXVII: le proprietà appartengono ai due sessi riuniti o separati, esse sono per ciascuno un diritto inviolabile e sacro, nessuno può esserne perivato come vero patrimonio della natura,

Giulia Rossello, classe IV B liceo scientifico:



Le donne e il silenzio


Per i Romani come per i Greci, la facoltà del parlare era sacra e quando la
parola veniva usata con discernimento e con la dovuta prudenza veniva
considerata una grande virtù: l'arte della parola appunto, che permetteva ai
retori  di dimostrare con abilità le loro tesi.
La parola, però, non rientrava nell'ambito delle competenze femminili.

“Alle donne il silenzio reca grazia”  diceva Sofocle, per cui tacere non solo era
considerato una virtù ma anche un dovere delle donne. Queste ultime, infatti, non
devono sapere niente di più di quello che occorre. Le loro finalità sono la
castità, il silenzio e l obbedienza.
Il mito sottolinea tutti questi aspetti finore evidenziati.

Tacita è la divinità degli Inferi che personifica il Silenzio.
Il mito racconta che Tacita conosciuta con il nome di Lala (dal greco λαλέω = parlo, balbetto, chiacchero)
chiacchierare) era la divinità dell'oltretomba, la dea della morte.
Il mito narra che Tacita ebbe l'imprudenza di informare la sorella Giuturna
della passione che Giove nutriva per lei.
Giove, infuriato per questa indiscrezione le strappó la lingua e dopo averla
ridotta al silenzio ingiunse Mercurio di accompagnarla fino al regno dei morti.
Come se non bastasse, Mercurio che si annoiava, durante il viaggio la violentò,
cosicché la ninfa concepì e partorì due gemelli, i Lari, le divinità che
vegliavano sui confini e proteggevano la città.
Tacita venne venerata come madre dei Lari, fu trasformata in una ninfa e
ferocemente punita per avere esercitato un'arte, quella della parola che é
prerogativa solo degli uomini. Il peccato di Tacita non era ritenuto individuale,

ma comune a tutte le donne.
Come dea del Silenzio Lala assunse, il nome di Tacita Muta e come madre dei
Lari, venne chiamata "Acca" proprio perché la lettera "H" é muta. 





Giorgia Giangrande IV B liceo scientifico



Per uno sguardo all'Oriente: figurazioni tradizionali del femminile

Tra le figure femminili che spiccano di più, possiamo trovare, in Giappone, la Geisha.
La Geisha è una tradizionale artista e intrattenitrice le cui abilità includono varie arti, quali la musica, il canto e la danza.
Il termine Geisha letteralmente vuol dire “artista” o “persona d'arte”, eppure ancora oggi, e soprattutto nel mondo Occidentale, la geshia viene scambiata per una prostituta.
Fin dalla tenera età le Geishe cominciavano il loro apprendimento e venivano avviate ai lavori domestici così da poter formare il loro carattere e quindi istruite per servire l'uomo.
Una Geisha deve saper suonare, cantare, danzare, servire adeguatamente il tè o le bevande alcoliche; ogni cosa che la Geisha fa deve essere fatta con estrema eleganza.
Una geisha è nubile e non può contrarre il matrimonio a meno che non decida di abbandonare la sua professione. Eppure ogni Geisha può avere un Danna, un uomo ricco che può permettersi le spese che il lavoro di una Geisha comprende.
Anche in Giappone, le Geishe vengono scambiate con le Oiren.  Le Oiren sono prostitute giapponesi che si vestono e si truccano come le Geishe, ma c'è una differenza: l'obi, una tipica cintura allacciata alla vita e al kimono. Le Oiren indossano l'obi sul davanti proprio perchè devono svestirsi spesso, una Geisha indossa l'obi sulla schiena, perchè la Geisha non è portata ad avere rapporti sessuali, la sua funzione è quella di deliziare l'uomo con le sue arti, ella è una donna al servizio dell'uomo.
Adesso vorrei citarvi un passo dal libro "Memorie di una Geisha" di Arthur Golden:

"Lei si dipinge il viso per nascondere il viso. I suoi occhi sono acqua profonda. Non è per una Geisha desiderare. Non è per una Geisha provare sentimenti. La geisha è un'artista che fluttua, danza, canta, vi intrattiene. Tutto quello che volete. Il resto è ombra. Il resto è segreto."







La proiezione di un video sulla parità di genere dal titolo "Il cammino delle donne" realizzato dall'associazione monrealese "Benedetto Balsamo" ha  contribuito ad intensificare il dibattito sulla tematica del giorno.





Antonella Monastra, ginecologa e consigliere comunale del comune di Palermo, parla delle leggi degli uomini sul corpo delle donne ed invita gli alunni alla discussione.





A chiusura del Seminario, tutti i partecipanti si spostano in altri spazi in occasione dell'inaugurazione di una mostra d'arte sul tema della violenza sulla donna e sul femminicidio. 



























Sebastiana La Ferla "ANGE OU DEMON"

Guzzetta Carmelo "Senza Titolo"

Scherma Salvo "Sfilata infinita"

Valore Roberto "Tabù"



Ada Simona Todaro "Domani è il giorno di San Valentino"

Nasca Daniele "In memoria di una ragazza perbene"



Sarzana Angela "Non hai via di scampo"

Rocco Micale "Il Mondo illu-mina il femminile"

Giuseppa Sabella "Luce buia"

Figlia Nicola "Concupiscenza"

Bottaro Dora "La sigaretta"

Canale Ninfa "Sempre...mi hai negato il giorno e la notte"

Barbato Liana "Violenza"

Errera Liana "Abbandono"

Vadalà Maria Felice "Ferita"

Bozza e Opera di Rossella Zuccaro " Vite di donne"




Giuseppa D'Agostino "Gemme d'oriente"




 Di Girolamo Giusy "Sono io"

Teresi Giusy "La tragedia di una donna"



Salemi Valentina "Ti ricordi di me?

Piazza Massimo "Ricordo d'infanzia"


 Elia Mammina "Sedia rossa"

Carmen Malfattore "








In alto: Riotta Luigi "L'ultimo atto"                                         
Sulla destra: Genovese Pamela "Quella che ero"
Centro: Buttiglieri Miriam "Violence fear can start from children"(fotografia)

 Lo Dico Valeria "Slave"

 Viola Massa Tiziana "Lo sguardo addosso Mutilazioni"

 Bonsignore M. Grazia "Oltraggio"

Contorno Francesca "Sposa di maggio"





















                                                              
































































































































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