Mostra d'arte di M A R I O LO COCO




Personale dell'artista monrealese

   MARIO   LO COCO

La Terra e i colori

ex Monastero dei Benedettini

                                                           Progetto grafico Rocco Micale



Una sintesi perfetta di volume e di colore. E' questo il connotato saliente e distintivo delle raffinate ceramiche plastiche di Mario Lo Coco, artista di notevole inventiva e non comune manualità, capace di trasformare l'informe materia argillosa in opere di indiscusso pregio estetico. Arte antica, quella ceramica, da annoverare senza dubbio (al pari della pittura e della scultura) fra le prime manifestazioni artistiche dell'umanità; e tuttavia troppo spesso negletta e ancor oggi sottovalutata, sì da venir relegata, con una certa sufficienza, nell'ambito (a torto ritenuto subalterno e ancilare) delle arti cosiddette minori o decorative. Una distinzione, quella fra arti maggiori (grafica, pittura e scultura) ed arti minori (tutte le altre genericamente classificate fra le discipline dell'artigianato artistico), assolutamente fittizia e inappropriata, come del resto dimostrano i tanti movimenti (uno per tutti l'arts and Crafts influenzato dalle teorie di William Morris) che della loro piena equiparazione si sono fatti programmaticamente artefici e promotori. A quale categoria, infatti, ascrivere assoluti capolavori quali i vasi ellenici di Eufronio o le splendide statue ceramiche cinesi della dinastia Tang (per non parlare dell'incredibile esercito di terracotta sepolto a Xi'an) oppure gli spettacolari manufatti italiani d'epoca rinascimentale (primi fra tutti quelli dei Della Robbia), a quella delle grandi (e vere proprie) opere d'arte o semplicemente a quella del pur qualitatitvo artigianato artistico? E ancora, per venire ai nostri giorni, come inquadrare le performances ceramiche di Picasso e soprattutto di Fontana e di Leoncillo? Come piene espressioni della loro migliore e più rappresentativa produzione artistica o come meri  (e meno significativi) divertissement all'interno di un più rilevante percorso di protagonisti delle arti visuali?
Domande retoriche, ovviamente, cui però è in grado di rispondere con congrua pertinenza proprio Mario Lo Coco, il quale ha per l'appunto posto la modellazione e la cottura dell'argilla colorata al centro dei personali orizzonti ideativi e gestuali, pervenendo ad esiti plastico-pittorici di non comune rilevanza visuale. Quello di Mario, infatti, è un itinerario che, pur muovendo dalle determinanti premesse della tradizione figulina isolana (si pensi ai manufatti sei-settecenteschi di Burgio, Sciacca, Trapani o Caltagirone o, più recentemente, all'operato del palermitano De Simone), tende tuttavia a snodarsi lungo direttrici di forte e marcata innovazione, caratterizzate da un continuo ed inesausto anelito alla ricerca ed alla sperimentazione tecnico-linguistiche.
Non pago di un lessico visivo di tipo più classicamente figurale, il nostro Mario ha voluto, non a caso, esplorare i territori linguistici dell'astrazione, optando, da qualche anno a questa parte, per soluzioni più caratteristicamente informali, in cui il libero fluire del colore (vivacizzato da sapienti misture di pigmenti vetrosi ed inserti di metallo fra loro ben amalgamati da adeguate tecniche di cottura) si fa pienamente carico della esplicitazione di profondi contenuti emozionali ed affettivi. E tutto ciò, ovviamente, sempre nell'ambito d'una accurata e sapiente manipolazione della materia prima (l'argilla), sì da poter pervenire, come già detto, ad un armonico equilibrio fra forma e colore, fra sviluppo volumetrico nello spazio e caleidoscopico inceder delle cromie. Gli azzurri acquosi, i rossi incandescenti, i neri tratteggiati, i gialli solari si compongono così sulle superfici invetriate, interagendo al contempo con parti scabre e non dipinte (ove a padroneggiare è il tipico rossore spento della terracotta), in un gioco articolato di squilli e di silenzi, di oggetti e di incavi, di rientranze e fratture della struttura cretacea, che allude a una visione simbolica del mondo naturale, in cui l'elemento ctonio e quello aereo paiono contendersi lo spazio in una sorta di continuo (ma equilibrato) confronto-scontro di forze primordiali. Non è un caso, quindi, che nelle opere di Mario ricorra di frequente la forma sferica, quasi a voler alludere all'orbe terracqueo e a quell'insieme di dinamismi naturali, sui quali proiettare  intensamente i più riposti sussulti della psiche. Un dato, quello del riferimento allegorico al mondo fisico, che affiora in amniera sistematica anche nelle ceramiche dal caratteristico andamento spaziale più lineare (le recenti composizioni di elementi ipercromici che tendono a snodarsi in lunghezza su lastre diafane di plexigass), le quali paiono portare a pieno compimento la completa integrazione delle varie discipline artistiche (disegno, pittura e scultura) in un unicum sintetico e omogeneo di forte e penetrante visuale. E' dunque questo il grande merito artistico di Mario Lo Coco, l'aver raggiunto l'equilibrata interazione fra le arti "maggiori" nei perimetri elettivi d'una disciplina erroneamente considerata "minore" e "subalterna". A inoppugnabile dimostrazione dell'infondatezza di qualsiasi gerarchia di valore fra le varie e ad ulteriore conferma della sola preminenza della vis del pensiero immaginifico sotteso al gesto artistico.
SALVO FERLITO



INAUGURAZIONE  
11 MAGGIO  2013  ORE 17,30



 Rocco Micale
al centro, SALVO FERLITO-critico d'arte
Il Sindaco Filippo Di Matteo, l'Artista, l'Assessore alla cultura Sig.ra Lia Giangreco






























































































Notizia Biografica

Mario Lo Coco nasce a Monreale l’8/9/1954 dove vive, opera e prepara, da oltre un decennio mostre personali.
Si è diplomato all’Istituto d’Arte per il Mosaico "M. D'Aleo" di Monreale ed ha avuto esperienze didattiche sulla progettazione del vetro. Tra i critici che si sono occupati del suo lavoro creativo, è stata sempre messa in evidenza la sinergia tra azione creativa e duttilità della materia e, nello stesso tempo, come la materia  sia proiezione di una particolare esigenza emotiva. Vive e lavora a Monreale.
Hanno scritto per lui: Francesco Carbone, Giovanni Cappuzzo, Aldo Gerbino, Piero Longo, Franca Alaimo, Antonina Greco Di Bianca, Adriano Peritore, Jean Fracchiolla, Pino Giacopelli,
Gianni Amodio ,Maria Cerami, Maria Teresa Galletti, Salvo Ferlito, Elina Chianetta, Gilda Cefariello Grosso.




ANTOLOGIA CRITICA




La forma e l’organicità nella “ceramica evolutiva” di Mario Lo Coco

I ritrovamenti archeologici ci dicono che l’uomo ha sempre convissuto con una certa quantità di oggetti fittili (di argilla impastata e cotta al forno) per contenere bevande e cibo, ma anche per conservare o immagazzinare scorte; essi ci testimoniano, pure che la ceramica d’uso è la prima e vera produzione di massa con processi produttivi simili a quelli utilizzati dall’industria moderna. Infatti, la ripetitività dell’oggetto e di alcuni temi decorativi, la pratica della divisione del lavoro, che dava origine alle prime specializzazioni, ci suggeriscono che la produzione era certamente preceduta da un progetto per la serie; inoltre la sua resistenza al tempo e al trasporto, hanno reso l’argilla cotta materiale ideale per gli scambi economici. La circolazione poi della ceramica nelle regioni del mondo antico, ha determinato la diffusione dei linguaggi artistici classici, che sono stati una ricchezza culturale perpetuata nei secoli a venire. I temi della ceramica siciliana, infatti, sono strettamente legati a temi importanti dalla Grecia, poi dai Romani e successivamente dagli Arabi e costituiscono la ricchezza della forma siciliana, crocevia di tutte le culture.
La ceramica ha così trascritto il linguaggio dell’arte; si pensi che le più alte espressioni dell’esistenza, materiale e spirituale, ci sono pervenute su questo supporto materico naturale ancora leggibili fin dalla preistoria.
Mario Lo Coco conosce tutti i passaggi storici, l’evoluzione delle forme, le tecniche di lavorazione, la validità degli smalti, le reazioni chimiche originate dalle alte temperature. Dotato di rara sensibilità, egli non si sottrae alla verifica dei risultati della sperimentazione che via via mette in campo. Animo inquieto e mai soddisfatto delle sue creazioni, da apprezzato artigiano, egli prima sconvolge i canoni tradizionali del fare ceramica, compiendo una severa sperimentazione che lo porta ad affrontare e risolvere problematiche nuove e rischiose.
Inizialmente lo spettacolo delle opere di Lo Coco provoca in noi uno choc: il visitatore viene trascinato da un turbine vertiginoso di colori, di trasparenze, di estraneamento e di profondità voluta dagli smalti sapientemente fusi con vetro e con fili di rame.
Ben presto si rende conto che l’arte qualificata astratta o informale, manca di quei riferimenti culturali (per lui essenziali) che rendono evidente il suo appartenere alla Sicilia, al Mediterraneo; così intraprende un cammini, e sembra che egli sia il solo ancora oggi, che lo conduce ad affrontare il tema dell’organico così come lo concepiamo.
Ora, l’organicità è in effetti un “contenuto” certamente evolutivo dove il “contenente” non è che l’apparenza in movimento ed incessantemente rinnovata. Piatti, finestre, porte, vetri ed altro, infatti, si trasformano in supporti, ma sono essenzialmente delle “forme” che possono fissarsi, analizzarsi, anche se non possono pretendere di esprimere l’evoluzione e le continue sintesi di ciò che nasce artisticamente, si sviluppa, vive, si sclerotizza e si rinnova, integrandosi per adattamento. La nozione, la realtà stessa dell’organicità, in verità, non ha niente in comune con le classificazioni artificiali basate sulle apparenze è qui (nelle opere di Lo Coco) siamo lontani dalle abituali distinzioni tra la pittura espressionistica, l’arte astratta (o geometrica) e l’arte informale che mette curiosamente l’accento su una forma che essa vuole negare.
L’opera di Lo Coco si sviluppa attraverso una serie di elementi che sono le tracce dei diversi materiali usati, degli smalti, di quell’alchimia rigorosa così caratterizzante e personale dell’artista. Questi elementi sono degli insieme dove forma-materia-colore-spazio sono legati indissociabilmente ed appaiono essere la conseguenza dei fenomeni fisico-chimici che accompagnano l’intervento del fuoco, del calore, delle altissime temperature. La forma non si situa più ai livelli abituali: è l’organizzazione che primeggia e che conta. Quindi, è l’organicità che s’impone ed è compito di ogni spettatore farla vivere secondo la propria esperienza umana.
ADRIANO PERITORE






Il linguaggio artistico ha una tale varietà di espressioni da riaffermare, qualora ce ne fosse bisogno, l’ampiezza e la libertà come suoi precipui connotati distintivi. Si tratta oggi di una sorta di dialettica dalle infinite coloriture, sintatticamente in bilico tra figurazione ed astrazione, quasi a rintracciare modulazioni espressive che si raccordino ad esigenze variamente atteggiate ed enucleate.
Mario Lo Coco opera nel settore della ceramica con una pronunciata esplorazione innovatrice, tesa alla conquista di una cadenza e di una cifra stilisticamente bilanciata tra l’esibizione di una struttura a flussi emotivi, regolati in ogni caso da una mano sensibile e saggiamente esperta. La tecnica adottata consente di raggiungere effetti estranianti per cui sulla superficie della ceramica vengono a crescere modulazioni e segmentazioni cromatiche, affidate ad una esplicità, costante sperimentazione, i cui esiti visivi sono rivolti verso una progettualità avveniristica. Perciò il suo moto esplorativo mentre da un lato sembra annunciare riflessi luminosi, finisce con l’assorbire il cangiante delle apparenze, favorendo imprevedibili distanze di tipo riflessivo, capaci in ogni caso di fondare spazialità nuove.
Siamo di fronte ad una pagina inedita di astrazione cromatica che sa sensazioni diverse, pencolanti tra forma e colore, tra segni e cifre di un universo tutto da scoprire, in un flusso ininterrotto di momenti e di percezioni singolari.
Lo Coco fa quindi della sua arte uno strumento di fascino sensoriale dei materiali cromatici utilizzati – i più strani ed inusuali – lungo l’arco di un’operazione spesso per nulla prevedibile, anzi piuttosto aperta all’avventura formale del colore. E il colore porta quasi il segno e il senso di una sorta di angoscia magica, addirittura inafferrabile affidata al fluido divenire della superficie, virtualmente protesa a cercare configurazioni morfologiche nuove, per cui pigmenti, tracce e gocciature di colore si vengono a collocare, situare, crescere e disporre in una spazialità pittorica sempre aperta ad imprevedibili chiavi di lettura.
La superficie della ceramica è come sopraffatta dalla informalità del colore in una varietà di effetti.
Allora i gorghi del colore-materia, i suoi estranea menti addensamenti e le sue lievi irritazioni, le sue levigatezze o le leggere schiume, le sue sfumature di indaco, di rosa o di inchiostro, le sue screziature brune o impure suggeriscono apparizioni indecifrabili, involontarie, che sembrano destinate ai respiri più brevi. Ma è un territorio nel contempo reale ed immaginario, reale nella dimensione materica del suo supporto tecnico, cioè la ceramica; immaginario nella sua valenza espressiva, nella tensione del flusso che la suggerisce con una struttura portante ed interna che è tale per cui la coniugazione del modulo cromatico avviene sempre dentro un codice genetico di ampia rifrazione.
GIOVANNI CAPPUZZO





Meret Oppenheim, in uno dei suoi ready made del 1936, rivestiva un cucchiaio  e una tazza da brodo di morbida pelliccia. Era, apparentemente, una provocazione minore rispetto alla “Fontana” che tanto scandalo aveva suscitato, ma in realtà una simile operazione era molto più sottilmente scardinate perché  metteva in atto una sconvolgente ingerenza nella banale vita quotidiana di ognuno. Una funzione, quella della tazza, così nettamente riconoscibile nella semplicità delle sue forme che si colmava di ambiguità attraverso il programmato disorientamento. Il disorientamento che coglie lo spettatore, al cospetto di un siffatto oggetto, non riguarda solo la percezione visiva, ma coinvolge anche la “figurabilità dell’esperienza tattile e gustativa: la capacità di contenere, caratteristica della tazza, diviene risibile e anche l’idea di portare alla bocca un simile cucchiaio provoca sconcerto.
Le regole della percezione sono sconvolte ad un grado anche superiore rispetto alle prospettive impossibili di Escher, perché riguardano la sfera simbolica, segnica e funzionale dell’oggetto d’uso. Ma la funzione ed il segno non vengono negati bensì resi impossibili, sino ad una risemantizzazione del simbolo che assume il gusto dell’amara risata sardonica, tipica dell’arte Dada.
Pur rimanendo nella forma la memoria della funzione, anche nei piatti di Mario Lo Coco c’è la rinuncia alla “funzionalità”; le sue ceramiche appartengono infatti al campo della pura espressione artistica. Ma, al contrario degli artisti DADA, tale rinuncia non è frutto di una dolosa frattura tra percezione ed esperienza, bensì nasce da un percorso che trae origine dalla pratica del fare: quella dell’artigiano.
Nella tradizione di ogni luogo, il ceramista è l’ultimo epigone di una teoria lunga quanto la storia dell’uomo: l’artigiano, riferendosi nettamente vernacolare si limita a riprodurre la regola classicista e a cimentarsi in una variazione manierista.
Lo Coco inizia la sua esperienza artigianale inserendosi in questo solco: realizza terrecotte che hanno la forma della quotidianità, ceramiche destinate ad accompagnare la vita di tutti i giorni, oggetti quasi inosservati perché profondamente interiorizzati. Un vaso per i fiori sulla tavola; dei piatti per ingentilire il convivio di un giorno di festa; delle tazze e una teiera con gli smalti caldi della nostra tradizione. Presenze discrete ed utili che l’artigiano produce con alacre costanza. Ma lentamente, giorno dopo giorno, mentre il fuoco cuoce sempre uguale la creta, mentre gli smalti al calore diventano brillanti, qualcosa cambia.
Forse quella che a noi appare come sapiente manualità artigianale, per l’artigiano diventa, nel ripetersi dei gesti, il salmodiare di una litania: nei polpastrelli che sempre uguali affondano nella creta, nel calore, che sempre uguale brucia il viso quando si apre il forno, vi è il senso dello sgranarsi del rosario, una litania manuale che possiede la virtuosa vibrazione dell’Om.
E così come la meditazione del Saniasi apre le frontiere del sapere trascendentale, la “meditazione manuale” dell’artigiano porta all’espressione di nuove necessità. L’artigiano si chiede: cosa resterà di me in questi spazi concavi, in questi sacelli uterini, in questi cerchi celesti, in questi punti estesi?
Posso espandere lo spazio concavo di questi crateri sino a contenere il futuro dell’esistenza quotidiana?
Quali scorie il pèuro fuoco che rende sonora la creta può ammettere se non quelle dell’anima?
E per questo bisogno di espressione che l’artigiano Mario Lo Coco si trasforma in artista; un artista che usa la propria esperienza manuale per provarsi in nuove metamorfosi in cui l’elemento creativo alchemico è ancora il fuoco. I cerchi, gli ovali, i poligoni con le superfici affondate, oltre alle cristalline e agli smalti, adesso accolgono bottiglie, fili metallici, sabbie e polveri, scorie della vita quotidiana, memorie della funzione alla ricerca di un iperrealismo forgiato nella fucina di Vulcano. Le superfici assumono luminosità febbricitanti: il turchese violento lacera il latte freddo di luna; chiodi ruggine e piombo; bianchi e gialli organici. Ma poi le trasparenze fredde e siderali vengono ad un tratto interrotte: spaventevoli eretti lacerano il tessuto di un rosa carnale; spiagge di sassi violenti indicano  itinerari dolorosi. Immagini, quelle di Lo Coco, scaturite dalla pratica del fare a cui programmaticamente rinunciò Duchamp; immagini che risalgono ad una qualità pittorica ottenuta con tecniche non pittoriche. 
Nelle ceramiche di Lo Coco l'ornamentazione, in origine subordinata alla funzione, diventa strumento necessario per dispiegare le matrici del percorso creativo. La valenza segnica così non subisce cesure, così come il valore simbolico che si accende di toni intimisti e personali. Eppure Duchamp, con il suo approccio eminentemente intellettuale al processo creativo così lontano dalla pratica artigianale, può condividere qualcosa con l'artista-artigianato Lo Coco: il gusto della metamorfosi è fondante in entrambi, dall'uno vissuto come elaborazione concettuale dell'Opus  alchemico; dall'altro vissuto empiricamente come pratica manuale.

Renato Alessi






Parlare o scrivere di Mario Lo Coco vuol dire automaticamente parlare o scrivere anche di ceramica, e viceversa. Questo artista è ceramista per antonomasia.
Della ceramica conosce tutti i segreti ed ha percorso tutte le vie: dalle più tradizionali e ovvie alle più innovative e creative. Nella sua produzione che inizia nella seconda metà degli anni  settanta, incontriamo in effetti le prime ceramiche, le cui forme – piatti, vassoi di ogni foggia e di ogni colore – s’ispirano alla più pura tradizione classica, ma in cui già appare la volontà dell’artista di allontanarsi, scostarsi dagli schemi più ovvi per affrontare, con grande estrosità e un gusto sicuro e maturo, il campo dell’astrattismo non meramente formale ma un astrattismo che si adopera a penetrare i segreti stessi della materia. Compaiono sugli splendidi piatti cromaticamente affascinanti, fratture, spaccature, frammentazioni, materiali insoliti come chiodi, sabbie, metalli vari, vetrificazioni colorate che si avvicinano, si penetrano, si frammischiano in mille variegature e sfumature in cui i toni raggiungono la massima vivacità e lucentezza oppure si smorzano inquieti, pacati e sobri accostamenti di grigi, gialli, verdi evanescenti e rosa pallidi e corallini.
Ogni piatto diventa così una vera e propria opera d’arte, come un quadro informale, ma con una compattezza, una durezza, un amalgama tattile e voluttuoso della materia impossibile da realizzare su una tela, un legno o una carta.
In un secondo tempo Mario Lo Coco non si accontenta più dei limiti imposti da queste forme e fogge tradizionali ed assistiamo allora nel contempo, ad una espansione ed esplosione della materia in veri pezzi scultorei, in cui l’artista può dare sfogo alla sua vena creativa più intima e adoperare le sostanze più insolite utilizzate nei modi più inconsueti ed originali. Le fusioni di vetro, di plastiche colorate mescolate con la ceramica e con il legno producono opere strane e stralunate, come un mondo nuovo, un po’ apocalittico, appena nato da uno sconvolgimento tettonico misterioso e profondo.
Buchi, bruciature, lacerazioni, attorcigliamenti filamentosi, inclusioni, fragili trasparenze, sottili venature di strabilianti colori che giocano su tutta la gamma dei rossi, dei verdi e degli azzurri, si susseguono o si sovrappongono su queste superfici contenute in cornici costituite da vecchie imposte recuperate dall’artista, e lavorate e rielaborate in modo da offrire un limite saldo ed elegante ad una materia che potrebbe colare ed espandersi all’infinito.
Ecco quindi le ceramiche trasformarsi quasi in una nuova specie di vetrate che giocano con tutte le trasparenze e le metamorfosi della luce.
E’ come se la ceramica si dimenticasse di essere ceramica… Le forme ora si avvicinano alla più pura geometria, i colori si spengono in variazioni cromatiche a volte quasi impercettibili senza l’apporto diretto della luce, le superfici si riempiono di segni che evocano arcane ed essenziali scritture in cui il mondo cerca di esprimere alcuni dei suoi più fitti misteri, tutto diventa più spoglio e scarno come nello sforzo di ritrovare un’unità perduta attraverso le precedenti lacerazioni.
Tutto si smorza come alla fine di un lungo e faticoso percorso e sembra sospeso in labili e brevi segni esattamente come in un Haiku giapponese, poesia dell’imponderabile, dell’effimero e dell’inafferrabile.
Jean Fracchiolla







Da molti anni ormai Mario Lo Coco opera nell’ambito della ceramica d’arte e produce manufatti non seriali nei quali è facile rintracciare un duplice aspetto: la pratica del fare che riporta alla tecnica del mestiere antico, ancora legata a sistemi primordiali nella semplicità della manipolazione.
E l’invenzione sempre nuova che trova il suo spazio soprattutto nell’elemento decorativo e nel linguaggio delle ornamentazioni.
Un incontro di materia di memoria che insieme si espandono e si intrecciano.
E nella dualità di oggetto – soggetto che essi sottendono si definiscono reciprocamente nell’immagine di un organismo estetico vivente capace di restituire l’idea creativa originaria nella concretezza di una sorta di oggetto segnato da quell’immediatezza che non appartiene certo ad altre tipologie della produzione artistica; di ieri e di oggi.
Le terrecotte di Mario Lo Coco pur conservando l’impronta del primo plasticare appaiono cariche di energia e si abbandonano talvolta alle tensioni della materia: come nei vasi che Lo Coco fa crescere mediante l’antica tecnica a lucignolo in forme irregolari ed inconsuete. Morbidamente e senza asperità.
Altre volte, soprattutto nella decorazione dei piatti, l’artista interviene con più determinata presenza ed opera palesi trasgressioni sull’usuale ricorrente: colori nelle possibili gradualità e densità, mescolanze di toni e di materia esitano in superfici che prendono una vita propria.
Si incontrano negli smalti intrusioni materiche diverse: sabbia e terre colorate, ma anche cucchiai, fili elettrici, molle, specchi piombati che nel processo di fusione ad elevata temperatura subiscono imprevedibili trasformazioni. E rendono soluzioni sempre nuove che fanno di ogni piatto un pezzo unico.
Antiche e nuove simbologie, scherzi d’artista e divagazioni improbabili si spandono liberamente sui fondi circoscritti dalle sagome ovali o poligonali di quei piatti pre-costruiti nella loro qualità di oggetti d’uso veri e propri. In questa fase essi subiscono un processo di decodificazione semantica per divenire in maniera pretestuale lo spazio di proiezione di un momento creativo dove si liberano energie e pulsioni inesaurite.
Riverberi e guizzi di una condizione forse inconscia e a lungo latente che ora finalmente ha osato attraversare il campo della coscienza e porsi, solida e concreta, nella sua duplice essenza: di unità oggettuale ed estetica.
A. Greco Titone Di Bianca








MOSTRE PERSONALI E COLLETTIVE

·         Associazione culturale “Andrea Pantaleo”- Monreale – 1992.
·         Associazione culturale “Kaos” -  Terrasini  - 1992.
·         Lloyd’s Baia Hotel - Vietri sul Mare (SA) – 1993.
·         Associazione Culturale “Andrea Pantaleo” -  Monreale – 1994.
·         “ Le metamorfosi del quotidiano” Provincia Regionale di Palermo.
·         Palazzo  Comitini “Sala R. Guttuso” -  1994 Palermo.
·         “Palermo Amara” Villa  Niscemi  Palermo -1994.
·         “Metamorfosi esue trasparenze” Comune di  Mussomeli – 1995..
·         “Ceramiche e vetri” Centro d’arte e cultura Belmonte  Mezzano -  1995.
·         “Le metamorfosi dell’esistenza” Centro attività culturali – Palermo – 1995.
·         Laboratorio “Sicilia” - Palermo  - 1995.
·         “Accademia Siculo Normanna” Monreale – 1995.
·         Centro Culturale “P. Français de Paterne et de Sicile” – Palermo – 1995.
·         Bibl. Comunale “Palazzo dei Benedettini” Comune di Cinisi – 1996.
·         “Invito a Monreale” Circolo di cultura “Italia” Città di Monreale -1996.
·         Galleria Civica- Monreale – 1997.
·         Kantiere Culturale”Il Centauro” Bari -1997.
·         “Ceramiche Raku” Chiostro ex Convento S. Domenico  Trapani – 1997.
·         “Identità multiple tra modernità e contemporaneità” Terrasini – 1997.
·         “Cultura Scultura i miei libri e Oggetto Soggetto il mio spazio”Galleria Falcone Petraia Soprana – 1997.
·         “Rassegna d’Arte contemporanea” Complesso monumentale San Pietro  Marsala 1998.
·         La Parola, la luce del raggio “Ceramiche Raku opere recenti”- Santa Maria allo Spasimo- Palermo -1998.
·         “I colori dell’Angelo”- Comune di Vallecorsa  Frosinone – 1999.
·         “Arte sugli spalti” - Comune di Taranto – 1999.
·         “Emersioni segni per un’arte solitaria” - Opera Universitaria   Palermo – 1999.
·         “Scrittura probabile” - Delia  (Caltanissetta) – 1999.
·         “Natura e mito”Complesso monumentale S. Pietro - Marsala – 1999.
·         “Nel mito di Valentino” Le immagini pittoriche incontrano il cinema – Castellaneta (Taranto) – 1999.
·         “Rassegna di pittura ,ceramica e scultura” – A.P.T. Comune di Rionero in Vulture  Basilicata – 1999.
·         “Sull’Asina non sui Cherubini” Galleria Studio 71 Palermo – 1999.
·         “L’Universo fittile e astrale”Ass. Culturale C.R.D.D. - Palermo – 2000.
·         “Sedia d’autore” Corimbo Loft  Palermo – 2000.
·         “Oltre la ceramica “ Associazione “Le Nuvole”  Sciacca  - 2000.
·         “Parole in vista. Momenti della scrittura visiva e del libro d’artista in Italia” Comune di Montedoro  (Caltanissetta) – 2001.
·         Mostra Internazionale d’arte”Associazione Culturale Sintesi Ventunesimo secolo Complesso Monumentale S. Pietro  Marsala – 2001.
·         Akkuaria “un ponte sulla cultura”–Akkuaria Circolo unificato Ufficiali di Catania -2001.
·         “Omaggio a Giacomo Puccini”Circolo unificato Ufficiali di Catania, 2001.
·         “Terrarum Varietates”-Galleria civica d’arte moderna e contemporanea
       Ospedale delle donne-Corte dei Capitani - Palazzo Libertini San Marco-Caltagirone, 2001.
·         Il Libro in…. Edito” Catania, 2001.
·         1° Concorso di arti figurative – Centro storico – Altofonte,  2002.
·         Incontro dibattito-“I percorsi riabilitativi del disagio psichico”Le Nuvole Sciacca, 2002.
·         “Il Manifesto -La Ceramica”3° Biennale della ceramica il–Chiostro del S.Antonio Cerreto Sannita (BN), 2002.
·         Rassegna di pittura e scultura -Estate al centro storico “L’arte incontra il cinema nel nome di Valentino ”-Comune di Castellaneta (TA), 2002.
·         “Ceramica Raku” –Libreria Internazionale “Idiomi” Palermo, 2003.
·         “I segni della memoria ”- Istallazione portale, per ricordare i caduti per mano della mafia, trovasi presso la scuola elementare Francesca Morvillo di Monreale, 2003.
·         “Sedia d’autore” Corimbo Loft  Palermo – 2000.
·         “Oltre la ceramica “ Associazione “Le Nuvole”  Sciacca  - 2000.
·         “Parole in vista. Momenti della scrittura visiva e del libro d’artista in Italia” Comune di Montedoro  (Caltanissetta) – 2001.
·          “Scrigno del filo” arte tessile, ornati e legami –Assessorato Cooperazione Commercio, Artigianato e Pesca- Palermo, 2003.
·         “Concorso per la realizzazione di una copertina di un menù”- Accademia Italiana della cucina delegazione di Caltagirone (CT), 2003.
·         “Ceramica delle due Sicilie” Lascari (PA), 2003.
·         “Vernice art-fair” Forlì, 2004.
·         “Arte religiosa” - Dìart: biblioteca diocesana “G.D.Amico” Seminario Vescovile di Trapani, 2004.
·         “Formalibro” Comune di San Giovanni al Natisone (UD), 2004.
·         “OTIUM prego si accomodi” contemporanea, Forlì, 2004.
·         “Un’etichetta per la solidarietà” Studio 71 Palermo, 2004.
·         Sharjah Art Museum “la cartolina d’artista” 2004.
·         “Educazione alla legalità Direzione Didattica“Francesca Morvillo”Monreale-06-2005.
·         “Ceramiche liberty” Libreria Internazionale Idiomi, Palermo, 2005.
·         “Alcamo microcosmo di cultura “16 – 05 -2005.
·         “Concorso d’arte” Altofonte “PA” 24-07-2005.
·         “Arte Musica Cultura” alla tonnara Cinisi “PA” 01-08-2005.
·         “Libertando” Omaggio alla libertà, evento internazionale di arte postale
      Palazzo del Carmine Art-Gallery  Caltanissetta Ottobre 2005.
·         “Contemporanea”9° mostra mercato d’arte contemporanea Forlì 2005.
·         La terra cotta nell’arte del presepe in Sicilia 9° edizione “ Fondazione Marzullo”  palazzo S. Stefano Taormina 17 Dic.. 2005 – 6 gen. 2006.
·         “Carte con l’anima” opere su “carta a mano”centro Biotos Cultura Palermo dal 14 al 31 gennaio 2006.
·         “Carta bianca” Complesso Guglielmo II Monreale 01- 04- 2006.
·         “I libri di Mario Lo Coco : dalla ceramica alla carta” giornata mondiale del libro e del diritto d’autore Palermo “libreria Idiomi” 22 –o4 -2006.
·         “DiAstrazione di maggio”Rassegna nazionale d’arte visiva a cura di Gianni Amodio 06 -05 al 18-05-2006 Taranto.
·         “La terracotta nell’arte del presepe in Sicilia” XII edizione Fondazione Giuseppe Marzullo Palazzo Duchi S. Stefano, Taormina 16 Dicembre 2006.
·         “Progetto P.O.N. “Legalità-lavoro e gioco: esperienze a confronto” LA PORTA realizzata in collaborazione degli alunni della scuola “Guglielmo II” Monreale A.S. 2006-2007.
·         “I luoghi dell’oblio” Mostra di arti visive –  Marzo-Giugno 2007 San Paolo Palace Hotel Palermo.
·         “La terre en heritage” terracotta et maiolica de Sicile –Maison de l’Artisanat et des Metiers d’Art 12 aprile-23 maggio 2007 Marseille (Francia).
·         “Copertina per un libro” Omaggio a Franca Alaimo  -Novembre 2007.
·         “Fatti ad arte” oggetti d’artista  30 Novembre – 15 Dicembre  2007 Corimbo  Palermo.
·         “Festival dei giovani” dal 03 al 07 Dicembre 2007 Palaoreto , Palermo.
·         “La terracotta nell’arte del presepe in Sicilia” dal 15 Dicembre al 6 Gennaio 2007 Fondazione Giuseppe Marzullo Palazzo Duchi di S. Stefano , Taormina.
·         “Arti e mestieri Expo 2007” dal 13 al 16 Dicembre, Roma.
·         “Fatti ad arte” dal 16 Febraio al 30 Aprile, Millennium Arredamenti ,Bagheria.
·         “Dante in scena” Segni, immagini e voci (10 maioliche per Dante) Istituto d’arte per il                                                               mosaico “Mario D’Aleo” Monreale anno scolastico 2007-2008.
·         “Parva Naturalia” Mostra di libri d’arte dal 01 al 09  2008 Polizzi Generosa.
·         Parva Naturalia” annotazioni da Aristotele dal 20 dicembre2008 al 20  gennaio2009Petralia Sottana.
·         Materie set Imago dal 11 al 17 ottobre 2008 Palazzo Cutò, Bagheria (Pa).
·         “Parva Naturalia “annotazioni da Aristotele”  14 Novembre 2008 Longo Joy Palermo.
·         ” Ganci  Arredamenti con la collaborazione della Busnelli Museum” le ceramiche di                                                               Lo Coco dal 12 dicembre 2008 al 06 gennaio 2009.
·         “La Baronessa di Carini” Pinacoteca Castello di Carini 2008.
·         “Fatti ad arte” Oggetti d’artista,dal 26 febbraio 2009 “Spazio B quadro” Palermo.
·         “Sulle ali di un angelo”perlustrazione del sentimento del divino
                                                   Dicembre 2008 Gennaio 2009 Montedoro (Cl)
                                             Gennaio-febraio 2009 Palermo
                                             Marzo-aprile      2009 Caltanissetta.
·         “Esprimersi con l’argilla”dalla continuità alla beneficienza i nostri manufatti per l’Abruzzo
26 maggio 2009 scuola elementare “Francesca Morvillo” in collaborazione con la scuola media “Mario D’aleo”Monreale.
·         “Prime di copertina”per un museo in progress di arti applicate collezione D’A Gallery 23 giugno 2009.
·         “Contenitore Contenuto” Millenium Bagheria 13 dicembre 2008.
·         “Cultura ,Legalità,Ambiente, all’ombra della montagna sacra”Graffiti Day 09 Maggio 2009.
·         “Darwin Evolution” prova d’autore 14 giugno al 14 settembre 2009 Museo d’Arte contemporanea Caltagirone.
·         “Memorie dell’acqua” 19 dicembre 2009 -06 gennaio 2010 Collegio di Maria “Fondazione Carlino” Monreale
·         “Parva Naturalia –annotazioni da Aristotele Bibliothèque de Caen 16 dicembre 2009-09 gennaio 2010 Francia
·         “Parva Naturalia   -annotazione da Aristotele giornata mondiale del libro e della manifestazione una marina di libri organizzata dal Centro commerciale naturale Piazza Marina e dintorni Galleria L’altro arte contemporanea 23 aprile 2010-06-09                                                                              
·         “IMAGINARIE – LETTURE VISUALI –Loggiato San Bartolomeo Palermo 14 maggio   2010
  • “Blu?Il mare come non lo avete mai visto” - Addaura Hotel 09 Luglio 2010
  • “incontrarte” Lions club Agrigento Chiaramonte 7 novembre 2010
             Libreria Kàlos “librononlibro”dal 18dicembre al22 dicembre 2010 Palermo
  • “Dialettica” Generazioni a confronto Centro Culturale Biotoç-Spazio Bquadro
  • Via XII gennaio dal 20 gennaio al 7 febbraio 2011
  • Operazione Arte a Monreale dal 26 febbraio al 12 marzo Collegio di Maria
  • Monreale
  • “EX LIBRIS”piccola collezione enciclopedica di memorie e di attualità Biblioteca Comunale in Casa Professa 22 febbraio 2011 al 22 marzo Palermo
  • Dialettica “Generazioni a confronto”Base logistico-Addestrativa Piazza Cristoforo Colombo -Cefalù (PA) dal 04 al 18 giugno 2011
  • 5 giugno 2011 Monreale giornata mondiale dell’ambiente 2Sei Artisti in discarica
  • Made in Sicily 16 luglio/18 settembre Galleria d’Arte Moderna “Le Ciminiere” Catania            
  • ALCANTARA una bottiglia d’arte per un vino poetico “lu veru piaciri” Randazzo (Catania) 10   Ottobre 2011
·         Biblioteca comunale santa Maria La Nuova sezione Fondo Antico dal 18 novembre al 20 dicembre 2011 Monreale
  • Made in Sicily-Albergo dei Poveri Palermo 14 Novembre -23 Dicembre 2011
  • Singolare-Prurale 16 Giugno/8 luglio2012 Galleria d'Arte Moderna “Le Ciminiere di Catania Piazza Asia Catania
  • A proposito di Donne Centro Culturale Biotos via XII Gennaio2 Palermo
  • Castello di Carini “omaggio alla baronessa di Carini”Agosto 2012
OPERE PRESSO GALLERIE CIVICHE

·         Galleria Civica del Comune di Monreale.
·         Galleria Civica del Comune di Caltagirone.
·         Galleria Civica del Comune di Montedoro (Caltanissetta).
·         Museo Vescovile, collezione Diocesana di Arte Religiosa, Seminario di Trapani.
·         D’A Gallery Point, Taormina.
·         Istituto d’Arte per il mosaico (10 tavole maiolicate sul cammino di Dante).
·         Pinacoteca del castello di Carini.

SAGGI E RECENSIONI

·         Rivista “Palermo” Mensile della Provincia.
·         Mensile “Sikania”.
·         Mensile “Issimo”.
·         Rivista “Salpare”.
·         Rivista “Stilos”.
·         Quotidiano “Taranto Sera”.
·         “Oggi Sicilia”.
·         Arte e Critica rivista di cultura figurativa.
·         “D’A” Rivista D’Artigianato e di arti applicate decorative.
·         Gd’A il Giornale dell’Arredamento.
·         Red Magazine bimestrale d'arte moderna e contemporanea
           
ESPERIENZE COME DOCENTE

·         Progettazione del vetro nel Corso professionale per Maestro vetraio organizzato dal   Liceo Scientifico “Einstein” di Palermo.
·         Corso di ceramica per  alunni presso la Scuola elementare “Pietro Novelli” di Monreale Anno scolastico 1998 -1999.
·         Corso di ceramica per alunni presso la Scuola elementare“Francesca Morvillo” di Monreale -Anno scolastico 2001-2002.
·         Corso di ceramica per insegnanti presso la Scuola elementare “Francesca Morvillo”di Monreale -Anno scolastico 2001-2002.
·         Corso di ceramica per alunni presso la Scuola elementare “Francesca Morvillo”di Monreale –Anno scolastico 2002 -2003.
·         “Educazione all’Immagine” Corso di pittura murale presso la Scuola elementare “FrancescaMorvillo”di Monreale Anno scolastico 2002-2003.
·         Corso di ceramica per professori presso la Scuola media “Guglielmo II°”di Monreale Anno scolastico 2002 -2003.
·         “Genitori in classe” progetto Pollicino (Ceramica per disadattati) presso la Scuola “Guglielmo II°”di Monreale anno scolastico 2002-2003.
·         Pannello decorativo“Omaggio a Mondrian” Istituto D’Arte per il mosaico Monreale.
·         Realizzazione di una scultura in carta pesta “Don Chisciotte” Scuola elementare “Francesca Morvillo” Monreale.
·         Realizzazione di una maiolica 5 x 4 “Un albero per la legalità” Scuola elementare “Francesca Morvillo” Monreale.
·         Corso di ceramica presso l’Istituto d’Arte di Monreale “Mario D’Aleo” realizzazione di 3 pannelli in ceramica 2x1,20
·         Progetto continuitàA.S.210\2011 Istituto Statale d’Arte “M. D’Aleo Monreale “La maschera e le sue espressioni”19 Maggio 2011
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TUNISIA 2013