G. PITRE' ESPOSIZIONE LIBRI






 I libri del PITRE'...
 in Biblioteca




 EDIZIONE NAZIONALE(delle opere di Giuseppe Pitrè) - XXVI - Società editrice del libro italiano ROMA
trentalire nette
finito di stampare il 10 novembre 1940 













NOTA

Questo libro fu scritto da Giuseppe Pitrè appena compiute le ricerche, che nel 1906 condusse per ben sei mesi con grande pazienza e passione, intorno alle pareti delle vecchie celle dello Steri di Palermo un tempo destinate a carceri degl'inquisiti del S.Uffizio.
Alla fine del manoscritto si legge, di mano dell'Autore, la data del 24 giugno di quell'anno: lo stesso giorno che il Pitrè lesse alla Società di Storia Patria di Palermo una relazione sulle scoperte fatte in quelle squallide prigioni.
Il manoscritto fu subito ricopiato dalla figlia Maria (alcune pagine dal genero A. D'Alia) e poi riveduto dall'Autore. Il quale aveva vivamente interessato e commosso; e con la fantasia, dopo che il lavoro era stato condotto a termine, dovette, come soleva, restare a meditare sui temi studiati e ad aggirarsi per le tragiche celle dalle parlanti pareti. Corresse quella copia-che sola si conserva-tutta di sua mano, aggiungendo qua e là quanto nuove letture o documenti non prima conosciuti gli venivano suggerendo a meglio delineare e colorire il suo quadro. Le citazioni incomplete  ..che l'Autore, sempre in questa parte diligentissimo,-e chi scrive ricorda quel che della importanza da lui attribuita alla precisione e compiutezza delle citazioni gli soleva dire come di uno dei canoni che più scruposamente egli s'era sempre fatto dovere assoluto di osservare-si riservava di completare, le note segnate nel manoscritto per memoria e non più scritte, il rinvio che una volta si incontra a un capitolo che non si trova nel manoscritto e che probabilmente non fu mai composto poichè si conserva pure un indice autografo esattamente corrispondente alla divisione presente del libro e al titolo dei singoli capitoli; tutti questi sono indizi da far pensare che l'Autore negli ultimi due lustri della sua vita, sempre riservandosi di riprendere in mano il suo lavoro, magari al momento di pubblicarlo definitivamente per la stampa. Così non furono mai apprestate le illustrazioni a cui l'Autore molto teneva e per cui con l'aiuto del nipote, Dott. Francesco Turbacco, ora prefetto del regno, aveva eseguite via via, molte fotografie durante i suoi lavori sui vari strati di intonaco delle celle esplorate. Ne rimangono poche, e cosi mal ridotte dal tempo da riuscire presso che indecifrabili; e la maggior parte andarono perdute nell'alluvione che nel 1925 distrusse in Palermo la tipografia Sandron, che di questo volume e di tutte le opere si era assunta l'edizione e aveva iniziato la stampa. Un saggio se ne è andato a parte in fondo al volume. Da quattro di esse furono ricavati a cura dello stesso Autore disegni stilizzati e corretti che vennero inseriti in un articolo pubblicato a firma CAM nel Giornale di Sicilia del 25-26 giugno 1906 col titolo: Un'importante scoperta del prof. Pitrè: Le carceri del Sant'Uffizio nel palazzo di Tribunali: Disegni, motti e poesie dei prigionieri  *: articolo scritto evidentemente su materiali forniti dallo stesso Autore in seguito alla lettura che il 24 di quel mese, come si è detto, egli aveva tenuto alla Società siciliana di Storia patria intorno alla sua scoperta.
E altre quattro ne vennero riprodotte fotomeccanicamente dal Pitrè in un suo articolo pubblicato nel settembre 1911 nell'Italia illustrata: Del palazzo Chiaramonte in Palermo e di un carcere del S. Uffizio in esso recentemente scoperto la G. Pitrè, quindi riprodotto in un fascicolo della Sicili a illustrata che reca la data dell'agosto 1911, ma che evidentemente dovette uscire più tardi. in una nota di questo secondo articolo era detto: < la casa editrice Maraffa Abate imminentemente prepara la pubblicazione del libro di Giuseppe Pitrè: Sul S. Uffizio in Sicilia. Il libro in ottavo sarà arricchito da numerosissime illustrazioni inedite>. Speranza che, purtroppo, anch'essa fallì. Entarmbi questi articoli s'è creduto opportuno riprodurre qui nella seconda delle Appendici con cui si chiude il volume.......ecc..
GIOVANNI GENTILE





 *...Nello storico palazzo del Chiaromonte che si ergeva maestoso alla Marina, circondato di ubertosi giardini, nello Steri che fu palazzo reale, albergo di ogni delizia, nel 1600 fi stabilto il Tribunale dell'Inquisizione, che vi rimase fino al 1782, anno in cui fu abolito dal vicerè Caracciolo, che fece dar alle fiamme gli archivi, sicchè nulla ci è rimasto di quanto si riferisce al S. Uffizio in Palermo. Non sappiamo nemmeno dove e come erano le carceri del S. Uffizio, che finora abbiamo dovuto vedere in un sotterraneo, dall' alto della dogana, additato come l'antico carcere, ma forse per semplice tradizione. In questi ultimi mesi, volendo il Municipio, adattare alcune stanze della R. Procura ad aule d'udienza, nei lavori di scrostamento delle vecchie muraglie, venne fuori un primo affresco. Di tal cosa fu informato l'illustre prof. Giuseppe Pitrè, il quale, recatosi presso la R. Procura (primo piano), trovò nella prima stanza a destra di chi entra dalla porticina che dà sulla scala, un disegno colorato, che lo animò a continuare per conto suo il lavoro di scrostamento del muro; che egli fece, lavorando con tenace pazienza per ventun giorni consecutivi. Prima di arrivare alla muraglia lavorata, il Pitrè incontrò non meno di quattro intonachi, sovrapposti nei vari tempi. Durante il suo faticoso lavoro, di giorno in giorno, di ora in ora, egli vedeva spuntare alla luce, miracolosamete conservati dalla calce, disegni, graffiti, poesie, tracciati e scritti tre secoli e mezzo or sono, negli orrori d'un tetro carcere dell'Inquisizione.
<V'avertu ca cca prima dunanu corda...>
<Statti in cervellu ca cca dunanu la tortura, arti infami>

Notevole la figura di S. Rosalia, che ha sotto di sè la carta geografica della Sicilia. Sulla figura è scritto:
O Rosalea, sicut liberasti a peste Panhormum me quoque si libera carcere et a tenebris






...dalla figura dello spagnolo disegnata sulla parte ovest, rappresentante un signore in costume spagnuolo del '600, dall'aria inspirata, inginocchioato in atto di preghiera; a destra è lo stemma della sua casa..



...un mascherone (carbonella, giallochiaro e rosso) rappresentante un mascherone, dalla cui bocca escono due cornucopie, su una delle quali, un carcerato dipinse la figura d'un inquisitore che l'ossessionava......


Tavole



IL DRAGONE E L'AQUILA


S. ROSALIA


CRISTO RISUSCITATO


S. CATERINA E CRISTO


SANTI DELLA SECONDA CELLA E S. VITO


FRATE ORANTE E SAN MICHELE ARCANGELO


IMMAGINE DI SANTO


S. LEONARDO ABBATE





























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