arte
Amelia Crisantino
BREVE STORIA DELLA
SICILIA
Le radici antiche dei problemi di oggi
Prefazione
a cura di Orazio Cancila
LA CULTURA DELLA CONCA D'ORO
a cura di Orazio Cancila
LA CULTURA DELLA CONCA D'ORO
Nel 1953 nel territorio suburbano di Palermo viene scoperto uno dei più importanti santuari della preistoria europea e mediterranea. Siamo nelle grotte dell'Addaura, dove in età paleolitica un ignoto artista-stregone ha creato un graffito narrativo che rievoca un rito: alcuni giovani sono in piedi, hanno la testa ricoperta da una maschera a becco d'uccello e danzano attorno a due uomini sdraiati per terra. Il ruolo più importante sembrano averlo i personaggi distesi col corpo inarcato, le gambe flesse: sono incaprettati, forse sono acrobati o magari vittime di un sacrificio. Altre importanti incisioni vengono ritrovate sul pendio orientale dello stesso monte pellegrino, nella grotta Niscemi. Nella vallata si scoprono tombe collettive e corredi funerari con caratteri simili, viene avanzata un'ipotesi sull'organizzazione del territori: immaginiamo una rete a maglie fitte, ogni nodo è uno dei piccoli villaggi di capanne che occupano il circondario della futura Palermo. Il Pellegrino è una fortezza naturale, assieme al monte Gallo sembra sbarrare la strada a ogni arrivo dal mare: in quell'epoca lontana le due montagne erano come sentinelle, munite con posti di guardia per sorvegliare le coste sino alla rocca di Cefalù a oriente e capo Gallo a occidente. Proteggevano villaggi sorti in posti ricchi d'acqua, con un fertile entroterra alla spalle, tanto versatili da operare un attento sfruttamento delle risorse ambientali. Il modello insediativo è chiamato cultura della Conca d'Oro da Jole Bovio Marconi, e sembra somigliare a una mitica età dell'oro: una lunga epoca di pace e benessere che si estingue alla fine del terzio millennio a. C., quando i villaggi diventano meno compatti e, per progressivo degrado o violenta sopraffazione dall'esterno, tutta l'area conosce un lento declino.
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La so per restare nell'ultimo secolo, non sono mancate grandi opere in più volumi a cui hanno collaborato storici prestigiosi. Ci sono state pure le opere di singoli studiosi, sempre poderose e sicuramente apprezzabili. Ma un libretto agile, svelto e divulgativo nel suo senso più alto, cioè senza smettere di essere rigoroso , decisamente mancava. In un'Italia - e in una Sicilia - dove la storia è spesso materia di scontro politico, c'è voluto quel pizzico d'incoscienza derivante da una forte passione civile per decidere di porvi mano. L'operazione è certamente riuscita. Amelia Crisantino ha ripercorso la storia della Sicilia a partire da alcune importanti categorie storiografiche, utilizzandole come un codice in grado di chiarire il succedersi degli eventi: l'insularità. il ruolo strategico nel Mediterraneo, il rapido sedimentarsi di un'economia che ha il suo punto di forza nel grano e quello debole nell'assenza di manifatture. I teLA CULTURA DELLA CONCA D'ORO
Nel 1953 nel territorio suburbano di Palermo viene scoperto uno dei più importanti santuari della preistoria europea e mediterranea. Siamo nelle grotte dell'Addaura, dove in età paleolitica un ignoto artista-stregone ha creato un graffito narrativo che rievoca un rito: alcuni giovani sono in piedi, hanno la testa ricoperta da una maschera a becco d'uccello e danzano attorno a due uomini sdraiati per terra. Il ruolo più importante sembrano averlo i personaggi distesi col corpo inarcato, le gambe flesse: sono incaprettati, forse sono acrobati o magari vittime di un sacrificio. Altre importanti incisioni vengono ritrovate sul pendio orientale dello stesso monte pellegrino, nella grotta Niscemi. Nella vallata si scoprono tombe collettive e corredi funerari con caratteri simili, viene avanzata un'ipotesi sull'organizzazione del territori: immaginiamo una rete a maglie fitte, ogni nodo è uno dei piccoli villaggi di capanne che occupano il circondario della futura Palermo. Il Pellegrino è una fortezza naturale, assieme al monte Gallo sembra sbarrare la strada a ogni arrivo dal mare: in quell'epoca lontana le due montagne erano come sentinelle, munite con posti di guardia per sorvegliare le coste sino alla rocca di Cefalù a oriente e capo Gallo a occidente. Proteggevano villaggi sorti in posti ricchi d'acqua, con un fertile entroterra alla spalle, tanto versatili da operare un attento sfruttamento delle risorse ambientali. Il modello insediativo è chiamato cultura della Conca d'Oro da Jole Bovio Marconi, e sembra somigliare a una mitica età dell'oro: una lunga epoca di pace e benessere che si estingue alla fine del terzio millennio a. C., quando i villaggi diventano meno compatti e, per progressivo degrado o violenta sopraffazione dall'esterno, tutta l'area conosce un lento declino.
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mi inda storia ne d'intenti mai persa di vista, il filo rosso dell'intero volumetto, il passato del nostro presente, la ricerca delle ragioni di un sottosviluppo che affonda le sue radici nei secoli: ci sono voluttensione civile per trova
Nel 1953 nel territorio suburbano di Palermo viene scoperto uno dei più importanti santuari della preistoria europea e mediterranea. Siamo nelle grotte dell'Addaura, dove in età paleolitica un ignoto artista-stregone ha creato un graffito narrativo che rievoca un rito: alcuni giovani sono in piedi, hanno la testa ricoperta da una maschera a becco d'uccello e danzano attorno a due uomini sdraiati per terra. Il ruolo più importante sembrano averlo i personaggi distesi col corpo inarcato, le gambe flesse: sono incaprettati, forse sono acrobati o magari vittime di un sacrificio. Altre importanti incisioni vengono ritrovate sul pendio orientale dello stesso monte pellegrino, nella grotta Niscemi. Nella vallata si scoprono tombe collettive e corredi funerari con caratteri simili, viene avanzata un'ipotesi sull'organizzazione del territori: immaginiamo una rete a maglie fitte, ogni nodo è uno dei piccoli villaggi di capanne che occupano il circondario della futura Palermo. Il Pellegrino è una fortezza naturale, assieme al monte Gallo sembra sbarrare la strada a ogni arrivo dal mare: in quell'epoca lontana le due montagne erano come sentinelle, munite con posti di guardia per sorvegliare le coste sino alla rocca di Cefalù a oriente e capo Gallo a occidente. Proteggevano villaggi sorti in posti ricchi d'acqua, con un fertile entroterra alla spalle, tanto versatili da operare un attento sfruttamento delle risorse ambientali. Il modello insediativo è chiamato cultura della Conca d'Oro da Jole Bovio Marconi, e sembra somigliare a una mitica età dell'oro: una lunga epoca di pace e benessere che si estingue alla fine del terzio millennio a. C., quando i villaggi diventano meno compatti e, per progressivo degrado o violenta sopraffazione dall'esterno, tutta l'area conosce un lento declino.
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mi inda storia ne d'intenti mai persa di vista, il filo rosso dell'intero volumetto, il passato del nostro presente, la ricerca delle ragioni di un sottosviluppo che affonda le sue radici nei secoli: ci sono voluttensione civile per trova